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Via delle streghe
"Volevo andare da mia zia Sofia, a Guast, ma la strada è allagata più avanti" mi rivolgo al contadino che sta zappando il terreno.
"Sì, il fiume ha tracimato due notti fa. Le toccherà passare per via Batorcolo, Arzarin, Cason... un lungo giro."
"Ah! Il Batorcolo! C'è ancora quella scorciatoia dietro alla colombaia?"
Il contadino mi guarda storto e fa una smorfia:
"Non intenderà passare per quel sentiero? Non per la Strada delle Streghe!"
"Sciocchezze. Le streghe non esistono."
"Ho vissuto sessanta anni in queste terre... e ho visto... ho visto..."
L'uomo rimane soprappensiero, incerto se continuare a parlare. Poi abbassa lo sguardo e riprende il suo lavoro.
Io lo saluto e discendo per la stradina bianca e bassa che affonda nella pianura fra le colture secche del mais. La stradina si restringe tra i filari di salici. Il sole crea macchie arancione nel fossato.
Per terra c'è un cerchio bruciato con sparse intorno penne di gallina. Due cuori rossi di carta dondolano appesi ai rami di un salice. Ci sono due nomi. <<Corinne e Paul>> scritti con il carbone sulla carta. Per terra mozziconi di candele e strisce di corteccia annodate.
Un poco più avanti c'è qualcuno che si muove come in una danza. Una ragazza sta mettendo dei fiori su un rozzo altarino di legno.
"Ciao. Che cosa fai?" le chiedo.
La ragazza sussulta di sorpresa e poi ha un sospiro di rassegnazione:
"Era un legamento d'amore... ma non era destinato a te... Beh. Non importa" prosegue come parlando a se stessa.
Il cielo è una festa di luci e le nubi sembrano veli da sposa. La ragazza ha un vestitino scollato bianco e rosa e lunghi capelli neri. Mentre si china per raccogliere i fiori scopre un po' il seno. Allora mi guarda e sorride maliziosa. Al collo ha una collanina lunga fino all'ombelico con appeso in fondo uno strano disegno: alcune linee a forma di T intrecciate a un 8.
"Che cos'è?" le chiedo avvicinando la mano.
"É un amuleto della Wicca."
Poi diventa impaurita, si ritrae e fa per andare via.
"Non ho mai conosciuto una ragazza come te. Resta ancora un poco."
"No, adesso devo andare... dopo... forse, un'altra volta..." mormora e corre via.
Mentre riprendo il cammino seguo con lo sguardo la sua figuretta che corre e rimpicciolisce in fondo alla strada bianca. Da lontano vedo che la ragazza ha lasciato la strada provinciale ed è scomparsa per il sentiero dietro alla colombaia.
Quando arrivo al bivio poco dopo ho qualche incertezza. Poi di colpo decido di seguirla e mi inoltro per la Via delle Streghe.
Un sentiero erboso basso e stretto che serpeggia fra cespugli di robinie. Enormi ceppi tarlati e bitorzoluti torreggiano obliqui ai lati, sulle rive di un fosso. Fra le piante di gramigna e di stramonio cresce una delicata rete di convolvoli.
Sento che non dovrei passare di qui, ma l'amore dentro di me è come una malattia.
Non vedo più la ragazza adesso. Sta scendendo la nebbia. Una nebbia innaturale si stende come vapore sopra alla valle. Dopo alcuni passi mi ci trovo immerso. La nebbia di agosto? Come è possibile?
Cammino in quel vapore umido che fa appiccicare i vestiti sulla pelle e che attenua la visione. Nel cielo il disco del sole sbiadisce sempre più e diventa nero nella metà inferiore.
Adesso cammino nella oscurità che è scesa sulla campagna. Ad un tratto vedo una luce laggiù in fondo al sentiero.
C'è un fuoco di sterpi fra alcune pietre. Vicino al fuoco c'è una vecchia che sta facendo qualcosa. Tiene un bastone e disegna strani segni nell'aria.
Io le arrivo di spalle e non può vedermi ma lei si volta bruscamente come se avesse intuito la mia presenza.
É una vecchia magra, curva, spettinata, vestita di stracci neri. Ha la bocca sdentata, il naso adunco. Dalla scollatura intravedo i seni rugosi e un amuleto che brilla in fondo a una collanina: una T intrecciata a un 8.
Con disgusto distolgo lo sguardo da lei e allora vedo muoversi qualcosa nell'oscurità della campagna. Ci sono altre vecchie accucciate a terra che raccolgono erbe, radici, o fanno segni sul terreno.
Dopo un attimo mi volto e corro indietro sul sentiero, inciampando nelle buche.
Quando arrivo sulla provinciale poco dopo la nebbia si sta diradando e ritorna la luce. Mentre proseguo a piedi la nebbia si solleva completamente e tutto ritorna come prima.
Quando sono arrivato a casa della zia vedo il sole che tramonta rosso e infuocato dietro i campi di mais. Solo le nubi nel cielo serale hanno profili da vecchie megere.
OTTOBRE 1992
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