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Un utero in affitto
Volevo fare la spesa al centro commerciale di Cagliari, perché pensavo di comprare quei buoni dolci tipici della zona: " is pirichitus".
Li mangiavo da bambina quando andavo da mia nonna, lei era una pasticcera insuperabile, la sua glassa, che sapeva di limone, nessuno riusciva ad imitarla.
Uscii così in macchina e, dopo aver percorso alcuni chilometri, entrai in un grande supermercato. Con il carrello in mano mi trovai immersa nel profumo di caffè e spezie, abbagliata dalle luci al neon e frastornata dal vociare delle persone. Gli altoparlanti trasmettevano musica moderna alternata alle canzoni di ultimo grido. Qualcuna l'avevo già sentita cantare in casa dai miei figli.
Acquistai tutto quello che mi serviva per la casa e anche i miei dolci.
Avevo appena pagato alla cassa quando, ad un certo punto, sentii una mano che mi cingeva la vita : "Luisa!"esclamai rivolta ad una donna sui 45 anni, bionda, di media statura e con un prominente pancione. "Ciao! cosa ci fai qui, aspetti un bambino?" le dissi.
"Certo!" mi rispose.
"Prendiamoci un caffè cosi ti racconto."
Luisa era una mia amica, di qualche anno più giovane. Era stata mia vicina di mare per una decina d'anni, poi si era trasferita a Roma, dove il marito aveva aperto un ristorante, in una via del centro storico.
Sapevo che stava bene economicamente, ma soffriva amaramente perché non aveva figli e niente poteva lenire quel desiderio ossessivo di diventare madre. Voleva un figlio a tutti i costi!
Aveva tentato di tutto, percorso ogni strada, consultato tanti medici.
Si era sottoposta a bombardamenti ormonali, a interventi chirurgici, nonostante tutto i risultati furono deludenti. Mi avevano riferito che si era persino rivolta a una maga e che per un anno intero aveva soggiornato vicino a Palau, nella zona delle tombe dei giganti de" Li Mizzani".
Si dice, infatti, che quelle pietre, ricche di silicio, possiedano un potere energetico da far guarire da molte malattie e anche dalla sterilità. Bastava sedersi su queste rocce per venti minuti al giorno e il miracolo si sarebbe verificato.
Lei lo fece, seguendo scrupolosamente i suggerimenti degli esperti.
Anche questo tentativo fallì.
Pianse quando fecero diagnosi d'insufficienza ovarica. ..
Luisa era casalinga e, nonostante possedesse il diploma di ragioniera, non aveva mai lavorato, era bella, sempre vestita elegantemente.
Aveva un viso dall'espressione rassicurante e il sorriso perennemente sulle labbra.
Quando parlava aveva l'abitudine di dare colpetti sulla spalla accompagnandoli con un "eh!", per avere conferme a ciò che diceva, invece di chiedere: " cosa ne pensi"?
Ero felice di vederla e la invitai a prendere un caffè per chiacchierare con tranquillità.
Ci sedemmo in un bar all'interno del centro e dopo i soliti convenevoli : "Sei ingrassata, ti trovo bene, come stanno i tuoi figli?" le chiesi " Luisa raccontami, sarai finalmente felice perché stai per avere un figlio?"
"Eh! No! Cara, non uno. . ma.. tre! Aspetto tre gemelli"mi rispose sorridendo.
Pensai subito che con tutte quelle cure ormonali c'era da aspettarselo! Dopo una frazione di secondo, guardandomi dritta negli occhi, mi disse: "La storia è lunga ma i piccoli non sono i miei.."
Le chiesi di non scherzare come era solita fare.
Mi raccontò che, circa due anni prima, aveva conosciuto nello studio di un ginecologo una giovane donna, Rosa, una sua coetanea nata senza l'utero, un'agenesia che l'aveva fatta soffrire fin dall'adolescenza. Era nata subito, tra loro, un'amicizia che le portò a trascorrere molto tempo insieme.
"Naturalmente, l'argomento delle nostre conversazioni" mi disse," era dedicato al problema dei figli, entrambe desideravamo diventare madri ed eravamo consapevoli che il nostro desiderio non si sarebbe mai avverato.
Per caso un giorno, sfogliando una rivista, trovammo un articolo che parlava di una donna che aveva affittato il suo utero per permettere ad un'amica di avere un figlio." Potremmo farlo anche noi?" mi disse Rosa e per molti giorni questo divenne il nostro unico argomento di conversazione.
"Un giorno-proseguì- sia io che Rosa, ne parlammo con i nostri compagni e mentre il marito di Rosa, Paolo, disse che la legge italiana non lo permetteva, mio marito proferì soltanto queste parole: "fai tu! . come desideri.. lo sai che sono molto impegnato con il mio lavoro!" In cuor mio, sapevo che avrebbe dato questa risposta. La notte, al buio, piansi in silenzio come non facevo da tempo, desideravo solo quello che vogliono tutte le donne: diventare madre!. il problema della sterilità mi ha fatto soffrire tantissimo fino a farmi arrivare alla soglia della depressione." "Quante volte" mi raccontò "mi sono sentita schiacciata dalla mia triste sorte, quante volte mi sono sentita una fiaccola ondeggiante nel vento, sola come un grido nella notte. Quando incontrai Rosa - proseguì- l'amarezza della vita divenne mite e la speranza forte, finalmente la mia bocca poteva aprirsi al sorriso. Una mattina mi svegliai presto, non mi era mai capitato di sentire gli uccelli cantare in giardino, forse era il risveglio da un sogno felice... ma.. era l'alba, solo un mattino che nasceva, come sempre... ma io mi sentivo nuova, come se fossi in preda ad una rivelazione, un qualcosa di potente come il tuono e nello stesso tempo calda come l'amore... avevo capito che sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita. "
Raccontò che lei e Rosa stavano molte ore insieme a fantasticare, facevano progetti, andavano in giro per la città a curiosare nei negozi per bambini. Poi, un giorno, decisero di recarsi in un centro dove praticavano la fecondazione assistita. Il medico le informò su tutto, chiarì loro ogni passaggio, anche quello che riguardava l'embrione, cioè chi doveva dare il seme per fecondare l'ovulo di Rosa. Luisa avrebbe voluto che il seme lo donasse il marito, ma lui non avrebbe mai acconsentito. Decisero che gli embrioni avrebbero avuto il corredo genetico di Rosa e Paolo. Lei, Luisa, avrebbe solo prestato l'utero.
Rosa e Paolo si recarono così in quello studio diverse volte, successivamente toccò a Luisa ricevere gli embrioni nel suo utero.
"È stato molto difficile, hanno tentato diverse volte con gli embrioni, poi finalmente, questi, si sono annidati bene nella mucosa uterina ed eccomi qui, con un bel pancione di sei mesi di gestazione.. che ne dici?".
Pensai subito che in Italia questo non fosse legalmente possibile.. e poi dal punto di vista etico...
Le chiesi subito: " Ma Luisa, scusa, tuo marito cosa ne pensa?, lo sa che i bambini avranno il suo cognome? e i tuoi amici si fidano?"
Mi rispose che il legame che si era instaurato tra loro era più di un'amicizia fraterna e che avevano organizzato tutto per vivere in una villetta bifamiliare alla periferia di Roma, in modo che i bambini potessero crescere insieme con le due famiglie. "Così anch 'io potrò occuparmi dei piccoli. "disse. Poi proseguì: "Quando diventeranno grandi, saranno informati su questa.. vicenda.." e disse anche: "Mi raccomando sei la prima a cui confido questo. . sappiamo che non è legale. . se qualcosa non va per il verso giusto.. siamo disposti a tutto anche a trasferirci all'estero, in un paese dove le cose sono meno complicate.!."
Non conoscevo questo lato battagliero di Luisa, capii che questa gravidanza era il sogno di un'intera vita e che lei avrebbe lottato strenuamente per raggiungerlo.
E mentre parlava pensai a come sarebbe stato più giusto, dal punto di vista etico, adottare un bambino, ce n'erano tanti soli, abbandonati..
Era ormai l'ora di pranzo, nessuna delle due si era accorta che si era fatto tardi." Sono le tredici, è ora di andare.."
Ci salutammo abbracciandoci.
"Buona fortuna Luisa!"
Le accarezzai il pancione e pensai: "Non è solo un diritto, questa è anche... libertà!".
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3 recensioni:
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- che bella storia... e che brava che sei!
- Ti confesso non l'ho letto fino alla fine, ma posso dirti che hai un modo di raccontare da scrittori, nel tuo caso, scrittrice, di altissima qualità.
- Buona fortuna .. Luisa.. sei riuscita.. ad avere la Tua gravidanza e diventare Madre.. e a realizzare anche il sogno di Rosa e Paolo
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