racconti » Racconti surreale » La battuta di caccia
La battuta di caccia
Non caldo ma afa. Già da cinque giorni l'aria
irrespirabile flagellava il "divertimento" dei cacciatori
di frodo sulla collina.
"Ehi Dario, per poco non mi colpivi!"
L'uomo fu avvolto dal panico e con il cuore sottosopra si
precipitò verso il cugino.
Alex aveva solo 32 anni e mai si era avvicinato al pericolo
di una morte improvvisa.
"Non so proprio cosa possa essere successo... io..."ansimò l'uomo.
"Ho sentito il fischio del proiettile quasi dietro l'orecchio, come hai
fatto a non vedermi??"
"Non te lo so dire, davvero..." ma forse lo sapeva... da tempo non era
più lui da quando gli era stato diagnosticato un tumore benigno da
tenere sotto controllo e lui ogni tanto aveva timore di eventuali complicazioni.
La vita da allora gli divenne più precaria e aleatoria, lui che di solito
cercava di fare progetti. Questo ad Alex non lo avrebbe mai rivelato, era il
suo nipote preferito... rifletteva del fatto che tutti possono essere egoisti
e sovrapporre i propri conflitti sopra quegli degli altri... in effetti
il proiettile mancò il bersaglio di pochissimo... brutto affare. Il ragazzo
sudava freddo ed era ancora sotto shock. Era solo alla sua terza battuta di
caccia e per lui questo non era altri che un passatempo... e per colpa dei suoi
"forse" infondati timori stava per compiere una tragedia.
Tornarono subito verso casa avvolti in un lugubre silenzio. La cena era pronta
e Normase ne stava già seduta. Era la madre di un cugino che anni fa fece perdere
le proprie tracce. Da llora la donna divenne sempre più malinconica e taciturna.
Del figlio non si ebbe più notizia, anche se il gesto era prevedibile da un tipo come
lui, affetto da turbe psichiche... un giorno decise di andarsene per sempre, dopo
una vita non facile in seno alla famiglia. La madre però non lo aveva dimenticato
anche se ci litigava spesso per via della sua instabilità.
La cena si svolse in assoluta silenziosità. Nessuno, per i propri motivi, aveva
voglia di parlare. Il primo ad alzarsi fu Alex, che si mise davanti alla TV assorto
com'era nei suoi pensieri. Dario avrebbe voluto spiegarsi meglio ma sapeva che il
silenzio era più che mai d'oro. Norma si diresse in cucina pronta come di consueto
a lavare i piatti, cosa che non le era mai dispiaciuto fare. Pur di risultare utile
e tenersi impegnata con la mente...
Alex guardava la TV con fare assente e con l'immaginazione paragonava la trama del film
al presente periodo della sua vita... non sapeva perchè ma da qualche mese la monotonia
la dominava. Faceva le stesse cose e voleva cambiare rotta. Era diventato più sensibile
e riflessivo, un "salto" questo che doveva compiere per progredire ed elevarsi verso più
elevati stadi di coscienza. Cominciò a riflettere su cosa potesse soddisfarlo in termini
di interessi... la caccia oramai era per lui solo un film già visto e, anzi, non ne poteva
più di quel "gioco" al massacro.
I giorni trascorsero piuttosto abitualmente sino a quando non ebbe l'idea di avvicinarsi al mondo dell'esoterismo e della magia. Non male come inizio... capiva che quel genere di cose rappresentavano un salto nell'ignoto il che avrebbe sfamato la sua voglia di conoscenza. Non voleva assolutamente che il tempo passasse passivamente e lui doveva fungere da attore, non da spettatore. Desiderava assaggiare l'ignoto, librarsi verso orizzonti più intriganti. La curiosità non gli era mai mancata e di questo doveva farne tesoro. A caccia sarebbe tornato ancora ma
solo per soddisfare lo zio. Che tipo di emozioni gli procurava quest'attività ? Piacere o disgusto?
Vita o morte? Gioia o onore? Bene o male? Da quando si interessava ad altro il "passatempo" della caccia cominciò a starle decisamente stretto. Oramai non le dava più entusiasmo, sempre la stessa prassi, gli stessi luoghi, le stesse povere prede...
Dal conto suo lo zio si rendeva conto dell'affievolirsi dell'interesse del ragazzo. In fondo non poteva pretendere che lui se ne appassionasse; era uno sport crudo, duro, moralmente discutibile.
Avrebbe aspettato un suo rifiuto da un momento all'altro.
Un altro giorno di caccia era cominciato. Questa volta Alex si guardò bene dall'avvicinarsi allo zio; non voleva rischiare ora che stava andando come lui desiderava. Per un attimo la sua mente ebbe un
flash: si rammentò del quadro di dante Gabriele Rossetti intitolato"il risveglio della coscienza"; era appunto questo che si stava svolgendo nella sua mente.
La campagna circostante stava già dando segnali dell'imminente autunno e un vento fresco portava il tanto agognato refrigerio. Stavolta i cacciatori si addentrarono in un itinerario insolito per sfidare la fortuna.
Era un cammino accidentato pieno di rovi, ortiche e stradine dismesse. Più in là si estendeva un boschetto, a dire il vero piuttosto lugubre, buio e impenetrabile. Avrebbero cercato di entrarvi, anche per pura curiosità.
La muta dei cani iniziò a perlustrare l'ignota meta ed in particolare i due setter si misero ad annusare violentemente il selciato e le erbacce. Un comportamento anomalo, mai visto da parte dei loro padroni. Alex non diede molto importanza alla cosa, era convinto che sarebbe stata la solita battuta di caccia anche se in tutt'
altro luogo. Dario invece era preoccupato: conosceva i suoi cani e mai come ora si mostravano tanto irrequieti.
Continuarono per cinque minuti abbondanti per poi latrare in modo orribile. Il bosco si avvicinava con tutta la sua lugubre tenebra e i cacciatori vi si addentrarono non con un certo timore. Alex dal canto suo voleva solo che quel pomeriggio finisse al più presto così da tornare alle sue occupazioni preferite. Il fruscio del vento aggiungeva
una nota macabra all'atmosfera già così pregna di tensione. Il latrato dei setter non si calmava anzi era sempre più insistente. Alcuni secondi più tardi uno dei setter scappò guaendo paurosamente mentre l'altro si accovacciò
ringhiando fortemente ad una roccia davanti a sé. Zio e nipote convennero che la causa fosse da ricercare dietro il masso. Il volto di Dario era deformato come una maschera mentre quello di Alex era poco più che sorpreso... da
lontano intravidero una strana presenza... eccoli che erano ormai a pochi passi... da quel momento Alex imparò che la realtà era di gran lunga più enigmatica, misteriosa e stupefacente delle discipline magiche trattate dall'uomo...
ebbene, tra l'orrore e l'incredulità, si erse davanti a loro una "creatura" a metà strada tra il bestiale e il
mitologico... alta non più di un metro e mezzo, aveva il corpo di un ratto dal manto tra il grigio scuro e il verde
marcio, le zampe (se così si potevano chiamare) erano piatte e con tre dita da cui spuntava un'escrescenza simile
ad un grosso callo marrone, il capo era quello di un grifone, le pupille dilatate gettavano un bagliore ipnotico,
gli arti superiori mostravano ossa robuste e nodose, dietro la schiena si posavano lunghe ali di drago... ma l'aspetto
più orripilante era il ringhio gracchiante e iracondo che l'essere produsse quando sentì di essere in trappola... una
bestia d'altri tempi o di un'altra realtà... qualcosa non sfuggì però allo sguardo scrutatore e attento di Dario che
intravise intorno al collo dell'immonda fiera un ciondolo che a lui parse subito familiare...
"Mio Signore!! Lo conosco, lo conosco... quel ciondolo!!!"
"Calmati zio, te ne prego, mi stai facendo paura!!"
"È lui, è proprio Lui!!!"
"Alex intuì di botto ciò che intendeva.
"È Giulio, ti dico che è Lui... c'è il suo viso sull'effige!!!"
"Giulio?? Ne sei proprio sicuro?? Il figlio scomparso di Norma??"
"Lo saprei riconoscere tra mille!!! Quegl'occhi verde-acqua e quegli zigomi sporgenti proprio come quelli della madre!!!"
D'un tratto la fiera si chetò mostrando il vero colore dei suoi occhi che sino a quel momento erano stati ottenebrati dall'intenso
luccicore... VERDI... E CHIARI...
"Santo Cielo!!" urlò Dario "Questo obrobrio ha gli occhi di Giulio!!!"
Dario cominciò a sentirsi invaso dalla nausea e vomitò copiosamente.
"Zio, zio... alzati... non vorrai che quella "cosa" ci assalga!!!"
La "cosa" guardava i due ed era ancora più terrorizzata... non tentò di attaccarlima, prima di sparire per sempre, si strappò il
ciondolo e lo gettò a terra...
Alex si inchinò guardingo e lo prese. Una fenditura percorreva l'intero oggetto. Egli lo spaccò con la forza delle dita. All'interno
v'era un messaggio che diceva:
"È ormai da tempo ch eti cerco invano... sono incinta e io, della stirpe dei Serpenti Piumati, devo vederti... metterò alla creatura
questo ciondolo in modo che tu possa riceverlo in ogni momento, ma ti prego fai presto, non mi rimane tanto da vivere... devo ritrovarti
prima di esalare l'ultimo respiro..."
Quello che avevano dinnanzi era la mostruosa progenie dell'uomo che si era unito ad una favolosa razza sconosciuta all'umanità intera...
la realtà superava di gran lunga ogni discernimento, filosofia o teoria che Alex aveva sino ad allora trattato... capì che la vera elevazione
andava trovata nell'esperienza diretta...
Norma avrebbe finalmente trovato quella forza adatta per rialzarsi, per tornare alla speranza e alla positività perdute...
L'essere, spaventato, fece un balzo e sparì tra i cespugli, per sempre. Alex raccolse il ciondolo e se lo strinse dentro il palmo della mano,
pronto a consegnarlo a colei che riteneva essere la persona più degna... per lui invece fu solo l'inizio di una rivoluzione spirituale che lo
avrebbe portato verso lidi impensabili e inesplorati.
1234
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati

Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0