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Caro, vecchio Blues!
Da qualche anno la mia famiglia si era trasferita a Roma. Ma per le vacanze estive tornavamo sempre al paese natio che peraltro era una località turistica di alta collina. Come tutti gli anni noi ragazzi ci si ritrovava al muretto della piscina per decidere se entrare o fare altro. Quella mattina decidemmo di entrare. Il tempo scorreva felice tra un bagno, un tuffo, una spinta.. Del resto eravamo ragazzi con tanta voglia di vivere e di divertirci, mentre la nostra colonna sonora era quel juke-box che suonava ininterrotamente le nostre canzoni preferite.
D’un tratto scorsi vicino al juke-box una ragazzina bionda, carina, intenta a scegliere: mi avvicinai con aria da saputello e dissi qualcosa tanto per attaccare:
-Vuoi che ti aiuti a scegliere?-
- No grazie so fare da sola "
- Io mi chiamo Claudio.. ed tu?-
-Anna!- E il disco iniziò a suonare:”Ora sei rimasta sola… piangi e non ricordi nulla.. scende una lacrima sul tuo bel viso.. lentamente…lentamente…”
- Ti ricorda qualcosa?-
-No.. mi piace…- Continuammo a parlare del più e del meno. Ci incontammo quasi tutti i giorni di quella vacanza.. tra noi nacque qualcosa di più di un’amicizia. Non potevamo ancora chiamarlo amore: Io ancora avevo diciassette anni e lei ne doveva compiere quattordici. I nostri incontri erano diventati assidui e decidemmo di continuare ad incontrarci anche a Roma.
Il tre dicembre avrebbe compiuto quattordici anni e fui invitato alla sua festa di compleanno.
Mi feci fare un vestito come quello che avevo visto indossare su di una rivista da uno dei Beatles: giacca a quattro bottoni con attaccatura alta e camicia bianca con i colli rotondi.. e naturalmente capelli un po’ lunghi.
La festa fu bellissima: Anna era stupenda, anche se ancora adolescente… Ero felice di essere il suo amico particolare…; dai balliamo sto lento.. e le posai le labbra sulle sue. Non fu proprio un bacio passionale… ma fu emozionante ugualmente…anche perché lei non si ritrasse affatto…
Ero innamorato… cotto.. a puntino di una ragazzina attraente, bella, piena di vita e d’allegria, bionda…. era come aver raggiunto il paradiso e dover aspettare ancora un po’ per poterne godere appieno.
Tutto ciò non passò inosservato a sua madre che qualche giorno dopo mi disse:
- Claudio tu sei un caro ragazzo, ti voglio bene come ad un figlio, quest’anno hai gli esami di maturità e Anna quelli di licenza media. Ho visto come vi guardate… abbi pazienza.. diminuite di frequentarvi così assiduamente.. Se son rose fioriranno, ma mia figlia è ancora una bambina…-
Non ricordo bene come andarono le cose; iniziammo a frequentarci sempre di meno. Io mi diplomai e a pensarci bene quell’anno nell’ Istituto Magistrale che frequentavo, proprio perché l’ultimo non mancarono altre occasioni con coetanee per passare ore spensierate, allegre. Le vacanze quell’anno le passai girando per l’Italia in autostop raggiungendo città dove avevo parenti per passare qualche settimana a casa loro e così avere soldi miei a disposizione.
Da bambino avevo studiato per anni a suonare la fisarmonica e alle feste di paese ero sempre invitato per suonare. Al ritorno dalle vacanze incontrai degli amici con i quali decidemmo di formare un gruppo musicale. Con alle spalle tanto ottimismo, volontà e voglia di vivere riuscimmo a mettere su una band di prima classe: eravamo fra i pochi in Italia a proporre Rhitm&Blues.
Tanto per intenderci suonavamo pezzi di gente come James Brown, Wilson Picket, Otis Redding, Ray Charles, oltre a quelli dei migliori gruppi italiani rivisti in quel tipo di sound. Tre anni di nomadismo, suonando nei migliori “dancing” o “balere” d’Italia. Eravamo anche abbastanza conosciuti ed è inutile dire che avventure con ragazze più o meno compiacenti, in quell’epoca di ribellione e contestazione erano conseguenze naturali. E soprattutto con l’impazzare della moda delle minigonne, le ragazze ti facevano impazzire: come resistergli?
Nell’estate del 1969 fummo chiamati a suonare nel dancing all’aperto della piscina del mio paese. Erano i primi giorni di agosto e la pista era piena anche a causa dei tanti amici che erano venuti per ascoltarmi suonare le tastiere. Tutti li ad agitarsi e di tanto in tanto vederli appiccicati a ballare un blues di quelli irresistibili.
Una pausa per riprendere fiato, andiamo verso il bar a bere qualcosa e..
- Claudio.. sei tu?- Una voce femminile che riconobbi subito. Mi voltai.
- Anna!- Era bellissima, un po’ pallida, una porcellana bionda: un colpo al cuore, improvviso violento, da lasciarmi senza respiro e senza voce. Non ricordo che balbettai.. dovevamo vederci alla fine della serata danzante.
E furono baci, sensuali, quasi violenti, come a voler recuperare il tempo perduto:mani che non si fermavano, momenti di pasione, voglia di appartenerci, appoggiati ad una vecchia quercia. Non facemmo l’amore perché il luogo e il momento non lo permettevano, ma restammo d’accordo cher sarei passato a prenderla all’albergo dove stava ospitata la mattina seguente verso mezzogiorno. Quella notte non dormii subito.. mille pensieri mi attraversarono la mente in ognuno dei quali c’era sempre lei. Presi sonno che era già mattino.
Poche ore dopo mi alzai e come d’accordo mi recai all’albergo dove era ospitata Anna per incontrarci. Non c’era più: il portiere mi disse che tutta la famiglia era partita d’urgenza per tornare a Roma. Rimasi amareggiato, non sapendo che pensare! La stagione doveva proseguire, gli impegni presi erano molteplici e non potevo fermarmi purtroppo.
Passò del tempo. Pensavo spesso a lei, ma non sapevo cosa fare anche a causa del mio girovagare per lavoro.
Era il primo dicembre: la madre di Anna riuscì a contattarmi per telefono:
- Vieni alla clinica in Via Col di Lana, Anna vuole vederti. "
Le gambe mi vacillarono, mi feci coraggio e di corsa presi un taxi per raggiungere la clinica: trovai Anna, distesa su di un letto con gli occhi chiusi, magrissima, di un bianco cereo, ma il suo viso conservava ancora una bellezza travolgente. Le presi la mano e la chiamai.. aprì gli occhi e mi sorrise:
- Grazie per essere venuto…. Avvicinati.. " Le porsi l’orecchio: - Claudio.. amore.. ti ho sempre amato.. anche se non te l’ho mai detto….- Sorrise sofferente, chiuse gli occhi… dopo qualche minuto non c’era più!. Un tumore alla mammella due giorni prima di compiere diciotto anni l’aveva consumata e portata via per sempre da me.
Piansi a lungo, inebetito, non so chi riuscì aportarmi via di li. Forse un amico, forse un infermiere.
Il tempo è passato, ma lei è rimasta lì nel mio cuore: non sono andato al suo funerale e non so nemmeno dove sia la sua tomba: ma la sua anima è anche dentro di me.
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0 recensioni:
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- Il titolo m'ha portato a leggere la tua storia. Amo il blues... Ma la tua storia è di quelle che qualsiasi commento è fuori luogo. Dai un senso di vera sofferenza. Ed è struggente pensare che forse era meglio che quell'incontrarvi alla festa non ci fosse mai stato. ma credo che tu mi dirai di no. un abbraccio
Carlo
- ... scorrevole, decrizione quasi visiva, bella lettura. Bravo Claudio.
- Mi è piaciuta molto la parte sulla musica. Anche la storia d'amore ma mi turbano questi finali... ho letto che è autobiografica, me ne dispiace molto.
- Oh Claudio, non ho parole, vorrei, se puoi, che tu leggessi, fra le mie poesie:Marina, un fiore strappato tanto tempo fa; e fra i miei racconti : Marina;
NON TI DICO ALTRO, CAPIRAI DA SOLO! gigi
- caro Claudio, eccomi ancora a leggerti... inevitabilmente commossa davanti questo tuo scritto. Credo che le lacrime commentino ciò che penso e ciò che purtroppo è arduo descrivere a parole... il pensiero più triste che avrebbe potuto nascere in me, dopo un'esperienza simile, sarebbe stato..."e se era lei, la donna della mia vita...?"Viene davvero di aggrapparsi ad ogni istante che la vita ci soffia in faccia... non dando nulla e soprattutto NESSUNO per scontato. A presto...
- Amore e buona musica, per uno come me che scrive qui e scrive recensioni per uno dei più grossi portali italiani metal-oriented, (ma il blues è il padre di tutto), un'accoppiata intrigante. Se poi è scritta pure bene...
- Storia di un amore giovanile sbocciato e mai fiorito, come una rosa recisa, da una mano incauta, prima di aprirsi : rimane l'amarezza di non averla vista nel suo splendore.
Come comprendo la tua malinconìa, Claudio!
Ro
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