I morti urlano. I morti sussurrano. I morti guidano le nostre speranze.
Quando penso ai miei genitori, li immagino in vacanza. Partiti per una meravigliosa crociera intorno al mondo. Ogni anno una enorme nave salpa da un porto della Liguria e, superato lo stretto di Gibilterra e Madera, giunge sulle coste brasiliane e poi Panama, California, Hawaii, Tahiti, Nuova Zelanda fino al mar Rosso. Un viaggio di cento giorni indimenticabili e costosissimi.
Sono loro che guidano i miei passi, ho quasi dimenticato i terribili momenti della loro fine, penso soltanto alle loro voci, al loro volto, le loro mani, il loro calore, quello che solo i genitori possono dare senza chiedere nulla in cambio. Non mi mancano, perchè ci sono. Io sono con loro, perchè la loro presenza è continua, costante, rassicurante. C'è qualcosa che mi fa credere in qualcos'altro, esiste una dimensione appena sfasata rispetto alla nostra, è possibile toccarla con mano, basta avere fiducia, rispetto, amore.
Il fratello di mio padre, il mio padrino, Vincenzo come me, ricordo il suo dolce sguardo, la tenerezza, il sorriso col quale mi accoglieva quando andavo a trovarlo nella sua bella casa con giardino. I suoi dodici figli erano una massa indistinta di voci, sguardi, complimenti, elementi di un puzzle tutto da comporre. Quanta gente meravigliosa è scomparsa dalla mia vita in questi anni! Li sento vicini, non sono mai scomparsi nè mai lo saranno.
Io sono vivo, vivo ancora, ma la gente che amo non lo è più. Sono morti. Scomparsi dalla vista, non dal cuore. Cammino in queste strade sporche, perchè sembra che lo sporco abbia infestato vie e quartieri, una polvere sottilissima che non permette di guardare oltre. Cammino e mi sento un granello di questa polvere, solo un misero, minuscolo granello che i pensieri sovrastano e soffocano senza riuscire a illuminare.
Oggi ritorno a vivere, nel sogno di questo mio ricordo che non può non tornare a essere realtà.