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Il labirinto
Il Labirinto
Era buio quando Thomas lancio la coperta in aria. Il suo incubo era talmente reale che per una frazione di secondo il suo respiro si era fermato.
Lentamente, si china alla sua destra per accendere la lampada e il diluvio di luce che si spanse sulle pareti bianche fu tale da farlo quasi accecare. Non si trovava nella sua stanza. Le pareti si alzavano per due volte la sua altezza ed erano immacolate, come se quello fosse stato il vuoto assoluto. Il letto i trovava esattamente al centro, con il solito comodino in legno di ciliegio a fianco. Davanti a lui c'era una porta nera con un cartello bianco.
Per un momento, dimenticato il brutto sogno, si senti come se volasse, come se i suoi piedi fossero sollevati in aria, ma presto si accorse del fatto che tutto era uguale, bianco e vuoto. Confuso, si avvicinò con estrema, inutile cautela e incominciò a leggere ciò che scriveva nel cartello:
"Attenzione: non toccare le pareti. Il tempo a disposizione è di un'ora. Buona fortuna"
Ancora stordito dall'improvviso cambiamento subito, appoggiò la sua scheletrica mano fredda sul pomello di ottone e con gran timore aprì la porta, nera come la pece. Un'altra parete bianca e un corridoio.
Velocemente uscì dalla stanza.
"Dove mi trovo?" chiese tra se, con la voce che risuonava all'infinito tra le pareti.
Dopo un'istante, sembrato un'eternità, si decise nel darsi da fare e iniziò ad esplorare il corridoio dall'inizio alla fine. Presto percorse una marea di altri corridoi, con le stesse pareti, e sempre giungendo allo stesso punto. Iniziò a ipotizzare che razza di posto fosse mai quello.
A un certo punto si mise in ginocchio sul pavimento freddo come il ghiaccio e pensò. Pensò a lungo, senza pause, ma la tranquillità e la paura tipica dell'uomo davanti a nuove situazioni fecero della sua mente una stanza vuota, come la sua in quel momento. Ed è proprio a quel punto che la soluzione comparve come i temporali compaiono d'estate.
Si precipitò nel letto e osservò la coperta. La prese in mano e prese a studiare un appiglio, un punto d'inizio da cui poter ricavare del filo. Dopo averlo trovato, partì a sfilarlo velocemente, sempre facendo attenzione a non romperlo. Non avendo l'orologio, terminò allora quando la coperta si era ridotta di volume, tale da poterla tenere con una mano.
Uscì nel primo corridoio e da lì la sua esplorazione ebbe principio: ad ogni passo lasciava cadere il filo, ogni centimetro era più importante della sua stessa vita e man mano che avanzava si sentiva sempre più sicuro e più vicino all'uscita. Ad ogni scelta, cresceva la consapevolezza di trovarsi in un labirinto, un labirinto apparentemente senza via d'uscita.
Ad ogni soluzione sorge sempre un nuovo problema: la distanza coperta con il filo era abbastanza grande e ormai la porta non si vedeva da nessuna parte, ma il filo iniziava a terminare. Tom era in preda alla disperazione. La su felicità, la sua salvezza era legata a quel filo, il suo inizio e la sua fine stavano per combaciare. Non aveva scampo
La disperazione si impadronì di lui: le sua mani incominciarono a tremare, gli occhi a incrociarsi e lo stomaco a contorcersi per la rabbia. Tutto era perduto: il tempo sicuramente stava per finire, tuttavia non si rese conto del tempo, quanto più dello spazio. La sua mente ora era vuota, i comandi non riuscivano più a corrispondere con il corpo. Le ginocchia non reggevano più il suo peso, nonostante fosse basso. La testa prese a dondolargli.
All'improvviso, però, quando si mise a sedere, la sua schiena tocco la grande parete e subito si udì il suono di un vento. Presto le pareti si sollevarono e Tom riuscì a vedere la porta da cui era partito e un'altra porta, ma grigia questa volta. Questa, a quanto pare, era molto più vicina, tanto che il fallimento di Tom si poteva definire quasi inesistente.
Corse più che pote alla porta grigia. Il suono del suo respiro affannato riecheggiava nel vuoto, spostava con arroganza le molecole dell'aria. Era vicino alla gioia più che mai. Non appena fu davanti, non esitò ad aprirla. Non appena la porta si spalancò, di colpo si fece tutto buio.
Tom si svegliò di colpo, come colpito da un brutto incubo. Per verificare, accese la lampadina e constatò di avere davanti a sè quattro pareti e una porta nera come la pece. Su questa vi era appostato un cartello:
"Attenzione: non toccare le pareti. Il tempo a disposizione è di un'ora. Buona fortuna".
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- Ben raccontato questo racconto dell'orrore che sembra riavvolgersi su se stesso. Il tonoè quello appropriato, la trama semplice ma efficace. Un saluto