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Le mie colline

Le colline del Monferrato sono la mia patria. Sono nato, a metà del ‘900, in una casetta in mezzo ai vigneti, in cima ad una ripida collina, con stradine polverose in estate, fangose d'inverno.
La strada che la fiancheggiava, per noi bambini del borgo, era l'attrazione, il divertimento: si giocava al pallone, nella polvere si costruivano piste per le biglie... Si facevano epiche battaglie con pistole di legno, le nostre armi segrete erano le fionde… Talvolta i giochi venivano interrotti dal rombo di un'automobile, che lentamente arrancava su per la salita, ci si buttava nel fossato e si guardava stupefatti il modello, il guidatore, quasi sempre era un commesso viaggiatore fornitore dell'unico negozio del paese.
Il paese stava, anzi sta ancora, appoggiato su una collina. Dalla sommità di questa la veduta è veramente spettacolare: una successione di colli, sui quali si arrampicano i vigneti, lavorati con amore, rubati ai boschi meno redditizi, che di tanto in tanto lasciano affiorare gruppi di casupole che paiono spuntare dal suolo come funghi. La piazza dominata dalla chiesa con l'oratorio, la scuola incorporata nell’ edificio municipale, in fondo c’era la bottega, con il pavimento in legno, il banco di vendita fatto a U per i vari scomparti: frutta, pane, cartoleria, tabacchi... insomma entrando si sentivano gli odori più disparati, dalla fragranza del pane fresco, all’aroma del tabacco misto al profumo di frutta matura…Un centinaio di case, che stanno in piedi perché da secoli si appoggiano l’una all’altra, costruite quando ancora i mattoni non erano cotti nelle fornaci.
In ogni casa c’era la cantina, ove si custodiva gelosamente il vino prodotto.
Prima di Pasqua, i mediatori vinai, iniziavano il giro delle “Crote”, così
venivano chiamate le cantine. Ricordo, con rabbia, la cerimonia dell’assaggio: spillavano il vino dalla botte in un bicchiere, ne verificavano la trasparenza in controluce, si sciacquavano a lungo la bocca e poi con ostentato disgusto lo sputavano per terra, la sentenza era sempre quella:” troppo amaro, troppo dolce, non ha sapore! “. In conclusione i contadini si accontentavano di un misero prezzo e i commercianti usciti in strada si facevano beffe di loro.
Eravamo tutti molto poveri, non scontenti, non c’era termine di paragone con i ricchi, raramente se ne vedevano in paese.
Ricordo che un giorno, durante le vacanze estive, verso le nove del mattino, mio fratello ed io eravamo ancora nel letto grande che dormivamo, all'improvviso fummo svegliati da uno stormo di galline che infilata la scala erano entrate in camera, inseguite da una sconosciuta signora molto elegante che invano cercava di ricacciarle indietro... Era successo che nostra madre, che stava lavorando nel vigneto sotto la casa, per paura di non sentire il nostro risveglio aveva lasciato la porta di casa aperta... La signora, una ricca genovese, lontana parente, era arrivata per un periodo di villeggiatura, trovando spalancato e le galline che passeggiavano si era molto preoccupata pensando chissà cosa! Avevo quasi otto anni e per la prima volta vidi come erano fatti i ricchi... Ho un ricordo bellissimo dei miei primi dieci anni, trascorsi praticamente in strada, nei cortili dei vicini, le corse nei sentieri dei vigneti, la frutta staccata a morsi dagl'alberi... i giochi nei boschi, capanne costruite per difenderci da fantasiosi nemici... in estate era più bello perchè dalla città arrivavano bambini in villeggiatura, portavano giornalini, fumetti, mi piaceva molto leggere, approfittavo della situazione non avendo nessuna possibilità di comprarli.

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3 commenti:

  • Anonimo il 26/02/2012 20:07
    bello. sembra di ritrovare certe descrizioni di Pavese, di Fenoglio. complimenti
  • Giancarlo Stancanelli il 17/06/2009 17:10
    Un testo ricco di immagini efficaci, mescolate in maniera sapiente con la giusta dose di malinconia. Però ci sono degli errori nelle "consecutio". Quando parli del paese non puoi passare indistintamente dal presente al passato e viceversa: rendi disagevole la lettura. Che risulta comunque molto gradevole.
  • MD L. il 07/05/2007 15:45
    Hai saputo porgere con garbo ed a volte con ironia momenti del passato. Questo tuo scritto risveglia infatti nostalgie legate ad immagini, profumi ed abitudini di quel tempo incantato che è l'infanzia. Bravo la tua sensibilità ha fatto centro nel mio cuore. Ciao Kady