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La giraffa ficcanaso
Nella foresta viveva una giraffa, vecchia e sola. Non era cattiva
ma aveva un difetto che la rendeva antipatica a tutti gli altri animali
della foresta: le piaceva ficcare il naso, anzi il lungo collo negli
affari degli altri.
Nessuno dei tanti animali della foresta poteva
starsene tranquillo nella sua tana o fuori. Da un momento all'altro
si poteva vedere il lungo collo della giraffa proteso tra gli alberi: due
occhi carichi di curiosità sbirciavano senza ritegno a destra e a sinistra.
Una volta la tigre, che era a corto di carne, fu sorpresa dalla giraffa
mentre stava mangiando un paio di banane e potete immaginare come rimase
male la povera tigre che non ci teneva proprio a far sapere agli altri
dì essere costretta a ripiegare su un cibo da scimmie.
Un'altra volta il leone, che soffriva molto per una spina confitta in una
zampa, vide comparire il lungo collo e gli occhi della giraffa tra la porta
socchiusa della tana proprio nel momento in cui, cedendo al dolore, si era
lasciato andare ad una crisi di pianto. Povero leone! In quel momento vide
la sua fama di re della foresta irrimediabilmente compromessa.
Insomma la giraffa, con la sua mania di curiosare aveva creato disagi e problemi
a tutti gli animali. Questi dapprima cercarono di far capire con garbo
alla giraffa che certe volte era proprio inopportuna. Ma la giraffa non capiva
o fingeva di non capire. Allora gli animali della foresta ricorsero ai modi
bruschi ed anche scortesi: quando vedevano la giraffa avvicinarsi correvano
a chiudere porte e finestre delle loro tane oppure smettevano immediatamente
di parlare e guardavano la giraffa con aria provocatoria come per dire
"Perché ti impicci dei fatti nostri?"Ma la giraffa era ostnata e trovava
sempre un buco nelle tane in cui ficcare il suo collo.
Un giorno gli animali decisero di tenere un'assemblea per trovare
il modo di difendersi dalla ostinata curiosità della giraffa. Stabilirono
il giorno, l'ora e il luogo dell'incontro. Il giorno convenuto si ritrovarono
tutti in una grnde radura contornata da grandi alberi. Tutti gli animali
di tutte le specie presero posto: alcuni si sdraiarono o si sedettero
sulle grosse pietre che erano disseminate nella radura, altri si appollaiarono
sui rami degli alberi ed altri ancora preferirono sistemarsi in mezzo all'erba
Perfino molti pesci che avevano risalito il corso di un fiume si sistemarono
in un lago che si trovava quasi al centro della radura.
Naturalmente l'assemblea era presieduta dal leone che, seduto solennemente
su un'alta pietra, prese immediatamente la parola e, dopo aver illustrto la
situazione, chiese ai partecipanti di esprimere le loro proposte
per risolvere il delicato e fastidioso problema. Il primo a prendere la parola
fu un leopardo che, a nome del suo gruppo, propose di uccidere la giraffa
pur dichiarandosi dispiaciuto per la drasticità della soluzione.
Dall'assemblea si levò un brusio di disapprovazione. Il leone espresse
il suo parere contrario perché. disse, tutti gli animali della foresta
dovevano cercare di stabilire fra loro rapporti di amicizia e poi la giraffa
non aveva commesso una colpa tanto grave da meritare una punizione così
crudele e definitiva. Inoltre, disse ancora, uccidendo con si corregge
certamente chi ha sbagliato. Infine, concluse, se dopo aver uccisola giraffa
si fosse scoperto un'altra giraffa ficcanaso e poi un'altra ancora, e così via,
che cosa si sarebbe dovuto fare? Estinguere tutta la specie delle giraffe?
Tutta l'assemblea fu d'accordo con il leone e la proposta dei leopardi
venne bocciata. Un babbuino chiese la parola ed esordì: "Io credo che
la giraffa ficchi il naso dappertutto per farci dispetto. La ripagheremo con
la sua stessa moneta. Ci penseremo noi babbuini a farle tanti dispetti
che alla fine le passerà la voglia di farci il dispetto di curiosare".
"Chiedo scusa - disse una volpe- ma io penso che se i babbuini infastidiranno
la giraffa con i loro stupidi ed indisponenti scherzi, essa potrà andare
in collera e procurarci guai molto più seri di quelli che ci dà adesso.
Da parte mia propongo che si prepari una bella trappola per catturare
la giraffa che dovrà poi essere rinchiusa in un recinto sorvegliato, fino
a che non si dichiarerà sinceramente pentita". "Ma come!- disse una grande
aquila- Noi tutti siamo indignati per le trappole e le reti che ci tendono
gli uomini per portarci a morire di tristezza nei loro zoo e poi ci mettiamo
a costruire prigioni per noi stessi?" "Giusto! -disse il leone- A che cosa
servirebbe la foresta se anche uno solo di noi non ci potesse vivere in
libertà?" Ci furono lunghi momenti di silenzio e di imbarazzo nella
assemblea. Il problema sembrava insolubile.
Alla fine si sentì una voce debole e tremante per l'emozione. Era
una cerbiatta che chiedeva di parlare. Il leone le dette subito la parola
e la cerbiatta incominciò: "Cari amici, forse il mio discorso sarà giudicato
stupido e ingenuo, ma io credo che la giraffa non sia affatto dispettosa
e nemmeno curiosa. Forse si sente sola, ha bisogno di amici, di scambiare
quattro chiacchiere, di mangiare in compagnia. Perché non proviamo
ad invitarla a turno nelle nostre tane, rassicurandola che non le faremo
del male e mettendola a suo agio?" L'assemblea rimase qualche istante
in silenzio, riflettendosulle parole della cerbiatta. Un giovane elefante
alzò la proboscide ed emise un lungo barrito "Urrà! - tuonò - la cerbiatta
ha ragione. Proviamo a fare come ci ha suggerito. Credo che funzionerà"
Il leone aspettò qualche minuto, poi chiese: "Ci sono obiezioni alla proposta
della cerbiatta?" Nessuno rispose. "Devo considerare la proposta approvata?
Mille voci diverse si levarono per esprimere il consenso. "Bene, la proposta
è approvata - disse il leone - e la seduta è tolta. Per quanto mi riguarda
vi comunico che sarò il primo ad invitare a cena, a casa mia, la giraffa".
Dopo quella seduta memorabile, la giraffa quasi ogni sera aveva
un invito a cena da animali diversi. Si parlò molto di lei perché ognuno
scopriva una qualità: chi la trovava bella, chi spiritosa, chi agile. chi
simpatica. Naturalmente si scoprì anche qualche difetto ma tutti erano
d'accordo che era molto bello godere della sua amicizia. E poi, parlando
per molto tempo della giraffa, molti animali che non si conoscevano
o che addirittura non si parlavano per vecchi rancori, stabilirono
o ristabilirono buone relazioni. Si scoprì pure che la cerbiatta
aveva ragione: la giraffa non era ficcanaso. Ora che aveva tanti amici
era diventata la persona, scusate, l'animale più discreto di questo mondo.
E quando era invitata o a sua volta invitava gli amici, si guardava
bene dal ficcare il naso nei loro affari.
Nota: Questa favola è risultata tra le 10 vincitrici del Premio
Andersen 1989
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0 recensioni:
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- Grazie, Alberto. Volevi più pathos? Pazienza. Ciao. Franca.
- trovo la favola molto graziosa, scritta in modo semplice e scorrevole, invita a superare i pregiudizi che molto spesso avvelenano i nostri rapporti, un valido contributo ad una convivenza più civile insomma.
Un difetto: forse troppo poco pathos, mi sembra in sintesi un po' freddina.
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