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Il guardiano notturno

Ho ottenuto il posto di guardiano notturno a motivo della mia malformazione alla gamba. Un altro tizio aveva raggiunto un punteggio più alto del mio, ma all'ultimo momento ha rinunciato all'incarico.
Così eccomi qui, completamente solo, in questa fabbrica di verdure conservate. Sono le 1 e 45 di una notte di novembre. Stando dentro alla guardiola sento dei rumori in lontananza. Sono colpi ripetuti a volte forti a volte appena percettibili.
Decido di fare un giro di ispezione nel magazzino.
Il magazzino è un locale sopraelevato pieno di scatole, pile di lattine, una basculla e un montacarichi... Fuori dalle finestre il vento fa oscillare la lampadina sul cortile affossato, pieno di botti. Le lance in ferro del cancello creano ombre dentate. La fabbrica è vecchia e avrebbe bisogno di riparazioni.
Intanto il rumore è cessato. Dopo un po' riprende di nuovo.
Entro nella sala del lavaggio e cammino sul pavimento allagato. Alla cruda luce delle lampade vedo tutto in ordine. I lunghi tavoli di smistamento, la caldaia nera. Il nastro forato per calibrare le cipolle, la trancia per le carote, rape, cetrioli... Tutto è immobile e sembra abbandonato per l'eternità. C'è freddo e silenzio qui dentro. Il rumore sembra provenire da più lontano.
Apro un'altra porta e scendo giù per ispezionare le cantine. La fila di lampadine sotto il soffitto rischiara l'ambiente basso e umido, pieno di botti. Silenzio opprimente. Forte odore di salamoia.
Quando apro la porta della cantina successiva sento rumore di passi e un respiro profondo. Tiro fuori la pistola e faccio scattare l'interruttore delle luci gridando: "Chi va là?"
Con precauzione cammino fra le botti. Non c'è nessuno qui. Penso che forse ho sentito male o forse saranno stati i topi.
Improvvisamente sento una corrente di aria fredda sulla schiena. Mi volto di scatto. Nulla. La porta dietro è chiusa.
Apro la porta successiva ed entro nel deposito dei tini per l'aceto. I tini alti sui piedistalli torreggiano scuri e imponenti. C'è freddo e odore aspro.
Risalgo una scala ed entro nell'altro locale: la falegnameria. Odore secco di legno e strati di polvere sui banchi dove riposano seghe e pialle. Dopo aver verificato che anche qui tutto è in ordine metto via la pistola per asciugarmi il sudore dalle mani.
Dopo un po' faccio attenzione ai rumori lontani che adesso sembrano provenire dagli uffici. Sono dei tonfi inframmezzati da lamenti: "Oooh... Oooh..."
Non riesco a capire di cosa si tratta. In ogni modo ora devo tornare indietro.
Lascio la falegnameria e ridiscendo giù.
Mentre sto attraversando una cantina succede un imprevisto. Le lampadine diventano rossastre. Poi la luce cala finché si spegne completamente. Deve esserci un contatto nell'impianto, così sono costretto ad accendere la mia pila.
Là, nel buio, dietro alle botti si muove qualcosa. Sono lunghi filamenti bianchi, luminosi. Mi fermo per osservare il fenomeno.
I filamenti si spostano in silenzio, si riuniscono in un angolo della cantina e formano una smorta luminescenza.

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4 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Lele M. il 27/12/2011 21:16
    Il tema dell'opera ha il sapore delle vecchie tradizioni: banale e rassicurante al tempo stesso, si offre come una cornice ben nota che, dispensando il lettore (e l'autore) dal doversi eccessivamente preoccupare di ricostruire le coordinate dell'esperienza (che può tranquillamente mutuare da un vasto repertorio di luoghi comuni), lascia più spazio ad una creatività che, per quanto imprigionata in questa "familiare" cornice, ha la possibilità di dimostrare quanto vale. Fin qui, a voler fare filosofia, niente da obiettare.

    Quanto alla stesura del racconto, mi permetto di sottolineare alcuni punti poco convincenti, a mio parere:
    a) Il racconto è appena abbozzato, troppo veloce: nelle premesse, nello svolgimento, nelle conclusioni. Lo spazio narrativo è troppo scarso, in una parola il racconto è troppo "breve".
    b)c'è poca tensione, poca atmosfera. Sembra di leggere gli appunti di un potenziale racconto, e la scelta di strutturare la storia come le note orarie di un guardianotte, peggiora ancora di più questa impressione.
    c) i temi portanti non sono affatto sfruttati, e possono appena essere intravisti, ma solo alla luce della già citata dimestichezza che tutti abbiamo con certe atmosfere già sentite.

    Mi permetto di esemplificare al meglio quanto ho osservato, riportandoti il punto più stridente di tutta la narrazione:

    " Continuo a domandarmi che cosa può essere finché ho una intuizione: la fabbrica è infestata dagli spiriti! "

    Il momento della consapevolezza, della presa di coscienza viene qui ridotto a un atto superficiale, scontato, quasi indifferente. E stiamo parlando di quello che avrebbe dovuto rappresentare il massimo momento di tensione emotiva e narrativa.

4 commenti:

  • Roberta P. il 16/03/2009 15:55
    Scorrevole e con la punteggiatura al suo posto.
    Bel racconto!
  • Vincenzo Capitanucci il 06/09/2008 21:36
    Appassionante lettura... scritta molto bene... questa discese nelle cantine dell'essere.. fino alle luci rosse... dove regna un profondo vitale passionante mistero...
    Forse un giorno qualcuno lo scoprirà... facendo gli straordinari... rimanendo fino alle ore 7...
    Sotto il muro a est... sorge il Sole...
    di certo un racconto... che fa volare la fantasia... in Sogno...
  • Francesca Tanti il 13/12/2007 21:59
    Sbaglio o sei un po' fissato con le cose luminescenti che hanno la forma di un uovo? Bel racconto, bravo!

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