L'alcol spinge forte. Fa muovere lo stomaco, le budella e tutto quel gran cazzo che si agita dentro e fuori di noi. Così le parole scivolano giù da sole. Come gocce di rugiada.
Sono stato al bar oggi pomeriggio. Gente strana si agitava nel locale. Un tizio che ballava tenendo discorsi con tutti.
La gente mi deturpa. Ho bisogno di restarmene solo e fare le mie cose in pace. Non sopporto più la relazione.
Parole e parole che si susseguono su argomenti privi d'importanza. Questo fa la relazione fugace: esalta l'effimero.
Oggi mia zia parlando del tizio del bar ha usato una parola sola: pochezza.
Quanta pochezza nella gente della notte. Quanta pochezza nella gioventù.
I giovani si affollano, ingombrano strade e locali in nome di un dio insensibile. La moda li possiede, decide per loro.
I giovani sono frivoli, come frivoli sono i modelli a loro indirizzati. Viviamo in una società malata dove apparire vuol dire essere accettati. È l'emblema del patetico.
L'alcol spinge forte, fa toccare vette inimmaginabili. Non ho pietà per la gioventù di oggi e neanche pena. In fondo è anche colpa loro se vivo ciò che sto vivendo.
Sono un caso strano. Così isolato dal mondo eppure così voglioso di riconquistare i miei spazi. Abbiamo tutti bisogno di crearci una nostra dimensione. Una strada da seguire costellata di punti di riferimento. I punti di riferimento sono la base di ogni autoaffermazione. La famiglia è la base. L'educazione. L'istruzione. Ma questo non basta. Per crearsi una propria dimensione ci vogliono spalle larghe e coraggio di affrontare la vita di petto.
Io questo coraggio l'ho smarrito.
Ricordo, quand'ero più giovane che tutto mi scivolava addosso. Ero molto più superficiale, molto più frivolo. Ma coraggioso. Un coraggio che ancora oggi non capisco da dove venisse fuori.
È che la maturità ti porta a valutare il pericolo con un occhio nuovo. Mi sento paralizzato dalla mia maturità. Ma non è solo questo. Sono paralizzato perché ho paura. Paura della vita. Paura dell'altro.
Che bel guaio. Un bel guaio davvero. Non si può vivere avendo paura di vivere. Quella non diventa più vita ma sopravvivenza.
La notte è inoltrata e i pensieri picchiettano ancora sulle pareti del cervello vogliosi di uscire. Ma adesso è l'ora di staccare. Si. È l'ora di staccare.
Buona notte a tutti.