racconti » Racconti brevi » Accensione
Accensione
Andromeda, vorrei accendere di nuovo questo Sole spento che non ti scalda più il tuo Spirito come l'oro. Questa è la fine dell'alchimia, d'ogni magia romanticamente spinta a divenire realtà. Nelle nostre tasche la funebre cenere e nei nostri occhi, cavi virtuali di realtà parallele. Andromeda, vorrei portarmi degna ancora questa nostra bandiera trattata come stracci di Cenerentola, vorrei fosse solo fiaba con incantesimi puerili ed invece no, non è uno specchio e ci siamo dentro con i nostri corpi pesanti e secchi, arterie svuotate del sangue vitale. Non è tornato il fascismo, è soltanto l'elefante del nuovo schiavismo, noi che sbattiamo le palpebre contro il neoliberismo. Andromeda, vorrei alzare di nuovo questa nostra bandiera e spingerla avanti contro quelle catene come corone di spine che feriscono come lame le nostre fronti d'idee. Sgretoliamoci al suolo, purché si liberi la nostra patria che crolla sotto le casse dei morti di banche. Alziamoci assieme, armiamoci legando i nostri destini come materia allo stato puro e senza forma.
Accensione.
Vorrei accendere con i tuoi occhi
il Sole, perché come fuoco arde
il mio cuore ad esplodere
dentro la tua iride.
Vorrei accendere il tuo spettro
di rosso pungente
ed occultarti
come sacri tesori di Gerusalemme.
Vorrei accendere il tuo sguardo
con il mio, io melancolica
mi distendo
e m'estendo le membra tremanti
come a dipingere con il mio corpo
la pietà di Cristo.
Questo è il nostro sacrificio
e ci rendiamo sacri alle metafisiche
virtù paradisiache.
Lentamente mi distendo
il pensiero si allarga e abbraccia
tutto l'emisfero ed intrecciamo
le nostre posture e le nostre frequenze.
Andromeda, vorrei cantare l'inno
alla bellezza della sovranità
di questa nostra nazione.
Tu dici il riscatto nazionale
mentre accelero il pedale
evado più veloce nel tempo
che non mi faccio più calcolare
le distanze e i movimenti,
mi sento ancora vicina a te
perché tremo come un ramo al vento,
e non si vede ma tremo.
M'accendo,
vedo i tuoi occhi
e s'apre il cielo
ed è l'effetto del sublime
sopra di me che avanza
e scende e mi prende
mi porta in alto
come ad issare la nostra bandiera al vento,
i miei capelli all'aria
e m'accendo,
vedo i tuoi occhi
e viaggio col tempo.
Una Musa mi sospira la libertà
e mi trasporta nel cielo
oltre le nebbie
e mi fa cantare la sovranità,
madre di tutte le libertà.
Una Musa mi sospira
la libertà ed io inebriata
d'un profondo senso di beatitudine.
M'accendo,
vedo nei tuoi occhi
la nostra patria risorta!
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0