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Una serena notte d’estate
Quella che vi sto per raccontare è una leggenda terrificante.
Ma piena di fascino... fa venire i brividi a tutti i lupi del mondo, anche a quelli vecchi e pieni di cicatrici come me. Siamo noi i primi a raccontare o ad ascoltare questa storia a fauci spalancate, inebriati dall’orgasmo che solo la paura sa regalare. Io, per esempio, ogni volta che la racconto perdo il sonno per tutta la notte, leggenda o verità che sia... non c’è niente da fare... non riesco più a dormire!
La vicenda narra di un giovane lupo che, attardatosi e lasciato indietro dal branco, perse la via di casa e venne sorpreso dalle tenebre in mezzo al bosco, molto lontano dalla tana. Era una notte estiva molto luminosa, eppure un’oscurità innaturale aveva improvvisamente disorientato il cucciolo, facendogli perdere il contatto con i suoi compagni. La notte, come dicevo, era luminosa, se escludiamo la zona buia dove, improvvidamente, si era cacciato il lupacchiotto, luminosa e molto calda per i lupi, con la luna piena a rischiarare un cielo altrimenti nero come il futuro del pianeta. Inutilmente il giovane ululò ai compagni di aspettarlo: il branco aveva fretta di tornare alle tane e tutti i lupi, saziati da una battuta di caccia molto fortunata, scherzavano tra loro, non prestando attenzione alcuna a quei disperati ululati. Troppa era la voglia di tornare, al più presto, tra le fresche, nude pareti della tana, al riparo da quella malefica luna piena (che, è noto, provoca una fastidiosa allergia, un’eruzione cutanea che indurisce il pelo e irrita la pelle).
Ebbene, ciò che non poterono gli ululati del disperso poté un secco colpo di fucile, che venne distintamente percepito da tutti: all’istante il branco si immobilizzò.
«Che è ‘sto colpo?» disse allora il capo branco irrigidendosi; il capo era uno stupendo esemplare originario della Sila, dal pelo bruno lucente.
Fu prontamente imitato dagli altri (l’emulazione del condottiero non è prerogativa solo delle pecore) che, a pelo ritto, cominciarono a mormorare:
«Cos’è stato?... Che succede?... Che c’è?... Da dove viene?... Cosa sarà stato?... Un colpo... un colpo... un colpo... (sembrava la valle dell’eco) Uno sparo... uno sparo... uno sparo! Uno sparo? Un uomo! Un uomo? Un uomo! Oddio, un uomo!»
La prospettiva di trovarsi braccati da un uomo armato gettò il branco nella confusione più totale. Qualcuno suggerì la solita ritirata a rotta di collo, quando il Bigio, che da giovane aveva fatto il partigiano spingendosi fino agli ovili del villaggio (“Noi lupi siamo brutti/ma la fame ancor di più”, cantava allora il Bigio), si accorse che non c’erano TUTTI!
«Fermi, manca il Piccolo!»
Perplesso il branco si squadrò e si contò... eh, sì, mancava proprio il Piccolo.
Ma lui aveva urlato la sua disperata solitudine, e voi non lo avete sentito!
Il fatto che mancasse qualcuno contribuì ad incrementare il terrore che aveva ormai invaso tutti. Il branco ruppe le file e, disordinatamente, prese a salire in direzione delle tane.
Tutti, tranne il Capo, il Bigio e Bécassine, la madre del piccolo, una svampita che solo ora si accorgeva dell’assenza di suo figlio (e dire che tra i lupi le cure parentali sono sacre).
Prudentemente tornarono sui loro passi, ventre a terra, scambiandosi rapide occhiate mentre strisciavano guardinghi. Sudavano nell’afa notturna, ed era un sudore freddo, di paura, che li faceva tremare in modo incongruente. Ulularono a bassa voce per chiamare il Piccolo ma nessuna risposta fece eco alle loro invocazioni. Ululavano talmente piano che si sarebbero potuti confondere tranquillamente per dei partecipanti al raduno delle volpi afone, altro che i tre splendidi esemplari di lupo quali in effetti erano!
Dopo un po’ di tempo la loro ricerca venne premiata, sempre che si possa considerare un premio lo spettacolo al quale dovettero assistere: il corpo del Piccolo, ormai senza vita, giaceva a terra, buttato in mezzo alla radura buia, con la testa fracassata da un proiettile di grosso calibro.
«C’è un uomo qui intorno! Solo gli uomini…» disse il Capo, digrignando i denti e permettendo che un filo di bava. gli colasse a terra.
«Figlio... figlio mio...» pianse la madre soffocando un guaito di dolore.
«Bastardi, assassini, vigliacchi, bestie immonde...» inveì il Bigio, torcendo il muso in una smorfia di disgusto.
I tristi lamenti furono interrotti da un altro sparo, e questa volta il proiettile scalfì il pelo del Capo, andando a piantarsi nel tronco di un grosso albero.
«È ancora qui... è ancora qui!» i tre si dispersero disordinatamente nel bosco. Una volta trovato riparo fra i fusti centenari, cercarono di individuare donde provenisse il colpo.
Furono istanti interminabili, con il respiro che saliva a fatica la gola, occlusa dal tambureggiare frenetico delle vene del collo.
Toccò al Bigio avvistare il cacciatore che, nascosto dietro un masso, continuava a puntare davanti a sé la canna del fucile, con l’occhio incollato al cannocchiale del mirino, spazzolando minacciosamente l’aria davanti a se con il suo schioppo,
«Un altro colpo non lo sbaglia di sicuro!» deglutì mentalmente il vecchio eroe, prima di passare all’azione. Con un balzo fu alle spalle dell’uomo e l’istante seguente, prima ancora che il cacciatore potesse avvertire il fruscio dietro di sé, gli fu addosso, facendogli perdere l’arma e scaraventandolo a terra. Cominciò così un corpo a corpo furibondo, e le cose si misero subito male per il Bigio. L’uomo infatti era di una stazza paradossale, con muscoli di roccia e pelle dura come l’osso. Afferrò il Bigio per il collo e lo scosse come una foglia al vento, cercando, contemporaneamente, di recuperare la sua arma micidiale. Il Bigio stava per svenire quando un urlo immane scosse il bosco: era stato l’uomo ad urlare, avendo nelle gambe i denti del Capo e di Bécassine, che intanto erano venuti in soccorso dell’amico. Ehi, allora le zanne dei lupi sono più dure dell’osso!
In tre, dopo scambi di morsi e zampate violente, riuscirono ad avere ragione di quella specie di gigante che, sanguinando, si diede alla fuga.
I lupi gli si misero subito dietro - il Piccolo stanotte, domani noi? - ma l’uomo correva troppo forte per loro. L’avevano quasi perso quando, stupiti, lo videro bloccarsi improvvisamente, proprio nella radura dove giaceva, poc’anzi, la sua vittima.
Ad impedire la fuga dell’uomo erano tornati gli altri lupi del branco, che ora gli si paravano davanti, ringhiando e maledicendolo. Ci fu un attimo soltanto di esitazione, dopodiché una dozzina di lupi saltarono, contemporaneamente, addosso all’essere mostruoso che sapeva leggere e scrivere. Pur essendo molto forte, l’uomo perse la sua partita in pochi minuti, con la carotide squarciata. Si mosse, come epilettico, nella pozza del suo stesso sangue per qualche interminabile secondo, finché, dopo un gorgoglìo raccapricciante, si irrigidì. I lupi si guardarono immobili. Tremavano tutti: una caccia così non l’avevano mai nemmeno sognata nei loro incubi peggiori. Ad un tratto furono attratti da uno strano movimento del cadavere dell’uomo, e gli fecero un cerchio attorno, un cerchio sudato di lupi attoniti. Lentamente il cadavere cambiò forma... scomparvero le fattezze umane e un folto pelo rossiccio, tanto familiare da risultare inquietante, cominciò a coprire quello che restava del povero corpo... cambiarono le orecchie, il naso, i denti... e il branco si ritrovò ad accerchiare il corpo senza vita di... un lupo!
ERA UN UOMO MANNARO!
Pare che del corpo del Piccolo non si sia più trovata traccia, ma altri lupi furono in seguito abbattuti, senza pietà, da altri uomini, non so se mannari o meno...
Sono passati molti anni... ora non c’è più il branco, e nemmeno il bosco...
Non so se la storia sia vera, fatto sta che ogni volta che la racconto mi fa una paura!
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0 recensioni:
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- Wow D:
Speriamo che il bosco vicino a casa mia non sia popolato da questi lupi mannari... Ci asta già il leone avvistato da un mio amico un paio di settimane fa, ma il giornale dice che sono linci e che queste non sono pericolose... oh, speriamo D:
- Bello! Complimenti!
- Carino, ma un po' troppo "scontato", poco misterioso...
- ooops... volev0o scrivere "Alfonsa", scusa...
- Grazie Marghe e grazie Alonsa! È bello avere lettori come voi!
- 9 è il voto che ti meriti.
Bravo, come già commentai, mi piace il tuo modo di scrivere... è sempre bello, affascinante e inquietante leggerti!!!!!
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