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Ho deciso di cambiare vita
Ho deciso di cambiare vita, di lasciarmi tutto dietro alle spalle e di ricominciare da zero, ed eccomi qui. In questo paesello di manco duemila anime simile a tanti altri piccoli paesini della bassa Valtellina. Ci sono cresciuto in questo posto dove non c'è niente e dove tutti conoscono tutti. Mia mamma, la signora Aida Della Mina, ha sempre abitato qui, nella grande casa bianca vicino alla vecchia casa di riposo, o come le chiamano oggi, RSA. Quando io stavo ancora qui, e sì, insomma eravamo ancora una famiglia unita, lei era solita scherzarci su questa cosa:<<Dai così tra qualche anno, quando sarò veramente vecchia non dovrò fare molta strada!>>. E invece mamma è ancora qui, nella sua vecchia casa che aspetta che io torni con la spesa. Sono andato a farla al Discount qui vicino... al Discount... spero che qualche vecchia pettegola del paese non mi veda con le buste in mano.
Entro in casa, le bacio la testa dai capelli color neve, poso le buste della spesa in cucina e esclamo con eccessivo entusiasmo:<< Eccomi già qui di ritorno con la tua spesa! Hai visto come ho fatto presto?>>. Lei con voce neutra mi risponde:<< E mettila là in cucina!>>, senza fare tante cerimonie. Io cercando di mantenere la calma e posizionandomi davanti a lei, che è seduta sul suo divano preferito in una posa plastica e con lo sguardo perso nel vuoto, le dico che l'ho già fatto. Lei farfuglia qualcosa sui soldi e sul resto. Poi improvvisamente la stilettata:<< E allora quanto pensi di fermarti qua?>>, e allora io perdo la pazienza e strillo:<< Ma pensi che mi piaccia stare qui? In questo buco con...>>.
<< E allora vai, vai! Torna nella tua Milano di merda a fare la bella vita, chi ti trattiene?>>.
Certo quando avevo intenzione di cominciare una vita nuova l'idea originale non era certo quella di tornare a "casa"... ho chiesto a mia sorella Angelica se può darmi una mano a trovare lavoro. È venuta qui apposta da... da dove sta ora, per me. Dice che mi trova bene, invece io lei la trovo "sciupata", trascurata, come al solito, del resto. << Bé tu hai molta esperienza nel campo della moda, per te non dovrebbe essere un problema trovare posto come commesso, anzi a tal proposito, ho sentito che ne stanno cercando uno in un negozio di abbigliamento a Morbegno!>>.
<< Sì, ma Angy, io a Milano lavoravo in negozi D&G!!!>>.
<< Già, sembra che li hai pure svaligiati... comunque sta in via Vanoni... provare non costa nulla!>>.
<<Certo, certo... e dimmi di te? Stai ancora con quello, con, come si chiama, Rodolfo?>>.
<< Sì, tra noi, e in genere nella mia vita, va benissimo... e così ora stai da mamma?>>
<<Eh, sì! Anche se Angy, non ti nascondo che mi piacerebbe andare da qualche altra parte... non è che tu...>>.
<< Guarda, dove stiamo io è Rodolfo stiamo già stretti... no, lascia pago io!>>.
La cameriera porta il conto, Angelica fa per pagare, ma io l'anticipo.
Nella bassa Valtellina sembra girare tutto attorno a questa cittaducola di neanche... quanti? Tredicimila abitanti, massimo? A me Morbegno ha sempre dato un senso di claustrofobia. Eppure è cresciuta rispetto a come me la ricordava. Ma è cresciuta davvero male, con cattivo gusto. Or ora entro nel negozio di abbigliamento che mi è stato segnalato da mia sorella e incontro lui! E io non respiro più... si tratta di un morbegnese mio coetaneo, uno dei primi con cui mi imboscavo da ragazzetto, sulle sponde del Bitto! Ovviamente anche lui mi riconosce al volo:<< Luca! Non ci posso credere!!!>>. Buffo, io il suo nome mica me lo ricordo.
Si chiama Davide e mi porta a mangiare in un posticino sul lago. È provinciale pure qui ma almeno qui c'è la vista lago.
<< Quindi hai esperienza? Se vuoi, per me puoi iniziare già domani, ma adesso parlami un po' di te...>>.
<< Che vuoi che ti dica?>>.
E così inizio a raccontargli di quando a diciannove anni presi il mio primo treno per Milano, sera tardi. Di quando io timido ragazzo di provincia ma con grandi ambizioni e un certo stile congenito nel sangue iniziai a frequentare i primi locali gay, le feste, la gente giusta. Fui "una scalatrice sociale", e alla fine Milano divenne la mia città.
Mi innamoravo facilmente e mi pigliavo "randellate" altrettanto facilmente. Imparai a diventare una puttana. Non mi facevo troppi problemi morali a farmi quello o quell'altro o a farmi di coca. Mi piaceva fare la bella vita e feci di tutto per potermela permettere, quindi facendo molti soldi, poi mi innamorai sul serio...
<< Mi piace come ti vesti...>>.
<< Anche tu Davide hai stile! Poi fa conto che ho dovuto vendere molta roba sai... comunque, parliamo di te, ora!>>.
<< Bé io non ho avuto una vita movimentata come la tua... ho la mia attività, una moglie...>>
<< Cosa?>>.%
12
l'autore frivolous b. ha riportato queste note sull'opera
prima parte
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3 recensioni:
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- La prima parte non delude le attese, sei uno scrittore coi fiocchi.

- Scritto divinamente... non ti conoscevo dal punto di vista della prosa e devo dirti che mi hai sorpreso notevolmente... bravissimo frivolus.
- che bello... cambiar vita... ma non cambiare il Tuo stile di.. scrittura... Sempre bravo in prosa e poesia..
- Ma checariniiii grazie! Pensa @Ferdinando che su sto sito avevo proprio cominciato con la "prosa" che è la mia reale passione (anche se non credo di essere poi così bravo come dicono!)... bene, sito permettendo, posto il seguito

- Carino Fri, attendo il seguito, bravo, scritto molto bene complimenti da quella che una volta era la zia ahahhahh ciao

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