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Uno strato di nuvole
Questa mattina ho aperto gli occhi e ho guardato le spalle sui cui cadono i tuoi capelli ricci. I tuoi capelli che tanto adoro, tra i quali passare le mani è come accarezzare le onde del mare d’inverno.
Il ritmo del tuo respiro è lento e calmo, il respiro della tranquillità, quello che vorrei vederti sempre addosso, quello che vorrei poterti regalare anche a costo di privarmene io stesso.
"Ti voglio bene significa voglio il tuo bene" mi dici sempre ed è strano pensare come una cosa così semplice in realtà è compresa da così poche persone. Sono fortunato ad aver trovato te che ne conosci perfettamente il significato, che lo applichi tutti i giorni con me, che ti *prodighi costantemente ad infilare uno strato di nuvole tra i miei piedi e il terreno.* Anche se il tempo passa e l’essere inevitabilmente si appesantisce e diventa meno sostenibile.
Guardo le tue vertebre evidenziate dalla posizione leggermente inarcata in cui ti piace dormire, come una bambina. Le conto una per una e mi accorgo di quanto sono belle anche se sono solo delle ossa... ma sono le tue ossa. Non riesco a non amare ogni molecola del tuo corpo.
La luce filtra dalle persiane e disegna delle linee che seguono il profilo del tuo corpo: una curva sul collo, una curva sulla schiena, una sui fianchi, una sulle cosce. La perfezione di un percorso curvilineo, la regola aurea applicata alla luce.
Il tuo profumo è tutto intorno a me, impregna l’aria, le coperte, il legno del letto. Chiudo gli occhi per amplificare l’olfatto e percepisco l’odore del tuo corpo, quello del tuo sesso, quello dei tuoi capelli, quello del tuo respiro. Da quanto li distinguo potrei prenderli uno per uno, chiuderli in dei cassettini e aprirli quando ho bisogno di respirare un po’ di te.
Dio, come sei bella la mattina dopo aver fatto l’amore.
Mi avvicino lentamente, non voglio spaventarti. Accarezzo un po’ i tuoi capelli senza scomporli. Solo le ciocche, solo per sentirne la consistenza.
Decido che voglio donarti il risveglio che ti piace di più, quello di una carezza. Faccio un altro passo verso di te e soffio leggermente sul tuo collo... vedo tutti i colori dei tuoi profumi invadere la stanza, come un’esplosione di luce. Qualcosa il tuo inconscio deve aver percepito
perchè il tuo respiro si fa un po’ più intenso. Appoggio delicatamente la mano sulla tua spalla, spostando lievemente la coperta, e scendo fino al gomito con quella lentezza che a te piace tanto. Giro la mano di dorso e risalgo nella valle tra i seni, continuo fino al collo, passo alla guancia e poi lascio la mano davanti alla tua bocca leggermente aperta in modo da raccogliere il tuo respiro. Mi avvicino ancora e ti bacio delicatamente sull’orecchio. A quel punto gli angoli della tua bocca si inarcano a formare un leggero sorriso, segnale del tuo risveglio. Ti sussurro “ti amo piccola” all’orecchio e la tua bocca si chiude, sorridi e deglutisci, il tuo corpo
si inarca per avere piu’ contatto col mio e le dita della tua mano si aprono come a stiracchiarsi un po’: ne approfitto per infilare le mie dita tra le tue e le nostre mani si stringono a vicenda. Accompagni la mia mano sotto il tuo collo, in modo che il mio braccio si appoggi al tuo seno e ti faccia sentire protetta.
Mi appoggio con tutto il corpo al tuo, mimandone la posizione, lascio che le cellule della mia pelle facciano l’amore con le tue. I piedi si incrociano e si annodano. È bello vedere come il fare l’amore sia l’atto ultimo del volersi compenetrare il più possibile perché gli abbracci non sono mai abbastanza forti, si vorrebbe inglobare l’altra persona a se’.
Ad un certo punto ti stacchi, ti giri verso di me, raccogli le braccia, mi dai
un bacio sul collo e ti raggomitoli sul mio petto. “Abbracciami” mi dici, sento il respiro sul mi collo, ti stringo e non riesco a trattenere le lacrime di gioia…
Questa mattina mi sono svegliato e ho aperto gli occhi. Davvero. Il tuo corpo non c’era. Il tuo cuore non c’era, ne’ il tuo animo e nemmeno la tua mente. Il tuo cuscino aveva un incavo e vi ho visto la tua testa, ma in realtà era solo la mia mano che si era estesa a cercare di abbracciare il te immaginario.
Ho chiuso gli occhi e li ho stretti forte, come a voler cancellare quell’immagine vuota. Li ho riaperti, mi facevano male da quanto li avevo stretti. Ma non sei apparsa.
Flebili illusioni che mi attraversano la mente nei momenti di debolezza.
Chiudo di nuovo gli occhi, questa volta per inspirare ed espirare profondamente, spingo la faccia sul cuscino. Quando la tolgo noto gli aloni lasciati dai miei occhi lucidi. Mi siedo sul letto, stringo la testa tra le mani e ripeto il mio mantra “... non durerà per sempre, sai che è da qualche parte...".
Raccolgo tutta la serenità che posso, mi preparo ed esco da questa casa vuota e arida. Lascio i gatti a custodirla, so che andranno a dormire sul tuo posto - o, meglio, sul posto a te riservato. Ricomincio un altro giorno alla ricerca di te, anche se non so come sei fatta e dove e quando ti potrò riconoscere... e anche se so perfettamente che apparirai quando smetterò di cercarti...
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