Mi sono arruolato con spavalderia.
Ero convinto che un giovane fascista ex balilla ben addestrato potesse affrontare qualunque cosa.
Ed era vero.
Ero sicuro di me. Avevo tutto sotto controllo.
Poi un mese e mezzo fa e' apparsa quell'auto, procedeva incerta.
Non si fermava.
Non si vedeva bene all'interno, ma sembrava esserci solo il conducente.
Ho intimato l'ALT.
L'auto percorreva la strada in modo sconnesso, tagliando la curva di fronte senza un’apparente traiettoria ben precisa.
Non si e' fermata, neanche ai successivi avvertimenti.
Sono stato il primo a sparare una raffica,
e un'altra sul fianco quando l'auto ha sfondato la sbarra.
Stranamente mi e' sembrato per un secondo di sparare ad un'auto vuota.
L'auto si e' schiantata lentamente sul muretto al ciglio della strada pochi metri dopo.
Sono corso e l'ho raggiunta per primo, ero ebbro della mia incoscienza.
Ho aperto la portiera, e dal sedile del passeggero sono cascate due cioccolate e un panetto di burro.
Una terza cioccolata era stata aperta, mangiata a morsi, come se fosse stata addentata con avidità.
Mi bastò guardare il braccio steso sul sedile per capire che avevo ucciso un ragazzino.
Solo un braccio, le mani sporche e qualche graffio qua e là, al massimo avrà avuto 15 anni.
Non l'ho mai guardato in viso, non ne ho avuto il coraggio, l'hanno fatto i miei colleghi mentre io pulivo nervosamente la mia arma, non mi perdonerò mai anche per questo.
Oggi nascondo quel volto sconosciuto con l'immagine della mia fidanzata e l'immagine di una guerra che per me ora ce l'ha un volto.
Un volto che prima non conoscevo.