Era una mattina di giugno, l'estate era alle porte ma faceva ancora
capricci.
Nonostante la stagione, il meteo non lasciava presagire nulla di buono, il cielo era denso di nubi e sembrava che volesse scatenarsi un temporale.
Piero uscì ugualmente dalla caserma, nonostante la sua innata pigrizia e aveva deciso di avventurarsi per passeggiare un po'..
Aveva programmato di passare una giornata a Trieste, non l'aveva mai vista, sapeva che era molto bella e lussuosa e poi gli amici gli avevano detto che c' erano tante ragazze bellissime.
Piero era un ragazzone moro, sportivo, alto e tonico, era diplomato in agraria e giocava a calcio, era molto appassionato e si allenava molto.
Faceva grossi carichi atletici, non solo per migliorare le sue prestazioni, ma anche per acquietare una innata turbolenza interiore.
Era partito per la leva un giorno di fine aprile, proprio nel giorno del suo compleanno e, presentatosi in caserma, i soldati dell'ufficio di leva l'avevano deriso, in maniera benevola, per questa strana e poco piacevole coincidenza.
Gli dissero: Piero Lo Jodice... oggi devi offrire da bere per festeggiare!"
Lui rispose con un timido e imbarazzato sorriso: "Mi dispiace ma ho pochi soldi... le mie casse piangono miseria.. Ma un paio di bottiglie di birra le facciamo uscire volentieri..."
Gli dissero pure: " Oggi è il tuo compleanno... esprimi un desiderio, cosa vuoi in regalo, in questo momento..."
"Mandatemi a casa... non mi piace perdere tempo e per me il servizio militare è una perdita di tempo"
Sghignazzando tra loro, dopo essersi guardati in faccia, risposero: "ehhhhh caro amico... mi sa che questo non possiamo garantirtelo!"
Quella mattina del 3 giugno Piero si fece una doccia corroborante, aveva dormito poco la notte ma gli accadeva sovente di riposare male.
Era un ragazzo tranquillo, educato, uno dei tanti giovani dal viso pulito, la classica faccia da bravo ragazzo, ma nascondeva un animo molto inquieto. Aveva bisogno di fare sempre qualcosa durante la giornata per stare bene.
Spesso rimaneva immerso nei suoi pensieri, isolandosi dal mondo circostante in una sorta di viaggio spaziale ad occhi aperti e s' impegnava in attività quali la fotografia, il collezionismo di cartoline.
Insomma era in perenne movimento.
Era un sognatore cronico. Riteneva che nella vita si doveva per forza conquistare il Mondo ma che si poteva fare anche il giorno dopo.
Scese giù per fare l'alzabandiera nel piazzale della caserma "L. Capitò" di Portogruaro dove era giunto dopo aver fatto un mese di CAR a Foligno. Incontrò, come capitava spesso, il tenente Alessandro Simoncelli, un omone grosso e grasso, all'apparenza burbero e severo, ma di una generosità estrema, per tutti quelli che riuscivano ad entrare nelle sue simpatie.
Piero aveva catturato subito la benevolenza del tenente, proprio per il suo bizzarro modo di vivere, accettare le regole della naja ma con un metodo poco convenzionale. Era molto cerebrale, difficile stargli dietro quando si dava da fare.
Un cane sciolto ma amante del rispetto delle consegne, quelle non arbitrarie.
Quel ragazzo era destinato a diventare molto importante per l'ufficiale.
Si scambiarono un paio di battute dopo aver espletato le formalità legate all'alzabandiera.
Piero era un accanito tifoso della squadra della sua città, il Pescara mentre il tenente Simoncelli era romano e simpatizzante per la Lazio.
Spesso si perdevano in diatribe sportive ma poi finiva tutto a ridere.
Il tenente fu da giovanissimo un promettente giocatore di rugby ma poi un brutto infortunio alla clavicola ne rese impossibile il proseguimento della carriera.
Piero, dopo aver espletato tutte le formalità del mattino, tornò nella camerata e indossò gli abiti civili.
Il cielo era plumbeo e carico d'acqua, era facile prevedere un imminente temporale.
Ma il ragazzo abruzzese aveva deciso ormai, aveva bisogno di svago e, dopo aver appurato che gli amici più intimi della camerata avevano deciso di rinunciare e sarebbero rimasti in caserma, andò via e si diresse verso la stazioncina di Portogruaro, un paesone a circa 50 km da Venezia.
La caserma era un po' distante, ma al treno ci sarebbe arrivato a piedi, per riprendersi un po' dal sonno.
I suoi pensieri vagarono durante il breve viaggio in treno, doveva andare a Venezia e prendere la coincidenza per Trieste.
Quella settimana in caserma era stata asfissiante, con tante guardie di notte e tante marce, aveva bisogno di svagarsi e di riflettere.
Sarebbe passato anche in farmacia per prendere degli integratori, si sentiva un po' giù di tono.
Qualche vitamina in più non avrebbe fatto male.
Piero si alzò dal sedile del treno e si diresse in bagno per sciacquarsi il viso con l'acqua fredda, non era in perfetta forma e lo sapeva, ma non era il momento di abbattersi, non ora..
Aveva ancora oltre dieci mesi di militare prima di poter riabbracciare la propria città, anche se aveva deciso di accumulare permessi per poter fare una vacanza più lunga nella sua Pescara.
Arrivò il controllore del treno e Piero, con sommo stupore, si accorse che era un suo vecchio amico di Sulmona con il quale aveva giocato a calcio insieme nel Penne e si erano divertiti tanto, non solo in campo ma soprattutto fuori, a fare baldoria ogni qualvolta ne usciva l'occasione, soprattutto dopo gli allenamenti.
"Robè, che ci fai qui? Ma sei proprio tu?"
"Piero... non ci posso credere... è incredibile! Io lavoro per le ferrovie dello Stato, ma tu... dimmi... tu che ci fai da queste parti!"
"Ehhhhhh... indovina un po'? Sto facendo le vacanze termali a Portogruaro nella caserma "Capitò"... che palle Robè! Sono arrivato da poco ma già ne ho piene le scatole!"
Lui fece un giro di controllo nel treno e poi tornò nel suo scompartimento. Parlarono per tutto il breve viaggio e promisero che si sarebbero visti nei giorni a seguire, quando i loro rispettivi impegni l'avrebbero permesso.
Piero arrivò a Trieste a metà mattinata, c' era molto vento e un timido sole faceva ogni tanto capolino tra le dense nubi.
Non era una giornata idilliaca per andare in giro ma lui era abituato alle intemperie di ogni genere.
Aveva già una discreta carriera calcistica alle spalle, nonostante la giovane età e aveva giocato in tutte le condizioni meteo, anche le più avverse, soprattutto quando doveva disputare le partite nei paesi interni dell'Abruzzo.
Quanto gli mancava la sua regione... amava la sua terra come si potrebbe amare una donna.
Gli piaceva tutto, dalle spiagge dorate della costa adriatica ai posti più aspri e selvaggi dei monti abruzzesi.
Arrivò a Trieste, restando un po' disorientato... grandi palazzi, strade larghe, negozi lussuosi; non si sarebbe mai aspettato di vedere una città così signorile.
Si recò nel prestigioso castello di Miramare, uno dei tanti fiori all'occhiello dell'intera Italia.
Stavano facendo un concorso internazionale per parrucchieri, Piero entrò e assistette con molto interesse. Le modelle erano tutte carine, ma c' era una ragazza con i capelli rossi, molto alta che aveva attirato la sua attenzione.
Piero era un bel ragazzo ma piuttosto timido.
Era difficile entrare nella sua testa e nei suoi pensieri.
Non amava molto esporsi, ma poi la sua indole passionale lo spingeva ad osare e andare oltre dove la sua ragione non permetteva di andare.
Fissò a lungo quella bella ragazza, quando sfilò sulla passerella con una sontuosa acconciatura e un elegante abito color rosso; pronunciarono il suo nome: Sonia Chiapperelli.
Sonia... bel nome Sonia e poi gran bella ragazza lei!
Non sarebbe male uscire una sera a cena... pensò il giovane ragazzo pescarese.
Come poterla incontrare? La sua timidezza, il fatto che i militari non erano ben visti da quelle parti perché considerati poco inclini ai sentimenti e rivolti piuttosto alle avventure del momento e poi anche il fatto di sentirsi perso in quella grande città, frenarono quel timido sognatore.
Eppure, diceva tra se e se: " È uno schianto quella ragazza... devo fare qualcosa per incontrarla..."
Mentre la rassegna andava avanti, Piero camminava sulle nuvole con i pensieri, a volte troppo più grandi di lui.
Spesso si faceva tanti problemi e si rendeva conto che la sua condizione familiare per nulla agiata era un limite nella rincorsa dei sogni.
Non era un buon periodo per le avventure d'amore e questo non era accettabile per il giovane che credeva ancora al colpo di fulmine a prima vista e al fuoco delle passioni.
Lui ci credeva molto, ci aveva sempre creduto ed era stato sempre disposto a lottare fino alla fine per i suoi ideali.
Dopo aver vagato con la mente per un po', ebbe un'idea.
Avvicinò un operatore della sicurezza, uno steward e chiese se era possibile accedere ai camerini o contattare direttamente le modelle.
Lui disse che ciò non era possibile ma poi guardando il suo volto pulito e la sua espressione delusa, aggiunse: "Guarda... se vuoi tutte le modelle alloggiano all'Hotel Riviera & Maximilian, di più non posso dirti..."
Piero ringraziò di cuore lo steward e lasciò di corsa il Castello di Miramare.
Si affrettò per trovare un fioraio, lo trovò poco più avanti e disse: "Buongiorno signore, voglio un grande bouchet... metta delle rose rosse, dei ciclamini e giacinti, poi vorrei un biglietto in bianco e una penna..."
Il fioraio, osservando con interesse il suo entusiasmo, lo accontentò come meglio non avrebbe potuto fare.
La composizione era veramente di classe, il ragazzo rimase sbalordito e ringraziò di cuore.
Nel biglietto scrisse queste parole: "Ciao Sonia, ti ho vista sfilare al Castello e ho sentito il mio cuore vibrare come le corde di una chitarra. Non mi conosci, mi chiamo Piero e sto facendo il militare qui vicino. Hai un fascino transalpino, sei irresistibile, non sono molto fine come i francesi ma ti prego di accettare questi fiori blu, bianchi e rossi. Anche se non mi chiamerai mai, sono felice di lasciare qualcosa di me che viene dal cuore per una meravigliosa ragazza. Semmai volessi cercarmi, io "alloggio" nell'Albergo "L: Capitò" di Portogruaro dove dovrò restare per poco meno di un anno! Spero di sentirti..."
Il ragazzo passeggiò tutto il giorno ammirando le bellezze della città giuliana. Rimase incantato dalla lussuosa Piazza dell'Unità d'Italia, raramente aveva visto un posto così signorile e meraviglioso. Mangiò una pizza velocemente vicino a Miramare, l'incantevole posto dove aveva visto quella bellissima ragazza dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo.
Nella testa vagava lo stesso pensiero incessantemente: "Sarebbe fantastico se lei mi chiamasse... si... ma figuriamoci se una meraviglia del genere fa una telefonata in caserma ad un ragazzo modesto come me!"
Piero ricominciò la sua passeggiata turistica, rimase per tutto il giorno in giro. Cenò al "Grifone" dopo aver chiesto il consiglio ad un agente della polizia municipale di un posto dove mangiare dell'ottimo pesce.
Non aveva grosse riserve monetarie, ma aveva sempre pensato che quando ci si muove, non si può badare a spese, bisogna divertirsi e basta.
Qualcosa, però, andò storto quella sera. Il treno Trieste - Venezia fece ritardo e il ragazzo perse la coincidenza con quello che lo doveva riportare a Portogruaro.
Dentro di lui scoppiò il panico totale, entro le 23 doveva stare in caserma, oltre il termine si chiudeva l'ingresso e ci sarebbe stata una punizione.
E in quella caserma non erano poi così magnanimi.
Era una base missilistica, spesso venivano gli americani per le esercitazioni militari.
Era molto grande, c' erano quattro fabbricati, con quattro reparti diversi.
Piero camminò nervosamente vicino ai binari della stazione di Venezia, non sapeva come fare.
Non aveva il coraggio di chiamare, avrebbero avuto il tempo per decidere il tipo di punizione. Ma era necessario, non c' erano alternative.
Era una sera molto umida, la stazione era invasa dalle zanzare, Piero si sentì sbranare da quei famelici insetti.
Il caldo umido e la pianura padana erano terreno fertile per il proliferare di esse.
Osservò per un attimo il cielo, sarebbe arrivata la pioggia di lì a poco, ma dopo un attimo di esitazione si sedette con le gambe tra le braccia. "Ma chi se ne frega, facessero quello che vogliono! Non l'ho chiesto io di fare il servizio di leva!"
Piero chiamò in caserma, dall'altra parte rispose un caporal maggiore che disse: "Cazzo, Lo Jodice! Sei impazzito? Cerca di tornare almeno a mezzanotte, qui ti danno i giorni di rigore!! Ti considerano disertore!"
Piero rimase scosso per un attimo ma poi pensò: "Ma che c... dice? Disertore? Mica sto scappando verso casa..."
Era chiaro che era tutto un sistema per intimidirlo, anche se la punizione era più che certa. Ci sarebbero stati giorni di consegna o di rigore, dopo un regolare processo in caserma.
Piero si sentì sgomento, la giornata era iniziata meravigliosamente con la vista di quella Principessa ma ora costretto a ripiombare nella brutta realtà della naja.
Ma quell'anno di cui lui, non avvertiva nessun aspetto positivo, era destinato a costruirlo e ad accelerare la sua maturità interiore.
Pensò a Pescara, al mare Adriatico, che era anche lì ma era così diverso da quello abruzzese.
Il mare di Pescara, nudo e selvaggio, aveva una cosa che nessun mare poteva avere: il suo cuore.
Era dentro di lui come un padre, un fratello, un'essenza mistica.
Tra una puntura e l'altra, nella stazione pensò alle passeggiate sulla riva, alle placide onde delle sere d'estate.
Quelle stesse che gli ricordarono la sua ostinazione di ragazzo semplice ma di una generosità grande come l'immensità del mare, la sua audacia mai doma, all'inquietudine di giovane rampante che vuole tutto ad ogni batter di ciglia e che rimane deluso ogni qualvolta non si esaudiscono i propri desideri.
Ripensò a qualche scena passata, ormai pagine di un'altra vita, l'infanzia dura con la perdita del padre, l'adolescenza piena di avventure ma difficile, tremendamente difficile.
La vita era piena di ostacoli, più duri quando arrivavano all'improvviso, magari dopo un avvenimento bellissimo o un incontro speciale, Erano ricordi troppo lontani, ma vividi nelle immagini.
E comunque valeva la pena esserci sempre e cercare di viverla da protagonista.
Ogni dettaglio era impresso in quella giornata, che adesso si stava concludendo in maniera perfida.
Finalmente sopraggiunse la coincidenza per Portogruaro, non erano tanti chilometri ma sembrava che non arrivasse mai.
In quegli attimi a Piero sembrò di dover arrivare in Sicilia, i minuti scorrevano inesorabili.
Finalmente giunse in stazione, c' erano un paio di chilometri a dividerlo dalla caserma. Prese il suo zaino, lo mise a tracolla e cominciò a correre a perdifiato, con tutte le forze possibili.
Il sudore irritava le innumerevoli punture delle zanzare che l'avevano attaccato a Venezia mentre aspettava quel treno che non arrivava mai.
Era quasi mezzanotte quando arrivò in caserma, lo stavano aspettando, compreso l'ufficiale di servizio che di solito a quell'ora si appisolava, lasciando la normale amministrazione al caporal maggiore e alle reclute di servizio.
Con sommo stupore Piero si accorse, mentre si affrettava ad entrare di nascosto dalla porta carraia, che l'ufficiale di servizio era il tenente Alessandro.
"Lo Jodice sei impazzito? Non voglio avere problemi per colpa tua! Ti rendi conto di quanto sia tardi?"
"Scusa tenente, ma il treno ha fatto molto ritardo, ho perso la coincidenza..."
"Non sei in vacanza, il militare è una cosa seria!"
"Tenente è una cosa seria per te, non per me. Io non l'ho chiesto a nessuno di fregarmi un anno per perdere tempo con marcie e guardie..."
"Si dà il caso che la leva è obbligatoria e quando si viene qui, bisogna essere seri e disciplinati. E poi non rispondere cazzo! Dopo qualche secondo di riflessione, aggiunse: Piero, io ti stimo tantissimo perché sei un ragazzo serio ed educato. Non prendo provvedimenti disciplinari perché so che c' è della buona fede in quello che è accaduto. Ma mi auspico che la cosa non abbia un seguito e che ci starai attento una prossima volta":
Piero sapeva troppo bene che quella persona, nonostante la grossa stazza, aveva un cuore tenero e non avrebbe mai denunciato questo episodio e poi c' era un grande rispetto reciproco.
Promise all'ufficiale che non avrebbe creato più problemi, ma poi raccontò com' era iniziata la giornata, con quell'incontro speciale.
"Il tenente, dopo aver ascoltato con interesse, disse: "Brutto affare se c' è una donna di mezzo! Ho capito che mi dovrò aspettare il peggio dalla tua condotta! E sorrise a trentadue denti come faceva sovente.
"Non credo che la rivedrò ancora, chi vuoi che abbia interesse di un soldato sfigato del centro-sud".
Quella nottata fu molto turbolenta.
Piero si svegliò nel cuore della notte, di soprassalto per colpa di un tuono caduto nelle vicinanze e si accorse di avere la febbre alta.
Aveva dolori negli arti e ai reni, le punture di zanzare s' erano gonfiate e davano un misto di dolore acuto e prurito.
Per mezzo del caporale di servizio, fece chiamare il medico di turno notturno, un certo Santino Giandonato, un ragazzo veneziano partito per il militare dopo essersi laureato in medicina ortopedica.
Andarono in infermeria, un ' iniezione di cortisone e antistaminico più delle compresse da prendere due volte al giorno e riposo per un paio di giorni, dispensandolo da ogni servizio o guardia.
Per un periodo piovve ogni giorno e le giornate non finivano mai.
Piero non ebbe alcuna notizia di quella ragazza che aveva visto in quel concorso di parrucchieri, ma l'aveva previsto.
Riceveva tante lettera di amici e della famiglia che lui leggeva con calma per poi rispondere.
Non sempre alle 18 usciva dalla caserma. Un paio di volte alla settimana restava dentro per allenarsi al campo di calcio e in palestra. Faceva dalle 3 alle 4 ore di allenamento, non voleva perdere la forma.
Aveva accettato anche di fare parte della squadra di calcio del suo reparto, c' erano più reparti e quindi più squadre e ad agosto sarebbe iniziato un torneo interno.
La squadra che avrebbe vinto, si sarebbe aggiudicato un premio di 500 euro a testa e 10 giorni di licenzia premio straordinaria.
Qualche giorno dopo partì per le montagne al confine con l'Austria per le esercitazioni di addestramento militare e in particolare, di uso delle armi.
Si doveva sparare con il Garand M1, un fucile molto pesante semiautomatico, a presa di gas e poi esercitarsi nel lancio di bombe a mano.
Piero si svegliò prima degli altri, ma in realtà non dormì quasi per niente.
Non l'aveva preso molto bene il servizio militare, i giorni non passavano mai e il congedo era molto lontano.
Spesso la notte si svegliava agitato, preso da strani incubi.
Quasi ogni giorno telefonava a casa per chiedere alla madre se era pronta la richiesta di riavvicinamento perché orfano di padre e capofamiglia.
Il medico di base aveva preparato tutte le carte per farlo riavvicinare.
Se tutto fosse andato bene, Piero sarebbe tornato in Abruzzo nel giro di un mese, massimo un paio.
Ma a quell'avvicinamento, poi, il giovane avrebbe rinunciato.
Giunsero nel posto dove si sarebbero svolte le esercitazioni e furono fatti i gruppi che dovevano prima sparare con due fucili diversi due serie di otto tiri, per poi passare al lancio delle bombe a mano.
Quando iniziò il lancio delle bombe a mano avvenne l'imprevedibile che segnò un'amicizia ancora più profonda tra Piero e il tenente Alessandro.
Ormai erano le cinque del pomeriggio e mancava un ultimo lancio di granate del penultimo gruppo.
L'esercitazione era prendere in mano la granata, sfilare con i denti la linguetta e lanciarla in avanti oltre un muretto fatto di pietre e il più lontano possibile. Dopo aver lanciato Piero ed essersi complimentato con se stesso per l'invidiabile tiro, toccò ad un ragazzo pugliese di nome Pietro, un ex pugile molto mediocre, ormai rintronato, come si diceva, dai pugni presi durante le gare.
Qui avvenne l'imprevedibile. Prese la granata, sfilò la linguetta con i denti e, come fu sul punto di lanciarla, le scivolò dalla mano e finì lì vicino al tenente Alessandro Simoncelli, che non si accorse di nulla poiché era impegnato in una conversazione con un altro commilitone.
Sarebbero bastati pochi attimi prima che la bomba esplodesse. Mentre l'ex pugile rimase imbambolato, Piero si accorse del grave pericolo, fece uno scatto repentino e, con estremo coraggio, rinunciò ad abbassarsi per non perdere tempo e tirò un forte calcio alla granata che, dopo aver fatto diversi metri, esplose non molto distante, tra lo stupore di tutti.
Fu in quel momento che il tenente si accorse della gravità dell'accaduto.
Si avventò contro Pietro e ci vollero quattro soldati per fermarlo e calmarlo.
Si ritornò in caserma nel tardo pomeriggio, in un silenzio surreale.
Il tenente era nel cabinato dell'ACM 80/90 della Fiat Iveco al fianco del posto di guida mentre tutti i soldati del penultimo gruppo erano dietro.
Rientrarono in caserma, Piero era stravolto per non aver dormito e per quell'estenuante giornata, aveva deciso di allungarsi un po' sul letto della sua camerata e poi, dopo aver ricaricato le forze, pensava di uscire e prendersi una birra a Portogruaro dopo la libera uscita.
Si fece una doccia lunga e calda e, poco dopo che fu sul letto, arrivò Roberto, un soldato della fureria che chiese di lui e disse che doveva andare con urgenza a rapporto dal tenente Alessandro Simoncelli.
Piero non era molto contento di questa chiamata, ma poi ritenne che era una grande soddisfazione ricevere qualche complimento dal suo superiore.
Il suo orgoglio lo fece vaneggiare come un pavone, questa volta non sarebbe stato un rimprovero, l'oggetto della loro conversazione.
Appena Piero entrò nell'ufficio, il tenente si alzò dalla sedia e si avvicinò per abbracciarlo.
"Grazie Piero, mi hai salvato la vita! So che non ci sono parole per ringraziarti. Quindi ho pensato di parlare con il comandante del reparto Nevio Jacovone per farti concedere una licenza premio di due settimane che potrai anche attaccare alla tua licenza ordinaria".
Piero fu molto contento di questa decisione. "Grazie tenente, penso che qualsiasi persona al mio posto avrebbe fatto la stessa cosa. Ma accetto molto volentieri, perché ho una voglia matta di passare una bella vacanza nella mia Pescara. Ti chiedo solo se è possibile aspettare due mesi e partire agli inizi di agosto".
"Ma certo Piero, fai la tua richiesta adesso e scegli i giorni che ti servono".
"Tenente, ti ringrazio. Posso farti una proposta? Vorrei offrirti una birra in paese alla libera uscita, così festeggiamo lo scampato pericolo. In fondo abbiamo rischiato entrambi di saltare in aria!"
"Con molto piacere, ma permetti che sia io ad offrire la birra. E poi lo so che quei pochi soldi che ti danno qui, magari li vuoi utilizzare per qualcosa di più utile".
"Tenente, cosa c' è di meglio di spendere qualche spicciolo in nome dell'amicizia? I miei genitori mi hanno insegnato a sottolineare sempre il valore di essa, è sempre stato importante dare peso alle proprie azioni per le persone che abbiamo vicino"
Va bene caro Piero, l'importante è che non ti venga in mente adesso di farmi una dichiarazione d'amore..."
Risero entrambi di gusto e, dopo una stretta di mano, decisero di prepararsi e uscire insieme.
Si ritrovarono fuori della caserma poco dopo le sei di pomeriggio.
Alessandro era davanti a una Porsche Carrera 4S blu notte e Piero, meravigliato, disse: "Tenente, non mi dire che questa bestiolina è tua!"
Monta su Piero che fra poco si decolla!!!"
Il centro di Portogruaro era a circa 4 chilometri dalla caserma, ci si arrivava con una strada statale dritta e monotona, che passava ai bordi di una pianura noiosa, ma più ci si avvicinava al paese e più comparivano maestose ville con giardini annessi.
Alessandro accelerò bruscamente, in pochi attimi furono al centro. Aveva sempre amato la velocità e, spesso, aveva raccontato a Piero la sua vita piena di avventure senza rinunce e sempre al massimo delle proprie possibilità. Era nato da una famiglia benestante e, oltre a lavoro di ufficiale dell'esercito, possedeva un allevamento di maiali e un'azienda di circa 50 ettari.
Decisero di fermarsi alla pizzeria da Mario, prendersi una pizza al piatto, qualche bruschetta e un'ottima birra bionda da mezzo litro.
Intanto ricominciò a piovere, quell'estate sembrava che non volesse arrivare mai.
Entrarono nell'ampio locale e si sedettero un po' in disparte.
Alessandro parlava molto e nonostante il suo aspetto poco gratificante per via della grossa mole, era una persona che ostentava molta sicurezza e si mostrava indifferente alle sue condizioni fisiche poco edificanti.
Quello che pensava e decideva di fare veniva attuato da lui senza ripensamenti.
Piero lo ascoltò con piacere, nonostante avesse il torpore di chi non aveva chiuso occhio e, tra l'altro, era stata una giornata impegnativa e con molta tensione per via di quella coda drammatica della bomba.
Mentre Alessandro parlava, Piero si accorse che, non molto distante, c' erano tre bellissime ragazze, molto alte e dall'aspetto curato. Una delle tre aveva i capelli rossi. Gli sembrava un sogno, non credeva ai suoi occhi. In quel tavolo c' era Sonia, quella bellissima ragazza della sfilata dei parrucchieri.
"Tenente! C' è lei, in quel tavolo... non è possibile!"
"Ma chi? La ragazza dei fiori?"
"Si, tenente... non ho dubbi. È Sonia! Questo è uno scherzo del destino... che ci fa da queste parti?"
"Alzati Piero e vai al suo tavolo... ti aspetto qui. Magari fai venire le sue amiche che mi sembrano esagerate! Così combino anche la mia serata! Sai com' è..."
E scoppiò in un ghigno soffocato nel collo pieno di adipe.
"E che le dico? Scusi, le sono arrivati dei fiori l'altra domenica? Non sono così sfrontato..."
Alessandro si alzò di scatto e, senza proferire alcuna parola, chiamò il cameriere e disse: "Scusi, cameriere... vorremmo offrire una bottiglia di champagne a quelle tre ragazze del tavolo di lato... può dire loro che ci farebbe piacere se venissero al nostro tavolo a condividere questa serata?"
E strinse qualche banconota in mano, Piero non riuscì a vedere quanto, le porse nella mano del cameriere, il quale andò dietro il banco, prese una bottiglia di Moet & Chandon e si diresse verso le tre donne.
Dopo un breve scambio di parole, le ragazze si voltarono verso di noi, sorrisero un po' imbarazzate e per un attimo, non si mossero dal tavolo.
Poi una delle tre fece un cenno deciso, alzandosi dalla sedia, seguita con un movimento più deciso dalle altre due, tra cui Sonia, quella ragazza che aveva incantato Piero al Castello Miramare.
Alessandro fece le presentazioni e dopo aver scambiato strette di mano, si rivolse verso la ragazza dai capelli rossi, spiegando che il romantico estimatore che le aveva regalato quei bellissimi fiori era lì davanti a lei.
Sonia e Piero si guardarono imbarazzati, poi la ragazza disse: "Grazie di cuore Piero, quei fiori erano meravigliosi e poi i giacinti mandavano un profumo irresistibile.
Rimasero un paio d'ore nel ristorante, parlando delle rispettive attività.
Sonia non era solo una fotomodella che prestava la sua "testa" in concorsi di parrucchieri, ma anche la figlia di un notissimo imprenditore di Portogruaro, proprietario di una catena di centri commerciali, tra i più prestigiosi della zona.
Era una ragazza bellissima, Piero pur scambiando, di continuo, occhiate furtive non si sentiva a proprio agio.
Lui, che veniva da una famiglia modesta, era l'unico senza lavoro.
E il tenente era un tipo che ostentava i suoi costumi e le sue passioni per motori e viaggi.
Insomma oscurava quel piccolo proscenio, che era stato da sempre il mondo di Piero, un mondo in cui, per la verità, non era mancato nulla, ma piuttosto umile.
Il giovane abruzzese aveva quello schianto di donna che aveva sognato, di fronte, ma non disse nulla per portare la serata in suo favore. Ed in effetti Sonia si mostrò molto più sensibile ai racconti e ai programmi futuri del mastodontico ufficiale, molto sicuro di sé.
Ad un tratto Piero, dopo aver ricevuto le rassicurazioni da Alessandro che avrebbe avuto il permesso di tornare dopo la ritirata, venne distratto da una persona uscita dalla cucina del ristorante.
Era una ragazza bruna, dal viso dolcissimo e gli occhi neri.
Si diresse verso il proprietario del locale, era sua figlia che faceva la cuoca nel ristorante di famiglia.
Piero si assentò mentalmente da quel tavolo per seguire i movimenti di quella meraviglia della natura. Scoprì che si chiamava Antonella, aveva un trucco molto sobrio, era alta e con le forme molto delicate ma dalle curve perfette.
La ragazza si accorse ben presto che Piero seguiva fermo tutti i suoi spostamenti in sala, un paio di volte abbozzò un sorriso, poi sparì di nuovo nel retrocucina.
Alessandro si girò mentre parlava, verso il ragazzo abruzzese, chiedendo come mai era così taciturno, ma questi dapprima non rispose, poi affermò che era tutto sotto controllo.
Il tenente era troppo furbo per restare indifferente a quell'atteggiamento e disse: "Scusa, amico mio, vieni un attimo, devo parlarti" e chiese scusa alle ragazze, congedandosi un attimo da loro
Le ragazze assentirono. Erano un po' allegre per via del vino e poi dello champagne bevuto e parlavano incessantemente, senza curarsi degli strani movimenti dei due uomini.
Alessandro strizzò l'occhio verso Sonia, tra i due era nato un immediato feeling.
Andarono al bagno, il tenente si rivolse verso Piero: "Che ti prende amico mio? Chi hai adocchiato poco fa? Credi che non ti abbia notato? "
Alessandro era furbo, stava cercando di distogliere l'interesse di Piero dalla bellissima ragazza rossa per rubargli il campo.
"Dimmi caro, voglio fare qualcosa per te, oggi mi hai salvato la vita ed io voglio realizzare ogni tuo desiderio!"
"Tenente, hai visto la figlia del proprietario? Si chiama Antonella, è la ragazza che ho sempre sognato. Prima mi ha sorriso più di una volta, io voglio conoscerla a tutti i costi ma non so come attaccare il discorso!"
"Amico mio, hai già cambiato bandiera? Ma comunque un bel giovane dal
fisico tonico e scolpito come te si dovrebbe far problemi? Lanciati dal paracadute e stupiscila!... le donne vanno stupite, devi incuriosirla e attirare la sua attenzione. Potresti anche chiedere i fiori a Sonia e regalarli a lei!!" e poi scoppiò in una risata con il suo gozzo voluminoso.
"He he he... tenente, non scherzare, dammi qualche consiglio giusto, io non voglio uscire dal ristorante senza aver conosciuto quella meraviglia".
Tornarono al tavolo, le ragazze per un attimo furono incuranti del loro ritorno. Poi Sonia disse: "Alessandro, domani voglio fare un giro sulla tua macchina". E poi guardando Piero aggiunse: "Mica ti dispiace? Io adoro le Porsche, è la macchina dei miei sogni".
Il ragazzo di Pescara fece un cenno col capo come per annuire e poi si guardò intorno.
Doveva avere più informazioni sulla figlia del ristoratore ma non sapeva come comportarsi.
Il tenente capì dell'agitazione entrata nel corpo del ragazzo e si alzò di nuovo, dicendo che voleva chiedere al cameriere di portare i caffè al tavolo.
Sparì in un'altra stanza per un po'.
Finalmente le ragazze si accorsero che c' era anche Piero. Parlarono un po' con lui ma quest' ultimo, aveva un carattere molto pepato, nonostante la timidezza e anche se era stato snobbato fino a quel momento, si mostrò poco propenso a raccontare i suoi fatti privati e non si curò di riprendersi il ruolo di attore protagonista della serata.
Ad un certo punto, con somma sorpresa del ragazzo, Sonia le rivolse una domanda inaspettata: "Piero sei fidanzato? Immagino che nella tua città hai una fila di ragazze che aspettano il tuo ritorno!"
E fece un sorriso che non fu di scherno, ma aveva il chiaro intento di mettere in difficoltà il giovane militare.
"Avevo tante ragazze in fila ma prima di partire, ho cambiato casa e quindi adesso stanno aspettando nel posto sbagliato..."
Le tre ragazze risero chiassosamente, mentre Piero si girò per un attimo, cercando di capire dove fosse finito il tenente.
Alessandro tornò dopo qualche minuto.
"Hai fatto una telefonata in Brasile per ordinare il caffè in scatola?"
"Certo amico mio, fra poco arriva insieme al cioccolatino".
Il ragazzo non capì il senso di quella frase e non diede peso a ciò che l'ufficiale aveva appena affermato.
La serata volse al termine, le ragazze erano sul punto di salutare quando
Alessandro disse: "Usciamo anche noi, è tardi e dobbiamo rientrare.
Fuori pioveva di nuovo molto forte e il clima era fin troppo umido, tipico dei giorni uggiosi di tarda primavera.
Mentre le ragazze si diressero verso l'auto di una delle tre, un'opel astra scura, Alessandro bisbigliò qualcosa nell'orecchio di Sonia che, con sguardo entusiasta, disse: "Siiii che bello!" Poi rivolgendosi alle amiche, aggiunse: "Sentite... io vado con Ale a fare un giro con il suo bolide, voi andate pure a casa. Mi riaccompagna lui".
Dopo uno scambio di battute, le ragazze si stavano salutando quando Piero, guardando disorientato, si rivolse verso il tenente: "Scusa ma io come torno in caserma se lei viene con te?"
E il tenente, guardandolo in modo strafottente..." Torni a piedi bello mio, Sonia vuol provare il brivido dell'alta velocità!".
"Stai scherzando tenente? Mi lasci a piedi sotto la pioggia?"
"Che problema c' è amico mio, sei un calciatore, fai una bella corsa, ti farà bene un po' di allenamento. Tanto poi ti aspetto davanti alla caserma e rientriamo insieme"
Salirono sulla fuoriserie mentre Piero era sconcertato.
Fece una sgommata e sparirono via, nell'umidità di quella sera.
"Che pezzo di stronzo! Sta fuori di testa! Altro che corsa... me la faccio con calma, così aspetta un'ora davanti alla caserma!" disse tra se e se il giovane soldato abruzzese.
Stava iniziando la camminata forzata sotto la pioggia quando sopraggiunse una figura nella penombra.
Si avvicinò lui, con un ombrello e tanta gentilezza, gli occhi grandi e profondi di un color nero mai visto. Era la figlia del ristoratore che con un sorriso ipnotizzante si avvicinò a Piero. "Se vuoi ci entriamo in due!" Disse, indicando con un cenno della mano l'ombrello enorme che lo riparava. "Grazie!" rispose Piero visibilmente sorpreso, avvicinandosi a lei per non bagnarsi.
"Come va? Piacere di conoscerti" disse la ragazza molto socievole, contrariamente a tante ragazze del posto che nei giorni passati si erano mostrate molto fredde con lui, nella classica diffidenza verso i militari. "Piacere mio! Io sono Piero" rispose il ragazzo ancora sorpreso ma con un improvviso stato di eccitazione interiore "E tu?". "Lo so chi sei, me lo ha detto Alessandro! Lui viene spesso qui a mangiare, ci conosciamo bene e ci teneva a presentarti. Mi ha detto che sei un eroe!"
Meravigliosa e dolce nei modi, pensava Piero mentre la guardava negli occhi.
"Il tenente esagera, ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque si fosse trovato in quella situazione" "Hai da fare ora? Ti va di fare due passi con la mia auto, Piero?"
"Vorrei con tutto il cuore, Antonella ma devo rientrare in caserma. Come ben sai, devo rientrare per dormire, già ho fatto l'extra grazie ad Alessandro"
"Tranquillo, mi ha detto che puoi rientrare quando vuoi, anche domani mattina all'alba. Ci pensa lui a coprirti le spalle"
Piero manifestò il suo stupore. Avrebbe voluto chiamare il suo tenente e ringraziarlo con tutta la gioia che stava crescendo in corpo e che, ormai a stento, riusciva a contenere.
Il ragazzo stava vivendo un momento bellissimo della vita, quello che era successo da poco dimostrava che, spesso se non sempre, non è la perfezione che piace alle persone, per lo meno non sempre, ma la semplicità e l'umiltà pagano sempre.
Anche se Antonella era una ragazza molto carina e a modo, chi non la conosceva, non avrebbe mai potuto pensare che le sue giornate erano dietro fornelli e con pentole e teglie da riempire di pietanze.
"Ti andrebbe di venire a bere una birra in un bellissimo locale irlandese? Mi farebbe piacere conoscerti meglio!"
Non perde tempo, pensò Piero sempre più stupito.
"Scusami Piero, ti ho invitata senza chiederti se sei già impegnato con qualcuna... che sbadata..., perdonami!", aggiunse.
"Tranquilla, non sono impegnato, vengo volentieri, tu scegli il locale ma io pago da bere. Alla salute del mio tenente!!"
Rispose Piero con un sorriso immenso.
"Scusa Piero, ti va di guidare? Sono molto stanca stasera..." e improvvisamente appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo che non si sarebbe mai aspettato un epilogo così repentino.
" Certo Antonella" e prese le chiavi della Smart bianca della bella ragazza.
Entrarono in auto e, mentre Piero, infilò la chiave nel quadro, la giovane gli fermò il braccio e si avvicinò a lui, fissandolo e sorridendo dolcemente.
"Piero si voltò verso di lei, per un attimo fissò quella meraviglia e dopo attimi nei quali i tuoi sguardi s' incontrarono e si persero nella penombra della piccola vettura, prese l'iniziativa e posò leggermente le labbra su quelle rosse e lucide della ragazza.
Poi si abbracciarono e si baciarono con molta passione.
Fu un bacio lungo e voluttuoso, a cui ne seguirono altri sempre più intensi.
Ad un tratto, Piero si fermò, guardò la ragazza e disse: "Antonella, posso dirti una cosa? Sei la più bella ragazza che io abbia mai visto in vita mia. Quando sei uscita dalla cucina del tuo ristorante, per me è come se si fosse aperto davanti il Paradiso."
La ragazza accarezzò il viso del ragazzo, lo baciò di nuovo e dopo attimi di silenzio, nei quali emergeva il loro respiro affannoso, rispose: "Sai Piero, anche per me è stata la stessa cosa. Ti ho visto così carino e timido su quel tavolo, anche se poi ho visto quelle bellissime ragazze e ho pensato che una delle tre poteva essere la tua fidanzata".
"La loro bellezza non m' interessa, tu sei la donna dei miei sogni... bellissima e dolce e sempre sorridente. Vorrei solo essere sicuro che sia tutto vero e che non sparirai al sorgere dell'alba?
"No Piero, non ti faccio scappare!
Ti va di dormire a casa mia? I miei mi hanno comprato una casa autonoma, vivo sola con Poldo, il mio cane San Bernardo."
La ragazza guardava con occhi così dolci che Piero stava impazzendo. Poi, in un momento di lucidità, disse: "Andiamo davanti alla caserma, mi metto d'accordo con il tenente, se mi copre per domani mattina, ma poi ci dobbiamo alzare prestissimo perché devo tornare prima dell'alzabandiera, che c' è alle 7. 10."
I due raggiunsero ben presto la caserma. Piero scese ed entrò dalla porta carraia, dove l'aspettava con impazienza il tenente.
"Amico mio, hai visto che ore sono? Ti stavo aspettando, io voglio dormire!!!"
"Tenente, mi devi fare un piacere... Antonella mi ha invitato a casa sua. Mi dai il permesso fino a domani mattina? Ti prego, mi faresti un regalo unico!"
Alessandro stava aspettando quella frase, aveva il bisogno di fare un bel piacere a quel ragazzo speciale, anche se singolare nei modi e che gli aveva salvato la vita.
"Hai capito il finto timidino? Meno male che non sapevi come approcciare le ragazze e non perdi tempo per andarci a letto! Ma bravo!!!"
Piero sorrise un po' imbarazzato, poi aggiunse: " A proposito... e Sonia?"
"Shhhhhh... non dire niente. È di là, questa notte resta con me" e strizzò l'occhio alla giovane recluta.
"Anche tu non hai perso tempo... devi dire a Sonia che rivoglio indietro i fiori!" e ridendo si allontanò.
"Mi raccomando, amico mio! Devi stare qui alle 6. 30 massimo, non fare cazzate!".
Dopo aver preso accordi, Piero rientrò nella Smart di Antonella e andò via.
Nel tragitto Antonella parlò di lei al ragazzo
"Abbiamo una grossa azienda di famiglia, per fortuna i soldi a casa mia sono l'unica cosa che non mancano!"
"Che tipo di azienda?"
"Un'azienda che alleva maiali, mucche, pecore e galline, poi trenta ettari di vigneto e uliveto.
In più un terreno circostante all'abitazione dei miei dove abbiamo piantato di tutto... pomodori, peperoni, zucchine, prezzemolo, ecc.
"Certo si, ho capito, accidenti, una bella azienda! Ecco perché si mangia così bene al ristorante, sono tutti prodotti caserecci.
"A dire il vero non mi ha mai appassionato questo tipo di lavoro, preferisco cercare di aiutare le persone, mi piacerebbe portare un po' di giustizia in più al nostro paese! Vorrei fare giurisprudenza e fare il magistrato".
"Di quella ce n' è sempre bisogno... fai bene, poi se hai passione! E credo che potresti studiare nei momenti di tempo libero"
"Si magari! Purtroppo non ho mai tempo, ci sono troppe cose da fare, anche se io mi occupo quasi esclusivamente della cucina e della sala bar".
"Tu invece che programmi hai? Fai il calciatore di professione?"
"Beh... io gioco in serie D con la squadra del Pineto, un paese a 20 km. circa da Pescara.
Mi danno un buon stipendio, ma ho intenzione di far funzionare il mio diploma di perito agrario.
Amo la natura, i profumi della campagna, soprattutto i fiori. Vorrei tanto aprire un vivaio e una grossa serra.
Allevare piante, fare ricerche genetiche per farle più resistenti, migliorarle geneticamente".
Un sorriso illuminò il viso della ragazza mentre lo sguardo era puntato sulla strada. "Siiii Piero, potresti lavorare con i miei in azienda un giorno! Anche io amo i fiori e le piante grasse! " Tutto portava Antonella ad essere fortemente attratta da quel ragazzo.
Non era solo l'attrazione fisica che l'avvicinava a lui ma anche gli interessi professionali.
"Mi sono dimenticato di chiederti dove abiti, dove devo arrivare?"
"Abito fuori Portogruaro, a circa dieci chilometri, segui questa strada, ci arriviamo direttamente.
Dobbiamo fare piano, i miei abitano nella casa a fianco, non sono abituata a portare persone da me, anche se mio padre, quando ti ha visto nel ristorante, mi ha detto che hai la faccia del bravo ragazzo", ti sembrerà assurdo magli sei piaciuto subito.
Dormirono poco quella notte piena di luna e di stelle esagerate.
Tutto il cielo era entrato nella camera della ragazza.
La pioggia, come nella magia delle favole, era andata via, per lasciar posto a un cielo sereno e pulito, che mettevano in evidenza le più visibili costellazioni.
Fecero l'amore per più di due ore, avvolti in un vortice di passione senza limiti, che fece fremere i loro corpi ben delineati.
Poi si addormentarono abbracciati, fino al sonno Antonella non si staccò nemmeno per un attimo dal ragazzo, accarezzò perdutamente i muscoli di Piero, che non si era mai sentito così felice come in quella notte.
Suonò la sveglia alle 5. 45, Piero si preparò in fretta, baciò Antonella che aveva richiuso subito gli occhi.
Baciò il ragazzo senza riaprirli e si salutarono.
"Torna stasera, appena esci dalla caserma"
Piero guardò con occhi persi quella ragazza, le diede una carezza al viso e andò via.
Antonella gli aveva lasciato l'auto per tornare subito in caserma.
Nei giorni a venire Alessandro e Piero uscirono raramente insieme. Il tenente non era avvezzo alle love story e alle uscite romantiche in coppia.
Si divertì con tutte e tre le ragazze, che aveva conosciuto quella sera senza dare a nessuna, la certezza di un futuro insieme.
Per Piero le cose furono completamente diverse.
La sera, dopo le sei di pomeriggio, si recava sempre dalla sua amata.
Mario, il padre della ragazza, gli fece guadagnare dei soldi, occupandolo nei servizi al ristorante, quando c' erano più clienti.
L'anziano e piccolo signore, che nonostante fosse veneto, aveva tutta l'aria di uno di quei signorotti del meridione, si affezionò subito al ragazzo. Piero era sempre educato e al posto suo, non avanzava mai pretese, anche se aveva molto temperamento e quindi mal digeriva ordini arbitrari. Ma Mario il simpatico ristoratore, sempre disponibile con la sua clientela, aveva capito subito di che pasta era fatta il ragazzo e sapeva trovare sempre la strada giusta per trovare un accordo.
Piero prese tutto molto seriamente, s' innamorò subito di quella ragazza delicata ma incantevole.
Lei era una donna molto ambiziosa e non sarebbe stato facile starle dietro.
La cosa più complicata era creare un legame tra due famiglie completamente diverse, non solo dal punto di vista sociale, ma anche come mentalità, scelte di vita e obiettivi.
Ma si sa, l'amore s' inerpica dappertutto, anche nei posti più impervi e imprevedibili e, se è vero e non legato esclusivamente alla convenienza, supera gli ostacoli più duri.
E così fu.
Antonella lasciò il posto di cuoca e si allontanò dalla famiglia. Studiò giurisprudenza e, con i soldi che aveva a risparmiato, insieme a quelli guadagnati faticosamente dal ragazzo, comprarono una bella casa in riva al mare a Pescara, come entrambi avevano sempre sognato.
Piero continuò la carriera di calciatore anche se non riuscì mai ad arrivare a livello professionistico. Soprattutto dopo un brutto incidente di gioco che gli lesionò i legamenti crociati del ginocchio sinistro. Però fece corsi specializzati per diventare preparatore atletico e si affermò nella stessa società che lo aveva acquistato, la Rosetana dove giocava e allenava il settore giovanile.
Poi insieme, nei momenti di tempo libero, crearono un piccolo ma colorato spazio fiorito nell'ampio giardino della loro casa.
Ed ebbero due figli, Francesco e Letizia.
Questa storia nacque dal nulla, da un'amicizia approfondita dopo una mancata tragedia, da una granata lanciata male che poteva fare disastri.
A volte la vita può diventare una favola, quella dei due giovani lo era. Tutto nato da una mancata tragedia e diventata speciale.
I due giovani dovettero superare tante prove dure nel corso della loro vita, ma lo fecero sempre insieme, senza mai perdere quell'insaziabile passione che riverberava nei propri cuori.
Le vere storie d'amore non perdono mai la strada giusta, anche quando, a volte, diventa scoscesa o ripida e irta di ostacoli.
Piero e il tenente Alessandro diventarono veri amici, incontrandosi a volte quando gli impegni lo permettevano.
Antonella negli anni successivi si laureò e divenne un'affermata avvocatessa. Arrivò anche la terza gioia della loro casa, il piccolo Matteo e la loro vita divenne ancora più entusiasmante, anche se estremamente impegnativa.
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