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Sogno o realtà?
Notte fonda, fredda. Camminavo per la strada incurante della direzione e della meta, il mio fiato si condensava subito e diventava fumo bianco nel momento stesso in cui mi usciva dalle labbra. Non sapevo come fossi finita a girovagare di notte nei sobborgi di Parigi.
Ero sola e nella mia mente rimbombava una voce suadente di uomo che mi diceva di camminare, ma non mi diceva verso cosa, o verso chi. Camminavo come mossa da una mano invisibile, attraverso ponti e vicoli scuri, non guardavo nemmeno dove mettevo i piedi come se fossi convinta che quella mano mi guidasse sulla "giusta" ed ignota via.
Camminavo da tempo oramai, o così mi sembrava, quando sentii dietro a me dei passi, erano appena percettibili ma io li sentivo ugualmente. Credevo che la stessa forza che mi spingeva mi avesse voluto fare sentire quei passi.
Decido di fermami, e la forza me lo permette, dopo qualche secondo una mano si posa sulla mia spalla. Dietro di me un uomo, aveva la carnagione perlacea, i capelli nerissimi e portati all'indietro. Indossava abiti di strordianaria fattura, ma di un altro secolo, indossava una splendida giacca di velluto nero, e al collo ha un foulard di seta bianca, i bottoni della giacca sono argentati e portano l'effige di un drago. Il suo volto era ben levigato che pareva di cera.
"Ora ti reciterò una poesia. Sono versi di morte che ti condurranno a me per l'eternità. Ma tranquilla, non te li dirò tutti insieme, ma una strofa per notte per 7 notti, così che la tua agonia si protragga a lungo."
Perchè quell'uomo così bello, era così crudele con me? Perchè voleva la mia morte?
" Non guardarmi con quegli occhioni pieni di vita. Ti starai chiedendo perchè? non è vero?"
. Annuii, non riuscivo a parlare, i muscoli della faccia mi sembravano paralizati.
." Non c'è un perchè, io ti ho chiamato e tu mia hai risposto. E sei venuta a me."
. Era uno dei miei ultimi giorni di vita, e l'unica cosa che riuscivo a fare era annuire ad ogni sua affermazione. Avevo davanti il fautore del mio destino, e lo guardavo impotente. Poi cominciò a recitare i suoi versi, con voce quasi mesta:
"Nel crepuscolo si perde la mia voce,
Alla ricerca di un'anima infelice,
Sulla quale posare la mia brama,
Tu sei vittima innocente di un destino senza uguali.
Non puoi fuggir la morte, in questa notte senza pari.
Donami la tua parola,
Così che io domani possa chiamare
Un'altra vittima sacrificale!"
. Pronunciate queste parole, allontanò la sua mano dal mio corpo e corse via ad una velocità che mi pareva impressionante. Ero terrorizzata, solo ora capivo che mi restavano pochi giorni e poi avrei dovuto lasciare la vita terrena. Volevo urlare, e ci provai ma invano. Oramai gli avevo donato la parola.
.
. La seconda notte non dovetti percorrere tutta Parigi a piedi, ma solo svoltare l'angolo. Era una consolazione, almeno non avrei agitao i pensieri dei parigini inutilmente.
."Mon tresor!" mi chiamò.
. Mi voltai vero di lui, e gli feci un cenno. In un lampo fù davanti a me, e mi disse toccandomi i capelli: "Dobbiamo finire ciò che abbiamo cominciato ieri!" lo disse quasi in agitazione, come se avesse fretta di impossessarsi di me.
"Nel crepuscolo si perde la mia voce,
Alla ricerca di un'anima infelice,
Sulla quale posare la mia brama,
Tu sei vittima innocente di un destino senza uguali.
Non puoi fuggir la morte, in questa notte senza pari.
Donami il tuo olfatto per sentire l'odore,
Del sangue umano, fonte del mio legame infernale,
Per conquistare un'altra vittima sacrificale!"
. Come la notte prima si volatilizzò in modo velocissimo. Quella notte non v'erano stati convenevoli, si era solo preso il mio olfatto.
. La terza notte si prese il mio tatto cosi poteva "sentire sotto la sua mano l'ultimo battito del cuore delle sue vittime". La quarta notte ebbe la mi vista, cosi' io non dovetti più spostarmi dal letto e lui "poteva vedere le sue vittime esalare l'ultimo respiro". La quinta notte volle il mio udito, e finalmente non sentii più i suoi osceni versi. La sesta notte volle il mio Sangue, Non sentivo il male che mi faceva, solo sentivo ala mia ivta andarsene a poco a poco. Non lo bevve tutto, me ne lasciò un poco poichè l'indomani sarebbe venuto a prendermi l'anima.
. La settima ed ultima notte arrivò più presto del solito, mi parse non sentivo ne vedevo nulla, la mia cognizione del tempo era di molto ridotta. Ma sono certa che arrivò, poichè morii. Mi strappò il cuore senza tanti scrupoli recitando la sua poesia che finalmente era giunta al termine. In quel momento fu come se uscii dal mio corpo come un fantasma e potevo di nuovo vedere e sentire. e sentii queste parole:
"Nel crepuscolo si perde la mia voce,
Alla ricerca di un'anima infelice,
Sulla quale posare la mia brama,
Tu sei vittima innocente di un destino senza uguali.
Non puoi fuggir la morte, in questa notte senza pari.
Mi hai donato labbra, vista udito, olfatto, sangue e cuore
Così che io possa di nuovo vivere mortalmente...
Ora sei tu il carnefice del sacrificio demoniaco,
Sei tu che suggelli il patto di sangue con Satana,
Sei tu che ora vivi di sangue!"
. Disse le ultime parole quasi urlando di gioia, lo guardai per un'ultima volta e poi ci fù il buio.
. Quando mi svegliai avevo un enorme sete. Sete di sangue.
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1 recensioni:
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- Racconto bello e originale, il finale è a sorpresa.
- molto brava, incisa e ben congeniale la successione degli eventi, complimenti
- bel racconto e ben scritto.
si fa leggere fino all'ultima parola con la brama di sapere come va a finire
- mi piacciono le storie sui vampiri! e la tua sull'essere che torna mortale e lascia la sua maledizione alla vittima è affasinante!
- Cara Valentina, gli uomini che non sanno amare sono come i vampiri. Sappi che l'amore copre una moltitudine di peccati. La fede fa fuggire i vampiri. L'amore di Dio supera il male. Ciao, Angela
- Un racconto sui vampiri potrebbe sembrare banale perchè è stato già scritto molto ma,"ou contraire ma chere"(per citare il mio vampiro preferito)mi sono piaciuti tanto i versi e il fatto che il vampiro traspare molto più come un umano che ha venduto l'anima a Satana. Un sorriso. Sophie
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