Ah, orrore! Sconforto, disperazione, rabbia! Non trovo, in questa Germania povera, desolata, piena di terroristi e traditori, nemmeno un campo aperto per far sopravvivere la mia gente, per scampare agli agguati. Questo schifosissimo autunno, umidità, pioggia, e il cibo scarseggia per donne e bambini... Sono inchiodato qui, minacciato da un'orda di incivili, di caproni, di assassini, in questa terra che non vale niente chiamata Germania.
Voglio tornare in Siria, nella civiltà. Tra i profumi, l'oro e le conversazioni piacevoli. A marzo i ciliegi in fiore, la musica nei cortili, la seta che accarezza la pelle delle donne.
Se riesco a salvarmi, mi metto in cammino e porto tutta la mia gente in Siria, dove troveranno prosperità e civiltà. Molti di loro nemmeno immaginano quanto sia bella la Siria... io la conosco bene.
Ma non ce la faremo, moriremo qui.
(Di questo genere, se non proprio questi, dovevano essere i pensieri di Publio Quintilio Varo, già governatore romano della Siria e trasferito, malauguratamente, in Germania).
Selva di Teutoburgo, Germania, anno 758 dalla fondazione di Roma