Un cunicolo stretto e ad altezza d’uomo si presentava davanti a me, non lontano vedo sulla mia destra una insenatura, ecco! scoperto l’arcano mistero era il vano che conteneva la caldaia per il riscaldamento. Un pannello con molti pulsanti e luci, sul tetto come dei fori che prelevavano la luce dall’esterno ( non ricordo di aver visto mai sul prato queste prese di luce ).
Appesa ad una parete una tuta di colore bianco con bardature in argento, nell’altra parete uno scaffale con dei ripiani, in uno di questi alcuni caschi tipo motociclista ma con le visiere oscurate, mi giro attorno e guardo indietro come per capire se quella strada l’ho percorsa realmente, o stavo sognando. Lo sconforto stava quasi per prendere il sopravvento, cosa è tutto questo mi chiedevo? non riuscivo ancora a darmi delle risposte, è passata solo mezz’ora ed è come se fosse passato un giorno.
Più non capivo e più la curiosità aumentava, il tunnel proseguiva per altri 10 metri circa, alla fine di questo una scala che portava da qualche parte, ma dove? una porta pone fine alla mia fantasia, provo ad entrare, la porta è aperta.
Davanti a me si presenta uno spettacolo che avevo visto solo nei film di fantascienza, un piccolo vano con al centro uno sgabello, attorno a questo una fitta rete di lampade ed addossato ad una parete un tavolo con un computer portatile, due monitor, cuffie, webcam e tanti cavi che mettevano in comunicazione la cabina con le lampade ed il computer.
Sapevo che mio padre era una mente per l’informatica e l’elettronica, ma tutto quello che avevo visto mi lasciava pensare che sotto c’era qualcosa che andava oltre l’hobbystica ed il passatempo.
Cerco di memorizzare nella mia mente più cose possibili, e ripercorro al contrario tutto il tragitto fatto prima. Risalgo le scale che portavano alla botola ed accosto sopra a questa, la cassapanca.
Esco fuori dalla casetta degli attrezzi e mi avvio nel luogo dove io penso di poter trovare le prese di luce che avevo visto nel vano caldaia; ahh dimenticavo! L’interrutore che spegne la luce della botola, l’ho azionato prima di uscire dalla casetta, sarebbe stata una prova del mio passaggio, più o meno conto i passi per individuare il vano caldaia sottostante, nulla! anzi no! Un albero, mi avvicino alla piccola quercia ( ha vent’anni e non li dimostra) e cerco di capire perché proprio lì.
Dopo tutto quello che avevo visto ho pensato che l’albero celasse un altro segreto, mi arrampico e vado più in alto possibile, tra le foglie noto come dei tubi durissimi e trasparenti, ne ho contati trenta, tanti quanti i fori che avevo visto nella caldaia.
Il tempo era trascorso imperterrito, la mamma faceva il suo rientro con Sara, ed io correvo a casa per continuare la parte del sofferente, ma con dentro una voglia di capire quello che avevo scoperto.
Naturalmente la sera non dissi niente a mio padre, aspettavo di rientrare a scuola per chiedere con molta discrezione qualche chiarimento ad un mio compagno di classe appassionato anche lui di informatica.
Fine quarta parte…continua