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Il Male Oscuro
Depressione:
abbattimento psichico con riduzione delle capacità reattive del paziente;
generalmente è accompagnato da uno stato d'ansia e di angoscia.
Oppure…
disturbo dell’affettività caratterizzato dall’abbassamento del tono dell’umore.
Circa il 10% della popolazione ne è interessato nel corso della vita.
Sentite, sentite questo invece…
L'essere fisicamente debole o moralmente avvilito.
No no no…niente di tutto questo. Io voglio solo fare un punto su, su di me e basta.
Sono di bell’aspetto, tracce di stupidità zero, agisco con capacità e onestà, posseggo una certa forza interiore e…e parlo due lingue.
Cosa dovrei avere che non va.
Chi mi conosce attribuisce i miei stati d’animo altalenanti, alla mia sensibilità…sensibilità…
Mi verrebbe di sparami un’altra definizione, per vedere se anche li ci si a qualcosa che non va, ma già è abbastanza ridicolo così. No grazie.
“Sai, è tutta colpa della tua s e n s i b i l i t à…forse con un aiutino…”
S e n s i b i l i t à…soltanto il suono sibilante di questa parola pronunciata così, m’infastidisce come l’idea di indossare un perizoma!
Psicologo? Ma sarai matto tu che me lo consigli! Cosa può saperne uno che magari è più stressato di me! E poi non mi va di raccontare i fatti miei…se proprio mi venisse voglia di togliermi questo sfizio, andrei da un prete…già, bei soggetti quelli, e cos’avrebbero di più.
Non sono forse uomini come noi? L’unico vantaggio è che sono gratis!
Ecco, stress…sicuramente è questa, una delle cause. Si, si sa…fa male anche al fisico.
Ma allora che diavolo ho che non va?
Una volta pensavo che l’essere sensibili, ti avvicinasse all’essenza della vita stessa.
Uguale; pregio.
Godere delle sensazioni che può trasmetterti un dipinto o leggere una poesia e carpirne il senso che ha voluto attribuirgli l’autore stesso o permettere che un film ti strappi un po’di lacrime superflue… Allora…allora perché continuano a ripetermi “tu pensi troppo…”.
Penso troppo, penso troppo, penso troppo…ma l’uomo non si è evoluto proprio grazie a questo? Allora qualcuno che si trova meglio a suo agio, in questa nuova filosofia del “ritorno al primate”più che alle origini, per favore mi spiegasse perché!
Perché ho così sfortuna nel lavoro? perché mai come prima ho dovuto alzare la voce con persone che volevano fregarmi, tradendo la mia buona fede che nutro per il prossimo?!…perché ho capito troppo tardi che avevo dato tutto alle persone sbagliate? perché ho dovuto troncare amicizie di anni e anni per dei motivi talmente futili, ma che hanno rivelato la loro vera natura insipida e marcia... perchè arranco a fatica ogni giorno, tentando di adeguarmi a qualcosa che invece detesto…
Ma soprattutto…perché non riesco a farmi scivolare addosso tutto questo….?
Ci sto male. La notte rimugino e mi chiedo se riuscirò a venirne fuori.
Non mi va di fare nulla, di creare, parlare, sentire, reagire.
E pensare che avevo così tanto entusiasmo…grinta da vendere. Già sai che se provi a dirlo a qualcuno, ti senti liquidare con una pacca sulla spalla, “vedrai che è solo un periodo”…
Ma può un periodo essere lungo una vita…Faccio parte di quel 10%di disperati…e Allora?
Intanto è ufficiale: per chi ti circonda sei il “matto” della situazione. Non riesci a comunicarlo nemmeno a chi ti ama veramente. Di conseguenza ti ritrovi solo. E indovinate un po’ a fare cosa…? A pensare.
Perché devo sentirmi l’emblema delle “seghe mentali”…
Suicidio? No. L’hai già scartato da tempo perché sei una di quelle persone che credono che finchè ti resta al mondo almeno una persona che ti ama, non è il caso di farla soffrire solo perché ti senti irrimediabilmente”fuoriposto”.
Tutto questo me lo chiedo guardandomi allo specchio…Continuo a vedere due occhi tristi che mi implorano di non smettere di pensare, di lottare.
Vedo migliaia di altri occhi sfocati. Il più ottimista degli idioti potrebbe dire “hei, visto che non siete soli”…Ma purtroppo lo siamo.
Continuiamo a stare supini con un’incudine nero sul petto.
A tentare di respirare un po’ d’aria da una superficie fatta di un nulla che appesta lo spirito,
che è un insulto a tutto ciò che ha in se un po’ di Arte.
Mentre sappiamo benissimo che sul fondo si sta meglio, che possiamo trovavi persone simili a noi, uomini, donne…tutti con un unico desiderio.
Toccare quel fondo, per poter risalire in un mondo diverso…
Per poter ancora VIVERE.
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1 recensioni:
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- si ci siamo in tanti pazzi, ma è pur facile per chi non è in grado di capire qualcosa dargli una connotazione negativa. e noi sensibili, evidentemente, per qualcuno, non siamo comprensibili. tra le righe del tuo racconto vedo il mio riflesso. ma come dici te vogliamo toccare il fondo per poi risalire adornati da una nuova lucente veste. siamo sensibili, siamo pazzi ma abbiamo una grande forza.
Anonimo il 20/12/2010 14:03
capitato per caso su questo racconto, pescando a caso... random check... interessante il tuo tentativo si immedesimarti in una qualsivoglia persona di qualunque sesso ed età che passa un momento storto... anche tu avrai lambito, come tutti, il problema e l'hai pure risolto con l'introspezione e la forza interiore. purtroppo non è sempre così... quando uno non e la fa più chiede aiuto... e non lo rifiuta. Brava, bel racconto, piaciuto. ciaociao
Anonimo il 27/06/2009 13:30
mi ritrovo in questo racconto, che dire a volte è colpa anche dell' ingenuità ed essendo l' uomo nella maggiorparte un idiota a volte reagisce male alla nostra ingenuità.
Anonimo il 13/08/2007 15:18
L'unico modo che trovo per non soffrire di questo male è diventare pietra, ma se sei nata mare, cielo, fiore, etc. forse dovrai imparare a conviverci. Io ho scelto di essere mare a volte calmo e accogliente a volte tempestoso e respingente, ma mai diventerò pietra. Sono orgogliosa del mio essere e di sentirmi una diversa in un mondo di anime morte ma apparentemente vive. Molto sentita questa tua riflessione, un abbraccio Sophie. Ciao
- Di soliito commento l'opera, non entro mai nel "soggetto", anche perché spesso pur prendendo spunto da qualcosa che hai vissuto, si va oltre... un racconto non é mai solamente la cronaca di un "vissuto". Scrivi benissimo, spero che tu continui a farlo. Ho scritto un racconto "QUANDO LA GUERRA HA GLI OCCHI VERDI", leggilo, se ne hai voglia, forse ti dirà di più di quanto potrei fare io. Ciao. A rileggerci...
- Bene Sophie, anche questo è un piccolo saggio di bravura. Tu scrivi raccontando storie che partono da dentro, introspettive, dialoghi che sono monologhi. Differente dal mio modo di proporre le storie piene di dialoghi veri... e forse sto apprendendo ad essere più riflessivo, visto che comunque le tue opere scorrono veloci fino in fondo. Brava. Ciao Claudio
- lo so, non c'è niente che possa dire che ti potrebbe aiutare, ma se può servire sappi che finchè ti rimane "la ruggine" addosso sei viva.. e forse più di quel che credi!
- Franesco e Gianfranco, grazie per i vostri commenti... in realtà questo è un racconto di chi solo ha sfiorato, il "mal di vivere", cioè io. Il mio intento era non descriverlo dal punto di vista di una ragazza, ma di chiunque(età, sesso, mestiere, esperienze di vita) si rispecchi in questo tipo di disagio. Cercare di dare una forma concreta non solo ad una patologia medica, ma inquadrare tutte quelle persone che si sentono"diverse"o"sbagliate"e allo stesso tempo, essere di sprone a chi aimè non riesce ad uscirne. Un sorriso e un abbraccio.
- Efficace. Scriverne dovrebbe essere terapeutico

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