Wilfred era un uomo che prendeva la vita di corsa, freneticamente e che non si concedeva mai un attimo di respiro, un attimo per pensare: spinto infatti da un impulso irrrefrenabile all' azione, faceva sempre in modo che ogni singolo istante del suo tempo venisse ottimizzato e non restasse così spazio, nella routine ben organizzata dei suoi efficentissimi giorni, all' ozio o al relax parole che aborriva. Un giorno, mentre era seduto alla scrivania a rivedere alcuni documenti(erano quasi le due del mattino ma come al solito non se ne curava) uno strano essere gli si materializzò inaspetatamente davanti, un tizio dalla faccia ingenua, quasi da bonaccione ma anche dallo sguardo singolarmente penetrante, che incuoteva soggezione.:-chi sei?- gli chiese Wilfred, senza scomporsi minimamente:-sono il tempo... anzi, più precisamente quello della tua vita-dichiarò l' altro, soave:-sono venuto per chiederti una cosa... posso?-:-dimmi pure-lo esortò Wilfred leggermente più sconcertato:-ti ascolto-:-come mai vai tanto di fretta?-chiese allora il tempo, incuriosito:-perchè non ti fermi mai?-imbarazzato da quella domanda così diretta Wilfred tacque per qualche istante, poi rispose cauto:- perchè, semplicemente, non intendo farmi lasciare indietro da te.. per questo! perchè voglio avere il controllo... non mi va di invecchiare in un attimo, senza riuscire neppure a capire quand' è successo, com' è accaduto già a molti... troppi!-:-io- concluse con fierezza:- voglio essere padrone del mio tempo... voglio tenere in pugno la situazione-_
:-E così-replicò il tempo, compassionevole:-se ho capito bene in poche parole vorresti... vincermi?-:-esatto-rispose l' uomo, deciso.:-ma caro mio!!- sbottò il tempo, corrugando contrito la fronte:- non capisci che con tutta questa fretta che hai mi metti ansia e mi stai costringendo a correre molto più velocemente di quanto in realtà vorrei? perchè, vedi, tutto questo tuo inseguirmi, questo tuo starmi costantemente alle calcagna mi agita così tanto che per sfuggirti accellero ogni giorno di più i miei passi e tu neppure te ne accorgi! e dimmi...- concluse con un debole, affranto sorriso:-cosa ci avrai guadagnato quando, domani, saremo entambi già prossimi al traguardo?-.