Nessuno mai si premurò di indagare su di un fatto così apparentemente strano e inusuale, anche perché, contemporaneamente, Giulia cominciò a perdere l’uso della vista.
C’è invero tutta una letteratura scientifica che spiega come una piccolissima anomalia genetica, possa inevitabilmente condurre alla cecità totale, una persona altrimenti perfettamente sana; il fatto è, che, per il momento almeno, non c’è via di scampo né possibilità di guarigione, e Giulia a neanche quattro anni, restò al buio, per il resto dei suoi giorni.
Ci sono cose che si accettano, magari dopo un macerante percorso di dolore, ed altre che invece si rifiutano in toto, la mamma di Giulia dopo aver percorso il calvario di medici, ospedali, specialisti omeopati, santoni guaritori, viaggio ed immersione nelle “sante” acque di Lourdes, crollò; “astenia depressiva” fu la diagnosi, e le conseguenze furono, in questo ordine: rottura dei rapporti affettivi col marito e conseguente separazione, allontanamento dalla città, o meglio “fuga”, con ritorno a casa della vecchia madre, in un piccolo borgo del Salernitano; perdita del lavoro. Ed ora è lì, in campagna, in perenne stato vegetativo, accudita dai vecchi parenti come fosse una neonata, incapace perfino di nutrirsi.
Non che al padre sia andata molto meglio, perso l’aiuto economico dello stipendio della compagna, ha dovuto cedere l’appartamento ad una coppia subentrante, sia fra le mura di casa che nel mutuo; ha accettato, su consiglio del primario dell’Ospedale Civile che la piccolina venisse portata in una struttura per nonvedenti ( si, perché non sono ciechi, bensì nonvedenti!) ha poi, accettato dalla sua azienda, un trasferimento a Napoli, dove avrebbe potuto rimanere, se non altro, più vicino alla sua Giulia.
continua...