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Centro estetico
Credo di poter dire senza falsa modestia che il mio centro massaggi è il migliore della città. Io, sono il migliore. Infatti lavoro da solo, non ho bisogno di nessuno.
Forse è perché non ho mai avuto in me la bellezza che sono così bravo a riconoscerla e a custodirla. Ma le mie clienti sembrano ormai abituate al mio aspetto, anzi, alcune le direi persino affezionate, intenerite dalla mia stranezza. Certo, l'impatto iniziale non è mai facile. D'altra parte ci sono abituato, fin da ragazzino. Quando a quindici anni raggiunsi i due metri e i duecento chilogrammi pensai che il mio corpo maledetto non avrebbe mai smesso di crescere, e con esso la mia vergogna.
Una malattia rara fa sì che non vi cresca alcun pelo, nemmeno sul viso. Nemmeno la barba, nemmeno le ciglia. Un corpo enorme, liscio, da neonato gigantesco. Non ne sopporto nemmeno la vista, mi spoglio al buio, mi lavo in penombra e non ho specchi.
L'unica parte di me che amo sono le mie mani, le dita lunghe e affusolate, i polsi forti, i palmi accoglienti. È come se in esse si concentrasse la grazia di cui tutto il resto del mio involucro è completamente privo. Sono fortunato in fondo, è l'unica parte di me che non potrei evitare di avere sempre sotto gli occhi. Guardo le mie mani e vedo bellezza, dimentico il resto e divento le mie mani.
D. prende appuntamento sempre al pomeriggio, di mattina studia all'università. Ricordo il suo sguardo la prima volta che mi vide. So che avrebbe voluto scappare, solo per educazione non ci riuscì, e per i miei prezzi particolarmente economici. Oggi invece è tranquilla, ha capito che non costituisco un pericolo, anzi. Così arriva, mi saluta sorridente, si spoglia, si sdraia sul lettino e aspetta le mie mani.
D. è bellissima. Le mie mani scorrono sul suo corpo perfetto, dal collo alle spalle, giù lungo la schiena fino alle punte dei piedi. Poi le chiedo di girarsi e lei obbedisce, non si vergogna di mostrarmi i seni poco più che da ragazzina, tiene gli occhi chiusi, sorride. Le mie mani scivolano sulla sua pelle, perfezione su perfezione, senza incontrare mai un difetto, un ostacolo.
Sarà difficile da credere, ma a me non piace massaggiare D. Non la rifiuto perché sono un professionista, ma non ne traggo alcun piacere, anzi un forte senso di disturbo. Esco qualche volta, di solito di notte e quando non posso farne a meno, ma avverto subito una vertigine e poi il grido, quel grido che ho da sempre dentro di me, salire dal fondo dello stomaco, dove lo tengo rinchiuso, su quasi fino alla gola. Ad ogni passo ho paura che si decida a uscire, così tutti si accorgeranno di me e mi guarderanno come io non voglio.
Qui invece, nella mia casa, nel mio centro estetico, mi sento al sicuro, so che il grido rimarrà ben intrappolato. Perché qui tutto è contenuto, accogliente, cucito addosso a me, e mi sento di nuovo come quando ero piccolo, quando sembravo ancora un bambino come gli altri, prima che il mio corpo iniziasse ad espandersi a dismisura e con esso il grido che ci cresceva dentro. E quando c'era ancora mia madre.
Nemmeno le persone mi fanno paura, quando sono qui dentro, perché sono solo una alla volta, e vengono per me. Solo quando sono tante e sconosciute mi spaventano. Tranne quando sono davanti a D., allora un po' di timore ce l'ho.
La sua bellezza è come uno spazio troppo ampio che non riesco a ricondurre a me, in cui mi disperdo, mi acceco. Il suo splendore emana troppa luce per i miei occhi senza ciglia.
A me la bellezza piace cercarla negli anfratti, nei dettagli, oltre gli ostacoli. Per questo le mie clienti preferite possiedono uno o due al massimo di quelli che io chiamo nidi di bellezza.
C. ad esempio ha piedi perfetti, piccole dita bianche come perle. Quando le dita delle mie mani si intrecciano a quelle dei suoi piedi la bellezza si ricongiunge alla bellezza. Sembra impossibile che quei piedi riescano a reggere il suo corpo grosso e sgraziato, a portarlo in giro per le strade, dove nessuno mai lo guarderà con passione o desiderio, mentre l'unica parte degna di essere vista rimane nascosta. Le dico sempre, almeno d'estate, indossa sandali alti, aperti, hai piedi così belli! E lei risponde, ma chi li guarda i piedi di una come me?
N. ha cinquantadue anni e seni di porcellana miracolosamente scampati al tempo, persi in un corpo cadente e rugoso più di quanto la sua età giustifichi. Hanno risucchiato tutta la bellezza in sé, lasciando avvizzire il resto. Ma N. non li mostra, non indossa mai scollature. Teme che lo splendore dei seni non faccia che accentuare la bruttezza di tutto il resto, e li nasconde.
M. ha una schiena liscia e setosa, in un corpo ruvido come carta vetrata. Ma lei nemmeno lo sa, nessuno gliel'ha mai detto, e non lo imparerà mai da sola perché non ama il suo corpo e non lo accarezza mai, tanto meno la schiena, che è nascosta e difficile da raggiungere. Ha avuto un uomo, di cui parla poco e al passato, ma pare non essersi mai accorto della bellezza della sua schiena. Ci sono persone che hanno le mani cieche.
S. è giovane, ma ha i lineamenti del viso mescolati alla rinfusa e gambe e braccia ossute come rami secchi. La sua bellezza è la più difficile da trovare e da riconoscere, sta tutta in un quadrato di pelle sopra l'ombelico, in cui una voglia a forma di nebulosa è circondata da una perfetta costellazione di nei. Un piccolo universo di bellezza, uno spazio infinito e minuscolo che solo io ho trovato.
Ci sono persone che a nessuno verrebbe in mente di spogliare, per vedere se hanno qualcosa di bello. Le mie mani invece sì, scorrono sui loro corpi abbandonati con amore e dedizione, e quando incontrano un nido di bellezza lo sanno riconoscere, allora vi girano intorno, lo sfiorano, lo corteggiano, poi vi si tuffano e lo possiedono, se ne impadroniscono per preservarlo, per sempre.
D. ha appuntamento tra poco. Devo dirle di non venire più, in qualche modo. La vastità della sua bellezza mi fa soffrire. Sento già il grido che inizia a salirmi dentro.
Cronaca cittadina: quinta vittima del "macellaio" trovata senza vita dietro la stazione. Questa volta si tratta di D. F., 22 anni, studentessa universitaria. Si ritiene che l'autore del delitto sia sempre lo stesso, anche se rispetto alle precedenti è stata mutilata in modo ancor più orribile, tanto che le è stata asportata quasi tutta l'epidermide. Al contrario delle altre, donne sole e di mezza età, la ragazza viveva in famiglia e a detta dei genitori aveva da poco iniziato a recarsi un centro massaggi, che si è scoperto dalle indagini essere stato frequentato almeno una volta anche dalle altre vittime. Questo particolare ha condotto all'arresto di P. F., un massaggiatore senza qualifica, affetto da alopecia grave e disturbi mentali. Nel retro della sua abitazione, adibita anche a centro estetico pur se in condizioni igieniche non ottimali, sono stati trovati numerosi resti umani. Al momento dell'arresto il temibile serial killer non si è difeso, ha soltanto ripetuto ossessivamente la frase "chi cercherà ora la bellezza?".
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