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Escursione fatale

In un paesino di poche anime e tante vacche, circondato da paesaggi da favola, la mattina le valli, erano immerse nella nebbia. Era una domenica di ottobre, quando io e i miei ragazzi decidemmo di trascorrere una settimana in montagna, nel periodo in cui, il bosco, stanco del suo verde, ama screziarsi tra il rosso e il giallo. Sulla cima dei monti la prima neve e in giro, creature impegnate a vivere. Mimetizzato il capanno, dove eravamo nascosti iniziammo a studiare la natura. Ad un tiro di schioppo, la grotta dell'orso. La natura incontaminata ci offriva scenari di inaudita bellezza e con calma olimpica, ne catturavo i colori che, simili a note dell'anima, sapevo disegnare sulla tela. L'aspra bellezza del posto e il silenzioso mormorio del ruscello mi davano una calma interiore e grande rilassatezza. Avevamo appena iniziato a dipingere lo spettacolare tramonto, quando udimmo uno sparo. Lasciammo tutto e siamo corsi fuori dal capanno. La brezza disegnò alcune strisce nel blu profondo del cielo notturno. Si sentivano gli animali tutti intorno ed era impossibile distinguerli l'uno dall'altro, ed era impossibile anche solo tentare di attribuire un verso ad una figura, ad una fisionomia. Rapiti dalla curiosità iniziammo a camminare lungo su quel sentiero buio per la vegetazione ed accidentato: soltanto qualche debole raggio di luce riusciva a trapelare fra la fitta macchia di lecci e corbezzoli. Sentimmo in lontananza un fruscio di passi. Avanzammo a passi lenti, immergendoci sempre più in una natura fiabesca e ancora vergine. Un piccolo mondo dove ogni cosa pareva disposta secondo l'ordine di un abile creatore: di là un grosso ragno tesseva pazientemente la sua tela fra gli arbusti, dall'alto di un tronco contorto una ghiandaia infrangeva il silenzio con dei rauchi richiami mentre una leggera brezza accarezzava le foglie sprigionando il profumo soave dell'autunno. Talvolta il bosco infonde un senso di libertà tale da farci desiderare di trascorrere il resto della vita a contemplarlo in tutta la sua poetica bellezza... Superata per un tratto la folta vegetazione ci ritrovammo improvvisamente ai piedi di un enorme lastra granitica. Stavamo in piedi sul ciglio di una sorta di terrazza naturale decisamente alta: inspirai il più profondamente possibile lasciando che l'aria fresca e pura inondasse i miei polmoni. La selva si estendeva per chilometri sotto di me: realizzammo, con soddisfazione, di trovarci quasi sulla sommità dello strano monolite. In lontananza vedemmo le luci del villaggio. A nord, sopra il monte vedemmo l'alba che stava prepotentemente uscendo dalle nubi notturne. Da sopra la roccia vedemmo un sentiero che, presumibilmente conduceva al villaggio. Tornammo indietro, scendemmo dalla roccia dove ci trovavamo e seguimmo il sentiero. Siamo arrivati al villaggio poco prima del tramonto. Appena arrivati siamo entrati in una locanda da dove proveniva un buon profumo. Siamo entrati e ci siamo seduti ad un tavolo. "Buonasera ragazzi, prendete qualcosa?" Ci disse l'oste. "La specialità della casa e un buon vino". Disse Thomas. Mezz'ora dopo eravamo immersi in una cena luculliana. Alla fine, siamo andati di sopra, nelle nostre stanze. Verso mezzanotte, mi alzai per andare in bagno quando sentii due persone, ma lì per lì non ci feci molto caso e me tornai a dormire. La mattina dopo ci siamo alzati e siamo scesi per fare colazione. Quando stavamo per finire di fare colazione mi sembrò di sentire le stesse voci della sera prima. Sopra il bancone c'erano delle fotografie di ragazzi che vestivano la divisa dei boy - scout insieme a loro vi erano anche delle guide con un borsello bianco con il logo del gruppo "§". Quando siamo usciti, abbiamo visto un gruppo di ragazzi che si apprestavano a fare una escursione in montagna. I loro accompagnatori erano quattro, due ragazzi e due ragazze. Poco dopo siamo partiti anche noi. All'ora di pranzo ci siamo fermati per mangiare, stavamo per tirare fuori il pranzo quando in lontananza abbiamo sentito urlare qualcuno. Abbiamo lasciato perdere il pranzo e ci siamo diretti verso la direzione da dove proveniva l'urlo. Quando siamo arrivati, abbiamo visto i ragazzi da soli e abbiamo chiesto dove fosse le loro guide. Un ragazzo spaventato e in preda al pianto ci indicò la direzione. Abbiamo visto una delle guide con la mano sul petto in preda a spasmi e una delle ragazze nei pressi di un burrone, morta. Abbiamo chiesto ai ragazzi cosa fosse successo, ma nessuno di loro ha saputo dirci molto. Sulla scena che vi descriverò, appariva così: c'era un ragazzo appoggiato ad un albero con gli spasmi di un infarto e, poco più in là una ragazza morta. Cosa poteva essere successo? Io e John abbiamo accompagnato i ragazzi in paese, abbiamo spiegato all'albergatore cosa era successo e subito dopo siamo tornati in montagna. Nel punto in cui è successo l'incidente avevo lasciato Kimberly e Thomas per raccogliere alcuni indizi. Appena arrivati chiesi se avessero trovato qualcosa. "No. Niente, l'unica cosa strana è che non ci sono segni di colluttazione". Mi disse Thomas. Mi guardai intorno ma non vidi niente. Feci circondare la zona con il nastro. Tornati al villaggio, andai dal dottore del villaggio per avere chiarimenti. Entrando nel suo studio mi feci annunciare. La segretaria lo chiamò al telefono: "Dott. Mason? Il Commissario Dawson vorrebbe parlarle?" Gli disse. "Va bene, lo faccia entrare". Un minuto dopo ero nello studio del Dottore. "Buonasera Dottore, allora cosa mi può dire? Cosa è successo secondo lei!". Si alzò dalla sedia e andò all'archivio e prese il fascicolo e mi disse: "Questo è il fascicolo relativo al caso e non mi spiego quello che è successo". Mi disse. "In che senso Dottore?". Gli domandai. "Conosco Julian Forbes da quando è nato e non ci capisco niente. Quel ragazzo conosce questi boschi da quando era bambino, decise alle elementari di entrare nei boy - scout perché amava la vita libera. Oggi è una guida - scout ed è vicepresidente della sua sezione. Può scoprire cosa è successo?". Mi domandò. "Certo Dottore, farò il possibile". Quando uscii dallo studio, le mie rotelline si misero in funzione. Tornai all'osteria e andai a trovare Julian. "Allora Julian, sono il Commissario Dawson di Scotland Yard, mi racconti com'è andata?". Gli domandai. Si mise più comodo nel letto e iniziò il racconto. Bevve un po' d'acqua dal bicchiere che era sul comodino e iniziò: "Siamo partiti dopo colazione con due gruppi di lupetti. Io e Tracy con il gruppo uno e David e Patty con il secondo. Stavamo andando alla grotta dell'orso per studiare delle impronte. Ci siamo divisi, poco dopo all'improvviso, vidi un orso che ci stava venendo incontro Tracy si spaventò, svenne e batté la testa su una pietra, io urlai, mi ricordo che venni sbalzato all'indietro e un dolore sul petto. Urlai, poi mi ricordo dei passi, dopo sono svenuto". Mi disse. "Infatti è così che ti hanno trovato". Gli dissi. Dopo di che lo lasciai. Chiamai Fred a Scotland Yard: "Ciao Dick, ho bisogno di un piacere, dovresti indagare su Julian Forbes?". Gli domandai. "Certo Commissario, le farò avere notizie". Mi rispose. "Grazie Fred". Il giorno dopo mi arrivò una e - mail da parte di Dick.

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