Magra e abbronzata, con i capelli lisci di un nero fin troppo corvino perché abbia l'aria di esserlo naturalmente.
Non più giovane, con una madre da assistere e una figlia ingombrante da gestire, specie perché il padre è il suo passato: un uomo che nel tempo era troppo cambiato.
Guarda assorta le auto passare sulla trafficata arteria come la vita, seduta su una poltroncina bianca davanti al suo negozio di articoli sportivi, tra piumini e felpe invernali fuori stagione.
Gli spacchi laterali della gonna lasciano intravedere le gambe quando le accavalla e dalla camicetta si scorge il reggiseno che sorregge poco più che se stesso.
Solo qualche minuto per chiedere un'indicazione e di lei mi affascinarono i modi di fare spigliati, gli occhi di verde scuro, le fossette e i denti quasi da pubblicità che s'illuminarono con la parola.
Pochi minuti, l'auto parcheggiata male e mi richiamò l'afoso nastro di catrame di agosto; per lei non c'era tempo, anche se sarebbe valsa la pena di perderci un secolo in più.