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Del pianto
DEL PIANTO
Una strada di città. Un uomo cammina piangendo. Viene avvicinato da un passante che crede di conoscerlo e lo ferma.
Emilio: Carlo!
L’uomo che piange si volta verso il passante.
Emilio: Carlo, ma sei tu! Sei proprio tu!
L’uomo che piange si tampona l’angolo dell’occhio destro con un fazzoletto
Carlo: Mio Dio, Emilio! Incredibile! Quanto tempo!
Emilio: Carlo, vecchio mio, come stai? ( lo abbraccia, lo bacia)
Carlo ( singhiozzando) Emilio… Mio Dio, come sono felice di rivederti!
Emilio: Oh, che emozione! Accidenti, ma quanto tempo è passato?
Carlo: (con la voce rotta dal pianto ) Non lo so, non lo so…. Tanto tempo, Emilio, tanto tempo!
Emilio: Troppo, si, troppo, amico mio!
Carlo: ( piange disperatamente) Che gioia rivederti! Mi metti sempre di buon umore anche dopo tanti anni!
Emilio: ( perplesso) Di buon umore, si! ( lo osserva preoccupato )
Carlo: Ma non lo so, sarà la tua cordialità, la tua faccia buffa ma … ( singhiozza, si interrompe) ma… ( un fiotto di pianto lo investe nuovamente )…Scusami Emilio…
( tira fuori dalla tasca un fazzoletto piegato, lo apre mentre Emilio lo osserva, lo sgrulla più volte per distenderlo, si soffia il naso con un rumore fragoroso, ispeziona l’interno del fazzoletto poi lo piega in quattro meticolosamente e lo ripone in tasca sotto lo sguardo stupito e leggermente disgustato di Emilio)… scusami… Ma quanti anni sono che non ci sentiamo più!
Emilio: Dalla rimpatriata famosa?
Carlo: Dalla cena dal “corsaro”, dici?
Emilio: Lo sai che mi sa proprio di si?
Carlo: ( sempre piangendo) Ma dai!
Emilio: Credo proprio di si!
Carlo ( tira fuori il fazzoletto e si tampona l’angolo dell’occhio destro) Ma non è possibile! Saranno passati almeno vent’anni!
Emilio: Ventisette, Carlo! Sono Passati ventisette anni!
Carlo ( cessa per un attimo di piangere ) Naaaa! Ventisette anni?
Emilio: Ventisette, proprio così! Sembra ieri, vero?
Carlo: ( ricomincia a singhiozzare ) Sembra che non sia passato affatto tutto questo tempo! Ma lo sai che non sei cambiato per niente?
Emilio: Dici?
Carlo: ( apre il fazzoletto, si soffia il naso rumorosamente,, ispeziona meticolosamente, lo ripiega con operazioni complicate e lo ripone in tasca) Si, dico davvero! Hai sempre quella faccia buffa a pinolo che mi faceva ammazzare dalle risate! ( mentre dice questo riprende a singhiozzare irrefrenabilmente)
Emilio: ( sempre più perplesso) Non si direbbe!
Carlo: Emilio credimi, sei lo stesso! Spiccicato! ( sospira e tira su con il naso) Mi fai sempre morire dalle risate, basta guardarti! ( ora piange disperato)… scusa… ( si riprende dal pianto) E poi le orecchie! Fai vedere? Girati un po’?
Emilio: Scusa ma che hanno le mie orecchie? ( un po’ preoccupato)
Carlo: Ma come, non ti ricordi? Ancora rido quando ci ripenso! ( piange)
Emilio: ( comincia a seccarsi) No, scusa, adesso mi devi spiegare ‘sta storia delle orecchie.
Carlo: ( continua a piangere mentre parla ) Si, quella volta che ci interrogarono insieme… quando non sapevi niente e aggrottavi la fronte…
Emilio: Non mi ricordo proprio…
Carlo: Ma si, che quando aggrottavi la fronte ti si muovevano le orecchie! Da ammazzarsi dalle risate! ( piange ) Dai, fallo un po’?
Emilio: (infastidito) Ma su! Che vuoi che faccia? Che ne so come si fanno muovere le orecchie!
Carlo: Dai non fare il modesto! Era il tuo cavallo di battaglia! Lo usavi anche per attaccare discorso con le femmine! Fammi vedere, ti prego! ( lo tocca in testa, si pulisce un po’ il naso con il dorso della mano e lo tocca di nuovo)
Emilio: ( lo scosta irritato) E lasciami! ( poi si contiene e sorride forzatamente ) Piuttosto, come te la passi? Come butta?
Carlo: ( singhiozzando ) Oh, magnificamente! E tu?
Emilio: Mah, che vuoi che ti dica, le solite cose… il lavoro, la casa, la famiglia…
Carlo: Non ti sei ancora separato?
Emilio: No, ancora no… ci avevo pensato qualche anno fa, ma poi… sai, il lavoro, la casa, tanti pensieri, tante cose… ho rimandato. E tu?
Carlo: Io cosa?
Emilio: No, dico, tu?...
Carlo: ( comincia a singhiozzare di nuovo) Intendi dire se mi sono separato? ( si appoggia alla sua spalla e piange in silenzio)
Emilio: ( in imbarazzo ) Mi dispiace… non volevo… scusa
Carlo: ( sempre appoggiato sulla sua spalla apre di nuovo il fazzoletto. Emilio si sposta con un balzo) Ti dispiace di cosa?
Emilio: Della tua separazione! È stata una cosa dolorosa?
Carlo: ( travolto dal pianto prova a parlare più volte ma non ci riesce )
Emilio: Su, non fare così!
Carlo: ( si riprende ) No scusa, tu non c’entri niente… ( ricomincia a piangere )
Emilio: Se ti fa soffrire non ne parliamo…
Carlo: Non parliamo di cosa?
Emilio: Della storia della separazione. Se ti fa soffrire così…
Carlo: Soffrire? Soffrire per la tua separazione?
Emilio: Macche’! Ti ho detto che poi non ho avuto tempo per separarmi…
Carlo: ( in lacrime) Appunto! Mi pareva che non ti eri separato!
Emilio: Infatti…
Carlo: E di quale separazione parlavi?
Emilio: Ma della tua!
Carlo: ( apre di nuovo il fazzoletto e si soffia il naso) Della mia separazione?
( comincia un pianto disperato )
Emilio: Si, ma se ti fa soffrire lasciamo perdere!
Carlo: ( piange) Ma io non mi sono separato!
Emilio: ( perplesso ) Capisco… ( pausa ) ( si girano, evitano di guardarsi, poi gli occhi si incontrano di nuovo, Carlo ricomincia a piangere) Vuoi dire che soffri perché non sei riuscito a separarti?
Carlo: No, guarda, io ho una famiglia felice. ( si commuove, ma non lo capiremo perché sta già piangendo dall’inizio) Mia moglie mi adora!
Emilio: ( non capisce ) Ah, ecco! Beh, come si dice… una bella fortuna! Di questi tempi! E hai figli?
Carlo: Si due: un maschietto e una femminuccia! Guarda come sono belli! ( tira fuori una foto dal portafoglio singhiozzando) Quello a destra è il maschio, vicino a mia moglie…
Emilio: Capisco, e la femmina?
Carlo: La femmina si era allontanata mentre scattavo la foto, e non è venuta, però era presente!
Emilio: ( un po’ disgustato ) capisco… e…. anche lei ha preso dalla mamma?
Carlo: Si!
Emilio: Capisco…
Carlo: Cosa?
Emilio: Perché si era allontanata!
Carlo: ( ricomincia a singhiozzare ) ora sono io che non capisco… ( riprende la fotografia e la ripone piangendo nel portafoglio)
Emilio: Scusa lasciamo perdere, cambiamo discorso…
Carlo: Hai visto che tempo?
Emilio: Già…
Carlo: ( piange ancora ) Freddo, caldo, non si capisce più niente…
Emilio: Già… ( guarda l’orologio)
Carlo: Esci la mattina che fa freddo e poi a mezzogiorno scoppi di caldo!
Emilio: Si! Un tempo pazzo! Non sai più come vestirti!
Carlo: ( si asciuga l’occhio destro con l’angolo del fazzoletto) Un bel problema…
Io però ho trovato il rimedio…
Emilio: ( guarda l’ora nervosamente ) Si? E sarebbe?
Carlo: ( singhiozza e piange disperatamente ) Mi vesto a cipolla! Per questo piango sempre!!!
Emilio: (ora comincia un po’ ad aver paura) Beh, si è fatto tardi, devo proprio scappare. Mi raccomando teniamoci in contatto, non fare che sparisci di nuovo!
Carlo: No! Promesso! ( in lacrime) Mi hai fatto morire dalle risate… Dio mio se ripenso a quelle orecchie… ( piange )
Emilio: Allora ciao! A presto! ( si gira e si allontana a passo sostenuto e poi comincia a correre)
Carlo: Ciao! ( apre il fazzoletto si soffia il naso fragorosamente, lo ispeziona, lo richiude in quattro e si allontana nella direzione opposta singhiozzando)
BUIO
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- una sceneggiatura garbata, accessibile anche ad attori dilettanti e adatta a un pubblico non particolarmente esigente...
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