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La cosa sotto il cortile
Ho preso in affitto una casetta a Kalag, situata in un cortile interno. Il prezzo è basso ed è un posto tranquillo.
La sera del mio arrivo, al tramonto, il cielo è livido, percorso da striature gialle che fanno rabbrividire. Da un portone entro in un cortile incassato fra vecchi magazzini, con finestre buie, piene di inferriate.
Le casette sono situate a sinistra. Nella prima abita una famiglia di ortolani con il padre centenario. Nella seconda c'è l'osteria; la terza è la mia e nell'ultima c'è una vecchia sguattera con un figlio deficiente dalla nascita. La vecchia rientra dal lavoro alla sera e suo figlio sta tutto il giorno a un finestrino a guardare fuori e fare smorfie con la bocca.
Nelle giornate senza sole dell'autunno, dalla mia finestra guardo il muro di fronte, sormontato da cocci di bottiglie. È una mattina fredda e grigia. Dal lato opposto c'è la grata della fogna. A sinistra c'è una cantina e dei rottami di ferro: un treppiede arrugginito, catene... C'è anche una porticina che va nel pollaio.
Nei pomeriggi asciutti c'è un po' di animazione. Il cortile viene utilizzato dai clienti dell'osteria per giocare a bocce. Quando il tempo è grigio e umido o quando piove il cortile diventa un pantano.
Alla sera qui chiudono presto, sbarrano porte e finestre come se avessero paura degli spiriti. Meglio così, dormirò più tranquillo.
Invece mi sono sbagliato. Una notte mi sveglio di soprassalto. Qualcuno sta urlando come se lo stessero scannando in qualche stanza.
Sono le due di notte. Si sentono urla bestiali, inframmezzate da parole rabbiose. Mi alzo dal letto e corro a spiare alla finestra. Il vento freddo e pungente mi schiaffeggia il viso. La luna di settembre imbianca il cortile deserto percorso dalle ombre seghettate delle grondaie. Non si vede anima viva. Le urla all'esterno sono attutite. Le foglie accartocciate della vite sotto la finestra frusciano contro il muro.
Il mattino presto, come al solito il vecchio centenario va a spasso nel cortile, aiutandosi con due bastoni. Appena mi vede uscire commenta:
"Oggi il terreno è bello asciutto e potremo giocare a bocce..."
Poi prosegue indicando il finestrino con la punta del bastone:
"Lui ha fatto del chiasso questa notte. Si è sfogato un po'. Capita ogni tanto..."
Comprendo che si riferisce al figlio della serva, l'uomo nato deficiente che passa tutto il giorno davanti al finestrino.
Nelle notti successive il deficiente è rimasto calmo, e tutti abbiamo potuto dormire. Passiamo delle notti tranquille, anche se un pochino fredde. Si sta avvicinando ottobre.
Poi un mattino presto sento uno strano odore nel cortile. Proviene da una macchia sul terreno grande circa un metro quadro, nell'angolo sud est. Ho già notato questa macchia che va e viene, a secondo del tempo. La grata della fogna è dall'altro lato e forse lì sotto ci sono le tubature.
La mattina seguente, stanco di quel cattivo odore, dò la mancia a due manovali dell'osteria perché mi aiutino a scavare in quel posto. L'oste ci ha messo a disposizione gli attrezzi.
Incominciamo a riempire secchi di quella melma e buttarla da una parte. Il vecchio poco distante brontola:
"Non troverete niente. Altri hanno già scavato prima di voi, senza trovare niente. Così rovinerete il terreno per le bocce..."
Continuiamo a scavare. Gli stivali scivolano nel terreno viscido e appiccicoso. Man mano che si scende il terreno diventa più secco.
Dopo aver scavato tutta la mattina arriviamo a uno strato di terreno giallo, argilloso. È inutile scavare ancora. Non abbiamo trovato niente e decidiamo di riempire la buca con carriole di terra sana portata dal pollaio.
Nelle notti successive il deficiente sta calmo e possiamo dormire tutti tranquilli. Anche il terreno nel cortile non ci dà più problemi.
Invece, un mattino quando esco, mi attende una brutta sorpresa. Dal lato est del cortile sta salendo un vapore. Odore di uova marce nell'aria. Premendomi un fazzoletto al naso mi avvicino per vedere meglio.
Il terreno in quel punto appare viscido, nero, come pece fusa.
Il vecchio centenario mi accompagna puntellandosi con due bastoni:
"Il deficiente è stato calmo stanotte, e adesso noi non potremo giocare a bocce..."
Io guardo senza capire che cosa è successo. Forse adesso dovremo scavare di nuovo per portare via la terra marcia... Avvilito rientro in casa e tengo chiuse le finestre tutto il giorno.
La stessa notte mi rigiro nel letto mentre continuo a pensare. Forse devo affrontare il problema in un altro modo...
Dopo un mese di permanenza nella casa, credo di aver risolto il mistero del cortile. Ho segnato su un quaderno gli avvenimenti di questi giorni. Il deficiente ha le crisi in media ogni tre-quattro giorni. Se passa una settimana senza sentirlo urlare si verifica il fenomeno nel cortile: la terra si guasta e diventa putrida.
C'è una relazione tra le crisi del pazzo e il fenomeno del cortile. Quando il pazzo trascorre una notte alla settimana urlando, sfoga in questo modo la sua energia psichica. Quando il pazzo rimane calmo per oltre una settimana egli scaglia fuori inconsciamente la sua energia psichica che produce il fenomeno del cortile.
Sarebbe interessante esaminare più a fondo questo caso, ma sta arrivando l'inverno e ho trovato una abitazione più confortevole in un altro paese.
Il giorno del trasloco splende il sole, ma l'aria è gelida e pungente. Il nuovo fittavolo scarica dal carro i suoi mobili. Poi egli nota il pantano nell'angolo del cortile e sento che dice al proprietario:
"Ci deve essere un tubo rotto in quel punto. Provvederò a scavare per saldarlo..."
Il deficiente fa smorfie dietro il finestrino. Il vecchio centenario scuote il capo.
Bisognerebbe scavare dentro la testa del pazzo per porre fine al problema.
APRILE 1997
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