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La forza nascosta di ognuno di noi
Il ricordo mi affligge e mi consola allo stesso tempo.
La persona che non mi avrebbe mai tradito, era stata tradita e, la conseguenza ero io.
Silenziosamente assistevo alla scena dall'alto e, intravedevo in modo poco terso il corpo di mia mamma che fissava un punto ignoto.
Ero preoccupato, angosciato e stanco. Non riuscivo a comprendere il motivo per il quale ero presente alla scena in terza persona, invisibile e debole come l'aria in un cielo spento e privo di vento.
Dopo pochi istanti di attesa, vidi la porta di casa aprirsi lentamente e, entrare un signore. Mi domandavo come avesse fatto ad entrare senza avere le chiavi, l'aveva spinta con così tanta facilità da sembrare che non ci fosse nessuna serratura.
Percepii subito una sensazione strana, chi era quella persona? E perché mia mamma è così tranquilla in sua presenza?
Era vestito bene, uno smoking elegante di color beige, delle scarpe nere che brillavano per la loro lucentezza. Aveva un viso cauto, da persona buona e innocua.
Si sedette nel divano, mentre mia mamma continuava a fissare il solito punto senza distogliere lo sguardo, non aveva paura, anzi, era rassicurata dalla sua presenza.
Purtroppo le sensazioni che provavo, crescevano istante dopo istante e, quel viso d'angelo che tanto dolcemente era entrato nella nostra casa, mi provocava sempre più timore.
La paura si fece più intensa quando cominciarono a parlare senza scambiarsi saluti o sguardi che lasciassero intendere la loro conoscenza. Sentivo che quel giorno sarebbe successo qualcosa.
Sarei dovuto arrivare a casa da lì a pochi attimi, non so cosa ero uscito a fare, dov'ero andato e, perché sapevo che stavo tornando.
Potevo osservare il susseguirsi degli eventi senza poter intervenire.
Non mi scorderò mai per tutta la mia vita le prime parole che gli porse il signore a mia mamma.
- Non ti preoccupare, non gli farò del male. - gli disse con voce silenziosa che feci fatica a sentirla.
Continuarono a parlare e, la mia capacità di ascoltare si faceva sempre più disgiunta, sentivo una sensazione come se stessi precipitando in un burrone e, la luce che poteva salvarmi da quella situazione si faceva sempre più distante.
Continuavo a perdere le forze, cercavo in tutti i modi di uscire da quella condizione. Dovevo impedire che quell'essere riuscisse a prendere possesso del mio corpo. Mi voleva, voleva impossessarsi di me. Lo avevo capito, non so per quale ragione o scopo ma, lui aspettava il mio arrivo.
Rappresentava il male, la cattiveria, l'oscurità. Immedesimato in un corpo buono e dalle emozioni positive che non lasciassero intendere il suo aspetto interiore. Però io lo avevo percepito, ero sicuro di non sbagliarmi.
Riuscii ad entrare in contatto con mia mamma, senza che lui riuscisse ad intenderlo. Gli spiegai chi era, cosa voleva e cosa mi avrebbe fatto. Incredibilmente non mi aveva creduto. Mi rispose sempre con la solita tranquillità che lui era lì per farmi del bene e che non mi sarebbe successo niente.
Si aprì la porta, vidi la sagoma del mio copro con una espressione cupa che, senza rivolgere lo sguardo a nessuno, si indirizzò verso la camera da letto, dietro seguivano con passo lento il signore e poi Mamma. Gli gridai di non farlo ma lei faceva finta di non sentire o, se non altro, sembrava così.
Una volta all'interno della stanza, eravamo rimasti solo io e Lui. Il suo corpo era cambiato. Mi trovavo in direzione del letto e lui, dalla parte opposta, chiuse la porta della camera a chiave.
Lo sapevo, quello che pensavo si era concretizzato. Il suo copro prese una forma diversa, una forma più maligna, macabra e possente. Era il Diavolo, la cattiveria ormai si percepiva in modo soprannaturale.
Sapevo che era lì sul comodino, non feci in tempo a svegliarmi che buttai la mano di colpo ed afferrai il crocefisso. Mi alzai di colpo. Stavolta la mia anima si fece tutt'uno con il mio corpo. La paura scioglieva il mio stato d'animo. Sapevo che sarebbe stata dura e che la mia fine sarebbe arrivata da lì a poco.
Il crocefisso era la mia unica possibilità, mi stava sfidando. Il mio corpo sprigionò una forza esuberante. Come se fosse stato utilizzato per combattere quella guerra tra il bene ed il male. Qualcuno era lì, al mio fianco.
Cominciai a pregare in lingua Latina contro di lui, le parole uscivano fuori senza che io facessi nessuna fatica per emanarle. Avevo il braccio nella sua direzione, con il crocefisso che gli puntava contro.
La mia camera era cambiata, si trasformò in un insieme di sensazioni astratte, gli oggetti vagavano da destra a sinistra senza avere una coordinazione, il tempo appariva dilatato come se tutto si fosse fermato. La sua forza mi consumava. Vedevo il suo copro che si torceva, le braccia che si piegavano, la testa che cercava di spingersi per aggrapparmi mentre continuavo, continuavamo a pregare.
Ormai il mio corpo era troppo stanco per poter resistere tanto che mi incominciò a girare la testa, tutto si faceva sempre più sfocato, niente più era nitido. Sapevo che stavo perdendo e che la mia anima sarebbe divenuta sua.
Poi una forza interiore si fece spazio, uscì con una prepotenza tale da emanare una energia tanto forte che fece scomparire quell'essere maledetto.
Mi ritrovai in piedi davanti alla porta della mia stanza, con quel crocefisso che barcollava a destra e sinistra della mia mano, stavo sognando, almeno credo.
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1 recensioni:
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- È vero, in ognuno di noi esiste una forza nascosta che non pensiamo di possedere e questo racconto coinvolgente trasmette energia e intensità.
- bravo bravo. mi hai tenuto sospeso ed il tuo linguaggio privo di eccessi mi garba
- Sogno o realtà? Se lo chiede anche chi ci racconta questa particolare avventura. Mi auguro si sia trattato di un sogno, altrimenti mi si accapponerebbe la pelle. Comunque, tranne il refuso "vidi la sagoma del mio copro" e qualche veniale imperfezione sintattica, il racconto è ben steso e presentato con la dovuta precisone e con l'emotività necessaria a coinvolgere il lettore dall'inizio alla fine. Complimenti.
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