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Cuore Oscuro - parte prima
La bufera infuriava violentemente fino a perdita d'occhio. La neve veniva trasportata dal vento in un vorticare caoticio, e gli stessi alberi erano percossi con forza inaudita: la stessa montagna pareva vibrare. All'interno di una scura ed ampia grotta, un uomo imponente, ricoperto da pesanti pellicce sopra una leggera cotta di maglia e con robusti calzari di cuoio lunghi fino al ginocchio, dai capelli rossi come il fuoco che gli arrivavano ben oltre le spalle, guardava all'esterno con le braccia conserte, un fodero con una lunga spada al fianco.
"Non ci potremo muovere da qui per molto tempo. Le tempeste di Northen sono note per la loro durata. Potremmo anche morire di fame"
Il rumore terribile della bufera rendeva difficile la comunicazione, ma poco dopo una leggera voce femminile, proveniente da un punto della grotta più distante dall'usita rispetto all'uomo, rispose:
"Dannazione, Konrad! Non voglio morire così! Dobbiamo trovare un modo per salvarci... questa grotta sembra perdersi nell'oscurità, magari se la percorreremo tutta sbucheremo da qualche altra parte"
Konrad di Oldin si girò verso la donna, dando le spalle alla bufera. La giovane era parzialmente in ombra, ma ciò non nascondeva la sua figura longilinea ricoperta da una veste foderata di pelliccia che le arrivava sino agli stivali e i suoi capelli così biondi da sembrare fili d'oro.
"Non conosci le leggende sulle grotte di questa vallata, Julia? Si dice che al loro interno dimori una razza mostruosa e assassina, che dall'alba dei tempi dimora nel cuore di queste montagne odiando noi abitanti della superficie"
La donna lo fissò sgranando gli occhi azzurri come zaffiri, ma prima che potesse dire una parola fu bloccata dalla voce di Konrad:
"Certo, preferisco morire combattendo mostri che di fame. Sta a te la scelta. Avevo promesso di accompagnarti e proteggerti in questo tuo viaggio verso il regno di Aristos, e così farò"
La donna si appoggiò alla fredda roccia che componeva la parete della grotta, immersa nei ragionamenti. Konrad la guardava in modo serio, senza però darle fretta o incuterle timore. Dopo alcuni istanti, in cui il solo suono fu il boato della bufera di neve, la donna si staccò dalla parete, con lo sguardo deciso, e parlò.
"Andiamo. Contro i mostri della caverna la tua abilità con la spada può servire, mentre contro la fame non può nulla"
Un sorriso comparve sul giovane volto dell'uomo dai capelli rossi.
"Bene, speravo in questa tua decisione. Abbiamo però bisogno di una torcia per muoverci nell'oscurità della grotta"
La donna si girò a guardare un sacco posto poco lontano da lei. Accovacciatasi, cominciò a rovistare, mentre Konrad la guardava perplesso.
"Abbiamo ancora questa"
La donna sollevò con il sottile braccio destro una fiaccola spenta, poi continuò dicendo:
"Spero che l'umidità di questi luoghi non l'abbia resa inutilizzabile"
La voce graziosa della donna giunse a stento alle orecchie dell'uomo di Oldin, che avvicinatosi, disse lei:
"Ho acceso fuochi in luoghi peggiori di questo"
Konrad cominciò a guardarsi in giro con lo sguardo rivolto verso il basso. Non appena vide delle roccie di dimensioni adatte, si abbassò e le afferrò con un gesto rapido. Sollevate le roccie sopra alla torcia cominciò a sfregarle, fino a che le scintille prodotte attizzarono sulla torcia. Lasciate cadere le pietre aprì le mani per coprire la fiamma. Poco dopo aprì le mani, mentre la fiaccola ardeva con forza. Julia aveva seguito in silenzio ed attentamente tutto il processo, e non si mosse fino a che non sentì la voce di Konrad:
"Bene, possiamo andare. Dammi la torcia, affinchè ti preceda"
La donna porse all'uomo lo strumento. Konrad l'afferrò con la mano sinistra per aver libera la mano destra, con la quale era solito brandire la spada. Cominciò a camminare, lasciandosi alle spalle il freddo e il caos della bufera. Camminava con passo lento e deciso, lo sguardo attento a scorgere qualsiasi cosa ci fosse davanti a lui. Julia lo seguiva subito dietro, a nemmeno un passo di distanza. Un urlo improvviso della donna ruppe la monotonia sonora data dall'eco dell'esterno.
"Per Anda! Guarda! Un cadavere!"
L'uomo di Oldin non si scompose nè per l'urlo nè per il fatto che la giovane gli si fosse avvinghiata al braccio con cui teneva la torcia. Davanti all'uomo dai capelli rossi era riverso ad un bordo della grotta un corpo magrissimo con i segni della decomposizione impressi nella pallida carne non coperta dal pesante mantello di pelliccia grigio. Era impossibile capirne età o sesso.
"L'ho visto. Deve essere morto di fame molto tempo fa, come dimostra la sua decomposizione malgrado il freddo. E fortunatamente il gelo ferma anche l'odore della morte"
La donna continuò a guardare con orrore il corpo, immobile e stretta con tutte le forze a Konrad. Questi dovette fare uno sforzo per liberarsi dalla presa.
"Mi dispiace non poterlo seppellire, ma non è possibile qui. Fammelo almeno coprire completamente con il suo mantello. Che il dio dei morti lo accolga nel suo regno"
La luce della torcia illuminò l'intero tunnel, tanto si era ristretto rispetto all'entrata. Era passata ormai un ora da quando i due viaggiatori avevano incontrato il cadavere ricoperto da Konrad, e da allora avevano percorso in linea retta il tunnel, che si era fatto sempre più piccolo e stretto, tanto che l'uomo di Oldin doveva stare attento a non colpire con la testa alcune stalattiti che incombevano sulle loro teste. Improvvisamente una luce fioca apparve in lontananza nel tunnel, andando ad aggiungersi alla luce della fiaccola.
"Konrad!", sibilò la donna, toccandogli la spalla foderata dalle pellicce.
L'uomo di Oldin estrasse lentamente la spada dal fodero, cercando di fare meno rumore possibile, poi cominciò ad avanzare con passi lunghi e lenti. Camminando comprese finalmente la provenienza della luce; veniva dal luogo in cui terminava il tunnel in cui si trovavano. Giunto sull'orlo del tunnel si trovò a guardare un enorme grotta, ampia quanto una città, piena di striscie di roccia simili a sentieri su uno strapiombo, che si andavano a sovrapporre su livelli diversi in modo caotico. La luce proveniva dal soffitto, in cui strani cristalli brillavano debolmente.
"Che posto è mai questo?"
La voce di Julia, così come la sua espressione, erano pieni di stupore. La donna guardava il soffitto illuminato come un bambino rapito, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
"Non ho mai visto niente del genere in vita mia. Ma guarda, qui sotto c'è uno di quegli archi di roccia. È abbastanza ampio da poterci camminare sopra. Credo che sia l'unico modo per andarcene da queste grotte"
Il dito di Konrad puntava la striscia di roccia che passava pochi metri sotto il tunnel.
"No, io non salterò lì sopra! Se scivolassi, per me sarebbe finita! Non voglio morire per un salto!", strillò Julia, mutando completamente l'espressione.
"Guarda, alle tue spalle!", gridò allora Konrad, puntando l'indice della mano destra verso l'interno del tunnel.
La donna si girò di scatto, ma non vide nulla. Prima che potesse chiedere spiegazioni, il forte braccio dell'uomo di Oldin le si serrò sulla vita. Subito dopo l'uomo balzò, atterrando poco dopo sulla roccia sottostante come un felino, senza fare alcun rumore. Mise allora giù la donna, bianca in volto, e disse lei con un ampio sorriso sul volto:
"Perdonami, ma era il modo più rapido. E come vedi non ti è successo nulla, perciò possiamo continuare"
"Non farlo mai più!", strillò la donna, suscitando il riso di Konrad.
Improvvisamente l'espressione divertita scomparve dal volto dell'uomo, lasciando spazio alla proccupazione:
"Attenta!"
Una figura umanoide nera come la pece stava avvicinandosi con un balzo a Julia. Questa si abbassò fulmineamente, più per fortuna che per abilità, e la creatura balzò oltre la donna addosso all'uomo di Oldin. Artigli sporchi e taglienti si inficcarono nella carne delle braccia dell'uomo, squarciandola. Il dolore gli fece perdere la presa sulla fiaccola, che, caduta a terra, cominciò a rotolare fino a cadere e svanire nell'abisso sottostante. L'essere aprì la bocca, rivelando denti gialli e un fetore pestilenziale, e cercò di mordere al collo Konrad, il quale, però, cominciò a reagire: con un movimento fulmineo afferrò con entrambe le mani il collo della creatura in una stretta capace di strangolare un toro. Dopo alcuni interminabili attimi, gli artigli insanguinati si staccarono dalle braccia dell'uomo dai capelli rossi, e ciondolarono inerti. Solo allora Konrad lasciò la presa, facendo cadere ai suoi piedi il cadavere.
"Che orribile mostro era mai?", urlò Julia, ancora a terra e sconvolta.
"Non era un mostro, ma un essere umano. E questa cosa è ben più terribile"
La donna abbassò gli occhi azzurri per osservare meglio la creatura: era un uomo, con la schiena innaturalmente piegata in avanti, la pelle scura impastata da sporcizia coperta in alcuni punti da stacci laceri. Il volto era per la maggior parte coperto da capelli neri e unti, impastati e lunghi oltre le spalle. Konrad intanto aveva alzato lo sguardo fino al punto da cui era arrivata la creatura. Poco più avanti era infatti visibile a stento un tunnel che sbucava lì, proprio sotto quello dal quale erano arrivati loro.
"Per Nail! Abbiamo perso la fiaccola! Finchè siamo in questa stanza possiamo vedere, ma dopo..."
La donna girò il volto candido di scatto e lanciò un occhiata all'uomo di Oldin.
"Siamo appena stati attaccati e tu non hai altro da fare che lamentarti di aver perso la fiaccola?!"
L'uomo rispose, con uno sguardo raggelante:
"Non temo gli avversari, ma il perdermi in queste caverne dove la mia spada non potrebbe nulla!"
La donna abbassò gli occhi, ritrovandosi ad osservare il corpo morto dell'assalitore.
"Come è possibile che un essere umano si riduca così? È spaventoso..."
Konrad attese qualche secondo per rispondere.
"A quanto pare quest'uomo deve aver vissuto per anni, forse per un intera vita, in queste caverne e in questi tunnel. Dubito però che la leggenda dei mostri della montagna si sia basata su questo solo individuo, anche perchè è molto antica. Devono esserci altri come lui qui intorno. Non dobbiamo abbassare la guardia nemmeno per un secondo"
L'uomo di Oldin aveva alzato gli occhi a contemplare le luci innaturali di quel soffitto mentre proferiva il discorso. Abbassato lo sguardo sul cadavere, continuò dicendo:
"Il fondo di questa grotta sarà il tuo sepolcro, uomo della caverna"
Abbassatosi con un movimento fluido spinse il corpo con le forti braccia, fino a che non precipitò. Un suono sordo indicò che il corpo aveva raggiunto il fondo.
"Andiamo! Non c'è più tempo da perdere"
L'uomo di Oldin si girò verso la donna del nord, con un sorriso sul volto, e il braccio sinistro proteso verso di lei con la mano aperta.
"Non ho bisogno di stringerti la mano! Non sono una bambina!", strillò lei in risposta, mettendosi le braccia longilinee sui fianchi.
"Come vuoi! Vedi di non precipitare giù a tenere compagnia all'uomo che ci ha assaliti prima"
Detto questo Konrad cominciò a camminare a grandi passi, attraversando quel ponte di roccia sul nulla, in modo che la donna facesse fatica a seguirlo.
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