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Due donne- Cap. II
'Non puoi sentirti in colpa per questo, non sei tu che hai deciso di avere questo difetto come lo chiami tu. Si può decidere se tagliare un dito o una mano ma non di avere qualunque parte interna del nostro corpo in questa o in quella maniera. Senti Marisa io ti amo così come sei - disse Giacomo alla moglie mentre guidava e lei lo interruppe con una domanda:
-fino a quando? Dico fino a quando mi amerai, e se anche tu più in là avrai voglia di essere padre a tutti i costi mi guarderai ancora con gli stessi occhi innamorati? A questo punto Giacomo le chiese:
- ma la nostra vita non ci basta così com'è? Io non ho forse te e tu me? Ci deve essere per forza qualche bambino per essere felici, non lo siamo stati abbastanza fin'ora?. Marisa guardava distrattamente fuori dal finestrino e ogni tanto mentre il marito le parlava una smorfia di disappunto le si abbozzava ai lati delle labbra mentre i suoi grandi occhi scuri s' incupivano.
-Oh tu parli bene perché sei un uomo, non sai quanto veleno sputano le donne quando parlano, già me li immagino adesso che sta per arrivare Natale, "oh come mi dispiace cara ma non ti preoccupare i figli non sono tutto anzi distruggono la coppia!" e giù a buttare maldicenze sui propri figli poi appena mi girerò ecco che diranno: "ma lo sai Marisa? Non può avere figli, oh poverina, ah ma io lo dicevo dopo dieci anni o lui o lei, qualcosa doveva non funzionare!".
- Ma chi se ne importa degli altri, di quattro galline che starnazzano nel pollaio, quello che conta è che io ti amo, che noi ci amiamo. La interruppe Giacomo ma Marisa gli disse:
- E se lo adottassimo? In fondo oggi lo fanno tutti, italiano o straniero non ha importanza basta che sia un neonato. Porterà in sé il nostro amore, quello che noi gli daremo.
Giacomo fu colto di sorpresa. Ne avevano già parlato anni fa, quando avevano fatto una vacanza in Africa, in quell'occasione aveva espresso il suo disappunto circa l'adozione, non voleva essere esaminato da nessuno. Nessun servizio sociale gli sembrava all'altezza di esaminare lui, la sua vita. Non voleva avere nessun strizza cervelli che gli facesse i soliti giochini per capire se era in grado di essere padre, o magari che si intromettesse nel rapporto con sua moglie e poi... la trafila, la burocrazia. Quanti ne aveva sentito in giro. Coppie che impiegavano decenni per avere un figlio, che si affidavano a questa o a quella associazione per essere alla fine derubati dei loro risparmi. Delusione e rabbia, oltre al danno anche la beffa, no e poi mai. Quella non era una strada percorribile. Così propose alla moglie di prendere una pausa, e la esortò a non parlarne fino al rientro dalla vacanza che le stava offrendo. E così disse: - Perché non facciamo un secondo viaggio di nozze però stavolta andremo in giro per l'Italia con zaino in macchina senza avere una meta precisa. Ci fermeremo dove il posto ci attira, quando saremo stanchi, quando troveremo qualcosa che non abbiamo visto. Sarà come ricominciare daccapo, sarà come rincontrasi. Marisa io ho bisogno di te come tu di me e questa è un treno che non possiamo lasciare andare via senza prenderlo sennò rischiamo di buttare al vento dieci anni della nostra vita, le nostre speranze e la mia è quella di invecchiare accanto a te.
Marisa non rispose ma prese fra le mani quella del marito, e dolcemente e la sfiorò con le labbra poi l'accostò al suo viso per una carezza che lei stessa diresse.
Giacomo aveva ragione quel treno non sarebbe passato una seconda volta e lei a furia di pensare e ripensare stava diventando matta. Avevano bisogno di staccare la spina, di riflettere su sé stessi. Cosa sarebbe stato di loro se gli eventi li avrebbero travolti, e se si fossero allontanati senza ritrovarsi? No Giacomo aveva ragione dovevano salire sul treno. Quel treno era loro, viaggiava per loro ed era reale come la forza che Giacomo le infondeva e le ritorno' in mente della volta che perdette suo padre. Quella sera di pioggia incessante che era stata la causa dell'incidente di macchina che le aveva strappato violentemente suo padre a cui era legata da un rapporto profondo. Giacomo le era stato vicino, l'aveva trascinata su da quel baratro profondo di solitudine e disperazione nella quale era sprofondata. Aveva rischiato di impazzire pensando al freddo corpo di suo padre, a quel sangue fermo dentro le vene che aveva fermato il tempo e niente e nessuno glielo avrebbe ridato indietro. Suo padre si era portato dietro la sua spensierata considerazione della vita e qualunque fossero le cose che faceva gli sembravano inutili e futili perché la vita prima o poi si sarebbe fermata come quella sera di pioggia aveva fatto con il suo adorato padre. Ecco perché non sopportava l'idea di non essere madre, portare dentro un figlio voleva dire avere dentro sé la vita: il trionfo della vita sulla morte, dell'amore sull'indifferenza. Mettere al mondo una creatura è magnificamente incisivo, e quei dolori del parto sono il più bello e unico segno di autolesionismo a cui una donna può volontariamente sottoporsi e di ciò ne era consapevole Marisa. Dunque solo il suo Giacomo era l'unico che l'avrebbe potuta aiutare e risolvere e lui ne era consapevole. Non ci volle molto per preparare i loro zaini e prendere un congedo dal lavoro per iniziare la loro avventura. Natale era vicino ma non tanto da far ritardare la loro partenza ed essere in tempo per i soliti pranzi in famiglia.
Giacomo era un uomo tutto d'un pezzo, aveva un aspetto piacevole e il suo pizzetto era la parte che sua moglie amava di più. Si divertiva a giocarci dopo che avevano fatto l'amore, mentre rilassati si godevano il loro momento d'intimità e chiacchierando finivano per addormentarsi l'uno nelle braccia dell'altro. Non voleva vedere sua moglie soffrire, l'amava troppo. Per lei era disposto a fare qualunque cosa e per lui la definizione di "niente è impossibile" era la Bibbia della sua vita. Era una sfida continua con sé stesso, con la vita e con il mondo intero per lui niente doveva essere un ostacolo, ciò che desiderava lui e ciò che desiderava sua moglie doveva realizzarsi in barba a tutto e non era un problema morale se per realizzare doveva ricorrere a qualunque cosa anche di illecito.
Ma forse la verità era per lui come per tanti altri uomini su questa terra che, acquistare la felicità è più semplice e sbrigativo che faticarsela. Giacomo nell'ultimo periodo non aveva parlato molto con la moglie se non per rassicurarla del suo amore e per sostenerla nella sua disperazione. Conosceva molto bene il suo carattere e sapeva come affrontare le cose e con lei e con i problemi che come coppia dovevano risolvere. Aveva comunque navigato molto su internet per trovare la migliore clinica in Svizzera che potesse aiutarli ed era giunto alla clinica Villa Ginevra a Lugano. Vi si era recato in occasione di un viaggio di lavoro e aveva taciuto il suo progetto alla moglie, voleva farle una gradita sorpresa. A Lugano aveva conosciuto il Professore Kranz, un uomo di statura bassa con una lunga barba bianca e una capigliatura appena evidente che iniziava a dare segni di cedimento tricologico ovvero di calvizia, il quale lo aveva accolto nel suo studio con molto calore, descrivendo l'attività della clinica e gli aveva elencato la percentuale di coppie che aveva guidato nella felice strada genitoriale. Aveva voluto sapere tutta l'anamnesi di Marisa e aveva promesso che avrebbero studiato il modo di risolvere il tutto sebbene la probabilità di una gravidanza era davvero bassa se non impossibile:
- la nostra clinica pone rimedio laddove la divinità si distrae, mio caro signore.
Giacomo se da una parte era avvilito dalla bassa probabilità che Marisa restasse gravida dall'altra pensava e ripensava a quell'ultima dichiarazione di Kranz prima che si congedasse da lui. Che voleva dire? Come si poteva porre rimedio e mettersi al cospetto di Dio sfidandolo nella Sua potenza? Ma davvero l'uomo può arrivare a pensare una cosa simile senza provare alcun timore? Presentarsi al Suo cospetto e dire magari:
- Vedi mio Dio come sono stato bravo nella mia vita sono riuscito a fare cose che solo Tu potevi fare. Saii mentre Eri distratto quanta gente ho reso felice?.
E le sue labbra si storsero in un sorriso incredulo mentre con il capo faceva segno di diniego. Qualunque cosa fosse valeva la pena provare, in fondo cosa avevano da perdere, avevano già provato la peggiore delusione che per altro stava trascinando la sua compagna di vita nuovamente nel baratro. Qualunque cosa fosse aveva il dovere di afferrarla e forse dentro la sua anima si era già affacciata seppure timidamente l'idea di ciò che poteva essere la tanto decantata "divinità " del Professore Kranz. Villa Ginevra era una grande struttura e aveva avuto anche l'occasione di visitare alcuni settori: la nursery, piena di bambini ognuno avvolto nella sua copertina colorata ad indicarne il sesso; la sala di lettura, dove le giovani in attesa potevano trascorrere momenti di relax, con una biblioteca ricca di volumi che toccavano tutti i generi; la sala massaggi, la sala da pranzo... tutto era magnificamente splendente, troppo. E poi il parco, la clinica era un punto bianco in un mare verde.
Marisa e Giacomo non impiegarono molto a preparare i loro zaini, dopo aver preso un congedo lavorativo avevano salutato le rispettive famiglie ed erano partiti. Senza meta. Giacomo guidava e Marisa pensò tra sé che sarebbe stato un nuovo modo per conoscere da una prospettiva diversa alcuni tra i più suggestivi paesaggi dell'Italia perché si sarebbero fermati quando ciò che li circondava li avrebbe attratti nell'animo. Ma suo marito sapeva bene quale fosse la meta infatti senza accorgersene Marisa si ritrovò ben presto nella sua amata Milano. Dopo aver sistemato le loro poche cose in albergo, la sera stessa decisero di fare un salto ai Navigli, un posto a loro caro di quando fidanzati vi avevano trascorso momenti indimenticabili. Dopo aver cenato a lume di candela e aver bevuto dell'ottimo vino si avviarono a passeggio sotto l'occhio attento della luna che quella sera splendeva solo per loro. Si fermarono in una viuzza e appoggiandosi al muro iniziarono a baciarsi come due ragazzi alla prima cotta. La voglia di possedersi era tale che con fare deciso Giacomo girò la moglie di spalle e mentre le baciava il collo delicatamente le sue mani presero a ad accarezzarle il seno e a strizzare i suoi capezzoli e selvaggiamente la possedette fino ad unirsi in un unico fiato d'amore che si ridusse piano piano in un sibilo soffocato. Mentre tutto attorno riprendeva il suo aspetto reale e le luci continuavano ad illuminare l'acqua che scorreva lentamente lungo il suo percorso naturale. I due innamorati come non mai mano nella mano ripresero la loro passeggiata.
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1 recensioni:
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- UN RACCONTO CHIUSO A LIETO FINE: È L'AFFETTO NON PUO' ESSERE DIVERSAMENTE.
LIETA GIORNATA, VINCENZA.
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