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La Giovane età
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Il passaggio dall'adolescenza alla prima giovinezza non è quasi avvertito né dal soggetto né dagli educatori. Senza soluzione di continuità il procedimento educativo segue un percorso già tracciato da coloro che poco tempo prima vi sono passati e che già occupano i banchi dell'Università, che hanno una fidanzata, che già hanno viaggiato da soli all'Estero. Le due esperienze si intersecano a causa della precocità moderna con la quale i ragazzi vivono protesi al raggiungimento della maggiore età.
Vogliono anticipare tutto, sapere tutto, provare tutto: "bruciare le tappe", sospinti da una voluttà misteriosa suscitata dal divenire grandi, cioè capaci, affermati, potenti, compiuti.
Man mano che il giovane si addentra nell'età adulta, il suo bisogno di conoscenza gli suggerisce imprese pionieristiche ed il tempo non gli basta mai poiché le cose da scoprire sono sempre di più: luoghi nuovi, gente nuova, nuove culture, nuovi ambienti; tutto in un progressivo ed avido bisogno di impatto con le novità che gli tengono l'animo sospeso e sospinto, in posizione ascendente.
Ma i primi ostacoli si fanno sentire presto. Soltanto nell'età matura si capisce quanto le difficoltà contribuiscano all'assestarsi della personalità e che imparare a superarle edifichi la persona, sia quando lo si ottenga con le proprie capacità sia quando si riesca con l'aiuto di qualcuno che ama.
Già tra i banchi di scuola iniziano le prime delusioni, le prime amarezze tra le quali campeggiano le sofferenze amorose. Se il giovane scopre che la persona di cui si è innamorato è già attratta da altro, soffre e se ne sente ferito. Quel bisogno di possesso che si accompagna all'amore viene ad essere mortificato e provoca il bruciante dolore del rifiuto.
In aiuto allo stato d'animo prostrato dall'esperienza negativa, possono essere utili altri successi personali come ad esempio il buon andamento degli esami, nuovi interessi, nuove conoscenze.
Nello scenario di vita più allargata, la famiglia passa velocemente al secondo posto, sbiadita nella sua priorità e spesso cancellata dai pensieri e dal cuore.
L'età adulta è per il ragazzo piena di fascino ed essi vorrebbero volare il più lontano possibile dal proprio nido abituale e da quegli adulti troppo noti, troppo scontati, dai quali non si aspetta più nulla di nuovo e dai quali, ad un tempo, si continua tacitamente ad aspettarsi tutto.
Per il fatto di esser nati in quel ventre, tutto appare dovuto, un diritto; e non è raro che vengano ignorati i sentimenti, le ansie e le paure dei genitori.
Nell'ansia del crescere, ogni esperienza appare al giovane, degna d'esser vissuta, conosciuta, svincolata il più possibile dalla realtà familiare che viene ad essere così accantonata con determinazione, per il solo fatto che propone e dice sé stessa, limitata, esigua, senza il gusto della novità; diversamente significherebbe lasciare il bandolo della propria vita nelle mani di essa.
Il giovane, non soltanto vuole conoscere il mondo, ma vuole anche essere l'artefice di tutte le sue scelte e decisioni, per quell'atavico ed imprescindibile bisogno dell'affermazione di sé.
Ogni conquista, sia essa di carattere affettivo od esito del proprio impegno nel lavoro, gli riempie l'animo di fierezza e nel sentirsi appagato, si convince d'essere maturo.
Solamente il trascorrere del tempo gli insegnerà che la maturità è un qualcosa che starà sempre dinnanzi, qualcosa da raggiungere fino al termine della vita.
La maturità non è mai raggiunta del tutto, ad ogni età si può sempre crescere ancora ed imparare cose nuove, sapendole giudicare in modo più approfondito e complessivo, il che aggiunge qualcosa alla nostra personalità e non di rado ne cambia radicalmente l'assetto.
Ho visto persone ultrasessantenni assumere comportamenti imprevedibili a causa di novità improvvise; ho conosciuto altresì persone del tutto stabili nella consuetudine della propria vita ed all'improvviso mutare rotta con decisioni rivoluzionarie, insospettabili. E non sono casi di colpi di testa o follie; più semplicemente si è trattato di occasioni in cui la proposta del cambiamento è stata utile e conveniente per sé e per gli altri.
Con il rischio di fare grande confusione, il processo di maturità della persona viene spesso affidato alla incondizionata affermazione d'altro, tanto più se questo qualcos'altro è trasgressivo e prende le distanze dalla tradizione familiare ed anche da quella sociale. E quanto più si differenzia dai valori portanti che, in un crescendo secolare, hanno dato struttura alla società: umani, etici, civili ecc. tanto più questo qualcos'altro diviene preferito e più soddisfacente.
Potranno essere le nuove fogge del vestire, dell'esibire se stessi nei mille modi dello spettacolo, l'adesione agli schemi di una vita tecnologicamente avanzata, ai nuovi idiomi, fino ad arrivare al capovolgimento totale del valore delle cose e cioè dire bene ciò che bene non è e viceversa, andando oltre il limite, travalicando ogni giudizio consueto e costumato.
Nella società moderna, i suddetti valori vengono compresi come qualcosa che va contro la persona, contro la sua libertà, temendo che venga scalfito e diminuito il suo valore primario. Ed è verissimo che la persona è il fatto importante dell'umana esperienza e che l'etica, la morale, ne sono il sostegno principale. Lo sconvolgimento delle categorie alle quali l'uomo si è sin qui attenuto, crea non soltanto disordine interiore ma anche disorientamento nella quotidianità, nel rispetto di ciò che è più palese come, ad esempio, il giorno e la notte, la bellezza in tutte le sue forme, la bontà e la cattiveria ecc.
Sappiamo infatti che frequentemente si vive di notte e si riposa di giorno; si ritiene bello un corpo scarnito soltanto perché, a mo' di manichino, può essere usato per la produzione degli stilisti sulle
passerelle del mondo e spesso, anche a rischio della vita dei giovani che precocissimamente vengono chiamati ad esibirsi.
E l'elenco delle confusioni sarebbe lunghissimo e non ritengo necessario scriverlo poiché credo che ormai ne siano tutti a conoscenza e più che consapevoli.
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