Sedeva al primo banco, davanti alla cattedra, ma non era una sgobbona.
Aveva sempre l'aria arruffata di un maschiaccio, con il grembiule nero stropicciato tenuto sganciato davanti.
Mi ricordo che a una festa in casa per il compleanno del Tommasi, durante i lenti, rifiutò di ballare con il Buzzi.
"No, ballo con lui" gli disse, mettendomi una mano sulla spalla.
Che voleva dire? Forse era chiaro, ma non per me.
Comunque ricordo benissimo i suoi capelli a caschetto vicini al mio viso, quel pomeriggio, nei minuti silenziosi di quel ballo, con la sensazione di caldo nella stanza affollata, il contatto delle mani sui suoi fianchi e col maglioncino che indossava.
Centodieci scuole medie