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Voglia di crescere
La prima cosa che feci dopo aver preso in affitto, con un amico al momento a casa per un breve periodo di riposo, un bilocale fu quello di abbellire una parete dello stesso con una rete da pescatori che mi ero portato da casa ed inserire tra le maglie una serie di conchiglie e le lucine intermittenti colorate, quelle dell'albero di natale per intenderci, di provenienza dubbia con la speranza che se mia madre fosse venuta a trovarmi (cosa improbabile), non si fosse soffermata su di esse. Sotto misi un tavolinetto e vi sistemai un giradischi con i lenti, ma molto lenti, più famosi degli anni '60. Immediatamente vicino a questa parete, e non a caso, sistemai il comodo divano letto che avevamo. Tutto organizzato alla perfezione. Perché ? Era il minimo che potesse fare un giovane arrivato vergine all'università e che aveva voglia di scrollarsi da dosso questa... devastante immagine. Da quando ero arrivato, circa due anni prima, avevo vissuto tra una pensione e una casa privata e, anche se si fosse presentata un'occasione non avrei saputo cosa fare per la mancanza di una location adeguata. Ora era tutto a posto e volevo iniziare da subito a darmi da fare per inaugurare quel piccolo spazio che mi ero creato... per crescere. Proprio quella sera ero stato invitato ad una festa di studenti in una casa privata. Mi preparai con cura, mi vestii con eleganza, misi il profumo, in abbondanza, tanto che sarei potuto passare per una di quelle "signorine" che la sera affollano i marciapiedi, mi lavai i denti poco prima di uscire e andai... a piedi naturalmente. Chi avrebbe avuto la fortuna di dividere la sua vita con la mia, anche se per breve periodo, avrebbe dovuto essere una camminatrice! Mi sentivo un po' un crociato, pensai che avrei dovuto faticare molto quella sera, non ero abituato a duellar a singolar tenzone con le donne, ma ero deciso. Audentes fortuna iuvat, dicevano i latini e io mi sentivo audace quella sera. Poi non so, certo è che la mia audacia diede i suoi frutti. Ebbi molto, tanto successo quella sera. Tra frizzi e lazzi Incantai la platea in quella festa, sia maschile che femminile, cui ero molto interessato. Ad un certo punto tra le donne si era creata una lista di coloro che avrebbero ballato assieme a me prima di altre, quasi tutte! All'una di notte avevo i piedi dolenti e ancora non avevo trovato ciò che cercavo. Eravamo quasi all'alba del '68 e i fermenti cominciavano a sentirsi. Ballai con la filosofa, e stavo per addormentarmi addosso a lei per i suoi discorsi. Effetto identico lo ebbi con la scrittrice impegnata che non la smetteva di parlare e senza refusi. La sportiva che non finiva mai di muoversi anche a musica finita. Di tutto, insomma, ma niente che facesse al mio caso. E io continuavo a ballare alla ricerca di... e mica potevo dire di chi ero alla ricerca! Finalmente si fecero le due e trenta ed arrivò lei. Non molto alta, magra con tendenza ad ingrassare (notare il mio linguaggio da gentiluomo), tranquilla, aveva l'aspetto di una donna che sapeva il fatto suo. Mi disse semplicemente, con la consapevolezza di chi era sicura di non essere rifiutata ;
• Mi fai ballare?
• Te lo stavo per chiedere. - (Bugia. Non mi ero nemmeno accorto di lei)
• Sei galante...
• Eh no! Non cominciamo ad offendere! A me galante non lo ha mai detto nessuno!
• Che simpaticone che sei...
La musica iniziò e lei si strinse a me con un calore diverso e accostò il suo viso al mio. Capii di essere piaciuto, ormai mi sentivo un intenditore di donne. Pensai : Non mi freghi con la dolcezza degli innamorati. Voglio ben altro io. E, infine, avvenne ciò che mi ero augurato avvenisse. Lei si accostò al mio orecchio, sollevandosi sulle punte delle scarpe e pronunciò la fatidica frase :
• C'è troppo fumo qua dentro, potremmo andare a casa tua?
• Certo che possiamo, ma sai, è una casa di poveri studenti fuori sede...
• Se ci sei tu, sarà una reggia.
E chi mi teneva più a quelle parole. Avrei voluto fare salti di gioia, ma mantenni l'aplomb. Era arrivata la mia ora, quella tanto attesa. Sarei diventato adulto in tutto e per tutto!
Arrivati a casa entrammo ed io accesi le luci ad intermittenza che diedero spettacolo. Intanto fuori era cominciato a nevicare e l'atmosfera ovattata che creava la neve ben si sposava con la scenografia che avevo creato benché in antitesi. Solo una cosa la disturbava.
Il rumore che veniva dall'altra parte della parete, riconducibile all'attività amatoria della persona che abitava i locali accanto ai miei. Gridolini, sospiri di donna in amore e quant'altro, giornalmente, ed io a causa di deficienze edili, ero costretto a sopportarle mio malgrado. Ora, invece, mi facevano anche comodo... facevano pendant all'atmosfera che avevo creato. Ma da quella sera in poi, fantasticai, le grida si sarebbero tramutate in urli, i sospiri in vortici di piacere, si, con queste premesse avrei fatto la mia entrée nel mondo dei grandi, degli adulti. Ero stato scrupoloso, avevo premeditato e, di conseguenza, avevo fatto tutto a puntino. Con l'augurio che la mia serata finisse come stava per finire, avevo indossato perfino le mutande tattiche... cioè delle mutande nere con davanti stampato in rosso, il disegno di una trivella! Presi degli cioccolatini, regalo che mia madre mi fece essendosi accorta che soffrivo di "cioccolatofagia" e del brandy che tenevamo nell'evenienza di una rianimazione. Tutto era pronto. Mi sentivo come poco prima di sostenere l'esame di Anatomia. Vuoto! E non potevo sprecare questa grande occasione. Una preghiera a S. Valentino Peccatore, il santo dell'amore profano e quindi mi sedetti accanto a lei, sul divano. Le passai il braccio attorno al collo e l'attirai verso di me. Lei mi lasciò fare docilmente e docilmente appoggiò la sua testa sul mio petto. Dopo un po' le sollevai il mento per baciarla e...
• Che fai, piangi?
• Si, di felicità ! Ma tu avrai capito! Perché tu lo hai capito, vero?
• Come no! - dissi brevemente per tacitare la conversazione e passare all'azione, ero eccitatissimo. E poi cosa c'era da capire era tutto chiaro, dai!
• Sei eccezionale - rispose lei - Quando hai capito che sono innamorata pazza del tuo amico? Ora che non c'è, volevo vedere dove abitava, si, insomma, l'ambiente in cui interagiva e perché no, conoscere l'amico con cui condivide tanto tempo!
Quella domanda non ebbe mai risposta, solo uno scrollare le spalle addebitabile più ad un tic nervoso che ad un tentativo di rispondere. Tutto era tornato alla normalità. Le atmosfere che avevo create, svanite. Il sogno nordista di un giovane terroncello, in fumo. Avrei dovuto rimandare la mia entrata nella società che conta, quella degli adulti, ancora non si sa per quanto tempo.
Ora sono vecchio e non sono più vergine, ovvio! Ma non è stato questo a facilitare la mia maturazione complessiva. La crescita avviene, non traumaticamente come credevo di poter fare io, ma nei tempi giusti al momento giusto. Parlo proprio come un prof che vuol dare lezioni! La verità è che essendo vecchio, non ho più tante... urgenze e posso così pontificare. Però... la lezione di tanti anni fa mi è servita a capire che si cresce con le parti alte del corpo e non con quelle basse. In fondo, pur essendo vecchio certe "esigenze" ancora non mi mancano, ma le affronto per come devono essere trattate, cioè esattamente al contrario di come facevo prima, e il risultato cambia, oh si che cambia!
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