Doriano era il giovane scavezzacollo di paese; aveva una "850 sport" rossa con la quale rompeva il silenzio dei secolari castagni.
Era preceduto dal suono delle trombe della sua auto - i clacson al tempo erano molto asfittici - che lo annunciavano fin da qualche curva prima della piccola discesa che portava alla piazzetta. Arrivava a tutta velocità facendo stridere freni e gomme, lasciandone i segni sulla terra della curva a gomito che immetteva nella piccola strada che portava a casa sua.
Era l'attrazione della sera.
Lo aspettavamo sulle panchine "come a Riccione aspettano i turisti", una sorta di Lou Castel d'Appennino che si dileguava in una nuvola di polvere e sassi.
Centodieci d'Appennino