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La figura misteriosa
7 GIUGNO 2012, 21:07
Renzo stava percorrendo la strada che lo avrebbe portato alla casa di Samuele ormai da venti minuti. Non mancava molto, presto sarebbe arrivato.
Erano migliori amici fin dall'asilo e lo erano anche adesso che facevano le superiori, sebbene andassero in due classi diverse.
Si volevano davvero bene, anche se non sembrava. Passavano interi pomeriggi a farsi stupidi scherzi o raccontarsi storie sulle loro conquiste femminili, molte delle quali erano inventate. A rendere ancora più particolare e profonda l'amicizia erano i loro due caratteri completamente diversi: Renzo era spavaldo, coraggioso, estroverso e amante delle compagnie e delle uscite serali, mentre Samuele, nonostante avesse in comune l'amore per la bella compagnia, era più introverso, schivo e riflessivo, ma aveva un fascino davvero invidiabile.
'Ancora un po' e sarò arrivato' pensava Renzo. Le gambe si stavano facendo pesanti e aveva anche un il fiatone, motivo per cui aveva deciso di smettere di fumare. Non era stata una buona idea iniziare.
Un leggero rumore lo distrasse dai suoi pensieri, come di tacchi che battevano sul cemento.
'Strano' disse fra sé 'chissà cosa è stato. È ormai tardi e anche buio, a quest'ora non dovrebbe esserci nessuno, specie in una strada deserta come questa'.
Continuò a camminare e lo sentì di nuovo. Stavolta più vicino.
Iniziava ad agitarsi. Aveva addosso una strana inquietudine fin da quando aveva girato l'angolo di quella strada. Sapeva che non era l'unico a percorrerla, e questo non gli piacque molto. Sarebbe stato più saggio prendere la strada principale, quella illuminata e dove non mancavano mai le persone. Ma ora era troppo tardi per cambiare.
Accelerò il passo.
Eccolo di nuovo quel rumore. Si faceva sempre più vicino.
Stavolta però si girò. Non vi era nessuno. O almeno così sembrava.
Improvvisamente scoppiò un forte temporale.
Con la coda dell'occhio vide una sagoma nera, indefinita appoggiata al muro, quasi a volerne diventare parte di esso. Non gli si vedevano gli occhi, eppure a Renzo sembrava che lo stessero guardando dentro, che cercassero di impadronirsi di lui, dei suoi ricordi, dei suoi segreti. Ne era quasi incantato. A Renzo vennero in mente le storie di terrore che lui e Samuele si raccontavano da piccoli la sera, quando rimanevano a dormire insieme. Una, la quale molti considererebbero la più conosciuta - e forse anche la più sciocca- che gli faceva davvero paura entrò prepotentemente nella sua testa. Ciò lo spaventò non poco. Si narravano molte cose intorno alla sua figura quasi leggendaria e queste non facevano altro che accrescere la sua cattiva fama. E la paura di Renzo. La sicurezza che aveva sempre mostrato ora gli venne meno. Peccato.
Gli avrebbe fatto molto comodo averne ancora un po'.
Si voltò e riprese a camminare, incurante della pioggia che batteva sul suo bel viso.'Cammina', pensava, 'cammina finché non sarai arrivato. E dato che ci sei, rimanici anche a dormire. Chiama a casa e avverti gli altri che stasera non torni da loro. No, meglio non correre rischi.'
Chi era mai che lo inseguiva? La sua famiglia non era molto ricca, suo padre era un semplice impiegato di una grande azienda e sua madre aveva un piccolo negozio sotto casa sua, quindi era da escludere che volesse rapirlo per avere un ricatto. E per quando si sforzava, non ricordava di aver mai visto un uomo simile, né tanto meno di avergli mai fatto qualcosa. Eppure quel viso inesistente, la forma del suo corpo, l'andatura silenziosa e veloce, quasi impercettibile, gli ricordava qualcosa.
No. Non poteva essere lui. Non era possibile. Lui non esisteva. Era frutto di semplice fantasie, raccontate ai bambini per farli stare calmi. Lui non poteva essere vero. Lui NON DOVEVA essere vero.
Senza rendersene conto stava correndo, voleva mettere una certa distanza tra lui e quell'essere. Un gatto randagio gli tagliò la strada facendolo saltare dallo spavento.
Si voltò di nuovo, ma stavolta non vide nessuno. Si calmò un poco. Quel poco per notare la sagoma sul lato opposto della strada. Stavolta gli si vedevano gli occhi. Due piccole palline rosso sangue che mettevano terrore a chiunque posasse lo sguardo su di esse.
Riprese a correre, stavolta più velocemente, senza preoccuparsi del bruciore alle gambe e della mancanza d'ossigeno. Ora nulla era importante. Solo correre.
Girò l'angolo e andò direttamente al palazzo dove abitava Samuele. Suonò il citofono. La voce calda dell'amico rispose. Fu uno dei momenti più belli della giornata. <Chi è?> Gli chiese Samuele con voce annoiata. Sapeva benissimo dell'arrivo di Renzo. <Sono io, apri>. <Io chi?>. A volte era davvero stupido quel ragazzo. <Io, Renzo, su dai muoviti apri subito!> Disse con impazienza. <Parola d'ordine?>. 'Parola d'ordine?? ma che cosa...' <Samuele, APRI!>. <Okay, okay, stavo scherzando, non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Dai, sali su.>
Sentì il classico rumore di portone che si apre e si buttò dentro il pianerottolo a tutta velocità. Iniziò a salire le scale più velocemente che poté, non accorgendosi di quella figura che lo stava seguendo.
'Ancora un piano' disse fra sé, 'Ancora un poco e sarò al sicuro'.
Poi la vista della porta dell'appartamento. Bussò forte, in modo che Samuele non tardasse ad aprire. E così fu. Appena l'amico gli aprì la porta, entrò senza neanche salutarlo. Samuele iniziò a ridere e a prenderlo in giro per la sua fatica a salire le scale, ma smise appena notò la faccia terrorizzata di Renzo.
<Ehy, amico, che hai?>. Renzo raccontò tutto.
<Non vorrai forse dirmi che qualcuno - che tra l'altro aveva due occhi incandescenti- ti ha seguito fin qui?>
<Si, è proprio quello che sto dicendo.>
<Hahaha e chi vuoi che sia stato, un ladro?>
<No, qualcosa di più terrificante>
<Okay, ho capito, mi stai prendendo per il culo. Senti, vieni nell'altra stanza che ti devo raccontare come è andata a finire con Jenny alla festa>
Renzo non sapeva cosa gli faceva più male. Se i muscoli delle gambe o il fatto che il suo migliore amico, con il quale ha condiviso tutti i momenti migliori e peggiori della vita, non gli volesse credere.
Lo raggiunse nel soggiorno, dove Samuele aveva portato un paio di birre.
<Sem, sto parlando sul serio!>
<Anch' io, fratello. Ti stavo dicendo...>. Samuele non riuscì a finire la frase, qualcuno aveva bussato alla porta.
<Chi può essere?> chiese Renzo. I genitori di Samuele erano via tutto il weekend quindi era molto improbabile che fossero loro.
<Non lo so. Vado a vedere>.
<Che sia...?> disse Renzo con una certa inquie
<Ma piantala! Sei peggio di un moccioso!>
Samuele aprì la porta con decisione e si trovò davanti la simpatica vecchietta che abitava sopra lui.
<Ciao caro> disse con voce dolce <Sono venuta per chiederti un po' di zucchero. Sai a me è finito proprio oggi.>
Renzo si rassicurò molto mentre Sem portava lo zucchero alla signora.
<Hahahah sa signora, ha davvero spaventato questo giovanotto vicino a me> disse Sem indicando con un cenno del capo Renzo <credeva che lei fosse un mostro venuto qui per portarlo via. Hahahaha.> <Smettila Sem> disse Renzo furioso.
<Io un mostro?> chiese l'anziana signora <suvvia tesoro, sei grande e dovresti saperlo che certe cose non esistono>
<Si, è vero, ha ragione, non esistono> disse concludendo Renzo, con il cuore che aveva smesso di battergli forte nel petto.
<Bene caro, io vado, se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi. Grazie ancora e buonanotte.>
<Buonanotte> risposero in coro i due amici.
Fuori continuava il diluvio.
Un fulmine illuminò per poco istanti le tre persone.
Samuele e Renzo scorsero una figura nera con occhi rossi dietro la vecchietta.
Era lui.
Non vi erano dubbi.
L'Uomo Nero era arrivato.
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