Cogito ergo sum, penso dunque esisto, da questo punto di vista Cartesio ci ha rassicurato. Non ci sono dubbi sulla mia esistenza.
I dubbi si pongono sull'esistenza della realtà esterna.
Il filosofo Schopenhauer era straconvinto che la realtà esterna, benchè esistente, fosse avvolta da un velo appannatissimo che impedisce di vedere il vero volto delle cose e questo velo lo chiamò "il velo di Maya". In parole povere, osservando il mare, il bellissimo azzurro mare, magari trattasi delle enormi fauci di un grosso essere vivente, affamato di uomini.
Per vedere "veramente" la realtà che ci circonda qualcuno dovrebbe inventare un bel paio di occhiali speciali.
Ma l'idea non è nuova: il buon vecchio Platone non aveva dubbi, quella che vediamo noi quaggiù non è altro che la copia sfocata delle meraviglie che si trovano lassù, nel mondo delle "idee".
A dirla tutta potrei cominciare con Cartesio, e domandarmi perchè se penso (cogito) dunque sono (sum)? Anche, persino il pensiero potrebbe non essere la prova ineccepibile della mia esistenza. E se pensassi con la mente di un'altra entità che non sono io?
E se il pensiero fosse la prova (per negazione) della mia non esistenza? Ci avete pensato? Noi, in prima persona, non esistiamo, mentre la realtà (a dirla platonicamente) esiste in un mondo lontanissimo... allora che mondo è questo? Un mondo dove prevalgono le parole e i pettegolezzi, mentre le vere cose dimorano altrove.
E se noi, in prima persona non esistiamo, mentre voi esistete, a che scopo dovrei continuare a filosofeggiare? Cogito ergo non sum...