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Il Nemico
Era nascosto bene, nell’ombra, dentro.
Era l’ombra.
Il rumore della pioggia battente che cadeva sulle foglie secche avrebbe schermato il rumore del suo respiro affannoso.
Era inginocchiato. Le ferita su braccia e gambe tiravano.
Aveva corso con tutte le forze che aveva.
Una grancassa suonava nelle sue orecchie e nelle sue tempie.
Il frutice che lo riparava gli pungeva il viso.
Aveva le spalle coperte, dietro di lui un muro si ergeva per almeno dieci metri di altezza.
Guardava con occhi iniettati di sangue la strada battuta dalla pioggia.
Da una parte e poi dall’altra.
Stringeva sempre più forte la sua arma.
I muscoli in tensione, pronti a scattare.
Gli altri erano stati tutti presi, lui era l’ultimo, la sola speranza che avevano per essere liberati.
“Loro” erano tanti e tutti davano la caccia a lui.
Ciaff Ciaff Ciaff
Rumore. Passi. Si avvicinavano abbastanza velocemente.
Strinse la spada con tutt’e due le mani, pronto ad usarla con tutta la sua forza.
Una vampata gli esplose in viso.
I passi rallentarono. Si fermarono.
Rumore di pioggia battente sull’asfalto.
Vento.
Pioggia.
Lo vide. Il nemico camminava guardandosi attorno attentamente.
Non ancora.
Aspetta che si avvicini.
Aspetta.
Pioggia.
Ancora un poco.
Vento.
Ora!
Saltò fuori dal cespuglio con un urlo disumano, la spada sopra la sua testa, pronta ad essere calata.
Il nemico si girò e gli puntò il fucile contro. Una smorfia sul viso.
Troppo lento.
La spada esplose tutta la sua violenza.
La faccia del nemico fu tagliata. Le parti vicino al taglio furono strappate, tirate, contorte.
Un altro fendente allo stomaco mise fine alle sue urla.
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Il bambino scoppiò a piangere.
“Mi hai fatto male!”
“Dai, su, non volevo tirartelo forte…”
“Lo dico alla mamma ora!”
Il nemico scappò via piangendo.
Arthur fece spallucce (cosa che si fa spesso all’età di 11 anni), buttò la canna di bambù per terra e corse dietro al fratello, urlandogli scuse e promesse di regali in cambio del suo silenzio con la mamma.
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Non pensava che sarebbe successo veramente, l’aveva solo immaginato.
E ammetteva che certe volte aveva fantasticato su questo: sul fatto di uccidere, di essere un eroe, di fare la guerra, di stare in mezzo alla mota. Lui e il suo mitra e i nemici di fronte, solo contro tutti. Uno scopo nobile, come salvare la sua famiglia o la sua donna, sarebbe stato il suo motore.
Ma quando uscì da dietro il cespuglio urlando, con il mitra spianato davanti a sé e in bocca il sapore del fango…
Vento Pioggia
Paura
… quando uscì da dietro quel cespuglio, questa volta il nemico lo vide subito e gli scaricò addosso una raffica di mitra.
E mentre le pallottole lo penetravano e lo distruggevano, lui pensava solo a quanto bello era stato fare la guerra con la sua canna di bambù sotto casa sua.
Questo racconto ha tratto ispirazione da “La Sentinella” di Fredrick Brown.
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