Uno dei nostri cronisti, pochi giorni addietro, si aggirava per le adiacenze (anche grazie alle molte aderenze) del Transatlantico di Palazzo Montecitorio
-quest'ultimo era meglio conosciuto tra gli abituali avventori di bar o di sale da scommessa o dai frequentatori di sale da gioco, come Mons Acceptorious: vallo a dire talvolta!- sempre "attraccato" (il Transatlantico) da quando il monumentale edificio (il Palazzo) fu dal Bernini "varato", quando da una delle tante stanze che lì si affacciano udì filtrare dalla porta, sebbene chiusa, una coralità di voci forti, nervose e per niente verbalmente controllate. Esse chiaramente testimoniavano che ci fosse in corso una concitata rimostranza d'un qualcuno nei confronti di un altro e in mezzo ad un coacervo di tante altre voci delle persone lì presenti che sembravano provassero a quietare con ognuno che dicente la sua creava un inevitabile accavallarsi confuso di parole: però una cosa risultava abbastanza chiara, e cioè che era una riunione tra gente della stessa parte politica!
Ora sappiamo con certezza che l'argomentare furioso di quel qualcuno era stato originato dal suo aver subìto una conseguenza disciplinare: infatti era stato redarguito per iscritto dal Presidente dell'Aula che lo stigmatizzava severamente per il suo ripetuto e non affatto idoneo comportamento tenuto ogni qualvolta prendeva la parola durante le sedute dell'attività parlamentare, un comportamento ritenuto vieppiù censurabile quando lo stesso rivolgeva la parola direttamente alla persona che presiedeva al momento quel consesso.
Si trattava insomma di un monito ufficiale col quale s'invitava il destinatario, pena una sanzione pecuniaria e, nel caso di recidività, un'eventuale espulsione dall'emiciclo, ad attenersi all'obbligatorietà di stare in piedi quando faceva i suoi interventi dal suo scranno, e non da seduto!
Certamente la sua ira -non ancora funesta del tutto- non poteva essere stata solo motivata dal comprensibile disappunto per la diffida subita, benchè legittima nella forma: no, ci doveva essere un'altra ragione che gliela aveva fatta maturare in maniera così astiosa.
C'era pure in questa riunione -tenuta sì a porte chiuse ma parrebbe "non sorde"!- , perché convocatovi, il capo-commesso dell'Aula (una presenza non "avvertibile da fuori perché silenziata") poiché ritenuto d'esser stato responsabile d'una inammissibile inadempienza professionale, della quale andiamo a darvene subito il dettaglio.
Dunque sembrerebbe che il nostro qualcuno o "il redarguito per iscritto", stava inveendo forte, fino all'aggressione verbale con tutti i colleghi parlamentari lì presenti ad impegnarsi a fargli smorzare i toni, contro questo capo-commesso perché l'accusava di non avere ancora, nonostante il via libera dall'Ufficio di Presidenza (della Camera), provveduto alla messa in essere di una richiesta "speciale" che a suo tempo era stata inoltrata dalla segreteria del suo schieramento politico : e che diamine!
Ma di che cosa si trattava?
A questo punto ci è obbligatorio, prima di procedere al finale, riconoscere che, pur sfuggendo o disinteressando i più, si apprezza al meglio l'utilità di questi cosiddetti cronisti "d'assalto (o agguato)" proprio quando accadono episodi come quello narrato fin qui. Perché proprio grazie al resoconto d'uno di questi (il Nostro dell'incipit) che ora sappiamo e in dettaglio, quale fosse anche l'oggetto della richiesta "disattesa", sebbene autorizzata, di cui sopra: ebbene essa riguardava l'autorizzazione, straordinaria ed inconsueta, di poter montare in personalis situ (leggi scranno di quel parlamentare) una pedana aggiuntiva di almeno trenta centimetri di altezza sulla quale il Membro, durante i lavori istituzionali dell'Aula, potesse fare tutti i propri interventi senza sembrare ogni volta che li stesse facendo rimanendo seduto!