Continuazione
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Quindi, se i valori non sono a sostegno di quello principale che è l'essere umano, lo fiaccano e lo distruggono vanificando e divenendo inconsistenti essi stessi.
L'uomo deve perciò essere sì guidato e sostenuto da valori ma ancor prima deve consistere, deve "essere"; diversamente ogni sostegno risulterà inutile orpello.
La consistenza di sé, l'essere, non proviene da un nostro progetto intelligente più o meno attuato, non è una avventura con esito soddisfacente, non un nostro desiderio realizzato; il proprio "essere", la consistenza di sé è un divenire che impegna la persona per tutto lo scorrere della vita, è l'adesione al Modello che ci è stato dato, cioè Gesù Cristo. Quanto più lo conosceremo su questa Terra, lo seguiremo, lo imiteremo, tanto più la nostra persona avrà la sua consistenza, si realizzerà nel recupero della immagine originaria dataci nella creazione.
La grande maggioranza delle persone, vive distratta da questo fatto centrale; ognuno riesce al massimo ad identificarsi nel personaggio che si è scelto a seconda dei propri gusti, per le attività che svolge nei settori più svariati soprattutto dove il successo è visibile e promettente.
Esiste comunque sempre, per nostra fortuna, una possibilità di crescita per tutti, qualunque sia il modello scelto, poiché siamo tutti creature di Dio ed in ogni uomo è presente Gesù Cristo.
Ad ognuno è data una possibilità di cammino, un cammino con andatura proporzionata alla sua misura, nell'ambito in cui vive, con la gente che conosce, con chi gli è vicino e lo ama.
Un ragazzo crede di essere cresciuto quando, divenuto grande, diviene capace di fare ciò che i genitori non vogliono; si sente forte, libero, capace di badare a sé stesso. I genitori, a loro volta, per illudersi che i propri figli siano maturi ed in armonia con il mondo moderno, abdicano in favore di essi, proponendosi in un nuovo modo di rapportarsi più simile a quello fra amici e cercano anche di imitarli e di aggiornarsi in linea con le loro scelte, senza distinguere il loro più esperto modo di pensare e senza difendere il valore di un giudizio sicuro, affrancato a ciò che non si può discutere, il vissuto che proviene da ciò che ci precede e che ci attende: "la vita eterna".
Ma ritorniamo all'ambito familiare, al giovane diciottenne che sente il prepotente bisogno di affermare sé stesso con iniziative il più possibile autonome e non si preoccupa di possibili errori di valutazione delle proprie capacità, delle proprie energie; vive ancora affidato alla protezione degli adulti che lo amano, pur facendo di tutto per scartarli dalla propria vita.
Osa, con l'incoscienza dei suoi diciotto anni ed è frequente l'incontro con il rischio, la difficoltà, il pericolo che da solo non è in grado di superare.
Tralasciando i casi limite dove il rifiuto totale degli adulti può portare anche alla morte volontaria, non possiamo non accorgerci di quanto sia arduo e deleterio per il giovane l'affidarsi a sé stesso o, al più ad un coetaneo; ciò anche in situazioni semplici come possono essere la scelta di un corso universitario, di una vacanza, di una ragazza.
SEGUE