Poi, dentro questa angoscia sorda, abbiamo come visto Dio rendersi partecipe nella sventura, il suo muso stanco gridare troppe coordinate indecifrabili, la sua voce rauca farsi sentire vicina. Dio è un oceano asettico che nella sua abbondanza ci invita ad amare senza chiedere nulla in cambio, forse solo un idioma incomprensibile, la libertà in cui sogniamo di tuffarci da quando siamo venuti al mondo. E se non fosse per Dio, per l'idea di Dio, saremmo morti prima ancora di cominciare.
Dopo l'angoscia ci sarà soltanto il mondo, la linea sottile che divide l'affondo negli inferi del dolore dalla conseguente risalita, le contraddizioni e le bellezze del mondo, la mano del padre che ci guida, dolce, nel percorso della vita. Ci sarà, in pratica, una nuova vita davanti che si presenterà, una vita che non avremmo mai immaginato di vivere, come per volerci rivalere sul destino, anche noi, in fondo, presenti.