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Un capodanno alternativo
UN CAPODANNO ALTERNATIVO
Era una sera fredda e tranquilla. Le dita di Igor lavoravano costantemente sopra ai tasti del computer, nella sala di casa sua. I suoi genitori e il fratellino già dormivano. Era buio il salotto, ad eccezione della lampada che illuminava la scrivania e del cellulare che ogni tanto vibrava e si accendeva. Era perlopiù il suo ragazzo a scrivergli. Christopher, di ventitré anni, che stava quasi finendo di lavorare e lo avvisava del suo rientro a casa. Poi gli scriveva anche la sua migliore amica, Mariachiara, e Cristina, l'amica di Christopher. Aveva legato molto con quest'ultima, specialmente nel periodo sotto natale in cui litigavano spesso. E siccome lei conosceva benissimo Chris, poteva dargli dei consigli per impedirgli di bisticciare con lui. La causa principiale dei litigi era la pressione dei genitori di Igor, che erano contrari alla sua omosessualità, e il carattere difficile di Christopher, che usciva da un periodo duro e che, inoltre, ora non aveva più lavoro fino ad almeno metà del mese successivo. Lui faceva la guardia, soprattutto nelle fiere di Milano. Ma per via di una mancata assunzione, lavorava ancora tramite un'agenzia interinale, per tanto con contratti a chiamata. Il suo istituto di vigilanza dava precedenza ai propri dipendenti diretti, infatti quando c'era poco lavoro, tipo ad agosto o nelle feste natalizie, gli interinali come Christopher venivano chiamati di meno. Tuttavia natale passò in fretta e piuttosto felicemente. La famiglia di Christopher aveva finalmente accettato il suo ragazzo in casa e lo invitarono addirittura a cena alla vigilia di natale. Fu una grande soddisfazione per entrambi. Igor invece, che era più piccolo, passò una giornata infernale il venticinque dicembre, con i suoi parenti omofobi, che a malapena gli rivolgevano la parola ormai. Quando la sera Chris andò a prenderlo, fu come vedere il principe azzurro su un cavallo bianco che andava a salvare la sua principessa. Più o meno fu così. Passarono una serata piacevole in compagnia di amici e poi andarono a casa di Christopher, che viveva da solo da poco più di un anno, e dormirono là. Per capodanno volevano fare qualcosa di speciale, visto che l'avrebbero passato insieme. Però purtroppo gli amici erano tutti già impegnati e i soldi scarseggiavano. Così, Igor, che aveva molta più pazienza, trovò su internet un pacchetto viaggi per due molto interessante. Si trattava di tre notti in Puglia, in provincia di Bari. Quell'anno avrebbero fatto il concerto di capodanno proprio in una piazza del capoluogo pugliese. Trovata la soluzione all'enigma! Non ci pensarono due volte. Christopher disse al fidanzato di prenotare subito e gli passò le credenziali per pagare dalla sua carta di credito.
Igor era più piccolo e andava ancora a scuola. I genitori, nonostante fossero molto benestanti, non gli passavano più i soldi, per ripicca nei confronti della sua identità da poco smascherata. Aveva compiuto appena diciott'anni. Cercava un lavoro da alternare con gli studi, ma non era certo facile trovarlo. Quindi per il momento finanziava tutto Christopher. Dunque, acquistarono on line questo pernottamento in un Bed&Breackfast e presero i biglietti del pullman più economico che arrivava fino a Bari. Da lì, poi, avrebbero preso una navetta per il paesino. La partenza era il ventinove sera alle ore 20:30, dalla stazione di Lampugnano, non molto distante da casa di Christopher. La sera prima fecero insieme la valigia. Era un trolley piccolo per una persona. Ma siccome non sarebbero stati via molto, ci infilarono dentro pochi vestiti, che ormai condividevano, e altre poche cose essenziali. Come bagaglio a mano usarono uno zaino, nel quale misero del cibo per il viaggio, il computer portatile di Christopher e altri accessori. Alle otto e mezza di sera, puntualmente, il pullman si presentò alla fermata indicata, e i passeggeri portarono le valigie nel bagagliaio. Prima di salire a bordo si fecero su selfie e pubblicarono la foto su facebook, specificando che erano in viaggio verso Bari. Dopodiché presero posto. Era quasi tutto pieno. Igor scelse il sedile vicino al finestrino e pochi minuti dopo il pullman partì. Si prospettava un viaggio tranquillo e comodo. Disponevano di wi-fi e corrente elettrica. Come inizio prometteva bene. Tuttavia non riuscirono a dormire granché durante la notte. Spesso si svegliavano con dolori alla schiena e al collo, e poi non trovavano più una posizione comoda per riaddormentarsi. Inoltre l'aria condizionata era alta e li stordiva un po'. La prima tappa fu Bologna. Era già quasi mezzanotte. Scesero a prendere una boccata d'aria, per disintossicarsi da quella maledetta aria condizionata, e per bere un caffè alla stazione di servizio. Andarono anche in bagno e dopo una ventina di minuti si ripartì. Il Bus sostò anche a San Benedetto del Tronto e a Foggia, per poi concludere il viaggio a Bari. La mattina seguente si svegliarono stressati e avevano le occhiaie. Il bagno del pullman era inutilizzabile perché era terminata l'acqua. Christopher, che era fissato con l'igiene, sperava di potersi dare almeno una sciacquata al viso e di lavarsi i denti, ma non fu possibile.
Erano le nove del mattino. Arrivarono con un lieve anticipo. Ora dovevano cercare la navetta che li avrebbe condotti fino a Sannicandro, dove avevano prenotato il B&B. Chiesero all'autista ma egli rispose di non saperne nulla, in quanto lavorava per un'altra compagnia di mezzi pubblici. Allora domandarono ad alcuni dei passeggeri scesi lì con loro, ma nessuno aveva la loro stessa destinazione. Stanchi e nervosi, specialmente Christopher, decisero di fare colazione in un bar e approfittare per chiedere indicazioni e per acquistare eventualmente i biglietti. Come da veri pugliesi doc, li accolsero con estrema calorosità. Gli fu servito al tavolo il cappuccino e la brioche. Quando poi pagarono, chiesero di Sannicandro, e lì, improvvisamente, il volto della signorina alla cassa cambiò espressione. Sembrava piuttosto a disagio per quella domanda, tanto che intervenne un altro ragazzo e rispose arrogantemente di non avere biglietti per quella tratta. Basiti, i due fidanzati uscirono e provarono a recarsi alla stazione dei treni, dall'altro lato della strada. Girare a piedi con la valigia e lo zaino non era il massimo, specialmente nel pieno traffico dell'ora di punta barese. Giunti alla biglietteria, ricevettero l'ennesima risposta scocciata. Furono mandati in una direzione, che poi si rivelò sbagliata, per chiedere ad una stazione di autobus quale fosse quello giusto da prendere. Ma anch'essi risposero male e lì mandarono da tutt'altra parte. Dopo innumerevoli tentativi, durante i quali fecero avanti e indietro come degli scemi per almeno cinque o sei volte, trovarono un signore di mezza età, massiccio e barbuto, con la divisa da autista, che diede loro la prima risposta concreta della mattinata. Finì di fumare la sigaretta, con la solita odiosa disinvoltura degli uomini meridionali, e poi disse loro: "Sannicandro? Sicuri di non aver sbagliato?". I ragazzi mostrarono le ricevute con l'indirizzo del luogo dove avevano prenotato e lui, molto perplesso, spiegò: "In quel luogo non ci va mai nessuno. Come mai ci volete andare?". Christopher e Igor si scambiarono uno sguardo stupito, e poi Igor rispose che era l'unico B&B. rimasto disponibile in tutta la provincia di Bari. Allora l'uomo indicò loro un vicolo piuttosto sporco e inquietante, che gli avrebbe condotti ad un piccolo rondò, laddove c'era finalmente l'autobus giusto. Ringraziarono perplessi e si incamminarono. "Perché tutti parlano male di quel posto secondo te?", chiese Christopher con tono infastidito. "Non lo so. Manco avessimo chiesto chissà che!", rispose l'altro. Entrati nel vicolo, vennero avvolti da una puzza tremenda di immondizia, sparsa ovunque, e gente malfamata che li osservava da testa a piedi. Tirarono dritto più in fretta che poterono, e finalmente uscirono da lì. Era un sollievo vedere finalmente la luce da quel tunnel lugubre. Ma altrettanto lugubre era il pulmino davanti a loro. Faceva capolinea a San Teramo, ma era forse l'unico a fare fermate intermedie. Era tutto rovinato sulla carrozzeria. Alcuni vetri erano scheggiati e le uniche persone che vi salivano a bordo erano barboni puzzolenti o mussulmani con l'aria da criminali. "Fantastico...", commentò sarcastico Chris. Chiesero giusto per scrupolo e in effetti la navetta era proprio quella. Va beh, in un modo o nell'altro dovevano pur arrivarci a quel B&B. Una decina di minuti dopo, quel rottame pieno di spifferi gelidi partì. E non si sa come, dopo aver superato un paio di semafori, camminava ancora! Successivamente il bus imboccò la statale. C'era il sole ed era proprio una bella giornata. Almeno sul meteo non si erano sbagliati. Ci mise una mezz'oretta circa. Prima passò da una ditta in campagna, dove potettero vedere degli alberi da frutto tutti incolonnati in file geometriche. Lì lascio giù un vecchietto che andava probabilmente a lavorare in quell'azienda di trasporti, nella quale si potevano intravedere appunto dei camion e dei trattori. Poi passò in mezzo a delle strade serrate, tipiche di quella regione, e passati oltre agli ultimi segni di civiltà, giunse all'ultimo paesino prima di Sannicandro. C'erano tre fermate in quel centro abitato. Là scesero pian piano tutti i passeggeri rimasti a bordo. La piazza principale era affollata e piena di vita, nonostante fosse inverno. C'erano venditori di frutta o altre bancarelle e parecchia gente che passeggiava. Dopodiché il pullman uscì dal paese ed arrivò presso un bivio. Erano rimasti solo loro due a bordo. Da una parte si riprendeva la statale per Sant'Eramo, sotto invece c'era una strada piena di buchi in mezzo a campi agricoli con un cartello sbiadito, impolverato e sbilenco, sul quale c'era scritto "Sannicandro". L'autista, un personaggio strano, il quale visto senza divisa e in mezzo ad una strada sarebbe sembrato un tipo losco, rallentò. Guardò dallo specchietto retrovisore. Poi, con addosso i suoi occhiali da sole, chiese se gli ultimi due ragazzi dovessero andare laggiù. Loro, che erano seduti in fondo, si avvicinarono e confermarono di dover recarsi a Sannicandro. Lui li fissò con aria molto sospettosa e poi si diresse a sinistra, in quella strada mezza distrutta. Loro si risedettero nei posti davanti e notarono comunque che anche quel tale era basito all'idea che qualcuno andasse in quel paese. Infatti con la coda dell'occhio spesso li guardava e li studiava, come se fossero dei ricercati. Chissà perché la gente si comportava così quando si trattava di Sannicandro? Beh, superata finalmente quella strada malandata, peggio del pulmino stesso, giunsero finalmente in questo paese fatidico. Il posto era carino. Rustico e accogliente. Anche qui vi era gente solare, impegnata nelle sue faccende quotidiane. I due ragazzi non capivano proprio che diavolo avesse di strano quel posto. Sembrava così normale! Scesero ai confini del centro storico e poi il pullman schizzò via, quasi come se l'autista avesse paura di restare lì troppo a lungo. Forse si erano fatti solo un'impressione sbagliata, riguardo la diffidenza delle persone nei confronti di quella piccola località. Magari la stanchezza gli aveva giocato un brutto scherzo. Ma ora erano lì. E dovevano trovare le loro camere. Igor accese il navigatore del suo nuovo iPhone, regalatagli da Christopher per Natale, ma il problema è che non c'era campo. Da nessuna parte! Provarono entrambi a riavviare i telefoni, ma fu inutile. Allora chiesero indicazioni a delle signore anziane, che molto cordialmente indicarono loro la via. Passarono in mezzo a vicoli stretti e bellissimi. Poi giunsero dinanzi ad un castello piccolo, al centro di una piazza, di fronte ad una chiesa. Il numero civico era su una di quelle case, non alte più di tre piani, dall'aspetto medievale. Erano davvero stupende! Bussarono e dall'ufficietto uscì una ragazza che li accolse dentro. Dovettero abbassare la testa per scendere i primi scalini. Una gran figata di quei paesi era che le porte delle case davano direttamente sulla strada. Ce n'erano pochissimi di condomini.
Era una stanza minuscola, le cui pareti erano tutte in pietra, anch'esse molto rustiche. La porta era a forma d'arco, così come gli angoli del soffitto. Dentro c'era solo la scrivania col computer e una scaffalatura alle sue spalle. C'erano anche diversi souvenir e bottiglie di oli e vini del posto, esposti sui mobiletti. Luogo molto accogliente. La ragazza, col sorriso perennemente stampato in bocca, si presentò, fece accomodare gli ospiti e spiegò tutto ciò che c'era da sapere. Fece firmare a Christopher la scheda di notifica e gli chiese un documento. Il pagamento si sarebbe effettuato invece alla fine del soggiorno. Poi diede loro la chiave e si fece seguire. Appena usciti dalla porticina di vetro, si portarono a quella successiva, subito alla sua destra. Anch'essa bassa, di vetro, con una veneziana che veniva giù col filo, ma che al momento era alzata. Era tutto analogo all'altra stanza, solo molto più grande, ovviamente. C'era il letto matrimoniale, il bagno, un divano, il televisore attaccato al muro e il condizionatore già accesso con l'aria calda. Non disponeva di caloriferi. Le luci erano incastrate tra le rocce e creavano un'atmosfera magica e romantica, proprio come Igor aveva desiderato. Sembrava di essere in una grotta. Quando la ragazza uscì, i due si buttarono finalmente sul letto, sfiniti dal viaggio, prima ancora di disfare le valigie. Neanche il tempo di togliersi i giubbotti e le scarpe, che subito cedettero alla tentazione e liberarono i loro istinti. Iniziarono con coccole dolci, sempre più spinte, fino a quando si ritrovarono nudi sotto al piumone a fare l'amore. Fu bellissimo lì. Speciale, rispetto al solito. Erano ormai due mesi che stavano insieme, ma era come se si conoscessero da una vita. E quella era la loro prima vacanza insieme! Quando si conobbero, alla fine di quell'estate, erano solo amici. Uscivano con la stessa comitiva e a malapena si rivolgevano la parola. Poi, per via di un ex in comune, si parlarono per bene. Christopher chiese a Igor se un certo Francesco fosse affidabile, nel momento in cui stava iniziando a frequentarlo. Igor, che era uscito prima di lui con questo Francesco, non diede una risposta concreta. Anzi, fu piuttosto freddo. Ma ebbe modo in seguito a quella conversazione di notare qualcosa di speciale in Christopher. Era diverso dagli altri. Sembrava dolce, affettuoso. E se si interessava a tal punto di un ragazzo, tanto da chiedere addirittura informazioni ad altri, doveva essere proprio serio. Infatti fu così. Ovvio, Christopher, come chiunque altro, non era un santo. Ma ultimamente si era messo la testa a posto, dopo essere uscito da momenti brutti e da diverse delusioni, sia in amicizia che in amore. E poi quel ragazzo lo aveva preso proprio bene! Oltre a rispecchiare tutte le caratteristiche del suo fidanzato ideale, era magicamente diverso, speciale. Entrambi pensavano la medesima cosa dell'altro. Si erano proprio trovati. Almeno per adesso, sembrava un dono del destino. Tuttavia non era tutto rose e fiori tra loro, ma come in nessun'altra coppia al mondo d'altronde. A volte litigavano, ultimamente un po' più spesso a causa di fattori esterni, ma poi facevano subito pace ed era tutto più bello.
Rivestiti, lavati e sistemate le cose, uscirono in piazza a prendere una boccata d'aria. Decisero poi di fare un breve giretto per il paesino, per vedere dove si trovavano il bar convenzionato al B&B. e qualche supermercato o ristorante. Tornando tra i vicoli videro un vecchietto ricurvo che pareva ubriaco, vestito con gli stracci, che parlava da solo. Già da lontano li aveva squadrati. Poi quando si avvicinarono li guardò e si rivolse direttamente a loro, balbettando ad alta voce parole incomprensibili, ma con un tono cattivo e per niente ospitale, a differenza degli altri abitanti del posto. Si allontanarono impauriti. Poco più avanti trovarono il bar. "Tropical", lesse ad alta voce Christopher. Fuori, sul marciapiede, c'erano delle piante carine e la scritta dell'insegna era illuminata. Quando entrarono quasi si scontrarono con dei signori che stavano uscendo chiacchierando in dialetto. Poi andarono al banco e attesero il barista. Si presentò un signore anzianotto, probabilmente il suocero della ragazza del B&B., come lei aveva descritto. Servì loro due caffè e poi sparì nel retro. Oltre a loro c'era un vecchio che giocava alla macchinetta e un signore baffuto che leggeva un giornale in un angolo. Non era grande come bar. Quando Christopher, che era tutto esaltato per essere nella sua terra d'origine, vide le cardillate, un tipico dolce pugliese fatto di biscotto e miele, balzò in piedi e se ne fece dare un paio dalla signora che ora stava lì al bancone. Probabilmente era la moglie del tale di prima. Ella bisbigliò al ragazzo: "Non badate a quello che dice quel vecchietto". E indicò fuori. Christopher capì che si riferiva al barbone pazzo di prima e annuì con la testa. Era già ora di pranzo. Prima di mangiare andarono al supermercato a comprare qualcosa da stuzzicare in camera e poi fecero un giro in un mercatino. Tornando videro un panzerottaio e pranzarono lì. Christopher consigliò al compagno di farselo fare fritto. Un'altra specialità pugliese. Erano a dir poco deliziosi. Gustati i panzarotti, tornarono nella stanza. Qui provarono ad utilizzare ancora il wi-fi, ma non andava. Decisero tuttavia di pensarci dopo, ora erano stanchi e volevano riposare. Si sdraiarono un attimo sul letto, e quell'attimo durò tutto il pomeriggio. Quando si svegliarono era già sera. La ragazza dell'ufficio accanto ormai non c'era più. Quindi per il wi-fi avrebbero dovuto attendere l'indomani. Altre complicazioni però si aggiunsero, quella sera. L'acqua andava e veniva, mentre l'aria calda non funzionava più. Igor, nervoso per tutto ciò, andò a bussare alla porta accanto, nonostante Christopher gli avesse già detto di aver controllato e che non c'era più nessuno. Con stupore di entrambi, la luce si accese ed uscì una signora anziana. Disse di essere la madre e che ora stava andando via. Allora i due descrissero i problemi che avevano riscontrato, ma la donna rispose scorbuticamente che avrebbero dovuto vedersela con la figlia la mattina seguente. La signora, oltre ad essere molto arrogante e maleducata, aveva un'aria inquietante. Goffamente e nevroticamente chiuse baracca e sparì nel buio. I due ragazzi rimasero stupiti a guardarla mentre andava via. Erano quasi le otto, ma non avevano fame. Decisero allora di andare a Bari a farsi un giro. Mentre attraversarono la piazza udirono degli strani suoni, tipo tamburi, che echeggiavano in lontananza. "Che diamine sarà?", chiese Chris. "Magari è quel disco pub di cui parlava la ragazza stamattina", rispose Igor. Poi giunsero alla fermata del pullman e cercarono di leggere gli orari. Ma il foglio era tutto consumato. Di giorno quel paese sembrava allegro e attivo, ma di sera regnava il degrado. Notarono che di tanto in tanto la corrente andava via. Accadde anche prima mentre Igor si lavava i capelli nel bagno. I lampioni si spegnevano per brevi secondi e poi si ri-illuminavano. I due aspettarono e aspettarono. Ma nulla... Ad un certo punto passò di lì una ragazza. "Scusami... Tu per caso vai a Bari?", le chiese Christopher. "No, sto aspettando il mio ragazzo", rispose lei - "Ah, perché noi dovremmo prendere il pullman ma non passa" - "È almeno un'ora che aspettiamo!", intervenne scocciato Igor. La ragazza sorrise e poi disse: "Non credo proprio che passino, sapete? Ecco il mio fidanzato! Ora chiediamo a lui". Si avvicinò un ragazzo alto almeno un metro e ottanta, piuttosto carino, col pizzetto. Anch'egli confermò che a quell'ora non si poteva lasciare il paese. Allora i due ragazzi, che ormai erano affamati, chiesero loro se conoscevano un posto per andare a mangiare. Lui gli indicò la strada per "Il Nascondiglio", una trattoria molto nota, dove si mangiava bene ed economicamente. Ringraziarono ed andarono. Avrebbero dovuto percorrere il vialone principale e poi svoltare alle terza via sulla destra. Così fecero. Intravidero un'insegna colorata in fondo. Era un vicolo che, se non ci fosse stato il ristorante, sarebbe stato piuttosto inquietante da visitare. Il primo pezzo era stretto e buio pesto. Sfiorarono dei bidoni posti ai lati contro la parete di un edificio. Poi dovettero passare in mezzo a un gruppo di ubriaconi che ridevano e scherzavano ad alta voce. Quando videro i due ragazzi si ammutolirono e li fissarono per tutto il tratto di strada. Infine Christopher commentò sarcastico a bassa voce: "Beh, l'hanno proprio azzeccato il nome, a questo ristorante!". Entrarono, schivando persone che fumavano fuori, sopra un tappeto verde. Qui furono avvolti da un profumo buonissimo di carne. Quel posto, rustico come quasi tutto il resto del paese, invitava proprio ad accomodarcisi. Li accolse il cameriere, che sorridendo gli indicò il tavolo dove sedersi. Era un tavolino per due vicino al forno. Lì facevano sia pizze che cucina. Un altro cameriere più giovane portò loro il menu. Non c'era molta scelta, ma le cose proposte facevano venire l'acquolina in bocca solo a leggerle. Assaggiarono ovviamente specialità pugliesi, ma per risparmiare soldi presero un solo primo e un solo secondo da dividere in due, e da bere acqua naturale e una birra. Christopher ordinò le orecchiette al forno e Igor prese della carne. Come antipasti portarono taralli e bruschette. Tutto delizioso. Il locale era pieno, nonostante fosse un giorno settimanale. Forse era l'unico posto dove si mangiava bene. O addirittura l'unico posto aperto. "Beh, dai.. Non sarà iniziata alla grande, ma almeno abbiamo mangiato bene", commentò Christopher. Finito di cenare, si alzarono e andarono a pagare. Il bancomat non prendeva la linea. Il cameriere sembrava recitasse, nel dire che non funzionava il pos. Perché ambi due i clienti erano davanti a lui e videro che era proprio spento. Forse non voleva incassare soldi tramite carte di credito. Dunque, chiese loro i contanti. Chris prese il portafoglio ma aveva solo venti euro, mentre il conto era di 32, 59. Tuttavia il capo del personale accettò la banconota e disse che per quella volta andava bene così. Stupefatti, i due ragazzi uscirono. "Incredibile!", disse Igor. "Qua è così, te l'ho detto..", rispose Christopher soddisfatto. Ripresero quel vicolo buio per tornare verso la piazza, quando Igor vide qualcosa davanti a loro. "Che cos'è?!", esclamò. C'era qualcosa a terra che giaceva sdraiata per il lungo. "Non lo so. Fermati qui", rispose Christopher. E guardarono. Sembrava la sagoma di una persona. Era troppo buio per vedere. "Al diavolo!", disse poi Chris, che prese il cellulare e con la torcia fece luce. "Oh maledizione!", urlò schifato Igor. Entrambi fecero un balzo all'indietro. Lì c'era un uomo sdraiato! "Andiamo via ti prego!", ripeteva Igor. Ma quella era l'unica strada per andare a casa. Dunque dovettero passare vicino a quel corpo. Christopher teneva sempre la luce puntata, mentre Igor era attaccato al suo braccio tutto tremolante. Passarono con la schiena contro la parete, urtando un bidone dell'immondizia. Poi qualcuno urlò. Era una signora di mezza età. "Oddio! Chiamate la polizia! Aiuto!", strillava come una pazza. Arrivarono persone da tutte le parti. Un vecchio sulla sessantina puntò il dito contro loro due e gridò: "Sono stati loro! Non fateli scappare". I due ragazzi disperati iniziarono ad andare in panico. "No! L'abbiamo trovato qui! Era già qui!", ripetevano. Molte luci si accesero dalle finestre circostanti e la gente si affacciò curiosa. Allora i due, senza distogliere lo sguardo dalla folla, si allontanarono velocemente. "Voglio andare via da qui!", si lamentava Igor in continuazione. Christopher lo tranquillizzava dicendo che non sarebbe successo niente, e che magari l'indomani avrebbero cercato un altro albergo, via da quel paese di matti. Giunsero a casa di corsa e cercarono di dimenticare l'accaduto. Igor si addormentò subito mentre Chris prese le sue quindici gocce di ansiolitico e poi girò i canali alla tv, fino a quando trovò un film horror carino e si mise a guardarlo.
All'improvviso qualcuno bussò. Era già mattino. I primi raggi luminosi penetravano dalle tendine della porta e dalle finestrelle, attraverso le quali si poteva vedere i piedi della gente che camminava, siccome erano al livello della strada. La persona che stava fuori bussò nuovamente. Christopher si alzò, si infilò un jeans che trovò buttato sul divano e andò ad aprire. "Buongiorno. Sono lo sceriffo", disse l'uomo là fuori, vicino alla ragazza del B&B. Christopher salutò la signorina con un cenno e un sorriso, e poi disse: "Buongiorno a lei. Possiamo esserle utile?", rivolto all'agente in divisa. Era sulla cinquantina, con i baffi e un modo di atteggiarsi stile Texas Rangers. Aveva la pistola alla fondina, sulla cintura, ed entrambe le mani appoggiate su di essa. "Posso farvi qualche domanda? Stanotte è morta una persona e stiamo facendo delle indagini", disse poi. "Certamente", rispose Christopher, e fece passare. La proprietaria delle camere fece strada allo sceriffo, che guardò un po' ovunque, sempre con quello sguardo sospettoso. Nel frattempo Igor si era alzato. Poi l'agente fece alcune domande ai due ragazzi. Chiese loro dove si trovavano la sera prima ad una certa ora e cosa stessero facendo. I due risposero dicendo la verità, ovvero che erano andati al ristorante e avevano trovato il corpo lungo il loro cammino. Lo sceriffo gli crebbe, ma non smise mai, neanche per un attimo, di fissarli con sospetto. Poi salutò cordialmente la ragazza e se ne andò. Igor si mise a chiacchierare con lei, che comunque sembrava fosse l'unica a difenderli. Infatti, quando poco dopo andarono a fare colazione, tutta la gente che li vedeva passare li guardava male. Tutti, nessuno escluso. Pure il vecchio barbone accampato nel solito vicolo, che stamattina stranamente era seduto a terra in silenzio. La signora al bar nemmeno gli rivolse la parola. I vecchietti che leggevano il giornale e parlavano tra di loro, si ammutolirono di colpo e iniziarono a fissare i due ragazzi, non appena entrati. La barista servì loro i soliti cappuccini, ma con un modo di fare brusco, senza nemmeno mollare un sorriso. Cosa anormale nel sud, specialmente con dei turisti. Finito di fare colazione, nel disagio più assoluto, uscirono e si diressero alla fermata dei pullman. Ma sulla bacheca c'era un annuncio di un guasto, e vi era scritto che quel giorno non sarebbero circolati i mezzi pubblici. Christopher iniziò ad innervosirsi e Igor nel cercare di calmarlo fu respinto male e si arrabbiò anche lui. Un classico litigio. Ma poco dopo arrivò lì la coppia del giorno prima, camminando mano a mano. Si salutarono. "Ehi, perché non venite a fare un boccone con noi?", chiese Franco. Così andarono tutti e quattro dal panzerottaio e mangiarono degli ottimi crescioni fritti. Igor intanto chiese ad Anna, la ragazza, come mai il telefono non prendesse da nessuna parte. Ella rispose che era normale lì, e che neanche il suo aveva campo. Christopher invece chiacchierava col fidanzato. Quest'ultimo gli raccontò di essere lì in vacanza, a trovare la fidanzata e la famiglia, mentre lui viveva in Germania per lavoro. Christopher, che tempo fa stava progettando di emigrare all'estero, interessato chiese come si trovasse laggiù, e l'altro rispose che si stava molto meglio che in Italia. L'unico ostacolo, almeno all'inizio, era la lingua.
Si era fatto già pomeriggio quando camminavano in piazza sotto al sole più caldo della giornata. A quel punto i due fidanzatini proposero a Chris e Igor di seguirli in un posto, dove avrebbero passato il resto della giornata in compagnia. Siccome non c'era possibilità di allontanarsi dal paese, i due accettarono. Più tardi giunsero in un capannone, nascosto tra le piante, nel retro del castello. Era un luogo arrangiato, ma comunque allestito bene. Dava l'impressione di essere un'ex officina. Aveva delle finestre giganti lungo tutte le pareti. All'interno invece, oltre a fiori e quadri, c'erano dei tavoli lunghi, con sopra patatine, pop corn, taralli, bibite e tante altre cose, come se fosse una festa di compleanno. C'erano anche degli striscioni appesi qua e là. Tutti con scritte religiose, tipo pezzi di preghiere o frasi in latino. "È una comunità anti-ecclesiastica", disse Franco. "Qui si ritrovano i ragazzi e si gioca a biliardo, a carte o si beve una birra in compagnia e si chiacchiera", continuò. Il posto era invitante. Christopher chiese perché fosse anti-ecclesiastica e l'altro rispose che là si riunivano coloro che non credevano nella chiesa ma solo in Dio. A Chris piacque, anche perché lui ultimamente si stava avvicinando alla religione evangelista, che è appunto contraria alla chiesa cattolica. Non era mai stato credente fino ad allora, ma documentandosi per curiosità iniziò a leggere la bibbia e a sentirsi vicino a Dio. Igor invece era completamente ateo. Bevvero insieme, giocarono a scopa con altri ragazzi e stuzzicarono gli spuntini sui tavoli. Furono accolti come fratelli. Il pomeriggio passò in fretta, ma fu divertente. Quand'era ormai il crepuscolo, tutto il gruppo si spostava al centro della piazza per fare un rito. Venne spontaneo chiedere dove diavolo andassero tutti quanti. Franco e Anna sembravano diversi. Erano strani e molto più freddi rispetto a prima. Lei rispose di seguirli, che gli avrebbero mostrato una cosa. Camminarono per i vicoli fino a quando raggiunsero l'enorme piazza dietro al castello. Qui si misero tutti intorno e accesero dei bastoni col fuoco, prendendone quasi tutti uno in mano. Era già buio. Le giornate invernali non duravano molto neanche in Puglia. Mentre i due vacanzieri si stavano ancora domandando che stessero per fare, da qualche parte tirarono fuori tutti dei cappucci bianchi appuntiti, che coprivano l'intero viso, tranne gli occhi. Se lo indossarono e poi alcuni iniziarono a suonare su dei tamburi. Ecco svelato da dove venisse quella musica tutte le sere. Dal B&B. l'avevano sentita in lontananza già nelle notti precedenti, ma non capivano da dove arrivasse. Pensavano a qualche locale e non diedero ad essa assai importanza. Ora invece erano lì, in totale disagio, a osservare quei pazzoidi disposti a cerchio che suonavano e pronunciavano strane parole come se fosse un rito religioso, a ritmo di musica. Erano parole strane, forse in dialetto stretto. Erano tutti maledettamente sincronizzati. Era chiaro che facessero quella pagliacciata tutte le sere, o comunque molto spesso. Detto ciò, iniziarono a ballare, come gli indiani nelle antiche tribù. Era un ballo strano, lento ma allo stesso tempo allegro, come la musica emessa dai tamburi. Ci saranno state circa trenta persone lì, in quella piazza desolata. Non passava nessuno e nessuno dalle case si lamentava del baccano. Probabilmente erano abituati a tutto ciò. Forse era una cosa normale fare quelle cose in quel paese. Dopo una decina di minuti, due ragazzi incappucciati presero per mano Igor e Christopher e li invitarono a portarsi nel centro a ballare. Chris era anche abbastanza divertito all'idea, però imitare quelle strane mosse, mai viste prima d'ora, non era facile. Forse l'alcol lo avrebbe aiutato. Arrivò altra birra, buonissima tra l'altro. Igor invece era preso molto male, ma il fidanzato gli stava vicino e bevvero entrambi un altro calice di birra. Dopo un po' si spostarono verso un sentiero. I due ragazzi si sentivano strani. Come se fossero stati drogati. Forse fu così. Avevano perso anche la cognizione del tempo. Camminavano per quel sentiero di campagna, seguendo il gruppo, ma come se non fossero loro a muovere le gambe. Gli occhi erano annebbiati, mentre nella testa continuava a rimbombargli quell'assurda musica, anche se nessuno ormai stava più suonando. O forse sì. Ma erano troppo sconvolti per capirlo. Sì, dovevano aver messo qualcosa in quella birra. E forse ora li avrebbero portati in qualche campo nascosto per stuprarli! Tanti pensieri assurdi simili a questo perseguitarono i due ragazzi durante il tragitto. Non molto dopo, ma non sapevano esattamente quanto tempo passò, giunsero in cima ad una collina buia. C'erano solo alberi tutt'intorno, a formare una circonferenza intorno al prato dove camminavano. Nel punto più alto di quella duna c'era una costruzione di legno. Era a forma umana, tipo spaventapasseri, ma più grande, alto almeno due metri e fatto di bastoni, fieno e bambù. I componenti di quella comitiva si riposizionarono a cerchio intorno a quella sagoma, con i loro bastoni infiammati alla mano e i cappucci bianchi in testa. All'inizio sembrava divertente, ma ora iniziava a far paura quella situazione. Era inquietante più che altro essere coscienti ma non poter controllare i propri movimenti. Tipo un sogno molto realistico, ma dal quale non si svegliavano mai! E anche se si sentivano mezzi sballati, si rendevano comunque conto di essere svegli. Iniziò una specie di preghiera, sempre in quella lingua strana, che assomigliava forse al latino. A un certo punto Christopher e Igor si sentirono spinti da dietro. Qualcuno li conduceva al centro del rituale. Molto pianamente l'effetto dell'amnesia stava iniziando a svanire, ed essi riacquistavano così sobrietà. Christopher ne aveva provate tante di droghe, ma mai una così bella e che non facesse star male, pensò ironico nella mente. L'effetto assomigliava a quello dell'MD, uno stupefacente che rende allegri e da la sensazione di essere leggeri e vedere tutto sfocato. Igor non diceva una parola. Mentre quelli pregavano insieme ad alta voce, stavolta senza musica, i due affianco a loro che li avevano accompagnati lì, gli legarono i polsi da dietro, con della corda. Fu in quel momento che i due riassunsero completamente la coscienza. Ora però la situazione degenerava. Quei pazzi continuavano imperterriti a pronunciare le solite frasi incomprensibili, Anna e Franco compresi. Anch'essi muniti di bastoni e cappucci. Che diavolo stava succedendo lì? A un certo punto, tre dei sannicandresi, diedero fuoco a quel pupazzo di legno. Poi i due che tenevano prigionieri Christopher e Igor, li spinsero verso di esso. Quest'ultimi non avevano ancora il completo controllo del corpo. Potettero però urlare e frenare leggermente l'andatura con le gambe sul terreno. Le braccia invece erano bloccate dai due tizi che li trasportavano con la forza. Ma che cosa volevano fare? Bruciarli forse? Ecco che arrivarono Anna e Franco. Stavano spingendo un carrello di legno, con un'asta di metallo verso l'alto, sulla quale c'era appeso un gancio. Igor e Chris provarono a chiedere loro aiuto, sbraitando come matti, ma i due li ignoravano. Franco iniziò a girare un arnese nel retro di quel carrello e l'asta scese lentamente. Quando fu poco sopra alle loro teste si fermò. Due sannicandresi legarono i prigionieri con un laccio intorno al corpo, all'altezza del petto, e lo agganciarono al gancio di metallo che penzolava da quell'asta. Poi franco iniziò a girare la ruota all'incontrario e la gru di legno ricominciò ad alzarsi. Mentre i prigionieri venivano tirati verso l'alto, Anna li fissava e disse: "Per il Signore delle Terre, per il Signore dell'acqua, del fieno e del bambù. Ti ringraziamo per il pane quotidiano e ti doniamo queste creature in sacrificio, come da te richiesto, in cambio di cotanta ricchezza!". Era impazzita. Oppure erano impazziti loro. Ma se non avevano udito male, quella sembrava proprio una setta satanica! E ora quei pazzi stavano per bruciarli vivi. Mentre salivano, tutti gli altri pregavano nella loro strana lingua, tranne Anna. Lei era l'unica a pronunciare parole in italiano. Continuava a ripetere quella frase, fino a quando la gru fu posizionata proprio sopra l'uomo di legno, che ormai era diventato un falò. Probabilmente, tra poco, avrebbero proseguito con il rito e poi avrebbero calato i due ragazzi dritti nelle fiamme. Fu inutile per loro urlare e dimenarsi. Nessuno ascoltava le loro suppliche. Erano proprio intenzionati a sacrificarli, come disse Anna, per questo loro Dio immaginario. "Sì, era proprio forte sta roba", disse sarcastico Christopher, mentre il compagno affianco piangeva disperato. Quella corda, per sostenere il loro peso, stringeva forte sotto alle loro braccia. Ma avendo i polsi legati non poterono cercare di liberarsi. Movendosi troppo, inoltre, avevano paura di spezzare la corda o comunque di sganciarsi da quell'affare e cadere precocemente tra le fiamme. "Mantieni la calma. Cerca di stare fermo!", urlava Chris al compagno, ma lui era in panico totale. Anche Christopher d'altronde, ma tra i due, era quello che in quel momento ci stava più dentro con la testa. Ma come ci erano arrivati fino a là? Era tutto reale ciò che stava accadendo? E poi come avevano fatto a farsi imbrogliare così facilmente? Sembravano così bravi e gentili quei due fidanzatini, Anna e Franco. Che non fosse casuale il loro incontro con essi?
Ma per queste domande c'era tempo. Anzi, di tempo non ce n'era più. Il calore raggiungeva i due ragazzi, ancora appesi alla piccola gru, che iniziarono a sentire il bruciore. Ma accadde qualcosa. I sannicandresi furono distratti da qualcuno, forse. Tanto che lasciarono stare Igor e Chris e spostarono momentaneamente la loro attenzione altrove. C'erano due giovani, un ragazzo e una ragazza, che si tolsero il cappuccio e si avvicinarono al focolare. Erano molto giovani. Avranno avuto l'età di Christopher e Igor. Il tipo tirò un pugno a Franco e spinse indietro la carriola, mentre la ragazza diede uno spintone ad Anna e la fece cadere. Tutti rimasero allibiti, forse perché nessuno se l'aspettava. Chiunque fossero, erano due infiltrati, e aiutarono i prigionieri a scendere. Una volta liberati dalle corde, corsero via. Automaticamente tutti i sannicandresi presenti si misero a inseguirli. Fu una corsa a perdifiato, tra alberi, ruscelli e campi agricoli. Scavalcarono recinzioni e staccionate, passarono in mezzo a case di campagna e si ritrovarono poi nel paese. I loro inseguitori però gli stavano alle calcagna. Allora la ragazza disse: "Seguitemi!". E si infilarono in dei vicoli stretti e bui. Corsero ancora un po' e superato l'ennesimo angolo, finalmente si fermarono. Avevano tutti il fiatone. "Non so chi siate, ma grazie", disse Chris. "Non c'è di che" rispose il ragazzo. "Ma tu sei Samantha! Cosa ci fai qui?", esclamò improvvisamente Igor guardando meglio la ragazza. Gli era sembrato infatti, anche prima, che ella avesse un aspetto familiare, ma ovviamente non perse tempo a chiederle chi fosse. Ma ora l'aveva riconosciuta! Era una sua amica. Anche lei, probabilmente col fidanzato. Infatti fu così. Si presentarono. "Io sono Tommaso a proposito", disse lui, stringendo la mano prima a Chris e poi a Igor. "Voi vi conoscete?!"; chiese stupito Christopher. Samantha rispose di sì, che andavano alla stessa scuola qualche tempo fa. "Ora dobbiamo andare però, o ci troveranno", affermò il tipo. "Sì, ma chi sono quelle persone?", chiese ancora Chris. "E voi cosa ci fate qui?", intervenne Igor. "Siamo qui in vacanza dalla mia famiglia. Ho portato anche il mio fidanzato" - "Anche noi abbiamo fatto il ponte di capodanno! Ma avete una casa qui?" - "Si. Ho i parenti" - "Ho letto su facebook che andavi in Puglia ora che ci penso! Ma non sapevo che fossi di Sannicandro" - "Non sono di Sannicandro. Ho la casa a Gioia, ma siamo venuti qui a trovare dei cugini" - "E poi che è successo?" - "Siamo rimasti intrappolati qua. Ci hanno catturato con l'inganno. Proprio come con voi. E ora vogliono ucciderci tutti" - "Ma non ha senso...". "Ragazzi. Tutto questo è commovente, ma ora non è meglio che ce ne andiamo?", li interruppe Christopher, che stava controllando la zona circostante con Tommaso. "Io so la strada. Seguitemi", disse quest'ultimo. Ripercorsero alcuni di quei vicoli, tutti uguali e facilmente confondibili. Solo chi era del posto poteva non perdersi lì. Nel frattempo partì una sirena. E c'erano fiaccole ovunque. "Ci stanno cercando...", commentò Tommaso. "Tu come sai tutte queste cose?", gli chiese Chris - "Vengo spesso qui. Lo conosco come le mie tasche". "Ragazzi cerchiamo aiuto! Andiamo alla polizia?" disse Igor disperato. "Polizia? Non hai capito allora... Tutti gli abitanti di Sannicandro stanno dalla stessa parte", rispose secco Tommaso. Anche Samantha lo confermò. "Ma come diavolo è possibile?", chiese Christopher. "Occupiamocene dopo, eh? Ora andiamo, forza!", replicò Tom. Qualcuno urlò: "Da quella parte!". Era un signore in canotta, di età avanzata, affacciato alla finestra. "Accidenti! Ci hanno trovati", esclamò Chris. I quattro si addentrarono nelle tenebrose strade periferiche del paese e giunsero ai margini della campagna. Era la cosa migliore da fare, evitare i centri abitati. Raggiungere al più presto la città più vicina e chiedere aiuto. Sembrava proprio un incubo o uno di quei classici film horror, tutti con la stessa trama, dove poi muoiono tutti e si salva uno solo. Chissà chi sarebbe stato il fortunato tra loro?
Camminarono tutta la notte. Per ora sembrava che nessuno li seguisse. La pianura era composta da serre, fontane, capanne, staccionate ammuffite, erbaccia e ogni tanto qualche casetta col tetto a cono. Le luci erano lontane, infatti lì era completamente scuro. A causa di ciò, non potettero fare a meno di calpestare sassi, fango e buche o di strusciare le ginocchia contro ai rovi. L'idea di Tommaso era di vagare per la campagna, solo così non li avrebbero avvistati.
Erano le undici passate. Faceva freddo ed erano dispersi chissà dove. "Ragazzi, dovremmo fermarci un po'", suggerì Samantha. "Sì, faremo una sosta per riposare un po'. Ma poi ripartiamo. Sarebbe un peccato perdere il vantaggio che abbiamo accumulato", rispose Tommaso. "Non sappiamo neanche se ci stanno seguendo", intervenne Igor. "Ha ragione lui", disse poi Christopher, che era voltato da un'altra parte, dando ragione a Tommaso. Poi continuò: "È vero. Non sappiamo se ci stanno seguendo. Ma quelli volevano ucciderci. Dobbiamo al più presto raggiungere la città e andare alla polizia". L'idea di chiedere aiuto a una di quelle casette era stata bocciata, in primo luogo perché erano troppo lontane, sia da loro che l'una dall'altra, e poi non si poteva mai sapere chi ci abitasse. Magari erano anche loro dei pazzi satanici e avrebbero avvertito i concittadini, rivelando la posizione dei fuggitivi, o peggio, li avrebbero uccisi essi stessi. "Dobbiamo accendere un fuoco, o moriremo congelati", disse Christopher. Così raccolsero arbusti e fecero un cerchio con dei sassi. Poi misero dentro i legnetti e con un accendino li provarono ad accendere. "Sono troppo umidi, maledizione!", esclamò Tommaso. "Prendiamone altri allora", rispose Chris. Mentre girovagavano alla ricerca di roba da bruciare, Igor si avvicinò a Christopher e sottovoce gli disse: "Sei eccitante quando fai l'uomo rude, sai?". Il fidanzato sorrise e rispose: "Non faccio l'uomo rude. Solo che mi intendo un po' di campeggio, ecco...". Si diedero un bacino veloce e poi continuarono a camminare. Gli zaini li avevano lasciati su un masso gigante, che nel buio era facilmente visibile, per non far rischiare di perdersi. Le batterie dei cellulari ormai si stavano scaricando, perciò le torce elettriche tra un po' non avrebbero più potuto adoperarle. "Quello lì va bene?", chiese Igor indicando un rametto per terra. Christopher lo raccolse e insieme li portarono al falò. Finalmente riuscirono a far alimentare la fiamma e il fuoco si accese. Avevano i piedi gelidi, per via dell'umidità del terreno e delle pozze di fango dove immergevano le scarpe. "Ragazzi, è quasi mezzanotte", disse a un certo punto Samantha. "Già. Bel capodanno...", commentò Chris. "Mi sento in colpa. L'ho trovato io questo dannato posto!", disse Igor. Christopher lo rasserenò, dicendogli: "Tranquillo. Come potevi saperlo che sarebbe andata così?". Poi rovistò nel suo zaino. "Che fai?", gli chiese Igor - "Prendo lo spumante. Dobbiamo festeggiare, no?" rispose Christopher ironico. Gli altri due sorrisero. "Grande!", gli disse Tommaso. E attesero il conto alla rovescia, guardando l'orario su un cellulare, per poi stappare finalmente quella bottiglia. Uscì un po' di schiuma, a causa della fuga, durante la quale lo spumante venne continuamente scosso e sbattuto. Anzi, era un miracolo che fosse ancora intero. Bevvero tutti quanti di gusto, seduti affianco al fuoco, fino a quando si addormentarono, un po' per l'effetto dell'alcol e un po' per la goduria del calduccio. Qualche ora più tardi Tommaso svegliò tutti di soprassalto e li invitò ad alzarsi, preoccupato per il tempo perso a dormire. Il fuoco si era ormai spento. Faceva molto freddo. Ripresero a camminare. Erano stanchi e tremolanti. Proseguirono per una giornata intera. Poi si accamparono nuovamente e l'indomani mattina, al sorgere del sole, finalmente intravidero delle case. "SI!", gridò contenta Samantha. "Aspetterei a festeggiare se fossi in te", le rispose serio il ragazzo. "Dove saremo?", chiese Igor curioso. "Dovrebbe essere Giovinazzo. Abbiamo raggiunto il mare", rispose Tommaso. "Incredibile! Ne abbiamo fatta di strada!", commentò poi Christopher. E andarono avanti. Eh sì, avevano percorso almeno una trentina di chilometri a piedi. Mica male come scampagnata! Ora avevano di fronte questo paesino con le case bianche e piuttosto carino esteticamente. Ma non sapevano se addentrarcisi oppure no. Eppure dovevano rischiare. Non potevano certo fare come i latitanti per tutta la vita! Inoltre avevano fame. E sete. Dovevano mangiare. Così entrarono, scavalcando delle recinzioni di un cantiere e sbucando dall'altro lato su una stradina poco trafficata. Anche lì, tutte le case avevano la porta di ingresso che dava sul marciapiede. C'era un bel sole e se non fosse per la stagione, sarebbe sembrata estate. Poi quel posto ispirava proprio turismo, al visitatore. Si fermarono in una pizzeria d'asporto. Avevano un aspetto orribile. Quasi si vergognavano ad entrare nel posto a prendere da mangiare. Però finora nessuno li aveva riconosciuti nel paese, ne tanto meno guardati male. Perciò sembrava tutto easy. Detto ciò, Christopher e Tommaso entrarono. Presero dei panzarotti, cercarono di avere un atteggiamento simpatico per non dare nell'occhio e, specialmente Tommaso che conosceva il dialetto, si congedò con una battuta d'umorismo. Ottima recita! Andarono sul lungo mare e si sedettero su delle panchine al sole a mangiare, tra la fila di alberelli e il muretto che separava la strada dagli scogli della riva. C'era proprio un bel panorama. Il mare era pulitissimo e limpido. I quattro erano distrutti. "Non muovetevi...", bisbigliò a un certo punto Samantha. "Che c'è amore?", le chiese il fidanzato. Un gruppo di persone si stava avvicinando sospettosamente da sinistra, percorrendo il lungo mare. Sembrava puntassero a loro quattro, perché camminavano eretti come robot e non distoglievano lo sguardo dai ragazzi. Erano sei uomini, alti e pelati, vestiti normalmente ma tutti di colore bordeaux. Poi però deviarono, quand'erano ormai a pochi passi dai fuggitivi, e si diressero verso l'interno del paese. Tirarono un sospiro di sollievo. Però non distolsero lo sguardo dai quegli strani tizi, che nel frattempo erano appena entrati nel panzerottaio, dall'altro lato del viale. "Per un attimo ho temuto il peggio", commentò Christopher. Ma quella frase forse portò sfiga. Infatti Tommaso notò che essi ora li stavano fissando da dentro il panzerottaio, mentre alcuni di loro parlavano col pizzaiolo, il quale col braccio indicò i ragazzi. "Come non detto", disse ancora Chris. "Andiamo via, forza!", disse allora Tom. E così corsero via. I presunti sannicandresi, come da copione, li inseguirono immediatamente. "Ci troveranno! Dovunque andremo!", disse disperato Igor. "Mio zio! Ha una casa sul mare più avanti, dopo il paese", esclamò Samantha. "Come ci arriviamo lì?", chiese Christopher. "A piedi, o con il bus. Sono pochi chilometri", rispose Tommaso col fiatone. Si introdussero verso una strada sulla sinistra e appena constatato che gli inseguitori non erano più dietro di loro, entrarono in un tabaccaio. Igor restò fuori a fare da palo. "Dobbiamo fare presto", disse Christopher agli altri due. Acquistarono dei biglietti per il pullman e andarono sul vialone principale. "Via libera?", chiese Tommaso. Igor annuì. Poi con passo svelto raggiunsero la fermata. Lessero sul foglio degli orari. "Maledizione, passa tra venti minuti il prossimo autobus", disse Samantha portandosi le mani alla fronte, con aria disperata. Dunque, decisero di proseguire a piedi. "Mai camminato così tanto in vita mia...", commentò Chris sarcastico. "Beh, era ora che lo facessi!", gli rispose Igor scherzando. Christopher lo guardò male.
Una ventina di minuti dopo raggiunsero stanchi la fine del paese. Oltrepassate le ultime case bianche, intrapresero lo stradone che costeggiava il mare, quello che conduceva verso nord, ovvero verso Molfetta, che era il prossimo paese dopo Giovinazzo. Alla loro destra, tra il marciapiede e il mare, c'erano perlopiù scogli e/o piccoli parcheggi dove si fermava la gente a fare il bagno in estate. Più avanti invece c'erano piccole cascine con campi agricoli attorno, protetti da recinzioni. Una di quelle case era probabilmente la proprietà di cui parlava Samantha. "È quella!", gridò ad un certo punto la ragazza, indicando una villetta circondata da dei terreni di ortaggi. Citofonò, ma nessuno rispose. "Forse non è in casa", le disse il fidanzato - "Impossibile. È sempre qua che lavora. Da quando è morta sua moglie non esce più di casa" - "Beh, non puoi esserne sicura". Provarono ad entrare, forzando il cancelletto. Fecero il piccolo tratto di viottolo asfaltato che conduceva alla porta di ingresso e bussarono. Ancora niente. Poi Samantha si accorse che la porta era aperta. "Strano...", commentò. Poi entrò. "Ehi, un momento. Sarà sicuro entrare? Magari è una trappola", le disse però Christopher. Ma fu tardi. La ragazza lo ignorò. La casa era tutta in disordine, come se ci fosse stata una battaglia là dentro. "Zio!", urlò lei. "Shhh! Potrebbe esserci qualcuno di loro", bisbigliò Tommaso. "Lui è sordo", le rispose secco lei. E poi ancora gridò: "Zio! Ci sei?". Esplorarono tutte le stanze fino a quando trovarono un corpo disteso in una pozza di sangue. La ragazza spintonò gli altri tre e si precipitò a vedere. Fu inevitabile scoppiare a piangere. Tommaso le restò vicino. "È fresco...", commentò Christopher a bassa voce. Igor lo guardò senza dire niente, ma con un'espressione di chi si aspetta che l'altro si spieghi meglio. Quindi Christopher disse ancora: "Il sangue... È fresco. Non deve essere stato ucciso da molto. Sono stati loro! Quelli sapevano... E stanno anticipando le nostre mosse. Dobbiamo andarcene da qui...". "Sapevano cosa?", chiese Samantha in lacrime, che nel frattempo si era rialzata, mentre Tommaso la teneva abbracciata a lui. "Sapevano che saresti venuta qui probabilmente... Quindi hanno fatto questo per evitare che si diffondesse la notizia... Che si sapesse di loro, quello che fanno!". Lei rimase un attimo ferma a fissarlo senza rispondere, poi abbassò lo sguardo e si diresse in cucina. Anche gli altri la seguirono. Aprirono il frigo e le dispense e mangiarono qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Crackers, biscotti, pane, yogurt, formaggio e soprattutto acqua.
"Dobbiamo chiamare la polizia!", disse Samantha più tardi, seduta al tavolo. "Sì, lo penso anch'io. È quel che dico fin dall'inizio!", rispose Igor, che si diresse verso un telefono e alzo la cornetta. Poi restò muto qualche secondo. "Staccato...", disse. "Bastardi!", commentò Christopher. Poi sentirono un rumore. Un cigolio. Tipo di una porta che si apre. "C'è qualcuno! Andiamo via!", disse Tom. E i quattro uscirono dal retro, sbucando sulla spiaggia. Scavalcarono arbusti e il muretto, e saltarono giù dall'altra parte. Poi corsero via.
Dopo un'altra pazza fuga, durante la quale evitarono la strada urbana e non incontrarono più nessun'anima viva, arrivarono a Molfetta. Il paese era deserto. In quel periodo dell'anno, posti come quelli erano frequentati pochissimo. Ci saranno stati solo anziani lì, perciò era raro beccare qualcuno per strada. Arrivarono al porto. "Bella gita turistica. Ora che si fa?", disse sarcastico Christopher. "Rubiamo una di quelle barche, ovvio", suggerì Tommaso. Lungo i moli c'erano ancorate diverse barche a vela, motoscafi o barchette a remi arrugginite. Pareva che molte di quelle bagnarole fossero abbandonate, talmente erano trascurate. All'improvviso sentirono il rumore di un motore. C'era una macchina nera, bassa e lunga e con i vetri scuri, che si stava avvicinando al porto. "Sono loro!", urlò Tommaso. "Dobbiamo buttarci!", disse ancora, indicando il mare. "Che cosa? Sei impazzito? Moriremo assiderati!", replicò Igor. Ma non c'era altra scelta. I ragazzi si tuffarono in acqua. Fu un gesto coraggioso ma obbligato, visto che non c'era altra via di fuga, essendo in una piazza aperta a piena vista, senza alcun riparo. Christopher sentì il sangue congelarsi e sbarrò gli occhi. Percepì la sensazione che se fosse rimasto ancora a lungo dentro l'acqua sarebbe morto. Il problema era che si sentiva pietrificato. Non riusciva a muovere un muscolo, per il freddo improvviso che avvolse l'intero corpo del ragazzo. Non era la stagione ideale per farsi un bagno... Poi intravide gli altri che nuotavano verso il largo, lasciando la scia di bollicine dietro di loro. Allora trovò la forza di mettersi a nuotare anche lui, più forte che poteva. Passarono sotto a delle barche. Si nascosero dietro ad una di esse e poi tirarono fuori finalmente le teste. La macchina si era fermata a pochi metri da loro, sgommando. Scese un tale, con un mitra in mano, vestito anch'esso di bordeaux. Scrutò bene la zona, come se si immaginasse che i fuggitivi si fossero gettati in mare. Poi altri tre suoi compari scesero, anch'essi armati. "Ci hanno visti, me lo sento!", disse Igor. "SHHH!" Lo azzittì Christopher. Intanto gli uomini sul piazzale dissero qualcosa nella loro lingua e poi ritornarono tutti in macchina. Appena sentito il motore dell'auto accendersi ed allontanarsi, tirarono un sospiro di sollievo. Per non morire assiderati, si arrampicarono sulla barca. Non si poteva fare a meno di tremare dal gelo. Perlopiù anche il vento faceva la sua parte. Appena accertatasi che non c'erano più ostili nei paragi, decisero di rubare il motoscafo. "Io so guidarlo, andavo a pesca con mio padre e mio nonno", affermò Tommaso. "Non sappiamo neanche dove andare!", replicò Igor. Ma l'altro ragazzo sembrava deciso a voler prendere quel dannato motoscafo. Infatti tagliò le corde, scassinò uno sportellino sotto al timone e si mise a maneggiare i fili che vi erano dentro, con l'intento di metterlo in moto. Poi disse: "Di certo qui non possiamo stare. Nel caso non ve ne foste accorti, i sannicandresi sono arrivati fino a qua. E ci troveranno se non ci allontaniamo subito. Via terra sono più forti loro, perché noi siamo stanchi e non disponiamo di mezzi di trasporto. Inoltre chiunque può riconoscerci, in qualsiasi posto. A quanto pare molti paesini sono coinvolti in questa pazzia, non solo Sannicandro. Ma via mare no! Avremo vantaggio noi". Il suo discorso filava. Gli altri rimasero zitti. Faceva troppo freddo per riuscire a ragionare. "Perfetto! Parte", esclamò contento Tom. Mise in moto ed uscì lentamente dal molo. Poi accelerò e si portò verso l'uscita del porto, lasciando dietro di lui la scia schiumosa. Scesero in coperta e appena Tom riuscì a far partire quel giocattolo, accesero il riscaldamento e si misero al calduccio. Il problema è che, oltre ai loro vestiti, anche gli oggetti personali si erano bagnati. "Maledizione! Il telefono, il portafoglio, i documenti! Tutto!", si lamentò Christopher, tirando fuori dallo zaino tutta la roba bagnata. Non rimaneva più niente. L'acqua aveva impregnato tutto. "L'avevo detto io che dovevamo chiamare subito la polizia!", disse Igor. Purtroppo a nessuno dei quattro funzionava più il cellulare, perciò ora l'unica salvezza era allontanarsi col motoscafo.
Si fece sera. Il gelo e la foschia avvolgevano la barca, nel mezzo del mare, mentre i quattro si erano fermati a fare una sosta. Mangiarono altre provviste racimolate nella casa dello zio di Samantha e altro scatolame che trovarono nella stiva. Non potettero cambiarsi i vestiti purtroppo, però si asciugarono un po' vicino alla stufetta. Ma stare di sopra allo scoperto divenne impossibile. A meno che non volessero trasformarsi in dei ghiaccioli... "Come siamo arrivati fino a qua?", chiese Samantha con la voce distrutta. Nessuno rispose, ma la guardarono compatiti. Poi sentirono un rumore e subito dopo un raggio di luce proveniente da fuori penetrò per un attimo dall'oblò. "Una nave", disse Tommaso. Fu il primo ad uscire. Gli altri dietro di lui. Sì, si stava avvicinando una barca. E a tutta velocità! "Presto andiamocene! Metti in moto!", urlò allora Christopher. Ma Tom non lo fece. Anzi, a insaputa di tutti, tirò fuori una pistola e la puntò verso i compagni. "Ehi! Ma che diavolo fai amico? Sei impazzito?", sbraitò Chris. Anche la ragazza rimase stupefatta. "Che cosa fai amore? Dove l'hai presa quella?", gli chiese esterrefatta. Christopher lo fissava con estrema attenzione e lo sguardo duro, mentre gli altri due urlavano impauriti. A quanto pare neanche la fidanzata se lo aspettava. Ma perché ora quel tizio gli stava puntando l'arma contro?
"Amore... che fai? Dobbiamo andarcene! Presto!", disse ancora Samantha. Nel frattempo l'altra barca si avvicinava. "Noi non andremo da nessuna parte", rispose freddo lui. "Ma sei impazzito?", disse Igor. "Chiudi quella bocca, frocio!", gli urlò Tom, puntandogli la pistola contro. Prima che Igor potesse ribattere, Christopher si mise davanti e lo azzittì, per evitare che quel tizio si inalberasse e gli sparasse addosso. "Perché lo stai facendo?", gli chiese intanto Samantha. "È ovvio. Che domanda stupida... Per portarvi in dono al Nostro Signore", disse lui. Incredibile, era anch'egli uno di quei pazzi! "Mi hai preso in giro... non ci posso credere", ripeteva abbattuta la ragazza, con le lacrime agli occhi. "Ora state tutti immobili. O vi sparo", disse Tommaso. "Sta bleffando...", lo interruppe Christopher. "Voi non potete ucciderci. Non qui. Vi serviamo vivi fino a quando ci porterete in quel maledetto paese. Tu non sparerai a nessuno. Altrimenti l'avresti già fatto", continuò. Igor, ancora abbracciato forte dietro di lui, lo supplicò di stare zitto, tremolante dalla paura. "Ah sì?", rispose Tommaso. "Tu prova ad avvicinarti. Poi vediamo se la tua teoria è veritiera oppure no", gli disse con tono minaccioso. Anche Christopher tremava un po', ma aveva l'odio disegnato nelle sue pupille, e non distoglieva un attimo lo sguardo dall'altro ragazzo. In ogni caso fu tardi. Una nave della guardia costiera arrivò alle loro spalle. "Ahahah... Rinforzi arrivati! E così volevi riportarci indietro bastardo?", esclamò soddisfatto Christopher. Ma Tommaso non fece cenni di paura. Non si voltò nemmeno. Anzi, sembrava proprio che aspettasse quella barca! Ma se era uno sbirro, perché mai avrebbe dovuto farli arrestare? Che la teoria di Samantha fosse vera? Forse anche la polizia del posto era alleata con i sannicandresi. Una voce da un megafono parlò: "Salite a bordo. Ora siete al sicuro". Avevano puntato un faro contro la piccola barca dei fuggitivi, ma si potevano comunque scorgere degli uomini in divisa affacciati dal ponte. Nessuno si mosse. Tranne Tommaso, che mise via la pistola e senza guardare indietro si aggrappò col braccio sinistro a una scaletta che avevano calato e si fece tirare su. Poi sparì dalla vista. "Forza. Ora anche voi. Siamo qui per aiutarvi", disse ancora il guardiano al megafono. I tre erano confusi, ma tra il freddo, la fame e la disperazione di quanto accaduto fino adesso, decisero di seguire l'istinto e si fecero issare a bordo anch'essi, convinti che finalmente sarebbero stati al sicuro. Gli agenti diedero abiti asciutti ai naufraghi e coperte con cui scaldarsi. Poi servirono loro anche del tea caldo. Una volta fatti accomodare su dei divanetti, arrivò il comandante di bordo e gli spiegò che ora li avrebbero portati al sicuro e di non muoversi di lì. "Ci potremo fidare?", chiese Igor appena il tizio uscì. Samantha non rispose. Era ancora afflitta dal tradimento del suo ragazzo. Si tormentava la mente di pensieri e spesso sperava che lui stesse recitando per far sì che lei poi stesse al sicuro. Ma il ragionamento non quadrava. Non aveva senso il comportamento di Tommaso. Puntargli addosso una pistola, cambiare espressione. Quell'espressione, la faccia di cui si era innamorata... Ora l'aveva vista improvvisamente cambiata. Sembrava divenuto diabolico quel ragazzo, lo stesso che fino a quel momento era sempre stato dolce con lei. Assurdo... "Credo di no. È ovvio che qui sta succedendo qualcosa...", disse allora Christopher, interrompendo il silenzio. "Credo che dobbiamo organizzare la fuga", concluse poi. Subito dopo la porta della stanza nella quale erano stati fatti accomodare, si aprì e qualcuno lanciò dentro un fumogeno. Neanche il tempo di alzarsi che i tre caddero a terra privi di senso...
Quando si svegliarono, erano legati e imbavagliati. Ma non si trovavano più nella cabina dell'imbarcazione. Stavolta erano in una specie di stalla. Era piccola, con le travi di legno, e al posto del pavimento c'era del fieno. Erano legati coi polsi a dei pali, che arrivavano fino al soffitto. Provarono a liberarsi movendo il corpo e le braccia, ma fu inutile. I lacci erano troppo stretti. Alle loro spalle avevano una parete, mentre di fronte c'era un'apertura sulla destra, dalla quale penetrava il sole. Lo scotch che avevano sulla bocca impediva loro di urlare. Si sentiva solo mugolare. Dall'ingresso arrivò una persona. Siccome il sole era di fronte, si vedeva solo la sagoma nera. Aveva un cappello a cilindro in testa. Poi parlò: "Signori, stasera al crepuscolo verrà effettuato il rito. Voi ovviamente avrete il grande onore di parteciparvi. Ora scusate, ma dobbiamo tenervi qui per evitare che scappiate ancora. Il grande giorno è arrivato". E poi uscì. I tre si guardarono perplessi. Dopo innumerevoli sforzi Christopher riuscì a togliersi quel nastro adesivo dalla bocca, che gli rimase appeso al mento. "Invitati al loro rito? Ma quale onore!", commentò poi sarcastico. In seguito anche gli altri, seguendo le indicazioni di Chris, riuscirono a levarsi gli scotch, facendo diverse smorfie con la mascella. "È chiaro che gli invitati verranno messi al rogo!", disse poi Samantha. Allora Christopher si inalberò e si rivolse a lei scocciato: "Senti. Si può sapere questi chi diavolo sono? Com'è possibile che ammazzano tutti i turisti e nessuno fa, né sa niente?!" - "Ti interrompo per non farti sprecare altro fiato. Non ho le risposte a tutte queste domande. Ne so esattamente quanto te" - "Si, ma tu vieni qua più spesso. Hai la famiglia. E il tuo fidanzato? Cosa mi dici di lui? Vuoi farci credere che così all'improvviso si è alleato agli altri senza che tu ne fossi consapevole?" - "Sentite. Siete liberi di credermi oppure no. Ma ciò non cambia il fatto che tra poco verremo tutti uccisi. Io sono stata con lui quasi un anno, ma non ho mai notato niente di strano" - "È la prima volta che venite qua insieme?", intervenne Igor con un tono tranquillo - "Si" - "Devono avergli fatto qualcosa...". Christopher allora provò di nuovo a liberarsi con tutte le sue forze, facendo colpi di reni e graffiandosi le braccia con quelle catene. "Fermati", lo supplicò Igor - "No. Io non mi faccio bruciare da questi pazzoidi" - "È inutile. È acciaio, non possiamo spezzarlo" - "Se scaviamo sotto terra forse...". La ragazza, che era immobile con lo sguardo puntato verso il terreno serrato, disse a bassa voce: "È tutto inutile... Fuori ci sono le sentinelle. Anche se ci liberassimo, loro ci catturerebbero" - "E allora cosa vorresti fare?!" - "Aspettare la sera. Magari Dio dal cielo ci regalerà un'opportunità per fuggire", concluse lei, guardando in alto.
Le ore passarono e arrivò il fatidico crepuscolo. Non mangiavano né bevevano dalla notte prima. Avevano la schiena a pezzi per la posizione scomoda, dovutasi sopportare tutto il giorno, e ora saliva l'ansia sempre di più, dato che andavano incontro al loro destino. "Secondo voi quante volte l'hanno già fatto?", chiese Igor. "Ah, non so... probabilmente da sempre. Da quando esiste sto paese", rispose Samantha. Christopher intervenne dicendo: "È assurdo! Ma è ovvio che nessuno è mai riuscito a scappare. Altrimenti avrebbero avvisato la polizia e questa follia si sarebbe stroncata". "E se fosse una cosa top secret? O esperimenti del F. B. I.?", chiese Igor - "Tu vedi troppi film amore mio" - "Pensateci. Qualcuno del paese dovrà pur avere contatti all'esterno. È impossibile che in tutti questi anni non si è mai diffusa una semplice voce!" - "Magari sì. E li hanno uccisi per non farli parlare. Come mio zio... E probabilmente tutta la mia famiglia", disse la ragazza, terminando la frase con un sospiro. "Sì ma tutti questi presunti omicidi si sarebbero sentiti al telegiornale. Invece niente. Tutto tranquillo e silenzioso. Come te lo spieghi?", chiese Christopher - "Non lo so... Magari la stampa nasconde queste informazioni. Magari il governo sa. Forse fanno esperimenti umani e hanno infiltrati che proteggono questo segreto" - "Bah...". All'improvviso il discorso fu interrotto da degli spari. Che diavolo stava succedendo là fuori? Urla, gente che correva, altri spari e così via. Un uomo si precipitò all'interno di quella trappola per topi. Era il vecchio pazzo del paese! Tutto ubriaco e traballante, spiaccicando le parole, disse: "Ehi voi! Seguitemi, forza!". Anche se era lontano due o tre metri, si sentiva la puzza del suo alito. "Siamo legati, per favore aiutaci!", gridò Christopher. Allora il barbone si avvicinò e inciampò dinanzi a loro. "Grandioso...", commentò Chris sarcastico. Nonostante l'alto tasso alcolico del vecchietto, i tre ragazzi riuscirono a liberarsi dai catenacci, e si alzarono finalmente in piedi. Era primo pomeriggio ancora. Uscendo furono lievemente accecati dalla luce del sole. Poi notarono i corpi di tre sannicandresi stesi a terra, immersi in pozze di sangue. Avevano i fucili in mano. Anche il vecchio ne aveva uno. "Dove l'hai preso? Li hai uccisi tu quelli?", gli chiese Christopher. L'uomo rispose qualcosa di incomprensibile e poi iniziò a correre, facendo cenno di seguirlo. Chris raccolse un fucile da un cadavere e poi inseguì gli altri. Una campana iniziò a rimbombare per tutto il paese di Sannicandro. E poi in seguito si udirono strilla acute e una sirena cominciò a suonare. "C'è la massima allerta! Dovete andare avanti da soli", disse allora il vecchio. "Come facciamo a scappare?", chiese disperata Samantha. Il barbone rovistò frettolosamente nelle sue infinite tasche, di quelli che difficilmente si potevano definire vestiti, e diede loro le chiavi di un'auto. "Prendete la mia!", disse poi, indicando un rottame parcheggiato storto, metà sul marciapiede e metà giù, nella via principale di fronte alla chiesa. "Hai anche una macchina?", chiese Christopher ironico. Poi prese al volo le chiavi e gli disse: "Chiunque tu sia, grazie di tutto!". Gli diede una pacca sulla spalla e schizzò via insieme agli altri due, raggiungendo l'automobile. Era una Fiat Uno a tre porte, grigia scura. Sia fuori che dentro era sporca da fare schifo. C'era polvere ovunque, soprattutto sui vetri, che a stento si vedeva fuori. C'erano inoltre lattine di birra vuote e altra robaccia sui tappetini e sui sedili posteriori. Ma ora non c'era tempo per fare gli schizzinosi. Così Christopher abbassò il sedile per far sedere dietro la ragazza, ma ci fu un imprevisto. Arrivò Tommaso, armato anche lui, e urlò: "Fermi!". Samantha allora si bloccò e non salì più in macchina. Anzi andò verso di lui e gli disse: "Amore! Ti prego, torna in te! Scappiamo via da questi pazzi. Ti hanno fatto qualcosa e io non... Vieni via con noi, ti prego!". Ma lui caricò il fucile e lo puntò verso di lei. Così Chris istintivamente fece lo stesso. "Sparale e io ti ammazzo", disse con tono cattivo al ragazzo. Samantha nel frattempo continuava a piangere e a supplicarlo, ma così facendo persero tempo e arrivarono sannicandresi da tutte le parti. "Non c'è più tempo!", urlò Igor spaventato. Qualcuno sparò, sfiorando Christopher e colpendo un vetro della macchina, che esplose in frantumi alle sue spalle. Allora Chris rispose al fuoco, sparando ovunque terrorizzato. Anche Tommaso partecipò alla sparatoria, ma Christopher lo colpì per primo ed egli cadde a terra inerme. Samantha strillò dal dolore e corse verso di lui. Chris la bloccò da dietro con entrambe le braccia, per portarla di forza in macchina. Altri spari. Samantha si buttò a terra disperata. Non voleva lasciare lì il suo fidanzato. Igor allora arrivò e la caricò di forza in spalle, sbattendola in macchina. "Amore, corri fai presto!", gridò poi a Christopher. Ma proprio mentre quest'ultimo stava per balzare in auto, venne colpito a una gamba. Cacciò un urlò e si piegò sull'asfalto dal dolore. "Nooo!", urlò Igor. E corse a soccorrerlo. "Devi guidare tu", gli disse Christopher tenendo i denti stretti. "Che cosa??", rispose strabiliato Igor. Prima di rispondere, Chris si girò e sparò a raffica colpendo una decina di nemici che si stavano avvicinando. "Devi guidare tu! Fai presto! Sali in macchina e parti!", gridò poi - "Ma io non posso..." - "Fallo!!! Mi fido di te. Ti ho insegnato a guidare e so che puoi farcela" - "Amore, eravamo in un parcheggio deserto di un centro commerciale!" - "Sì, beh... fai finta che questo è l'esame di pratica", rispose sorridendo, nonostante le smorfie di dolore. Così Igor si rassegnò e aiutò il compagno zoppicante a sedersi nella vettura. Poi salì anche lui dalla parte del conducente. "Ok, forza e coraggio, su!", si disse da solo il diciottenne, con le mani che gli tremavano. "Forza, gira la chiave, tieni premuta la frizione e accelera leggermente", gli spiegò con affanno Christopher, stringendo ancora i denti dal dolore. Ma un conto è farlo in un parcheggio di un ipermercato, dove non ci sono macchine e tanto meno pazzi satanici che ti inseguono per ucciderti, e un conto era farlo lì, con i nemici a pochi metri da loro, armati e con cattive intenzioni. Fu quasi inevitabile. Igor andò in panico e, nonostante riuscì a far partire la macchina senza farla spegnere, perse il controllo e sgommò a tutta velocità sopra il marciapiede, travolgendo paletti, panchine e piante. Tutti e tre i passeggeri non fecero in tempo a dire una parola. L'auto andò a sbattere contro la porta della chiesa e la sfondò, entrando dentro! Travolsero le prime file di panchine, facendo balzare in aria tutte le persone che stavano dentro. Il parabrezza e i finestrini ormai non esistevano più. "Ehm, tranquilli. È ai primi passi, sta facendo lezioni di guida. Voi continuate pure!", disse sarcastico Chris agli anziani che stavano partecipando alla messa. Poi Igor ingranò la retromarcia e anche stavolta uscì a tutta velocità, investendo tra l'altro un paio di nemici che stavano per raggiungerli. "Wow! Che tempismo!", disse poi tutto esaltato. A quel punto si mise coraggio e riuscì bene o male a portare la quattro ruote fuori da quel dannatissimo paese. "Hai visto? Sei migliorato, bravo!", disse Christopher a bassa voce. Sapeva di perdere sangue, ma non aveva ancora avuto il tempo di guardarsi la ferita. Il proiettile era fuoriuscito. Era allo stremo delle forze e si sentiva svenire. Il neo autista improvvisato sorrise e poi continuò a guardare la strada, dicendo: "Ci siamo quasi. Li abbiamo seminati". Samantha intanto piangeva e restava sdraiata di dietro senza rispondere alle parole di conforto, che ogni tanto provava a dirgli il suo amico Igor. Poverina, aveva perso probabilmente tutta la sua famiglia. Ora anche il suo ragazzo l'aveva tradita, e come se ciò non bastasse, lo vide morire davanti ai suoi occhi. Ma dovevano ritenersi fortunati. Pare che stavolta stavano riuscendo davvero a mettersi in salvo. Christopher spiegava al fidanzato quali marce mettere, ma Igor si accorse che perdeva troppo sangue. Così si fermarono in un'area di sosta, in piena campagna. Lo aiutò a fasciare la ferita e poi si ripartì. Evitarono le strade provinciali e un'oretta dopo raggiunsero finalmente la città. Al primo incrocio col semaforo rosso, le persone dalla macchina affianco guardarono basite la loro Fiat Uno, piena di ammaccature, di buchi causati dai proiettili e coi vetri rotti. "Non farci caso. Fa finta di niente", disse Chris al fidanzato, che era a disagio totale. Attraversarono Bari dando talmente nell'occhio, che si sentivano di essere su un carro di carnevale durante una sfilata. Poi raggiunsero una caserma di polizia.
Quando gli agenti li videro, tutti sporchi, coi vestiti strappati e feriti, li soccorsero immediatamente. Christopher fu portato subito in infermeria e fu medicato. Perfetto. Almeno gli sbirri sembravano apposto, pensarono i tre. Raccontarono tutto e fecero la denuncia. Il maresciallo che li interrogò scrisse sul verbale che degli abitanti di Sannicandro, in provincia di Bari, tentarono di ucciderli e li stavano inseguendo tuttora. Fatto ciò, fece assegnare ai tre sopravvissuti una scorta fino alla stazione centrale, dalla quale avrebbero preso poi il treno per rientrare a Milano. La polizia diede loro anche i biglietti ferroviari e poi li accompagnarono in macchina. Raggiunto il binario, i tre, si buttarono su una panchina, e finalmente tirarono un sospiro di sollievo. Erano distrutti, sia emotivamente che fisicamente. "Non ho mai fatto tanti chilometri quanto in questi giorni", commentò ironico Christopher. Era proprio quest'ultimo l'unico a non essere ancora del tutto tranquillo. Un brutto presentimento lo perseguitava, come se ancora quella folle avventura non fosse finita. Gli altri due invece stavano appiccicati, uno con la testa sulla spalla dell'altra, e tacevano mogi mogi. Il treno sarebbe passato tra circa cinque minuti. Ma era insolitamente deserta quella stazione. C'era qualcosa di strano. Christopher lo sentiva. Erano in un binario centrale. C'erano altre poche persone più in là a sinistra ad aspettare lo stesso treno. Alcuni avevano i trolley. Nel binario di fronte c'era solo una persona, ma molto lontana, sulla destra; mentre in quello dietro nessuno. Le altre poche persone che c'erano in stazione stavano tutte sul primo binario, davanti al bar e l'ingresso principale. C'era un'atmosfera pacifica ma piuttosto strana. Qualcosa di astratto e inquietante vagava per quelle rotaie. Una voce annunciò l'arrivo del treno per Milano e distrasse Christopher da quei pensieri, mentre era in fissa verso l'atrio dove stava la biglietteria. "Che hai amore?", gli chiese Igor, mentre gli teneva la mano. "Non so... C'è qualc...", la sua risposta fu interrotta da degli spari! I tre saltarono in piedi. Nel frattempo stava arrivando il treno. I colpi venivano da destra. C'erano dei tizi in lontananza che prendevano la mira e facevano fuoco, in direzione dei ragazzi. Istintivamente si nascosero dietro un pilastro, quello più vicino. Contemporaneamente il treno si fermò sulla banchina, fischiando mentre frenava. Ma i pendolari erano tutti in fuga. Si udivano urla e sirene in avvicinamento. Le porte del treno si aprirono, per dar modo alla poca gente che vi era a bordo di fuggire. I tre fuggitivi decisero all'unisono di ripararsi invece dentro al vagone, uscendo così allo scoperto. I loro tre inseguitori, che ormai si erano avvicinati parecchio, non ci pensarono due volte e colsero l'occasione. Spararono ancora e un proiettile colpì alla schiena Samantha, che cadde a terra a pancia in giù. "Noo!", urlò Igor, che si fermò per soccorrerla. Chris lo acchiappò appena in tempo prima che altri proiettili lo colpissero, afferrandolo da dietro e scaraventandosi con lui all'interno del treno. Poi arrivò la polizia. Ci fu una breve sparatoria. Christopher spiò dai vetri, tenendosi basso per paura di altri eventuali colpi. Fece in tempo a vedere i tre sannicandresi mettersi vicini, uno attaccato all'altro, e pochi istanti dopo farsi saltare in aria! L'onda d'urto fece tremare tutto e i due ragazzi caddero a terra, tra i sedili. Non si sa come, ma quegli psicopatici si fecero esplodere lì, a pochi passi da loro e dai poliziotti, che stavano intanto arrivando a frotte. Fu un incredibile ed inaspettato colpo di scena. Ora non rimaneva più nessuno da poter arrestare. Ancora un'altra volta, quei pazzi satanici, l'avevano fatta franca...
Il giorno seguente, Christopher stava stravaccato sul divano di casa sua, mentre guardava la tv. Era tardo pomeriggio e il sole iniziava a tramontare. Decise di alzarsi per andare a prendere una bevanda dal frigo. Stappò la sua Sprite e si ributtò sul morbido sofà. Nel frattempo era iniziato il notiziario. Squillò il telefono. Era Igor. "Come stai?", gli chiese. Per lui doveva essere stato un trauma veder morire una sua amica davanti ai suoi occhi. Poi lo azzittì di colpo e cercò il telecomando per alzare il volume. "Che succede?", gli domandò Igor. Gli era sembrato che stessero parlando del loro caso. Infatti era proprio così! Il giornalista inquadrava la stazione di Bari e i binari dove ci fu la sparatoria. "L'ISIS colpisce ancora! La polizia di stato ha accertato che si trattava di un attacco terroristico. Ma la domanda resta la stessa: siamo al sicuro da questi islamici? Di certo nessuno si aspettava che attaccassero l'Italia, e tanto meno una città come Bari...", diceva la voce al TG. Christopher restò basito... Poi disse al fidanzato: "Hai sentito anche tu?" - "Si! Pensano che sia stato l'ISIS. Non ci posso credere! Ma la nostra denuncia che fine ha fatto?! Non hanno indagato? Nessuno si è degnato di andare a Sannicandro a fermare quei pazzi?!" - "Purtroppo, pare di no...".
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