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L' Edera e la Quercia
Era già mattina inoltrata, quando il molo cominciò pian piano ad affollarsi.
Lei però, era in giro da un pezzo; esattamente da quando pensò che i colori dell'alba non erano mai uguali. In un certo senso questa riflessione la rassicurò e produsse una specie di brivido che solleticò il suo spirito.
Era sempre la stessa... sempre la stessa.
Di iniziativa ne aveva sempre avuta abbastanza, ma mai quanto il suo perdersi nei pensieri più disparati e insonni... che avevano le stesse sfumature di tutte quelle albe.
Oggi si sentiva decisamente meglio, l'ultima volta per una folle disattenzione, con quella caviglia rotta era stato un vero tormento. Ma grazie al suo ingrediente magico, e alla tenacia di sempre, si era ripresa alla grande.
Era in anticipo e continuò a godersi il sole ingiallito da quell'estate inoltrata, ormai impostosi sulla banchina umida di odori di cime bagnate e lucide bitte.
Ma insomma... si parte o no. Altra caratteristica onnipresente in lei; l'impazienza.
E proprio questo suo pregiodifetto, le fece vibrare i piedi portandola con una certa autorità, vicino ad uno degli addetti all'imbarcazione. Si, finalmente poteva salire.
Subito felice, dopo aver verificato che il suo posticino preferito era libero e incustodito, ne prese immediatamente possesso, poggiandovi il suo bagaglio come segno tangibile di quella gerarchia a cui era da sempre abituata.
Un po' di brezza cominciava a farsi largo attraverso le poche e povere imbarcazioni del porto. D'altra parte dalla prua era inevitabile, ma il suo istinto non si sbagliava mai ne tantomeno quel leggero scompiglio dei suoi ricci...
Non se ne accorse nemmeno quando la nave prese il largo. Era come se in quel momento l'unico senso attivo fosse la vista.
Il tramestio degli uomini sul molo, la rampa che saliva pesante per poi richiudersi con un tonfo, gli ingranaggi degli argani, la sferragliante catena dell'ancora nel pozzetto...
Niente... Silenzio.
Solo lo schiumare del mare sotto una spinta potente e tutto che si rimpiccioliva.
Tutto, come in un film muto.
Poteva significare una cosa sola. Per chi non la conosceva, si sarebbe potuto dire che si trattava di abitudine... No; non lei.
Erano i suoi ricordi mescolati ai pensieri, a produrre in quei momenti la colonna sonora adatta; sempre. Bastava sceglierne uno, si proprio come un disco, e il gioco era fatto. Ci si abbandonò completamente. Dio, quanti ne erano!
Tra i tanti ne affiorò uno che come una punta di peperoncino, fece sentire il suo retrogusto con un pizzico. Aveva fatto l'amore in una cabina incustodita... Così... di nascosto... sorrise compiaciuta, come lo era di tutte le sue bravate.
Prima era diverso.
Ma non era solo il ricordo adrenalinico che la fece vibrare; la cosa più vivida in lei era che aveva fatto davvero, l'amore.
Quanta forza in quei baci! Oh, come li ricordava...
Da quale parametro può essere determinata la durata di un pensiero?
Credo dallo stesso che stabilisce la durata di un sogno, forse.
Più che volare con la mente, lei viaggiò nel tempo, quella mattina mutata ormai in pomeriggio. Ci siamo quasi si disse, con le narici piene di quella brezza familiare... e il cuore leggermente rabbuiato.
Automaticamente si chiese il perché di quel mutamento.
Durante il viaggio aveva fatto avanti e indietro per la nave, spostandosi continuamente in tutte le direzioni, ma con quel bagaglio che segnava forte la sua presenza, il suo punto fermo; il suo Nord.
Ora se ne stava a poppa, ritta al centro con solo quattro dita sulla ringhiera e il pollice pigro al di sotto. Il braccio un po' teso.
La pesante imbarcazione fece manovra preparandosi a riaprire l'enorme bocca.
D'un tratto, l'udito le tornò in tutto il suo fracasso metallico.
Lo stridio dei gabbiani. L'arrivo.
Chissà perché l'idea della morte si insinua così fiocamente nei momenti più strani... Una vocina che si fa strada attraverso un chiassoso coro di rumori.
Forse è come il pensiero di una partenza, un viaggio, chissà...
Ma perché stupirsi. Forse è solo paura di una solitudine forzata, tutto qui.
Il suo viso si adombrò e nel petto calò un velo di disagio. Si sentiva come se le mancasse disperatamente qualcosa... disperatamente...!
Guardò poco lontano, verso l'approdo e... capì..!
Ecco cosa le mancava... o meglio, chi...
Attraverso la confusione, una figura semplice ma dagli occhi profondi come l'abisso, avanzò sulla banchina.
Non c'era nemmeno bisogno di farsi cenno con la mano. Non c'era bisogno.
I gradini che una volta avrebbe sceso d'un fiato, la sostennero ora lentamente, ma con dignità.
Arrivatole di fronte, la baciò rapidamente e con il solito vigore.
Capì in quel momento che lei lo vedeva sempre allo stesso modo...
Si erano sempre visti allo stesso modo.
E oggi nel giorno del loro anniversario, bisognava festeggiare.
Erano passati cinquantasette anni da quando si erano sposati, ma in realtà loro consideravano più importante il giorno nel quale si erano ritrovati...
Lui guardò i suoi bagagli, intimandole con gli occhi di non affaticarsi.
Due buste di quella spesa mattutina sulla terraferma... C'era tutto. Pesce, verdure, odori e frutta. Ora era lei che lo guardava.
Avrebbero cucinato insieme una delle loro cenette speciali...
Si, lei lo guardava. Come lo seguiva con lo sguardo quando lui era ai fornelli, come sul traghetto, in quella cabina incustodita e in tutti i posti più folli per loro...
come dopo quello spettacolo teatrale, come davanti le culle dei figli, come in vacanza insieme, mentre si accarezzavano a vicenda quei capelli che a poco a poco imbiancavano e... dopo tutti quegli anni, lei lo guardava ancora con lo stesso Amore.
Ma la cosa più straordinaria era che lui la ricambiava. Non si sono persi mai.
Ce l'avevano fatta, avevano sconfitto la morte.
Lei era il suo faro, lui era il suo Nord.
Tutt'intorno di nuovo silenzio, non vi era alcun suono per loro. Ma soltanto, come tanti tanti anni prima...
I loro sguardi.
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0 recensioni:
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- complimenti bel racconto, davvero romantico. l'amore è una cosa importante. sei molto brava nelle descrizioni
- Sublime... mi hai fatto sognare...è un caso provvidenza che mi ha fatto venire a leggerti... pochi minuti fa stavo scrivendo una mia esperienza sul molo di Camogli... un incontro con il Divino-tutto... e metaforicamente l'ho riletto...è meravigloso... stupendo... il suo Faro ed il suo Nord... ma quanto freddo io avuto dopo..
un abbraccio fortissimo da edera a quercia
grazie Sophie
v
- Mi é piaciuto, scorrevole e ben strutturato. Ciao.
- Sono molto contenta che sia stato tu a commentare per primo questa storia. Ti ringrazio anche per tutti i tuoi commentipensieri, lasciati specie per le mie poesie e i racconti... hai ragione, la perfezione è, come l'amore vero, un ideale "quasi"tangibile, radicato nell'animo di ognuno di noi... A rileggerti presto! Un sorriso. Sophie
- Salve Sophie, ho letto un tuo commento ad un mio racconto e ti ho cercata sul sito. Ho letto questo racconto, ben scritto, con un pizzico di suspance, un inno all'amore che sconfigge dubbi e morte. La cosa che mi ha stupito di più è non aver visto voti e commenti. Ti ho dato 9 solo perché penso che 10 sia la perfezione. Ma mi è piaciuto tantissimo e ti leggerò ancora volentieri. Ciao Claudio
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0