Con il nuovo anno, arrivano i bei propositi: una vita migliore, relazioni personali più appaganti, un maggior legame tra vita e poesia.
Tra i buoni propositi c'è l'intenzione di buttare le cose che non servono, senza che poi sopravvenga lo scrupolo, il senso di colpa o la nostalgia.
Penso ai pensieri che non penso fino in fondo, alle parole di circostanza, al piacere che dà la superficialità o alla parola che non lascia memoria, agli incantesimi che si sciolgono alle prime luci dell'alba e lasciano quel sapore agro-dolce di un sogno bellissimo interrotto all'improvviso e controvoglia.
Penso alla dissimilitudine che c'è nell'umanità e alla distanza che dovrei prendere dalle persone che vivono nella realtà che si costruiscono "su misura" incuranti della realtà oggettiva e della verità di cui dovrebbero essere portatori.
Devo pensare più a me stesso, alla dignità che ho senza che abbia fatto qualcosa per guadagnarla o mantenerla. Devo pensare alla dignità del mio lavoro che qualcuno ha reso inutile e che invece io devo valorizzare con la mia umanità, fantasia e sensibilità.
Devo pensare alla possibilità di migliorarmi, nonostante la pigrizia, i limiti e l'ambiente negativo. La Maestra di ballo mi stimola ad imparare, mi aiuta a tenere il ritmo, mi ricorda di aver memoria dei passi, mi trasmette la gioia di vivere, mi insegna che il corpo può essere rieducato ad essere flessibile con un po' di esercizio.
Per l'anno nuovo voglio un nuovo corpo. Più asciutto e armonioso.