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Berretto Giallo
Nuove cose aveva iniziato a vedere, Jennifer, dalla sera della festa; cose che comparivano ogni tanto al lato del suo campo visivo o che sentiva, con le orecchie o con il corpo; “cose” perché non sapeva bene come altro chiamarle: sagome umane, qualcosa che si muoveva nella stanza, per la strada, nel giardino; alle volte la coglievano brividi improvvisi e capelli dritti, un pizzicore alla base della nuca; le poteva capitare anche di sentire un mormorio indistinto, una voce lontana, l’eco di un pianto, ma erano episodi rari.
All’inizio questi avvenimenti l’avevano resa inquieta, l’avevano anche spaventata un bel po’; temette pure di stare perdendo il senno; poi, parlandone con Theodore, si era resa conto, effettivamente, che erano qualcosa di simile a segnali radio od ologrammi, cose, insomma, non poi così pericolose come temeva; Teddy le aveva chiamate “larve”; riteneva fossero energie impresse nella nostra realtà da parte di persone non più in vita, incapaci quindi di fare del male, sempre che chi le vedesse non si lasciasse cogliere dal panico e combinasse qualche disastro.
- Fantasmi? gli aveva chiesto Jinny
- Non proprio, le aveva risposto; o meglio: un tipo di fantasmi; senza una volontà propria, uno spirito sempre “attivo”; come l’immagine di un film proiettato da un’altra dimensione.
Theodore aveva anche sostenuto che le facoltà che Jennifer stava mostrando fossero caratteristiche di una medium; era riuscito quasi a convincerla che fossero un dono, anziché una disgrazia come la ragazza, in un primo momento, temeva.
Aveva imparato, quindi, ad accettarne le presenze, Jinny, spingendosi finanche a toccarne una: aveva sentito come una sorta di formicolio alle dita, un brivido lungo la colonna vertebrale e l’apparizione si era dissolta nell’aria.
Probabilmente aveva ragione l’amico; il punto era come far divenire le sue doti un dono anziché una scocciatura. Questo accadeva l’Estate precedente.
Dopo un anno, il rapporto di Jennifer con le larve stava risolvendosi per il meglio, finché un giorno...
Si era svegliata con una sensazione spiacevole; una sorta di ansia le attanagliava il petto, rendendole difficoltoso perfino respirare. Quando la cugina andò a chiamarla per andare al mare, le disse che l’avrebbe raggiunta; entrò quindi in bagno e si fece una bella doccia fredda. Francoise, dal canto suo, raggiunse gli amici ai bagni Regina.
Erano tutti presso il molo, la “loro” Rocca delle Scimmie, prodighi nello sperimentare o nel perfezionare tuffi di ogni sorta. C’era anche Andrè, l’enorme fratello di Jerry, che si adoperava nel lanciare in aria chi se la sentisse di farsi catapultare come un sacchetto di sabbia. Dusty e Sharon erano fuori con la barca del ragazzo, intenti a navigare con il vento, e sarebbero tornati solo nel tardo pomeriggio.
Tom andò incontro a Francoise e le stampò un bel bacio sulla bocca ma subito si accorse che la ragazza aveva i pensieri altrove; interrogata da Simone e Christine disse loro che Jinny si sentiva poco bene: aveva iniziato a comportarsi in modo strano, come quando, l’anno prima, vedeva i fantasmi di quei marinai; le era apparsa vigile, quasi tesa quella mattina; si guardava intorno circospetta come aspettandosi qualcosa di tremendo da un momento all’altro.
- La cosa non lascia presagire niente di buono, intervenne Phil, scrollando il ciuffo dall’acqua salmastra
- Quando Jinny ha delle visioni significa che qualcosa si è mosso, dall’Altrove, rincarò Jerry
- Di certo non è bene lasciarla da sola, sostenne Sam
Francoise rispose che non era sua intenzione ma voleva avvertire tutti loro per tempo; sarebbe tornata subito dalla cugina e Simone e Christine si offrirono d’accompagnarla.
Jinny, alla finestra di casa sua, guardava impietrita il giardino; una moltitudine di persone si stava riversando nei suoi confini domestici e certo non erano amici dei genitori: gente con la testa scoperchiata, le membra spezzate, le viscere ciondoloni, contusi, affettati, marcescenti, vecchi, maturi e giovani; una carrellata di morti violente che fecero presto venire un conato di vomito alla povera ragazza che corse in bagno solo per vederlo occupato da una sconosciuta con un flacone di pastiglie in mano che, senza far molto caso alla nostra amica, se lo stava svuotando in bocca; corse allora al bagno del pian terreno per trovarci, riverso in vasca, un tizio con le vene tagliate ed il sangue che stava dilagando sul pavimento. Fu troppo! iniziò ad urlare, la povera ragazza, urlare, urlare tanto forte che se i suoi genitori fossero stati in casa, avrebbero certo infoltito la schiera di fantasmi, colti da un bell’infarto secco.
Era più che evidente che Little Oak non aveva smesso di riservare sorprese ai nostri beniamini.
Ai bagni Regina, i noti Berretti Rossi stavano tenendo consiglio mentre Tom era andato a prendersi un bel gelato ed Andrè se ne era tornato a casa a preparare le borse per uno dei suoi viaggi.
- Pensate che dovremmo evitare la spedizione al Convento delle Mantellate? chiese Phil agli amici
- Per adesso direi di attenerci al programma, disse il biondo Sam; ancora non sappiamo cosa stia accadendo da Jinny
- E ci sono ancora troppi luoghi ancora infestati da dover bonificare, aggiunse Theodore
- Stiamo parlando di fantasmi come fossero scarafaggi, notò Jerry, sistemandosi gli occhiali sul naso
- Per me sono parimenti repellenti, precisò Sam
A tutti era nota la sua repulsione per tutto ciò che avesse più di quattro gambe o due ali ed effettivamente ancora tante presenze nefaste aleggiavano nelle dimore abbandonate nei confini del paese. L’anno prima non avevano potuto intervenire, distratti da sin troppi avvenimenti di vasta portata, ma quell’anno erano ben decisi di dare una bella ripulita in giro.
Jinny ci mise un bel po’ ad aprire il cancello di casa alle amiche: la trovarono scarruffata e sconvolta; non faceva altro che guardarsi intorno nervosamente rispondendo a monosillabi alle domande della cugina preoccupata. Francoise decise di prepararle una bella camomilla mentre Simone e Christine rimasero a farle compagnia.
In camera sua, col dovuto tatto, cercavano di capire cosa stesse accadendo all’amica che ora taceva, ora si lamentava, ora si grattava la testa. Sentirono sbattere una porta, poi suonare un campanello.
D’un tratto l’armadio spalancò le ante e volarono per la stanza maglie e maglioni; le ragazze erano stupefatte, Jinny neanche pareva farci caso: “è tutta la mattina che sto mettendo a posto il casino che fanno”, trovò la forza di dire.
Chi faceva casino? Simone iniziò guardarsi intorno senza vedere anima viva, Christine, intuito cosa stava accadendo, si mise in ginocchio a pregare fortemente. Arrivò Francoise sorridente dicendo che aveva lasciato la tazza di camomilla in cucina perché freddasse un po’.
Vedendo le facce delle amiche si rese presto conto che qualcosa stava andando decisamente storto.
- Pare ci siano dei fantasmi, riuscì a dire Simone, mentre Cri era palesemente assorta in chissà quali pensieri, snocciolando il suo rosario e borbottando parole incomprensibili.
A tale rivelazione Francoise sostenne fosse il caso di uscire ed appena aperta la porta della camera si trovò di fronte la tazza, sospesa in aria, che le rovesciò addosso tutto l’infuso che conteneva.
- Ah!, questa poi... un gavettone di camomilla non me lo aveva mai fatto nessuno!
Jennifer iniziò una risatina isterica.
- Queste non sono larve, stava dicendo nervosamente; questi muovono la roba, e sono tanti, lamentò la ragazza
Detto questo, nella stanza, una serie di oggetti iniziò a mulinare in aria di fronte alle attonite ragazze.
- Sono qui! Sono arrabbiati! iniziò ad urlare Jinny
Le amiche erano intente ad evitare collisioni con quadretti, ciabatte, libri e quant’altro era stato fino ad allora del tutto inoffensivo. Il caos regnava in quella stanza. Francoise, zuppa di camomilla, prese la situazione in pugno e con Simone, afferrata una coperta, cercò di bloccare gli oggetti volanti.
In tutto quel putiferio, l’unica rimasta assorta era Christine, concentrata sul suo rosario; Jennifer, incapace di muovere un muscolo, notò la Pietra al collo dell’amica luccicare e di lì a breve i fenomeni cessarono.
- Si sono placati, disse a basa voce Jinny; stanno osservando Cri
Le ragazze si guardarono confuse e, finalmente intimorite da quegli inspiegabili eventi, si precipitarono fuori d’urgenza tornando di volata al Mare.
Ignari dei nuovi sviluppi, presso la Rocca, i nostri beniamini videro comparire le amiche trafelate; in breve: pareva che la casa delle cugine fosse invasa da fantasmi; non solo cadevano oggetti, li ritrovavano spostati o proprio non li trovavano più, volavano pure qua e là, come gettati da qualcuno o qualcosa; si chiudevano le porte e si udivano anche dei passi quando in casa c’erano soltanto loro, tutte in camera di Jinny; lei, poi, stravolta.
- Wow, una casa stregata, commentò Jerry
- C’è poco da stare allegri, sostenne indispettita Francoise
- Chiara invasione di poltergeist, asserì Phil, con aria meditabonda
- Non è che casa vostra è costruita su di un cimitero, rincarò Jerry
- Tiè! lo apostrofò Francoise evidenziando un bel paio di corna
- Da quanto ho capito, però, voi non avete visto niente, interloquì Theodore
- Solo io posso vederli, ammise Jinny, e non sono certo un bello spettacolo
La ragazza pareva essersi placata un po’, più che per le parole delle amiche, per l’affetto che le avevano dimostrato nell’occasione, riscaldandola fin nel profondo; raccontò a tutti i particolari delle sue visioni ed in molti rabbrividirono a tali descrizioni.
Colpiti e dispiaciuti per l’orrida esperienza vissuta da Jennifer, i nostri beniamini si risolsero di andare a casa delle cugine a dare un’occhiata, tutti con i frammenti della Pietra ben legati al collo, oramai un segno distintivo del loro gruppo. Phil aveva pure fatto una volata a casa in bicicletta, per prendere il suo apparecchio; lo avevano utilizzato solo con fantasmi che si manifestavano palesemente ma con ogni probabilità avrebbe funzionato anche in quel caso; male male c’era anche Christine con loro: se li aveva placati una volta ci sarebbe potuta riuscire una seconda.
La curiosità della comitiva non fu soddisfatta; in casa c’era un po’ di confusione, in camera di Jennifer un gran caos, ma nessuna comitiva di benvenuto spiritica.
- Non c’è più nessuno, disse con evidente sollievo Jennifer, dopo interminabili minuti passati ad esplorare l’abitazione tutti insieme
- Meglio così, rispose Sam
- Certo, però, è strano, fu il commento di Phil
- Magari è bastato l’intervento di Cri, disse Simone
Pareva troppo bello per esser vero ma quella era, al momento, la spiegazione più plausibile.
- A questo punto non resta che farsi una bella merenda, sostenne Tom
L’idea piacque a tutti e, approntato lo spuntino, scesero a consumarlo sul Mare, tanto per farsi anche una bella nuotata che lavasse via le tensioni della giornata.
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Quanto può essere inquietante uno sgabuzzino? A notte fonda e con qualcosa dentro che struscia contro la porta? Francoise e Jennifer si avvicinarono lentamente con una granata saldamente impugnata.
Una mano esitante afferrò il pomo della porta.
Avevano pensato ad un topo ma.. e se fosse stato qualcos’altro? Pensando intensamente ad un piccolo roditore spalancarono la porta.
Trovare il vecchio pupazzo di Jinny, a sedere in terra, nello sgabuzzino, le fece trasalire un attimo.
- Il topo è stato più veloce di noi sentenziò, Francoise chiudendo nuovamente la porta; chissà perché tua madre ha tirato fuori quel vecchio pupazzo. Peraltro, devo dirtelo, non mi è mai piaciuto un granché: quegli occhi sgranati e quel berretto giallo.. brrr, mi ha fatto rabbrividire
E tornarono a letto, liete che le presenze nefaste fossero sparite così come erano comparse.
Francoise si svegliò di soprassalto. Un brutto sogno. Ancora assonnata ma un poco agitata decise di farsi una bella camomilla.
Quasi non si accorse dello struscìo proveniente dallo sgabuzzino. D'altronde il russìo dello zio, in fondo al corridoio, copriva i rumori più leggeri.
Con disappunto scoprì in breve che in cucina non vi era camomilla.
Tra genitori e zii dovevano avergliela consumata tutta i giorni addietro.
Il tè sarebbe stato come buttar benzina sul fuoco, di altre tisane neanche l’odore. Seccante.
Tornò in camera, Jinni ancora dormiva e solo quando si fu nuovamente coricata la sua mente realizzò che la porta dello sgabuzzino era socchiusa.
Certo, in un altro periodo della sua vita non avrebbe neanche considerato la cosa ma visti gli ultimi avvenimenti si alzò dritta sul letto! Gli occhi che guizzavano ovunque, non ancora abituati all’oscurità, in cerca di un qualcosa di contundente. Decisamente inutile nel caso di un fantasma ma chissà, magari il topo era proprio grosso!
Ripetendosi continuamente topo topo topo scese con circospezione dal letto. L’oggetto più vicino era il suo bastone di salice; quello che si portava quasi sempre dietro. In pizzeria poteva essere imbarazzante, adesso le sembrava Excalibur.
Brandendolo si avvicinò al ripostiglio, a passi talmente misurati da far apparire la distanza come incolmabile.
Fu allora che udì lo strano fruscio.
Come qualcosa che struscia il pavimento. Un suono freddo. Un brivido le scosse le ginocchia. Sua zia non aveva la camomilla. Come ne avrebbe avuto bisogno, ora.
Lo strano fruscio pareva però muoversi in fondo al corridoio. Verso la camera dei suoi zii?
Fece un passo e vide la scatola del cucito rovesciata, aperta. Il suono freddo continuava a spostarsi. Mancavano le forbici per la stoffa.
Si affacciò di volata sul corridoio e le venne la nausea.
Quelle gambette corte e storte, quel testone oscillante, i capellacci di stoppa e quel berretto giallo.
Aveva sempre detestato quel mucchio di cenci, le sue braghe blu, la sua maglia rossa a strisce… le forbici del cucito in una mano, strascicate in terra!
Francoise si sentiva fortemente irrigidita. Tirò il cuscino della sedia in faccia della cugina, mimando fortemente: Silenzio!!! Le si avvicinò rapidamente. La portò al corridoio e le mostrò il pupazzo!
Era ormai prossimo alla stanza dei suoi zii. Di rivalsa Francoise attaccò una rincorsa e lo sbirillò con una saliciata scaraventandolo in fondo al corridoio, lontano dalle forbici. Si alzò lesta, la spiacevole creatura, priva delle pesanti armi, grignò forte, come un cucciolo di maiale infuriato e si lanciò attraverso la zanzariera della finestra. La cugina si girò verso Jinny: “non potevi avere un cicciobello come tutte le bimbe normali?!”
E Jinny non fu capace di proferir parola.
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Le ragazze erano a casa di Jennifer.
- …ieri sera, mi sarebbe piaciuto fosse stato qua Tom
- Ah! La donzella in pericolo.. e Tom ti avrebbe soccorsa o sarebbe andato a mangiarsi un panino al prosciutto? rise Simone
- In pericolo un accidente, gli ho mollato una fustigata che ha ancora le chiappe calde quel pupazzaccio, e comunque non prendere in giro Tom
- Ma dai, stavo scherzando, è pur sempre mio cugino; lo conosco, quando conta lui c’è.
- Sarà segnaccio? Intervenne Jennifer, ancora shockata dall’aver realizzato quante notti aveva passato con quel pupazzo tra le braccia.
- Questo non lo so, ma non possiamo non far nulla al momento, sentenziò Sharon, facciamo andare i ragazzi a caccia dei loro spettri e acciuffiamo noi quel furfante di pupazzo. Di certo sarà più tangibile di un fantasma.
- Magari ci fosse anche Illa, aggiunse Simone.
Hilary, dal canto suo, stava rimirando il cielo stellato; aveva gli esami scolastici, quell’anno, ed ora si stava godendo un meritato momento di pausa, prima di attaccare con i libri aperti il resto della Notte. Ovunque fosse e qualunque impegno avesse, però, alle stelle concedeva sempre una buona parte delle sue serate; il fascino e l’influenza che astri e pianeti esercitavano le era irresistibile; pensò agli amici a Little Oak, pensò a tutte le assurde avventure che avevano vissuto e si chiese se quest’anno avrebbero avuto un’Estate normale.
Theodore stava zampettando sugli scogli dove, l’anno precedente, aveva visto per la prima volta Lilì; stava pensando alla ragazza che tanto lo aveva incantato; era partita, un giorno di Primavera, senza dirgli nulla; non che dovesse ma visti gli avvenimenti di cui erano stati protagonisti, negli ultimi tempi, e sapendola “braccata” da un qualcuno misterioso, il ragazzo era un po’ preoccupato.
Lilì non gli aveva mai raccontato molto del suo passato e le poche notizie che ne aveva gliele aveva riferite il singolare spirito che l’accompagnava sempre.
Da quando se n’era andata, Theodore, ogni notte, sperava di riceverne notizie, magari in sogno; la sapeva essere una ragazza in gamba, anche fuori dal comune, la sapeva in valente compagnia, ma tutto ciò non smorzava il sottile filo di ansia che gli serpeggiava dentro; era preoccupazione o magari gli mancava la sua presenza? Seguendo i suoi pensieri, il ragazzo raggiunse, di scoglio in scoglio i bagni Regina, dove i nostri beniamini stavano decidendo la battuta di caccia per il pupazzo.
All’arrivo di Theodore lo misero al corrente dei nuovi terrifici avvenimenti.
- Che diavolo può essere questa nuova storia, continuò Jerry, Pinocchio satanico o VooDoo moderno!?
Più che intimoriti i nostri beniamini parevano sbalorditi, anche un po’ scocciati; in fondo l’Estate è una cosa che capita una volta l’anno, soffocata da incombenze scolastiche e dal freddo dell’Inverno, non era possibile quindi che stesse andando a rotoli una seconda volta a causa di tutte queste assurdità che manco dovevano esistere.
Tom dal canto suo era lieto della caccia ad un pupazzo; si nascondeva? l’avrebbero stanato; correva? l’avrebbero inseguito; era qualcosa che poteva esser toccato ed aveva solo due gambine corte corte.
Christine se ne stava su di una sdraio con uno dei suoi rosari, accanto a Jinny, giustamente impensierita; era troppo anche per le illimitate energie adolescenziali.
I prodi Berretti Rossi si erano sentiti ovviamente chiamati in causa dall’apparizione di un berretto giallo dissociato con tendenze omicide, tanto da voler partecipare alla caccia pure loro: i fantasmi avevano atteso tanto, potevano attendere un altro po’; gli altri, con un senso dell’Avventura meno distorto, non sapevano più che pesci prendere, ma, furibondi, avevano deciso di chiudere la questione pupazzo prima che fosse nuovamente giorno: volevano tornare alla normalità!!
Jinny stava raccontando loro quanto dettogli dalla madre. Quel pupazzo le era stato regalato da un amico del nonno.
A tutti parve una Pessima coincidenza.
Prima di pranzo fecero una bella riunione con le ragazze e si divisero i compiti: Theodore, Sam e Phil avrebbe cercato nella zona intorno alla casa, gli altri nel giardino ed in ogni stanza.
- Bene, siamo otto; in gruppi di due potremo setacciare un’ampia zona. Occorrerà frugare ovunque, sugli alberi, nei cespugli, in ogni buco, disse Francoise
- In ogni buco ci frughi te, intervenne Dusty, certo io non andrò a disturbare a casa loro serpi e scorpioni.
- Usa un bastone allora, quel pupazzo è piccolo e potrebbe essere nascosto ovunque
Ognuno strinse forte le buste dell’immondizia e prese il ramo che gli toccava.
- In testa glielo rompo, bofonchiò Tom, e, con Francoise, si diresse verso un cespuglio.
La casa non era piccola e neanche il giardino. Questo però non poté far desistere gli ardimentosi che iniziarono l’insolita battuta di caccia.
I Berretti Rossi pattugliarono la zona costiera ed i boschi intorno alla villa di Jinny; trovarono granchi, mucchi di alghe secche, tracce di cinghiale, tane di serpi, nidi di merli ma niente che potesse suggerire il passaggio del demoniaco pupazzo. Sam stava sbofonchiando maledizioni, punto sul vivo per non aver trovato niente: berretto giallo 1 Berretti Rossi 0.
Anche a casa di Jinny tutto un pomeriggio di ricerca non aveva dato molti risultati: lucertole, bisce, api.
Che fuga dovettero fare Dusty e Sharon quando inavvertitamente lui urtò un alveare; decisamente nervose le piccole pungenti creature, meglio comunque di un minaccioso scorpione che ti inciccia nel buio, pensava Dusty mentre correva rapido come una saetta, notando, poi, come fosse rapida anche la sua amica, le sue belle falcate; arrossì Dusty, ma poteva sembrare fosse per la corsa.
Simone e Cri avevano rovistato ogni albero e speso preghiere per tutto il giardino, mentre Tom e Francoise avevano rigirato tutto l’orto, a spesa di qualche insalata e qualche cavolfiore. Jinny e Jerry, prodi schermidori, dopo aver girato tutta la casa e la soffitta eran giunti anche sul tetto.
Niente, il pupazzo era sparito.
Ormai imbruniva ed erano stati tutti cortesemente invitati a cena dalla madre di Jinni. Era giunto il momento di tirare le conclusioni e dar moto alle ganasce. Tom ne era più che lieto, i pomodori dell’orto non lo avevano soddisfatto più di tanto.
La cena fu consumata in fretta, a casa di Jennifer.
Un’occasione per rilassarsi un po’; sua madre non fu neanche più di tanto turbata da un solido, ovvio rutto che proruppe dalla sala da pranzo, prontamente soffocato da risate trattenute e corali. Jerry non era certo nuovo a gaffes del genere.
Comunque, dopocena i ragazzi salutarono ed uscirono di scena mentre le ragazze si apprestarono a passare la notte.
Sam si sentiva insoddisfatto per come erano andate le ricerche: infruttuose. Theodore proponeva pazienza: la creatura si era rivelata furba ed abile, potevano soltanto aspettare la sua prossima mossa.
Invece che lungo la strada per il paese, i ragazzi si erano diretti in un boschetto vicino alla casa delle cugine, muovendosi con circospezione. Magari caso avrebbe voluto che incappassero proprio nel molesto fuggitivo.
Simone stava raggiungendo il bagno in compagnia di Cri.
Stringendo la granata indicò alla cugina una scia bagnata sul pavimento.
Un po’ tardi per mettersi a dare il cencio per terra, ed una lumaca gigante si sentivano pronte a poterla escludere. Guardandosi le spalle tornarono leste leste dalle amiche: berretto giallo era entrato in azione!
Si affacciarono sul corridoio, impugnando scope, granate e retini. Nessun rumore, nella penombra nessun movimento. Un falso allarme.
Per Simone però, era diventato meno urgente andare al bagno; Jinny strinse la chiave che aveva in tasca: avevano chiuso bene la porta dei suoi genitori, a loro insaputa, giusto per non doversi preoccupare anche per loro; sperava soltanto che nessuno dei due avesse mangiato qualcosa di avariato, avrebbe potuto svuotarsi addosso prima che fossero state in grado di aprirgli.
I ragazzi, intanto, stavano discutendo sul nuovo avversario. Non capivano bene il nesso tra fantasmi e pupazzo animato, “a meno che” ipotizzò Theodore “non siano loro ad avere animato Berretto Giallo”.
Comunque fosse, era riuscito a nascondersi proprio bene, quel piccolo bastardo; sempre che non fosse fuggito a seminar disgrazie altrove. Stavano raccogliendo dei ciocchi di legno, i nostri beniamini, tra le ombre della notte; anche ramoscelli secchi e pigne, quasi a voler fare un bel falò.
Tom era in pensiero per Francoise, la sorella e la cugina: se la creatura le avesse attaccate avrebbero saputo come difendersi? Dusty, dal canto suo, stava indossando la sua mitica t-shirt.
Si erano nuovamente posizionate sui letti, orecchie tese, bocche cucite; chi glielo avesse detto…
Minuti interminabili, una notte davanti e " Tlack! " la porta della stanza si aprì loro di fronte, quel tanto da cigolare. La forza che soffocò loro un prepotente urlo fu tale anche da impedir qualsiasi altro movimento. Una risatina sinistra si diffuse distante.
- È qui!!
- È in casa!
- Facciamo piano.
Christine si affacciò giusto in tempo per vedere una figura guizzare giù per le scale.
Le amiche la raggiunsero sulla porta.
Serrando i ranghi, quasi fossero state una Falange macedone, scesero nella sala dove, poche ore prima, ci avevano cenato. In terra una traccia bagnata.
Francoise l’assaggiò: acqua salata.
- Era nascosto in mare!
- L’altra scia dove l’avete vista?
- Vicino al bagno.
- Vicino alla cucina, dedusse Jinny
Simone si era attardata in camera e le raggiunse con la torcia.
Le cugine, esplorata la cucina, tornando indietro allarmate, rimasero di sasso quando videro cosa il fascio di luce stava illuminando nella buia sala: riflesso nello specchio il piccolo perfido, bagnato fradicio, che se ne stava dietro una poltrona con un coltellaccio in mano, pronto all’agguato.
- Appunto, riuscì a dire Francoise, il cassetto delle posate era aperto.
La questione adesso era quanto fosse lesto quello sconveniente pupazzo.
Troppo! Guizzò, col rumore di una spugna bagnata, verso il tavolo da pranzo. Accesero la luce della sala. Una civetta in lontananza, il tic tac dell’orologio, il babbo di Jinny che russava.
Il pupazzo sembrava stesse respirando pesantemente.
Avevano optato per una mossa a tenaglia, dai lati della sala, un telo addosso e giù mazzate.
Ovviamente era senz’altro più facile a dirsi che a farsi, anche perché il pupazzo sbucò all’improvviso da sotto il tavolo menando fendenti di qua e di là, tra il fuggi fuggi generale.
Di sorpresa tirò a Francoise un cartone di latte aperto: la prese in pieno.
Difficile sarebbe stato lo spiegare quello sfacelo a sua zia.
Piombò, lanciatosi da una poltrona, addosso a Sharon sbalzandola sul tappeto, lesto le tirò una cuscinata in faccia e si allontanò ridacchiando acidamente.
Tenne a distanza col coltello Christine e le sue orazioni e schivò il cuscino lanciatogli da Simone.
Jinny, al momento non sapeva bene che pesci prendere; la loro brillante strategia non aveva retto il confronto con quel piccolo salmastro demonietto.
- Presto! Sta andando di sopra!
L’inseguimento era iniziato ma il berretto giallo fece facilmente perdere le sue tracce.
Francoise e Sharon erano in testa al gruppo.
La casa era buia e, salite le scale, il corridoio vuoto.
- Si sarà nascosto in qualche stanza, disse Cri e dal lampadario le saltò addosso la perfida creatura con uno stridulo grido di battaglia.
Sharon fu lesta ad afferrarlo ma la lama la tagliò sul dorso della mano; scope e granate mulinavano nell’aria, il pupazzo le schivava facilmente; saltò addosso a Jinny facendola cadere, quindi saettò la lama fendendo il retino con cui Christine era riuscita a coglierlo e via, di nuovo verso le scale.
Un flash illuminò a giorno l’ambiente, accecò le ragazze e con un tonfo si sentì rimbalzare via il coltello.
Il demonietto era rimasto sbigottito dall’inaspettata apparizione.
Dusty troneggiava sul pupazzo con indosso la sua maglietta da James Bond e la sua ventiquattrore rinforzata; rapido lo calciò tanto forte da fargli schizzare acqua salmastra ovunque, sbatacchiando a terra.
Berretto giallo era stato colto impreparato ma si riprese in fretta.
Era lì, tutto raccolto, che digrignava furioso.
Simone gli gettò il telo addosso mancandolo, era già partito in quarta alla volta di Dusty che, impavido, lo attendeva a pie’ fermo, con i suoi occhiali flash e la t-shirt con disegnata la giacca di uno smoking: SBAM! Lo colpì nuovamente con la sua 24 ore rinforzata in acciaio; capellacci di stoppa ci rimasero appiccicati, il cappello pendeva sul volto della creatura stordita.
Stavolta il telo lo colse al volo e giù botte!
Gli furono tutti sopra, Jerry, appena sopraggiunto e Dusty, che, nella confusione generale, si beccarono anche un paio di bastonate in testa.
Lo avevano massacrato ma ancora si dimenava furiosamente, le ragazze erano ormai senza fiato.
- Portiamolo di sotto, disse Dusty strofinandosi la testa dolorante; gli altri hanno preparato una sorpresa.
Così fecero.
Riuniti in sala col fagotto che si dimenava furioso, videro gli amici coi loro baschi rossi presso il caminetto; avevano allestito legna a sufficienza a far ardere un fuoco per tutta la Notte.
Tom li raggiunse da fuori, il volto paonazzo per lo sforzo, portando un gran pietrone che giusto lui riusciva a sollevare; posizionata la furiosa infagottata creatura tra i legni secchi, la schiacciarono sotto il macigno, tanto per non farla fuggire durante il barbeque; in breve accesero un gran fuoco nel caminetto, cosa che gli ignari genitori di Jinny, considerarono una ragazzata parecchio insensata col caldo che faceva.
Un grido stridulo fuoriuscì da quella che divenne ben presto una palla fiammeggiante.
Le ragazze ansimanti, i ragazzi attoniti; berretto giallo fumava come una locomotiva, di rabbia e di umidità; bruciò, alla fine; sfrigolò un poco, sfumacchiò paracchio, poi silenzio.
Sotto il pietrone, panni inceneriti pareva fossero tutto ciò che rimaneva dell’odiosa creatura.
I presenti tirarono un sospiro di sollievo, ormai privi di forze com’erano.
Accertatisi che tutto fosse a posto, dopo qualche bibita e qualche panino per rinfrancare le forze ed allentare la tensione, i tre amici restituirono a Jinni le chiavi di casa; gliele aveva date perché potessero tornare con effetto sorpresa al segnale di una torcia.
Fatto questo se ne andarono a dormire nei propri giacigli.
Quando le ragazze tornarono in camera, Jinny fece fagotto di tutti i suoi peluche e li gettò nell’immondizia.
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