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Una sorprendente natività
Era qualche giorno che giravo per i borghi maleodoranti di Betlemme: case di pietra e tanta polvere, ma gente accogliente e generosa anche verso di me.
Non avevo mete precise dove andare e così ciondolavo per le strade.
Una notte mi svegliò un gran trambusto di voci, di ragli d'asino e di belati lamentosi. Mi drizzai incuriosito e vidi che un gruppo di pastori d'ogni età e massaie scarmigliate s'incamminavano lungo un sentiero di ciottoli, illuminati dalla luce lattiginosa della luna.
Per essere notte fonda il cielo era di un blu chiaro e luminoso, punteggiato di stelle, le sagome delle persone si stagliavano nere all'orizzonte, solo qualche testa era illuminata dalle fiamme rosse delle torce.
Li seguii da lontano, non mi sono mai piaciute le processioni, ho sempre temuto di rimanere intrappolato.
La notte era davvero bella, una calda notte mediorientale, silenziosa e affascinante, quanto pericolosa.
Non mi accorsi che la processione si era fermata e tanto ero perso nei miei pensieri, che sbattei alla sottana di una contadina, la quale, presa com'era dal parlare con le altre comari, non ci fece caso. Era sicuramente più in là con gli anni, vedevo la pelle del collo piuttosto grinzosa, che inscenava una strana danza. Le altre donne, coperte dai scialli e dalle ombre della notte, non riuscii a distinguerle, ma credo ve ne fossero di giovani.
Mi fermai ad ascoltare, nascosto dalle sottane, complice il buio, cercando di capire cosa fosse successo di così importante.
"Ma quella ragazza è così giovane, ha partorito tutta sola? Ma la conoscete voi?" disse la contadina contro cui ero andato a sbattere. Subito una bella voce squillante rispose: "Io no, ma Sara l'ha vista stamattina che girava a dorso di un asino con quel pancione, il viso dolorante."
"Ma nemmeno su un letto di foglie, addirittura sul pagliericcio e da sola. Certo che roba, venire a partorire lontano da casa propria. Io proprio non le capisco queste ragazze moderne..." Si lasciò scappare la mia donna.
"Sono due morti di fame, Tolomea non li ha ospitati neppure nella sua cantina. Che schifosa sempre attaccata ai soldi." s'intromise una terza voce un po' roca.
"Avida come poche, ma sempre squattrinata come tutti noi." sentenziò la mia contadina,
"Eccola là, sta carogna!" la bella voce squillante si distinse molto bene nel silenzio quasi mistico, e prima che la potessero fermare, svergognò Tolomea, che si stava prodigando in aiuto della neo famigliola.
" Prima non li accetta nella sua locanda, poi da quando ha sentito che il figlio di quella ragazzina era miracoloso, era lì che li serve come fosse la loro sguattera! MA NON TI VERGOGNI TOLOMEAAA!"
"DONNEEE volete tacere una buona volta e andatevene a casa."
Un barbuto pastore si girò aggressivo e tacitò le donne, poi però cominciò lui a parlottare con i suoi amici.
Un forte odore di stallatico emanava da quei corpi, li annusavo silenzioso e cercavo di capire cosa guardassero di tanto interessante.
Lasciai alla fine le gonne confortevoli e calde della mia contadinotta e sgusciai ai lati della folla e alla fine riuscii a vedere questa famigliola cenciosa, illuminata da un focolare improvvisato nella stalla.
Fu allora che vidi per intero la massa di straccioni dalle facce incrostate di sabbia e cotte dal sole, i capelli arruffati e gli scialli delle donne di tutti i colori, che si avvicinava delicatamente e cercava di rendersi utile, chiamata ad aiutare se stessa. La povertà che aiuta la disgrazia e tutto per quello strano modo che hanno gli umani di vivere.
Sono secoli che noi cani viviamo al fianco degli esseri umani ma ancora nessuno di noi ha capito perché si rendano la vita impossibile per niente. Mah!
Sono strani gli umani, tanto strani!
Ero così stanco che dopo poco mi addormentai, lasciando le pecore belare divertite dall'evento notturno. L'ultima immagine che ricordo sono state le stelle, luminose, quasi accecanti che rischiaravano il cielo.
Un galletto dispettoso si mise vicino alle mie orecchie a strillare la sua sveglia al pollaio. Feci un salto a quel Chicchirichiiii lungo e sguaiato, era ancora notte, le stelle sembravano essersi spente e il buio fitto e intenso m'invitò a dormire di nuovo.
Mi svegliò il sole ai suoi primi raggi caldi. Mi stiracchiai un poco e dopo mi guardai intorno in cerca della gente, del nascituro e della dolce mammina dai lineamenti infantili.
Un silenzio interrotto solo dal brusio delle foglie, molestate dalla brezza mattutina, mi fece capire che erano andati tutti via.
Nessuno aveva fatto caso a me, solo il gallo per divertirsi un pochino. Poco male, pensai, tornandomene verso le case polverose di Betlemme.
Lungo la strada, davanti a una casa mezzo diroccata, era legato un asinello. Fin dal primo sguardo riconobbi l'asino che la sera prima scaldava con il suo fiato il bimbo appena nato.
"Ciao, amico, come mai stai qui legato? Fra un po' il sole sarà molto caldo, ti arrostirai."
"Fidati che ora arrivano i miei padroni e si riparte. Sono così stanco, amico mio, che non ho neppure la forza per ragliare. Una nottataccia non ho chiuso occhio. Tutta quella gente a guardare i miei poveri padroni. Io questi umani non li capirò mai."
"A proposito, raccontami, se vuoi, è vero, come dicono, che questo bambino ha poteri magici? Perché stavano tutti a guardarlo ieri sera?"
" Mah amico mio, che ti devo dire, io sti due li ho incontrati vicino Nazareth. Lui è un brav'uomo e lei è poco più di una ragazzina. Mi hanno comprato e quando li ho visti mi è preso un colpo. Si vedeva che erano due disgraziati e che non mi sarebbe andata bene. Non era il primo padrone e nemmeno il primo viaggio. Io sono un asino, non mi chiedono il parere, mi tirano e io cammino.
Fino a Betlemme era andata piuttosto bene, poi la ragazza si è sentita male. Lui, poveraccio, ha bussato a tutte le porte per chiedere aiuto. La gente povera di solito ha il cuore generoso e accogliente, ma per loro due non c'è stato un cane che li ha ospitati.
Sopraggiunta la notte e aumentando i dolori, il povero sventurato mi ha guardato negli occhi e piangendo mi ha detto: - Porta pazienza, troveremo dove fermarci, non mi abbandonare pure tu, asinello mio! - M'ha fatto una pena! Per fortuna poi abbiamo trovato una stalla diroccata, dove c'era un bue macilento ben disposto a ospitarci."
"Che gentaccia questi di Betlemme! Pensare che li credevo simpatici e generosi. Poi, dimmi, ha partorito da sola la ragazza?"
" Il padrone, come siamo entrati, ha sistemato la paglia e ha fatto adagiare la ragazza. Io li guardavo ma non potevo fare niente, ero davvero dispiaciuto perché la poveretta si contorceva dal dolore e non sapeva che fare. Il padrone poi mi ha preso e mi ha detto - Andiamo-. Siamo andati a cercare qualche donna che l'aiutasse ma, nel frattempo che noi eravamo in cerca, era nata.
Quando siamo arrivati la ragazza aveva già pulito la creaturina e coperta con stracci, ricavati dal lembo della sua gonna, strappati con i denti. Ho fatto appena in tempo a vederla. Una bimba davvero carina!
Poi una luce fatta di buio, silenzio e respiri ha rapito tutti quanti, complice il luccichio delle stelle, così forte da illuminare più delle torce, ha richiamato la gente, svegliata dalle grida d'aiuto dell'uomo e dai miei ragli lunghi e lamentosi."
"Asino, dimmi, perché prima hai detto: era nata, era carina? Non era un maschietto? Io ho sentito parlare di bambino."
" Certo, perché così doveva essere. Ti racconto meglio.
Devi sapere che, durante il tragitto fin qui, spesso ho sentito marito e moglie parlare di questa creatura in arrivo. Pare che questo bambino fosse destinato a governare il mondo. Per questo erano sicuri che fosse un maschio, le femmine non servono ad altro che alla riproduzione.
Ora però la sorte, che è femmina e bizzarra, ha giocato un brutto tiro ai due ed è nata una bambina. Ora lui, poveraccio, non sa niente. Lei invece si è sbrigata a coprire il corpicino con gli stracci, tanto si sa i neonati sono tutti uguali. A me gli umani sembrano tutti matti e a te?"
"L'ho sempre detto, amico, che sono strani forti, hai ragione. Adesso cosa pensi che faranno?"
"Chi lo sa, amico mio! Eccoli, eccoli con il fagottino che strilla, mi tocca ripartire. È dura la mia vita, stai meglio te, in giro ad abbaiare qua e là, sei simpatico e qualcuno che ti sfama lo trovi sempre."
" Hai ragione, amico, buon viaggio allora e tanti auguri."
Mi fece una pena quel povero asino, stanco e macilento, quando gli caricarono la groppa di sacchi, tra i quali fu sistemata la creaturina, accudita dalla premurosa e giovane mammina.
Li vidi allontanarsi, avvolti nei loro cenci, l'uomo a destra, appoggiato a un bastone, e la donna a sinistra con un braccio appoggiato sull'asino.
Ripresi quindi il mio cammino verso Betlemme. Il sole si stava alzando nel cielo e i suoi raggi cocenti cominciavano a darmi fastidio. Appena trovai un po' d'ombra mi fermai a sedere. C'era tanta gente che si muoveva e vociava. Betlemme sembrava tutto un mercato: bancarelle e venditori urlanti mischiati a danzatori, giocolieri e giocatori. Fauna umana di ogni specie che io guardavo placidamente sdraiato all'ombra. Poco distante da me un gatto dormiva placidamente in mezzo a quel caos. Ad un tratto si svegliò e mentre si stiracchiava i nostri sguardi si incrociarono. Premetto che io non sono mai stato un cane che corre dietro ai gatti. Sono un'altra specie e neppure commestibili, motivo per cui non m'interessa di sprecare energie inutilmente. Sono un tipo pacifico.
Il gatto come mi vide, si drizzò in piedi pronto a fuggire, il pelo dritto e l'occhio di ghiaccio.
"Ehi, ehi amico, calma, non sono qui per disturbarti." misi subito la coda tra le zampe, ma il gatto era diffidente e rimase sulle sue posizioni e con sprezzo mi rispose:
"Allora cosa vuoi? Perché stai lì e soprattutto perché mi guardi?"
"Non voglio niente. Sono stanco e mi sono sdraiato all'ombra. Ti ho guardato per caso. Sei di qui tu?" cercai di accattivarmi la sua simpatia. Non sembrai riuscirci molto, in compenso si rilassò, tornando a sdraiarsi comodamente sulla trave.
"Senti, amico, tu sei di queste parti? Hai saputo che è successo stanotte?"
"Stanotte? Un baccano infernale gente ovunque, e poi perché? È nato un umano. Puaf e che sarà mai? Io non dico tanto gli umani, che si sa sono inferiori, ma gli animali, quelli non li capisco proprio. Le pecore tutte eccitate, i cani, le galline, io dico che sono impazziti tutti. Che ce ne importa a noi animali se è nato un bambino che cambierà le sorti degli uomini?"
"Io sono sincero, mi sono fatto prendere dalla curiosità e sono andato. Effettivamente non c'era gran tanto da vedere e così mi sono addormentato. Ma sai che mi ha detto l'asino che stava con loro? Mi ha detto che non è un bambino ma una bambina, che la mamma non lo ha detto a nessuno."
A quel punto il gatto, che mi ascoltava lisciandosi il pelo voluttuosamente con la lingua, mi lanciò un'occhiata pungente come uno spillo, poi scoppiò in una fragorosa risata, che mi lasciò basito e disse: "Certo che sei proprio un cane, uno stupidone, un servo fedele dell'uomo che crede a tutto. Ma che ne può sapere un asino se un umano è maschio o femmina quando è neonato, che non conosce neppure il suo di sesso, così come te, broccolone di un cane. Va là, se non ci fossimo noi felini, questi umani già vi avrebbero tutti ridotti in schiavitù.
Ora mi hai stancato, me ne vado da un'altra parte. Ma guarda che mi tocca sentire, gli asini che riconoscono i neonati degli umani, miracoli e strane natività. Mah dico che state diventando tutti pazzi. "
Sparì tra le travi, senza salutare e senza aspettare una mia risposta. Un grande sgarbato, un po' come tutti i gatti no?
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2 recensioni:
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- Ci sai fare con la scrittura, originale, scorrevole, stimolante. Se fossi un maestrino ti darei un bel 10 e lode.
- UNA ORIGINALE FAVOLA NATALIZIA IMPERGNATA SULL'INDIFFERENZA CHE CARATTERIZZA IL CETO ALTO IGNORANDO CHI UN CASETTA NON HA ED... ED È COSTRETTO A TROVARSI UNA CASETTA DI FORTUNA... UNA GROTTA SCAVATA DAI NOSTRI AVI CON PICCONATE...
SENSIBILE QUANTO ARGUTO SEGUITATO...
LIETA SETTIMANA, SILVIA.
- Mitico Vincent ahahhah grazie ogni tanto riesco a mettere insieme due parole, tanto per giocare un pochino
- Risulta un po' lunga accidenti dovevo postarla a puntate ahahh, grazie Rocco gentilissimo, lieta settimana

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