Non lasciava che le parole del suo discorso arrivassero a un numero in doppia cifra e... tac, gli scattava dentro la molla che lo faceva bestemmiare. Era come un tic, un intercalare, un movimento involontario del cervello.
Dava il suo meglio nelle discussioni politiche col prete. Infarciva il suo argomentare spiccio con le infinite bestemmie che facevano innervosire il prelato; un continuo contrappunto che scandiva le discussioni. Non era necessario che Marione fosse l'interlocutore principale, bastava che fosse nelle immediate vicinanze della discussione e a un certo punto si sentiva:
"Ma... 'io cane!"
Spesso dava l'idea di essere avvinazzato, e il prete, pur innervosito, lo assolveva dal suo peccato.
Centodieci garfagnino