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Escursione fatale
In un paesino di poche anime e tante vacche, circondato da paesaggi da favola, la mattina le valli, erano immerse nella nebbia. Era una domenica di ottobre, quando io e i miei ragazzi decidemmo di trascorrere una settimana in montagna, nel periodo in cui, il bosco, stanco del suo verde, ama screziarsi tra il rosso e il giallo. Sulla cima dei monti la prima neve e in giro, creature impegnate a vivere. Mimetizzato il capanno, dove eravamo nascosti iniziammo a studiare la natura. Ad un tiro di schioppo, la grotta dell'orso. La natura incontaminata ci offriva scenari di inaudita bellezza e con calma olimpica, ne catturavo i colori che, simili a note dell'anima, sapevo disegnare sulla tela. L'aspra bellezza del posto e il silenzioso mormorio del ruscello mi davano una calma interiore e grande rilassatezza. Avevamo appena iniziato a dipingere lo spettacolare tramonto, quando udimmo uno sparo. Lasciammo tutto e siamo corsi fuori dal capanno. La brezza disegnò alcune strisce nel blu profondo del cielo notturno. Si sentivano gli animali tutti intorno ed era impossibile distinguerli l'uno dall'altro, ed era impossibile anche solo tentare di attribuire un verso ad una figura, ad una fisionomia. Rapiti dalla curiosità iniziammo a camminare lungo su quel sentiero buio per la vegetazione ed accidentato: soltanto qualche debole raggio di luce riusciva a trapelare fra la fitta macchia di lecci e corbezzoli. Sentimmo in lontananza un fruscio di passi. Avanzammo a passi lenti, immergendoci sempre più in una natura fiabesca e ancora vergine. Un piccolo mondo dove ogni cosa pareva disposta secondo l'ordine di un abile creatore: di là un grosso ragno tesseva pazientemente la sua tela fra gli arbusti, dall'alto di un tronco contorto una ghiandaia infrangeva il silenzio con dei rauchi richiami mentre una leggera brezza accarezzava le foglie sprigionando il profumo soave dell'autunno. Talvolta il bosco infonde un senso di libertà tale da farci desiderare di trascorrere il resto della vita a contemplarlo in tutta la sua poetica bellezza... Superata per un tratto la folta vegetazione ci ritrovammo improvvisamente ai piedi di un enorme lastra granitica. Stavamo in piedi sul ciglio di una sorta di terrazza naturale decisamente alta: inspirai il più profondamente possibile lasciando che l'aria fresca e pura inondasse i miei polmoni. La selva si estendeva per chilometri sotto di me: realizzammo, con soddisfazione, di trovarci quasi sulla sommità dello strano monolite. In lontananza vedemmo le luci del villaggio. A nord, sopra il monte vedemmo l'alba che stava prepotentemente uscendo dalle nubi notturne. Da sopra la roccia vedemmo un sentiero che, presumibilmente conduceva al villaggio. Tornammo indietro, scendemmo dalla roccia dove ci trovavamo e seguimmo il sentiero. Siamo arrivati al villaggio poco prima del tramonto. Appena arrivati siamo entrati in una locanda da dove proveniva un buon profumo. Siamo entrati e ci siamo seduti ad un tavolo. "Buonasera ragazzi, prendete qualcosa?" Ci disse l'oste. "La specialità della casa e un buon vino". Disse Thomas. Mezz'ora dopo eravamo immersi in una cena luculliana. Alla fine, siamo andati di sopra, nelle nostre stanze. Verso mezzanotte, mi alzai per andare in bagno quando sentii due persone, ma lì per lì non ci feci molto caso e me tornai a dormire. La mattina dopo ci siamo alzati e siamo scesi per fare colazione. Quando stavamo per finire di fare colazione mi sembrò di sentire le stesse voci della sera prima. Sopra il bancone c'erano delle fotografie di ragazzi che vestivano la divisa dei boy - scout insieme a loro vi erano anche delle guide con un borsello bianco con il logo del gruppo "§". Quando siamo usciti, abbiamo visto un gruppo di ragazzi che si apprestavano a fare una escursione in montagna. I loro accompagnatori erano quattro, due ragazzi e due ragazze. Poco dopo siamo partiti anche noi. All'ora di pranzo ci siamo fermati per mangiare, stavamo per tirare fuori il pranzo quando in lontananza abbiamo sentito urlare qualcuno. Abbiamo lasciato perdere il pranzo e ci siamo diretti verso la direzione da dove proveniva l'urlo. Quando siamo arrivati, abbiamo visto i ragazzi da soli e abbiamo chiesto dove fosse le loro guide. Un ragazzo spaventato e in preda al pianto ci indicò la direzione. Abbiamo visto una delle guide con la mano sul petto in preda a spasmi e una delle ragazze nei pressi di un burrone, morta. Abbiamo chiesto ai ragazzi cosa fosse successo, ma nessuno di loro ha saputo dirci molto. Sulla scena che vi descriverò, appariva così: c'era un ragazzo appoggiato ad un albero con gli spasmi di un infarto e, poco più in là una ragazza morta. Cosa poteva essere successo? Io e John abbiamo accompagnato i ragazzi in paese, abbiamo spiegato all'albergatore cosa era successo e subito dopo siamo tornati in montagna. Nel punto in cui è successo l'incidente avevo lasciato Kimberly e Thomas per raccogliere alcuni indizi. Appena arrivati chiesi se avessero trovato qualcosa. "No. Niente, l'unica cosa strana è che non ci sono segni di colluttazione". Mi disse Thomas. Mi guardai intorno ma non vidi niente. Feci circondare la zona con il nastro. Tornati al villaggio, andai dal dottore del villaggio per avere chiarimenti. Entrando nel suo studio mi feci annunciare. La segretaria lo chiamò al telefono: "Dott. Mason? Il Commissario Dawson vorrebbe parlarle?" Gli disse. "Va bene, lo faccia entrare". Un minuto dopo ero nello studio del Dottore. "Buonasera Dottore, allora cosa mi può dire? Cosa è successo secondo lei!". Si alzò dalla sedia e andò all'archivio e prese il fascicolo e mi disse: "Questo è il fascicolo relativo al caso e non mi spiego quello che è successo". Mi disse. "In che senso Dottore?". Gli domandai. "Conosco Julian Forbes da quando è nato e non ci capisco niente. Quel ragazzo conosce questi boschi da quando era bambino, decise alle elementari di entrare nei boy - scout perché amava la vita libera. Oggi è una guida - scout ed è vicepresidente della sua sezione. Può scoprire cosa è successo?". Mi domandò. "Certo Dottore, farò il possibile". Quando uscii dallo studio, le mie rotelline si misero in funzione. Tornai all'osteria e andai a trovare Julian. "Allora Julian, sono il Commissario Dawson di Scotland Yard, mi racconti com'è andata?". Gli domandai. Si mise più comodo nel letto e iniziò il racconto. Bevve un po' d'acqua dal bicchiere che era sul comodino e iniziò: "Siamo partiti dopo colazione con due gruppi di lupetti. Io e Tracy con il gruppo uno e David e Patty con il secondo. Stavamo andando alla grotta dell'orso per studiare delle impronte. Ci siamo divisi, poco dopo all'improvviso, vidi un orso che ci stava venendo incontro Tracy si spaventò, svenne e batté la testa su una pietra, io urlai, mi ricordo che venni sbalzato all'indietro e un dolore sul petto. Urlai, poi mi ricordo dei passi, dopo sono svenuto". Mi disse. "Infatti è così che ti hanno trovato". Gli dissi. Dopo di che lo lasciai. Chiamai Fred a Scotland Yard: "Ciao Dick, ho bisogno di un piacere, dovresti indagare su Julian Forbes?". Gli domandai. "Certo Commissario, le farò avere notizie". Mi rispose. "Grazie Fred". Il giorno dopo mi arrivò una e - mail da parte di Dick.
Da f. stevenson@scotlandyard. uk a m. dawson@scotlandyard. uk
Julian Forbes, nato il 19/06/1998 a Londra al 24 di Stevenson road. A frequentato gli studi superiori al Rosmary College. Da bambino ha frequentato i boy - scout nella sezione 19 della Parrocchia di Maria Ausiliatrice.
Insieme alla e - mail Dick mi mandò anche la fedina penale:
... Nel 2018 fu condannato a un mese con la condizionale per uso di droghe sintetiche, sospensione per un mese dalla sezione dei boy - scout nel 2013. nel 2020 fu nominato guida scout.
Lo ringraziai, e mi misi a pensare, cosa può spingere un ragazzo di vent'anni ad usare droghe sintetiche? Dopo cena chiamai George: "Ciao George, ho bisogno di te qui, è morta una ragazza e ho bisogno di una autopsia". Gli dissi. "Va bene. Sarò lì domattina". Mi rispose. La mattina dopo io e George siamo andati all'ospedale locale. George iniziò l'autopsia con l'aiuto di un infermiere. Un'ora dopo ebbi i primi risultati:
Tracy Brennon 25 anni,
altezza 1, 60
peso di 50 kg.
La ragazza presenta una ferita sulla regione frontale del cranio provocata dalla caduta contro una pietra o qualcosa di simile. Non presenta altre fratture. All'interno della ferita ci sono delle schegge di legno. Il cuore era sano. Non presenti infezioni. Rigor mortis regolare. Presunta ora della morte fra le dodici e le dodici e trenta. Chiesi a George di fare delle analisi complete anche a Julian per capire cosa gli fosse successo. Nel pomeriggio venne alla locanda e lo visitò. Gli fece anche un prelievo di sangue. Chiesi anche gli esami tossicologici. Nell'attesa di avere i risultati decisi, senza dire niente a nessuno, di andare al passo della grotta dell'orso per cercare degli indizi. Chiamai l'ufficio della guardia nazionale e chiesi anche un parere alle guardie del parco se di recente si erano visti degli orsi nella zona: "No Commissario, l'ultimo avvistamento di orsi è stato tre anni fa, da quel momento non si sono più visti". Mi rispose il Comandante del parco. Questo mi insospettì. Per arrivare al passo, dall'albergo ci vogliono quindici minuti a passo svelto. Questo punto del parco non è visibile dall'albergo. Esaminai con perizia la zona e, in special modo il punto dove si trovava Julian. Trovai dei pezzetti di vetro. Pensando fossero di una lente ne raccolsi alcuni e li misi dentro una bustina di plastica. Il punto preciso dove Tracy batté la testa distava una decina di metri. Portai i campioni di vetro a George e gli chiesi di esaminarli. "Domani avrai i risultati". Mi disse. La mattina dopo ricevetti una e - mail di George:
"Gli esami del sangue evidenziano un uso di una droga sintetica, tale droga è stata trovata anche nelle urine. L'esame sui pezzi di vetro evidenzia un composto organico il cui nome è estere metilico. L'esame sui pezzi di vetro presenta lo stesso composto organico".
Dopo aver ricevuto la e - mail da George lo chiamai e gli dissi: "Devo capire di cosa si tratta?" Gli domandai. "No. Lo sai che mi piace essere preciso, comunque si tratta di Popper un vasodilatatore usato per il trattamento dell'angina pectoris, ma usato in modo differente può anche provocare i sintomi dell'infarto con perdita di coscienza, vomito, ecc.". Mi disse. Rimasi in silenzio per qualche secondo poi risposi: "Mi stai dicendo che si è provocato un infarto da solo?". Domandai. "Hai fatto centro un'altra volta!". Mi rispose. "Fammi capire bene, vuoi dire che lui ha ucciso la ragazza e per mascherare l'omicidio si è fatto venire un infarto?". Gli domandai. "Centro per la seconda volta". Mi rispose. "Grazie George, efficiente come sempre". Gli risposi soddisfatto. Dopo pranzo andai a far visita a Julian. Lo trovai seduto sul letto come se, da lì a poco tempo dovesse andare via: "Allora Julian! Come stai?" Gli domandai. "Sto bene, respiro bene e mi sento in forma. Potrei uscire anche oggi e tornare dai ragazzi". Mi rispose tutto pimpante. "Ieri mi sono dimenticato di chiederti una cosa, tu porti gli occhiali?". Gli domandai. "Si Commissario. Quando vado all'università durante il corso di zoologia". Mi rispose. "Li avevi anche ieri?". Domandai. "Si. Li avevo nello zaino, devono essermi caduti quando sono svenuto". Mi rispose. "Non abbiamo toccato nulla dove ti è successo l'incidente, lo abbiamo circondato solo col nastro per evitare che qualcuno inquinasse le prove. Domattina arriveranno i miei uomini per il sopralluogo e tutto quello che troveremo sarà portato a Londra". Parlammo del più e del meno, poi lo salutai. Stavo per uscire quando gli disse: "Un'ultima cosa! L'infermiera che si trova oltre quella porta verrà alle undici per farti l'ultima visita e, se l'esito sarà favorevole domani andrai a casa. Va bene?". Gli domandai. "Va bene. Non vedo l'ora che venga domani". Mi rispose. Quando chiusi la porta guardai l'orologio e vidi che erano le dieci. La mattina dopo andai a dare la buona notizia a Julian. Dopo colazione andai a trovarlo. Salutai la guardia davanti alla porta e entrai: "Allora Julian, come va?". Domandai. "Tutto bene Commissario, grazie, sono pronto andiamo!". Mi rispose. "Ancora non puoi uscire, il medico deve farti ancora qualche esame e solo dopo, potrai uscire". Gli dissi. "Sono venuto per chiederti una cosa, tre giorni fa, tu e i tuoi compagni eravate arrivati all'osteria il giorno prima vero?". Gli domandai. "Più precisamente la mattina, in modo da organizzare le squadre per una piccola lezione nella natura". Mi rispose. "A che ora siete partiti la mattina dopo?". Gli domandai. "Siamo partiti verso mezzogiorno, per arrivare al passo della grotta dell'orso, dall'albergo, ci vogliono circa quindici minuti e facendo un calcolo la distanza è circa un chilometro, quei bambini devono imparare a camminare in montagna e quella è stata un ottima palestra, mi creda". Mi rispose. "Dopo che voi siete partiti, mezz'ora dopo siamo partiti anche noi, sarà stato forse l'una quando abbiamo sentito un urlo. Siamo corsi nella direzione del grido e ti abbiamo visto seduto sotto l'albero e Tracy ad una distanza di circa dieci metri da te, giusto?". Gli domandai. "Si, è vero. E le dissi che era stato un orso a spaventarci, se si ricorda". Mi disse. "Si, mi ricordo bene, l'ho anche segnato sul mio taccuino. Al mio vice piace fare dei filmati con una microtelecamera, la mette sul casco e registra in modo da rivedere dove è stato. Quando siamo arrivati ti abbiamo visto seduto in preda agli spasmi dell'infarto, giusto?". Gli domandai. "Non so che cosa ho avuto, dopo poco sono svenuto". Mi rispose. "Ho portato questo CD con il filmato e voglio fartelo vedere, perché potresti aiutarmi a vedere quello che non sono riuscito io. Visto che sei un capo scout il tuo aiuto mi sarà indispensabile". Gli dissi. "Cosa vuole che guardi, che veda". Mi chiese. "Qualsiasi cosa, se pensi sia interessante dimmelo pure". Mi rispose. Prese il suo zaino e mi disse: "Non riesco a trovare gli occhiali, strano". Feci partire il filmato, dieci minuti dopo mi disse: "Non ho visto niente d'interessante, mi dispiace". "Grazie". Gli risposi. Dopo che gli infermieri ti hanno portato qui, io e i miei colleghi abbiamo parlato con i tuoi amici, quando siete arrivati, la mattina tu e Tracy avete iniziato a litigare, vero?". Gli domandai. "Si, perché non ero d'accordo con lei sui turni". Mi rispose. "Cosa avete fatto dopo pranzo?". Domandai ancora. "Siamo saliti nelle nostre stanze, io ero con David e per tutto il pomeriggio abbiamo parlato dell'escursione della mattina dopo. La sera abbiamo cenato e siamo nuovamente saliti nelle stanze e abbiamo dormito fino alla mattina dopo alle sei quando ci siamo svegliati". Mi rispose. "Tu non lo sapevi, ma io e Thomas avevamo la stanza proprio vicino a quella di Tracy, quella notte vi ho sentito litigare e non per i turni. Vuoi dirmi cosa è successo?". Gli domandai. È vero Commissario, io e Tracy stavamo insieme, ma lei il giorno prima dell'arrivo decise di lasciarmi per qualcun'altra e chi fosse questa persona non lo so, non volle dirmelo e quella sera litigammo proprio per quello". Mi rispose. "Un'ultima domanda dopodiché ti lascio e se non ci vediamo buon viaggio. Tracy portava una catenina vero?". Gli domandai. "Si Commissario, gliela avevo regalata io il giorno del fidanzamento, perché". Mi rispose. "Quando il medico ha eseguito l'autopsia non l'ha trovata. Buonanotte Julian a domani, si è fatto tardi e domani dovete partire". La mattina dopo decisi di riunire tutti le persone che erano presenti nell'osteria. Durante la colazione mi alzai e dissi: "Buongiorno signori e signore sono il Commissario Dawson di Scotland Yard e, come tutti saprete una settimana fa è morta una ragazza; chiedo gentilmente a chi non conoscesse Tracy Jackson di lasciare il locale, grazie!". Cinque minuti dopo rimanemmo noi quattro e i quattro capi scout. "Commissario, noi dovremo tornare a casa?". Mi disse Patty. "Per il momento nessuno può muoversi da qui". Gli risposi. "Vi ho riuniti qui per dirvi una cosa importante, tutti voi sapete dell'incidente e poi della morte della vostra compagna Tracy, purtroppo devo dirvi che non si tratta più di un incidente ma di un omicidio premeditato". Dissi a tutti, e da questo mi aspettavo una reazione. "Come omicidio Commissario!". Mi disse Patty. "Abbiamo raccolto sufficienti indizi per proseguire in questa direzione. A tal proposito vorrei farvi vedere un filmato di cinque minuti ripreso con una piccola telecamera che Thomas aveva sul casco. Eccovi il filmato, guardatelo e solo alla fine fate le domande". Mandai il filmato. Cinque minuti iniziai con una domanda: "Le vostre reazioni?". Ci fu un silenzio tombale. Ruppi il silenzio con un'altra domanda: "Avete notato qualcosa nel filmato che vi ha colpito?". Nessuno de presenti mi rispose. "Vi farò una domanda più facile, avete riconosciuto qualcuno nel video?". Domandai. Mi rispose David: "Si Commissario, abbiamo visto Julian svenuto e Tracy morta riversa per terra con la testa sanguinante". Mi rispose. "Giusto David, proprio così". Gli risposi. "Cosa vedi ancora?". Gli domandai ancora". "Vedo lo zaino da montagna di Julian e quello di Tracy". Mi rispose. "Ancora una risposta giusta". Gli risposi. "Da questo filmato abbiamo estratto le scene, le abbiamo ingrandite con un ingranditore digitale e abbiamo trovato particolari molto interessanti. Presi il CD del filmato e iniziai: "Questa prima foto è l'insieme, in quella dopo ci sono dei particolari interessanti guardate". Proiettai la foto e dissi: "Vedete qualcosa che vi colpisce?". Domandai. Patty mi guardò e mi disse: "È Julian visto da vicino. Lo riconosco bene. Non noto niente di interessante". Fu la sua risposta. "Da quanto vi conoscete, intendo dire tutti e quattro, da quando andavate alle elementari vero?". Domandai. "Si. Eravamo nella stessa classe, siamo diventati amici e abbiamo deciso di entrare negli scout perché amiamo la natura". Mi rispose David. "Vi siete innamorati dei rispettivi amici, vero?". Gli domandai. "Si, io e Patty stiamo insieme da qualche anno e anche Julian stava insieme a Tracy". Intervenne Patty: "Perché tutte queste domande e che c'entra questo con la morte di Tracy?". Mi domandò". "C'entra si, serve per scoprire chi è l'assassino di Tracy". Risposi io. "Come l'assassino, non è stato un incidente?". Mi disse Patty. "No. Dopo che il mio vice ha "fatto" il filmato lo abbiamo esaminato tante di quelle volte che ormai lo conosco ad occhi chiusi, e vi dimostrerò che non è un incidente. Adesso vi faccio vedere questa foto, eccola, notate niente?". Domandai. "No. C'è solo Julian svenuto". Mi disse David. "Adesso vi evidenzierò dei punti che i tecnici hanno studiato, guardate". Dissi evidenziando due punti. Vi dirò quali sono, il primo erano gli occhi e il secondo dei minuscoli pezzi di vetro grandi più o meno come dei piccoli punti luce. "Adesso che mi dite, voglio portarvi piano, piano a capire cosa è successo. Per adesso studiamo questa foto, allora guardate il primo cerchio, quello sugli occhi, secondo voi sono lacrime?". Dissi. Patty e David mi dissero: "Osservando bene, si, perché se fosse sudore non sarebbe arrivato fin lì sarebbe stato assorbito dalle ciglia. E l'altro cerchio?". Mi domandò. "Cara Patty, alla tua osservazione rispondo con un "Bingo", e questo è il secondo punto, vedete? In basso a sinistra? Cosa vi sembrano, vi evidenzierò il punto. Adesso avete capito?". Domandai. "Piccoli pezzi di vetro?". Mi rispose David. "Bingo!". Complimenti per l'osservazione. E più precisamente pezzi di una fiala. Julian! Vuoi dire di cosa si tratta?". Dissi. "In che senso Commissario?". Mi domandò come se non sapesse di cosa stessi parlando. "L'origine di quei pezzi di vetro, Ce la puoi spiegare?". Gli dissi. "Quei pezzetti di vetro sono dei miei occhiali, quando sono arrivato li avevo ma poi, il giorno dell'escursione mi sono caduti e si sono rotti, glielo dissi che li avevo con me". "Quando ti sei sentito male ed eri nella tua stanza dell'ambulatorio, e mi sono preso la libertà di perquisirla grazie al mandato che avevo chiesto al Magistrato e, non ho trovato occhiali ma ho trovato una custodia nella quale tu non avevi messo gli occhiali ma, fiale due fiale di Popper, e mi sono chiesto perché un ragazzo di venticinque anni ha deciso di percorrere questa strada e tornando in osteria ho spulciato l'archivio della polizia e ho visto che la tua fedina penale è compromessa, se ti avessero chiesto i documenti penali la tua carriera negli scout sarebbe finita, Tracy lo sapeva e voleva dire la verità al comandante ma tu glielo hai impedito, la sera del giorno in cui siamo arrivati vi ho sentito litigare ed era per qual motivo. David, Patty e il vostro comandante non sapevano che vi eravate anche lasciati e vi hanno scelto come seconda coppia visto il vostro affiatamento". Si mise le mani sul viso ed iniziò a ridere. "Vi racconterò io come è andata. La sera prima Tracy ricevette delle notizie da suo padre che, come sapete è avvocato, notizie di Julian, nel suo zaino abbiamo trovato il telefono e abbiamo visto i certificati penali. Lei glieli ha fatti vedere e lui si è arrabbiato e hanno iniziato a litigare. La mattina dopo, quando siete partiti, lui ha portato con sé una fiala di Popper, una droga che provoca i sintomi dell'infarto. Per salire al passo della grotta dell'orso, dall'albergo ci vogliono quindici minuti, tradotto un chilometro. Con i bambini si cammina piano in montagna, e ci avete messo mezz'ora. Quando siete arrivati erano all'incirca le dodici e quindici, vi siete fermati a mangiare a circa cento metri da dove eravate. Approfittando di questa pausa e con una scusa si è allontanato da voi, ha iniziato a parlare con Tracy, ma lei voleva tornare dai bambini ma lui glielo ha impedito colpendola con un ramo in fronte, lei è svenuta e cadendo ha battuto la testa ed è morta, dopo che si è accorto di quello che aveva combinato ha spaccato la fiala, la messa sotto il naso, ha fatto un urlo ed è svenuto". Mi interruppe Julian: "Commissario, non può provare nulla sono solo bugie inventate ad arte da lei". Mi disse. "No Julian. Piccoli particolari fanno di te un assassino. Patty ha ragione quelle sono lacrime, ti sei seduto hai iniziato a piangere perché sapevi che lei era morta, ma per non farti scoprire hai inscenato il finto infarto. Le analisi hanno evidenziato l'inganno. Tu hai assunto il Popper e poi hai lasciato andare la fiala che, cadendo, si è rotta". "Le ho detto che sono dei miei occhiali! Perché devo insistere tanto!". Mi disse alzandosi in piedi urlando. "Un'ora dopo che l'ambulanza ti aveva portato via, la scientifica ha fatto i suoi controlli e ha esaminato i pezzetti di vetro, c'erano residui di Popper. Il Dott. Stevenson, subito dopo, ti fece le analisi del sangue e, dai valori esaminati è stato rilevato anche lì". Vistosi, oramai, alle corde decise di confessare. Si lasciò cadere su una sedia e iniziò a parlare: "Si, sono stato io. L'ho uccisa io perché ero geloso della persona di cui si era innamorata. Ho cercato di dissuaderla ma non c'è stato niente da fare, lei amava un altro". Mi disse piangendo. "Vedi Julian. Io vi conosco poco, ma all'Accademia ho studiato anche psicologia e sociologia e, parlando con voi ho capito chi è l'altra persona". Gli dissi. "E chi è questa persona?". Mi domandò. "La persona che amava era una persona semplice, disponibile e altruista, in poche parole TU Julian. Lei amava il vecchio Julian il ragazzo semplice, che amava giocare e divertirsi, non c'era nessun altro credimi, se fosse viva ti direbbe lo stesso. Ma da quando ha letto quelle carte per lei eri cambiato, eri un altro. Ragazzi portale via e leggeteli i suoi diritti.
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