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Orrore nel buio
Cavolo se faceva freddo quella sera.
Ricordo che la zia stava preparando la cena, i miei non c'erano. Erano fuori città per questioni di lavoro.
Per questo chiesero a mia zia di tenermi con lei per qualche giorno.
Io ovviamente al pensiero di passare del tempo con mio cugino, ma soprattutto di non
andare a scuola, dato che ero stato colpito da un'influenza terribile, non potevo che essere al settimo cielo.
Ci aspettavano giornate intere da trascorrere ai videogiochi ed altre diavolerie simili.
Comunque, per non farla lunga, ero felice come una pasqua.
Ancora non lo sapevo, ma quella mia gioia iniziale si sarebbe tramutata presto in ansia e terrore.
La cena era ormai pronta e zia ci invitò tutti a sederci a tavola.
Oh, che buono! Era una bravissima cuoca e le riusciva favolosamente qualsiasi piatto.
Questa volta si trattava di melenzane alla parmigiana, manco a dirlo, il mio piatto preferito.
Consumammo la cena in silenzio, interrotti di tanto in tanto dalla televisione che faceva di tutto per farsi notare, senza riuscirci minimamente dato che eravamo tutti concentrati sul nostro rispettivo piatto.
Finito di mangiare, la zia ci ordinò di lavarci i denti e di andare a letto.
Io protestai energicamente dato che ero solito andare a letto molto più tardi.
Infatti, prima di andare a dormire, mi piaceva fare qualche partita ai videogiochi e leggere qualche pagina di un buon libro. E per buon libro io intendevo o romanzi gialli, o libri horror.
Certamente non mi sarei mai aspettato di far parte in prima persona in un'avventura di quest'ultimo genere.
Non ci fù niente da fare, la zia non accettava repliche e così, mi ritrovai nella camera degli ospiti appoggiato sul letto e a luci spente già dalle diciannove e trenta manco fossi un bimbo di tre anni.
Non ricordo a che ora riuscii ad addormentarmi, ricordo però benissimo che stavo facendo un incubo terribile. Così orribile che svegliandomi di soprassalto ero convinto di aver sentito un urlo disumano. Appioppai presto la colpa di questa suggestione alla vividezza del sogno e mi girai di lato per cercare di riprendere sonno ed accesi la lampada che era sul comodino di fianco al letto.
L'occhio mi cadde sulla sveglia, erano le ventritrè e tre quarti, quando all'impovviso quel delinquente di mio cugino, che era di un anno più grande di me, mi fece quasi venire un infarto spuntando all'mprovviso dalla finestra aperta in fondo alla stanza.
Dopo le parolacce di rito che ci scambiammo, io per lo spavento e lui per puro divertimento, cominciò ad armeggiare con un piccolo televisore che era stipato sulla mensola nell'armadio ed una vecchia console per videogiochi. Mi disse che quella sera non aveva voglia di starsene da solo nella sua stanza, che era situata giusto sopra quella che in quel momento stavo occupando io. Continuò col suo smanettare per qualche minuto, e poi si girò soddisfatto annunciando che tutto era pronto per giocare. Gli dissi che se sua madre si fosse accorta di quanto stava accadendo in camera, saremmo finiti sicuramente nei guai. Tutti e due.
Lui mi rispose con tranquillità che non sarebbe mai venuta a saperlo dato che sua madre era solita chiudere a chiave dall'esterno la porta della sua camera. Io rimasi sbigottito per qualche istante, poi mi ripresi e gli chiesi spiegazioni.
Mi disse che una volta, di notte gli era capitato di uscire in strada nel sonno e che lo ritrovarono solo il mattino successivo addormentato sullo zerbino all'ingresso.
Era sonnambulo!
Cacchio che figata, avrei voluto esserci, sai che risate!
Mi fece promettere di non dire alla zia che era scappato dalla finestra, che avevamo giocato ai videogiochi a notte fonda e soprattutto di non dirle che mi aveva confidato della porta e del sonnambulismo.
Feci giurin giurello e non appena sul video del televisore comparve la scritta "Street Fighter II" mi scordai di tutto e mi lanciai a capofitto nel gioco.
Erano passate due ora da quando avevamo iniziato, quando d'un tratto mio cugino sentenziò con aria seria e pensierosa che era ora di tornare nella sua stanza.
Si precipitò alla finestra e uscendo mi chiese di mettere tutto a posto.
Feci come mi era stato chiesto e me ne tornai a letto.
Il tempo passava ed io non riuscivo a dormire, perché pensavo e ripensavo alla faccia di mio cugino e all'espressione che aveva stampata sul volto. Sembrava quasi non essere lui.
Questo mi rendeva inquieto e di conseguenza avevo perso il sonno.
Ripensai anche alla storia della porta chiusa a chiave, e non potevo fare a meno di credere che fosse davvero un'esagerazione chiudere a chiave un ragazzino nella sua stanza solo perché era sonnambulo e soprattutto perché a detta di mio cugino, era capitato solo una volta che fosse riuscito ad arrivare fino in strada.
Certo, la zia per comportarsi così aveva sicuramente le sue buone ragioni.
A questo pensiero mi dissi che non potevo giudicare, non essendo presente tutte le notti e quindi di non poter constatare la reale gravità della situazione.
Trovai un po' di tranquillità in queste parole e finalmente crollai in un sonno profondo e senza incubi.
BOOM!!
Un terribile rumore mi fece svegliare di colpo, cosa diavolo stava succedendo?
BOOM!!
Quel frastuono mi fece trasalire, mi sedetti al centro del letto e cercai a tentoni l'interruttore della lampada. Finalmente lo trovai e lo feci scattare.
Eppure ero convito di averla lasciata accesa.
Ora un fruscìo sembrava provenire dall'esterno della casa, volevo andare alla finestra per dare un'occhiata, ma il mio "coraggio" mi impediva di muovermi.
Mi sentivo una pappamolla e avevo lo stomaco in subbuglio per lo spavento,
ora quello strano suono stava aumentando. Decisi che dovevo assolutamente scoprire cosa fosse stato a produrlo, ma quando finalmente mi scaraventai con mezzo busto fuori dalla finestra, col rischio di scavalcarla del tutto, il rumore era cessato.
Riuscii però ad intravedere nel buio, in lontananza, qualcosa che spariva aldilà delle siepi che costeggiavano il perimetro della casa.
Mi diedi dello stupido.
Sicuramente era stato un cane che entrato in giardino, aveva fatto un po' di baccano.
Ero più tranquillo, la mia spiegazione sembrava plausibile e più ci pensavo, più mi convincevo che doveva essere andata così.
Per precauzione comunque, dissi tra me e me che era meglio chiuderla quella stramaledetta finestra, un po' perché la mia stanza era al pianterreno e quindi alla portata di qualsiasi malintenzionato e un po' per cercare di attutire i suoni provenienti dall'esterno. Ero molto stanco a causa della febbre regalatami dall'influenza e senza neanche comandarle, le mie gambe e i miei piedi mi riaccompagnarono a letto, non protestai, ero troppo debole per farlo. Così, mi coricai nuovamente.
I miei sensi si stavano spegnendo dolcemente mentre mi addentravo nella fase di sonno profondo, REM, questo dovrebbe essere il suo nome specifico, quando d'un tratto tornai lucido e sveglio più che desto. Un pensiero aveva turbato il mio sonno...
Il rumore che avevo sentito prima, quello più forte, il "Boom" per intenderci, proveniva dal piano di sopra.
Ecco, adesso sì che avevo paura.
Forse qualcuno, con il favore della notte si era intrufolato in casa?
Mio cugino ed i miei zii allora potevano essere in pericolo. Ed io?
Cacchio, Anche io ero in pericolo!
Chiamatele pure "paranoie adolescenziali". Vorrei vedere, anche voi nel cuore della notte con un casino simile ve la sareste fatta addosso per la paura e avreste temuto per la vita a soli tredici anni.
Volevo urlare per chiamare mia zia e svegliarla, ma le mie corde vocali soffrivano di vigliaccheria in quel momento.
Bevvi un pochino d'acqua e riprovai, niente, il Pavarotti che era in me aveva dato forfè. Così decisi che con cautela sarei salito di persona al piano di sopra, sarei entrato nella camera della zia e infine avrei fatto quello che avrebbe fatto qualunque altro uomo coraggioso: Aggrapparmi come una cozza a mia zia e frignare come una femminuccia, spiegandole, tra un singhiozzo e l'altro, la situazione.
Ma questa mia fantasia era destinata a rimanere tale. Perché?
Quando mi accinsi ad aprire la porta per uscire in corridoio, sentii scattare la serratura... Qualcuno dall'esterno mi aveva deliberatamente chiuso dentro, bloccando la porta con una mandata e un brivido gelido mi corse lungo la schiena.
A tentoni cercai l'interruttore della luce, lo feci scattare più e più volte ma senza alcun risultato. Così, affannato ed in preda al panico andai di corsa verso l'unica fonte fonte di luce presente in camera, la lampada sul comodino.
La afferrai e ne diressi il fascio verso la finestra, avevo la terribile sensazione che da un momento all'altro qualcuno ne sarebbe saltato fuori.
Mi sedetti sulla sponda destra del letto, quella che dava in direzione della porta, con la testa fra le mani e i gomiti appoggiati alla testiera.
Passai così qualche minuto in totale silenzio.
Ero terrorizzato e non sapevo proprio che fare, ormai non riuscivo più a formulare un pensiero coerente e il cuore prese a battere a ritmo di guerra.
Dal piano di sopra non giungeva più alcun rumore, così come dal resto della casa.
Dopo qualche minuto mi alzai e andai di nuovo alla finestra, non prima di aver spento la luce della lampada, per impedire di essere visto ( come se chi mi aveva chiuso dentro non sapesse che ero lì, solo ed inerme con la mia paura che cresceva sempre di più a tenermi compagnia ), la aprii cautamente cercando di non fare rumore, ma come al solito la mia goffaggine giocò contro di me, infatti, inciampai nel cassettone di fianco alla parete e per restare in equilibrio d'istinto afferrai la maniglia della finestra. Quest'ultima si aprì di scatto finendomi diritta diritta in fronte procurandomi anche parecchio dolore, al quale non seppi resistere e quindi urlai. Urlai forte più di quanto mi aspettassi, così tanto che scapparono anche i topi che allegramente rovistavano nella pattumiera.
Alla faccia della cautela!
Imprecai fra me e me maledicendo il buio che io stesso avevo provocato e
dopo aver strillato come una fan che ha appena visto Johnny Depp, chiusi tutto, persiana compresa.
In quel momento sentii lo scalpiccio di passi affrettati e pesanti scendere le scale che portavano al piano terra. Proprio mentre mi avvicinavo alla porta per sentire meglio, una voce dall'esterno mi fece trasalire ed emettere un altro urlo non propriamente mascolino.
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0 recensioni:
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- ragazzi so che pieno di errori, ma ci tengo a precisare che si tratta di una bozza.
- Ragazzi la storia non è completa, ci sto lavorando.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vale la pena continuarla.
grazie in anticipo
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