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Unghia di gatto
La pioggia autunnale è meglio di quella estiva perchè ha un odore più tollerabile. In estate può succedere che piova per pochi istanti e che rilasci più caldo e umidità di prima che toccasse terra. E succede che dall'asfalto sale un odore soffocante.
Quando tornavo da scuola sentivo sempre quell'odore, in estate, per le strade. Un odore acre, che si mescolava a quello della paura, e del sangue.
"Resto nell'ombra quando ti uccido,
ti stringo il collo e perdi il respiro.
Gli artigli s'infilano dentro la carne,
non serve a niente dare l'allarme.
Neanche gridare, nessuno ti sente,
vederti impaurito mi piace, lurido... verme", canticchiai in attesa.
"Ehi ehi... che ci fai qua tutta sola?", esordì barcollando uno dei due uomini in completo elegante. "È pericoloso girare senza compagnia, la notte."
Io non risposi e quello insistette. "Forse sei timida. Senti... noi due ci stavamo chiedendo se per caso non avessi un'altra amica. Andiamo a farci un giro noi quattro, e magari poi voi ci fate un pompino. Che ne dici?"
L'uno cerco la complicità dell'altro e scoppiarono in una fragorosa risata.
"Ma i pompini si fanno a chi là sotto ha qualcosa", risposi a quel punto frenando la loro ilarità.
Quello che aveva finora blaterato divenne allora serio. "Che cosa hai detto?"
Feci qualche passo e mi mostrai alla fioca luce dei lampioni del vicolo.
Sheldon Cooper indietreggiò; una chiara espressione di terrore sul suo volto obeso.
"Non... non è possibile...", balbettò. "Tu... tu... ma cosa..."
"Quanto tempo... sono onorata che tu mi abbia riconosciuto. Dieci anni in fondo sono tanti."
Con una mano afferrai Sheldon per il collo e lo portai spalle al muro. Volsi lo sguardo verso il suo amico, che terrorizzato stava dandosela a gambe.
"Che carino, ci ha lasciati soli."
Tornai sull'avvocato.
"Scommetto che non la sai quella storia che raccomanda di correre più in fretta dei propri conti in sospeso", parlai. "Ti sei fatto troppo grasso e lento, Sheldon. Per questo io ti ho raggiunto."
"Ti prego... lasciami andare", piagnucolò. "Non uccidermi, ti prego..."
Guardai in basso il cavallo dei suoi pantaloni. "È davvero urina quella che cola?", ridacchiai.
"Per favore...", mi implorò. Le lacrime gli si mescolarono alla saliva.
"Hai sentito del tuo amico di vecchi giochi?", domandai invece con tono pacato. "Oh, ho così tanta voglia di rivederlo."
"No, non, non lo so. Non lo sento da allora. Senti, mi dispiace... mi dispiace per quello che..."
"Non è vero", aumentai la presa sul collo. "Sono solo frasi di circostanza dettate dalla paura di morire. Sei in quell'attimo in cui speri di essere risparmiato, ma la verità è che sono ancora in vita per ucciderti come meriti."
Sheldon Cooper si agitò nel vano tentativo di liberarsi.
Le mie mani allora strinsero con maggiore forza, e le unghie mi si piegarono. Le vene si fecero evidenti sul suo viso infiammato, dalla bocca fuoriuscì del sangue. E nel giro di pochi istanti aveva finalmente smesso di respirare.
Lo lasciai cadere sull'asfalto come un sacco di patate e osservai il mio lavoretto. Guardai l'orizzonte: dovevo sbrigarmi, tra qualche ora avrebbe fatto giorno.
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