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504 a. e. Un inizio tra gli inizi

1: ORA TU LAVORI PER ME

L'ultima cunetta fu proprio pericolosa. Irem non se l'aspettava. La ruota davanti rischiò di inchiodarsi e di far capovolgere la moto con lui sopra. Ma il bello dello sport era proprio il rischio. In quegli stretti sentieri rocciosi sulle colline Yumbai, era un vero divertimento per gli amanti del motocross. Alberi, radici, rocce, sassi, dislivelli e quant'altro erano i rischi per i corridori. I genitori di Irem non sapevano che lui disponesse di una motoretta e tantomeno che andasse lassù a rischiare il collo con gli altri ragazzi. Aveva nascosto tutto per bene. Loro non avrebbero acconsentito. Erano solo quattordici anni che vivevano lì, non conoscevano ancora bene quel pianeta. Le sue insidie, gli animali, i pericoli... Poi i signori Arpell erano piuttosto premurosi e protettivi nei confronti dei figli. Soltanto la sorella era a conoscenza dello sport praticato da Irem, solo perché, in seguito a sospetti, lo scoprì indagando. Allora lui la supplicò di non dire niente. Lei accettò ma si raccomandò di stare attento, e gli disse scherzando che ora avrebbe potuto ricattarlo. In effetti qualche favore glielo chiese. Come ad esempio di coprirla quando saltava la scuola per uscire col suo fidanzato. Gli Arpell non sapevano neanche di lui. Come avrebbero potuto accettarlo, un delinquentello, spesso ospite nella caserma di Huston. Passò tutta l'adolescenza a fare il bullo e, anche ora, a diciannove anni, non mancava mai di combinare qualche bravata, qua e là. Piccoli furti, possesso di sostanze illegali, eccetera... Niente di grave, ma comunque una scocciatura per le autorità. Se fosse vissuto una generazione prima probabilmente era già a marcire nel carcere di Speranza. Ma erano vecchi tempi quelli... Quattordici anni dopo le cose su Green Rock erano cambiate parecchio. La popolazione si era integrata bene e quella famosa alleanza con gli "uomini del bosco" aveva reso profitto al progresso. Tutte e due le popolazioni potevano imparare l'una dall'altra, scambiandosi aiuti e sostegni fondamentali per la crescita umana.
Quando Irem entrò in casa, sbatté la porta come sempre e lasciò impronte con gli scarponi. Erinel gli urlò dietro. <Sono andato in montagna con gli amici!> mentì il ragazzo.
<T'ho detto che non mi piacciono quelli là... E poi è pericoloso! Possibile che non esistono altri interessi che ti possano occupare?>.
<Tu vuoi solo tenermi buono perché hai paura. Beh, io non sono come te, mamma! Sempre rinchiusa qua a farti le paranoie... La vita è là fuori e tu non puoi impedirmi di viverla>. Andò in camera sua e si chiuse teatralmente la porta alle spalle. Lei rimase immobile a riflettere, ferita dalle parole del figlio. Aveva solo diciassette anni. Solo e già, a seconda dei punti di vista. Forse troppo giovane e immaturo per capire il dolore che aveva passato lei quando lui era ancora un neonato. E allo stesso tempo già abbastanza grande da avere il diritto di divertirsi. "Ma sì, in fondo va solo a fare una passeggiata sulle colline. Che c'è di male?" si disse per rassicurarsi. Eppure qualcosa la turbava. Una mamma lo percepisce quando c'è un pericolo o una menzogna nei paraggi.

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