Era proprio vero che ognuno ha scritto in faccia il proprio mestiere, pensò Martino Duca con un sorrisetto cinico. In effetti l' uomo col quale si era incontrato in quel boschetto appariva esattamente quel che diceva di essere:un killer. I suoi piccoli occhi castani, freddi e acuti erano quelli di un aguzzino, le sue movenze stranamente calibrate, quelle di una persona abituata amuoversi nell' ombra.:-Allora.. chi cazzo dovrei uccidere?-esordì senza troppi preamboli. Martino gli offrì una sigaretta senza rispondere, ma l' uomo la rifiutò sdegnosamente, fissandolo con lieve impazienza: appariva teso e concentrato, un vero professionista riflettè l' altro, continuando a sorridere, ma sotto quel freddo sguardo azzurro, singolarmente enigmatico il sicario sembrò innervosirsi ancora di più:-vuole rispondere o no?- incalzò brusco:-non ho tempo da perdere-:-onestamente mi sembra che il suo bersaglio sia chiaro-rispose Martino senza scomporsi, quasi con alterigia:il sicario si domandò se non fosse totalmente pazzo:-ma perchè non si suicida, allora?-gli chiese aspro.
:-cosa?-Martino apparve ora sinceramente scandalizzato:- e lei crede davvero che dopo una vita intera passata ad eludere le mie responsabilità io possa ora accollarmene una così grossa?-sorrise sinistramente:-su... non si faccia pregare-lo ammonì fissandolo:-dopotutto questo è il suo lavoro, no?-.